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Estratto del documento

Sin dal suo avvio ogni impresa ha una finalità istituzionale ben documentata, che, nello svolgimento aziendale,

viene articolata in obiettivi e sotto-obiettivi, nonché implementata a vario livello della struttura organizzativa; ma,

come ricorda Simon, come esistono detto fine e detta articolazione, così esiste anche un set of constraints

soprattutto di origine personale, che possono ora dare impulso, ora ostacolare il perseguimento del fine

istituzionale, ipoteticamente condiviso. Emerge a questo punto, in significato di finalizzazione chiara e condivisa.

La chiarezza del fine aziendale vale, innanzitutto, all'esterno, essendo inequivocabilmente scritto nell'atto

costitutivo e nello statuto; vale, in secondo luogo, all'interno, poiché la chiarezza del fine istituzionale si pone come

presupposto per la riconduzione ad unità di ogni altro obiettivo di parte o partecipante. La condivisione si rivolge,

invece, prettamente all'interno. Per fidelizzare l'utente interno possono usarsi gli stili di leadership sopra elencati.

All'opposto della proliferazione dei fini, per talune aziende si verifica una vera e propria santificazione del fine

statuario. Ciò accade tipicamente nelle aziende pubbliche e nelle amministrazioni di Stato. In quest'ambito si

genera il fenomeno del virtuosismo burocratico, criticato da Merton, il quale evoca la figura del "mai domo

burocrate".

16) Omeostasi del sistema

Per durare nello spazio e nel tempo, l'imprenditore deve verificare, perlomeno a canoniche scadenze, lo stato di

equilibrio (omeostasi) in cui versa il sistema delle sue operazioni, cioè quale sia la sua complessiva situazione

economica, finanziaria ed organizzativa. Nelle organizzazioni imprenditoriali, l'omeostasi non si genera

tipicamente da sé. Di norma, essa è cercata attraverso la visible hand del soggetto economico e/o attraverso

quella dei top managers. Il criterio di amministrazione per arrivare a detto equilibrio è quello della razionalità

interpretata attraverso l'economicità di gestione. Amministrare in modo economico l'impresa, portandola ad uno

stato di omeostasi, significa sapere coniugare efficienza ed efficacia nella costruzione e manutenzione del

sistema, nonché nell'effettivo andamento aziendale, sì da raggiungere il reddito minimo di equilibrio per la

sopravvivenza dell'impresa stessa. E' opportuno tenere in considerazione i seguenti elementi:

economicità è un criterio di amministrazione aziendale;

 redditività è un risultato dell'operare in economicità: essa è tipicamente espressa

 dall'indicatore ROE (Return on Equity).

 equilibrio è uno stato, più precisamente una situazione di sintesi in cui versa l'impresa in un determinato

momento; si tratta della situazione che assicura la normale attività del complesso aziendale, ponendosi

come condizione di sopravvivenza e continuità dell'impresa intesa come sistema.

L'equilibrio aziendale è unico, ma idealmente distinto in tre componenti: equilibrio economico,

equilibrio finanziario ed equilibrio organizzativo. La componente di equilibrio organizzativo è funzione

dell'esercizio di una efficace strutturazione ed integrazione di parti e partecipanti. In particolare, essa è

funzione dei risultati ai quali perviene l'adozione di un preciso stile di leadership nel processo

amministrativo aziendale.

In conclusione: le imprese non trovano spontaneamente l'equilibrio, ossia il normale stato delle

condizioni sistemiche e delle operazioni che consente loro di amministrarsi per durare nel tempo.

Ordinariamente, le imprese vanno alla ricerca di tale stato e se lo procurano con l'uso dei fattori

produttivi. Questi ultimi costituiscono di per sé non solo una opportunità, ma anche un limite.

Amministrare implica fatica e genera costi da reintegrare con i ricavi; e trovare ricavi è parimenti

faticoso ed oneroso.

17) Equilibrio economico

L'equilibrio economico si raggiunge adottando il criterio di amministrazione dell'economicità di gestione, cioè

coniugando il principio di efficienza al principio di efficacia. L'economicità è un combinato disposto di capacità di

acquisire e far uso dei fattori produttivi nel processo di trasformazione (efficienza) e di capacità di orientare e

condurre la produzione aziendale verso un obiettivo pianificato (efficacia). Se si tratta di una impresa appena

nata, la misurazione dei risultati non si limiterà al breve periodo. Nel caso di una impresa già avviata da tempo,

l'economicità di gestione e l'equilibrio saranno accertati avuto riguardo all'esercizio tipico medio di un articolato

ciclo di vita aziendale. L'equazione di equilibrio economico riferita al periodo in esame :

RV: identifica tutti i ricavi di competenza del periodo;

CS: identifica i costi di compentenza;

RD: identifica il risultato economico del periodo (inteso come reddito netto).

Nell'equazione di equilibrio, il reddito economico (RD) deve intendersi come reddito minimo di

equilibrio, realizzato una volta reintegrati tutti i costi dei fattori produttivi, ma ancora in attesa di

remunerare il capitale di proprietà nella sua interezza, nonché di ripagare l'eventuale opera

dell'imprenditore interventista. In sintesi il reddito minimo di equilibrio è il minimo indispensabile per

soddisfare le attese dei titolari dei diritti di proprietà, nonché l'eventuale opera prestata dall'imprenditore

nell'esercizio aziendale. Dall'equazione si equilibrio si evince che il reddito economico è un residuo.

L'impresa senza ricavi, o con ricavi insufficienti per garantire la copertura di tutti i costi è una impresa

destinata a lasciare il campo competitivo. In caso di permanente squilibrio infatti, l'attività di impresa è

costretta prima o poi a cessare. Ipotizzando che il risultato economico sia positivo (RD>0) si pone il

problema della distribuzione del reddito di fine periodo. L'equazione di equilibrio può essere espressa

come:

D: rappresenta la parte da distribuire, sottoforma di dividendi al capitale di proprietà;

L: rappresenta il c.d. compenso imprenditoriale pertinente al soggetto economico coinvolto

non soltanto in operazioni di governance ma anche in operazioni di management;

I: rappresenta la parte di reddito destinata al reinvestimento interno.

Il reddito di periodo si configura quindi come un ammontare disponibile per soddisfare sia le attese di

remunerazione riferibili tanto al capitale di controllo quanto al capitale controllato, sia le attese del soggetto

economico interventista. Infine, anche il capitale netto può subire un rafforzamento, che sarà soddisfatto

incrementando di I gli utili già messi a riserva. Il compenso imprenditoriale rappresenta una remunerazione non

equiparabile a quella per salari e stipendi dei prestatori di lavoro subordinato. Tali costi sono infatti compresi in

(CS) e sono messi a carico della gestione ordinaria, mentre il costo per l'opera del soggetto economico

interventista non può che essere messa a carico del reddito. Diversamente da quanto accade nella piccola

impresa, il soggetto economico di una grande impresa non si attende né rivendica (L). Al contrario, nella grande

impresa la proprietà si separa nettamente dal management. L'equazione di equilibrio si trasforma quindi in:

In questo caso (L) è pari a 0, poiché nessun socio può pretendere un compenso imprenditoriale,

giacché le funzioni di management sono delegate contrattualmente a manager dipendenti, remunerati

in (CS).

Nel caso di impresa di piccole dimensioni, è probabile che il soggetto economico interventista si riservi

il godimento di tale compenso imprenditoriale legandolo al suo incarico di amministratore unico o di

presidente e/o amministratore delegato del C.d.A. Per questo motivo, l'aggregato (I) risulta essere

composto da una sommatoria di compensi ( ) erogati in tempi successivi, in corso di esercizio. Il

imprenditoriale attribuito nel modo sopra citato, da un punto di vista prettamente teorico

compenso

messo a carico del reddito (RD) di fine periodo, in effetti, dal punto di vista pratico è addizionato ai

costi totali di periodo e posto a carico dei ricavi. L'equazione di equilibrio risulta quindi essere:

ovvero:

La prima equazione esprime come, teoricamente, il richiamato compenso sia parte della distribuzione

di (RD). La seconda equazione indica, invece, come praticamente il compenso imprenditoriale venga

contabilizzato come costo di competenza, solo nella presunzione che le attese di tutti gli altri fattori

siano state soddisfatte. Per quanto riguarda la distribuzione annua della parte (I) che va ad incremento

del capitale netto, va detto che rafforzare tale netto patrimoniale rappresenta una opportunità e non un

obbligo. Pertanto se (I) l'equazione di equilibrio, inerente alla distribuzione del reddito di periodo nelle

grandi imprese, diventa:

Nelle grandi imprese, dunque, tutto il reddito economico che coincide con il reddito contabile va a

remunerazione dei titolari dei diritti di proprietà, gatte salve le specifiche destinazioni a riserve

previste sia dal C.C. sia dallo statuto societario.

Dato (RD>0) non ci si deve limitare alla constatazione della positività di siffatto risultato economico: è in

ogni caso importante anche capite le ragioni per cui l'andamento economico aziendale si è rivelato

positivo e la redditività si sia potuta definire in modo parimenti positivo. E in ogni caso bisogna capire se

il risultato è frutto di una politica aziendale che vuole in ogni caso premiare gli shareholders o è il frutto

di una politica che ha già remunerato tutti gli altri fattori produttivi.

La condizione in cui (RD=0) non implica necessariamente che la gestione del periodo sia stata

effettivamente diseconomica, anzi potrebbe sottendere un rafforzamento patrimoniale dell'impresa a

ridosso di evoluzioni della redditività aziendale o dell'ambiente competitivo che consiglino di valutare

con prudenza sia le presenti sia le future iniziative. In questo caso, l'equilibrio economico è illustrato

dalla relazione:

Nel caso in cui, invece, ci si trovi di fronte ad un reddito economico negativo (RD<0), l'impresa si trova

in uno stato di squilibrio. La perdita provoca una diminuzione pro tempore del capitale netto aziendale e

non consente di distribuire alcuna utilità ai titolari dei diritti di proprietà. E' possibile che lo squilibrio

derivi dal condizionamento di sfavorevoli dinamiche ambientali sia di general sia di task environment,

sopraggiunte all'improvviso e assolutamente imprevedibili. In tal caso, occorre accertare se

l'andamento aziendale per cui lo squilibrio temporaneamente si è determ

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A.A. 2015-2016
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/08 Economia e gestione delle imprese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher dantesaweking di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia e gestione delle imprese e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma Tor Vergata o del prof Poggesi Sara.