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In definitiva è un sistema caratterizzato da una visione che poggia le basi sui valori, principi guida che
conducono l’organizzazione nei suoi percorsi di crescita e sviluppo, tracciano l’orientamento di fondo e stanno
alla base della condotta. I valori agiscono concretamente in azienda, ad esempio, quando viene premiato
l’impegno ancora prima del risultato, se quest’ultimo non sarà raggiunto ci sarà comunque un arricchimento
della conoscenza, dovuta alle ragioni che hanno impedito il raggiungimento del risultato. I valori sono soggetti
al cambiamento perché il divenire delle relazioni ambientali crea le condizioni per mutarli, poiché consentono
una coerente interpretazione dell’epoca in cui vive l’azienda.
Produzione e competitività (Capitolo 7)
Sul concetto di produzione: modalità artigianali e industriali
Produrre deriva dal latino producere, cioè “portare avanti, far esistere ciò che prima non esisteva”.
La produzione manifatturiera rappresenta la nozione più stretta, secondo cui per produzione si intende il
processo fisico di trasformazione di risorse in beni materiali. Prende in considerazione tre fasi: le risorse (input,
materie prime, semilavorati), il processo di trasformazione, può avere natura diversa (chimica, meccanica,
ecc.) e gli output fatti di beni materiali, ovvero prodotti.
La definizione più estesa di produzione tiene conto anche dei servizi, in questo caso la produzione rappresenta
quel processo di creazione di beni e servizi per il soddisfacimento delle necessità umane (esigenze). Le fasi
più comuni sono:
• autoproduzione, periodo nel quale si produceva autonomamente ciò di cui si aveva bisogno, ricorrendo
eventualmente al baratto;
• botteghe artigiane, sviluppate tra XVI e XVII sec. in cui sorgono i mestieri che si apprendono e si
tramandano secondo i canoni della conoscenza tacita, si sviluppa la professionalità basata sull’esperienza
in bottega e sulle abilità manuali dell’artigiano con produzione su piccola scala e su committenza;
• sistema di fabbrica, caratterizzata dalla lavorazione su larga scala svolta attraverso manodopera e
macchinari, sviluppata con la prima rivoluzione industriale mediante il settore tessile, poi con la seconda
attraverso il “fordismo” (catena di montaggio), portando vantaggi in termini di efficienza e produttività e
svantaggi rappresentati dall’inquinamento, danni alla salute e alienazione nei lavoratori.
In definitiva, le aziende con la loro produzione sono state e saranno necessarie per sostenere l’innalzamento
degli standard di qualità della vita.
• una quarta fase è rappresentata dalla terziarizzazione unita alla personalizzazione dell’output, che vede il
cliente produttore stesso dell’oggetto desiderato.
Le differenze tra le due modalità di produrre possono essere adottate anche per i servizi:
Modalità artigianali Modalità industriali
Unicità output Standardizzazione output e processo
Produzione per mestieri Produzione per micro-fasi
Prevalenza del lavoro manuale Prevalenza di macchine
Conoscenza tacita Conoscenza codificata
Dimensione d’impresa piccola Dimensione d’impresa grande
Mercato tendenzialmente locale Possibilità di raggiungere mercati ampi
Quale sia la migliore non è possibile definirla, però entrambe presentano vantaggi e svantaggi.
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La produzione industriale ha vantaggi come la realizzazione di grandi volumi, costi decrescenti, precisione e
velocità, come svantaggi è caratterizzata dalla rigidità del processo produttivo (grandi quantità tutte uguali)
con i rischi che ne possono derivare.
La produzione artigianale presenta svantaggi che in quella industriale sono vantaggi, mentre come vantaggi
gode di una migliore qualità, unicità e tipicità del prodotto.
La mass customization è quella produzione che unisce quelle industriale con alcuni caratteri di quella
artigianale, orientata a soddisfare i bisogni individuali dei clienti senza rinunciare all’efficienza della
produzione di massa.
Il contributo della produzione alla competitività
Le scelte di produzione contribuiscono alle competitività d’impresa, ovvero alla capacità di rispondere alle
esigenze del mercato meglio dei concorrenti (differenziazione) e produrre a costi inferiori rispetto ai
concorrenti (leadership di costo).
I fattori di competitività ai quali si collega la funzione di produzione sono:
• efficienza tecnica (produttività), massimo risultato con minimo sforzo (= output/input);
• elasticità, capacità di rispondere a variazioni quantitative della domanda senza sostenere costi aggiuntivi,
quindi aumentare o ridurre le quantità prodotte minimizzando l’impatto sui costi;
• flessibilità, capacità di rispondere a variazioni quantitative della domanda senza sostenere costi aggiuntivi,
per cui offrire prodotti diversi utilizzando lo stesso impianto;
• time to order, tempo che intercorre tra l’ordine e la consegna, legato al lead time di produzione/tempo di
attraversamento, tempo tra input e output, e al just in time, produrre solo ciò che è richiesto;
• qualità, mancanza di difetti secondo i principi del TQM (Total Quality Management) è la capacità di
allinearsi e sorprendere le aspettative dei clienti.
Le decisioni di produzione: obbiettivi e tipologie
Gli obbiettivi delle decisioni di produzione, direttamente collegati alla competitività d’impresa, possono essere
sintetizzati in:
• efficienza
• elasticità e flessibilità
• qualità e tempi
- lavoro non troppo ripetitivo
- sicurezza e salute del lavoratore e della comunità locale
- controllo dell’inquinamento
Il primo gruppo si collega ai concetti di efficienza ed efficacia, il secondo alla motivazione dei lavoratori,
insieme definiscono le condizioni alla base della redditività d’impresa.
Le decisioni di produzione riguardano quattro punti principali:
1) quanto produrre, capacità produttiva, andamento dei costi e scelte di dimensionamento;
2) chi produce, l’organizzazione del processo produttivo tra integrazione e decentramento;
3) come produrre, il processo produttivo e le scelte di innovazione tecnologica;
4) dove produrre, layout e fattori di localizzazione.
1. Quanto produrre: capacità produttiva, andamento dei costi e scelte di dimensionamento
produzione = output ottenuto, misurazione ex post;
produttività = capacità di utilizzare al meglio una certa risorsa, mediante il rapporto di output / input si ottiene
un indicatore di produttività, cioè il grado di utilizzo della capacità produttiva dell’impianto o dell’unità
produttiva;
capacità produttiva = potenzialità produttiva, rappresenta la produzione massima ottenibile in un tempo base
(periodo di riferimento assunto a base della stima in funzione del prodotto in considerazione)
• nominale, produzione massima ottenibile da macchine e impianti in un tempo base e in condizioni ideali
di funzionamento, cioè senza interruzioni o rallentamenti, con la massima qualità di materie prime e
addetti, questa stima poi sarà aggiustata dall’acquirente che lo utilizzerà in condizioni effettive, per cui
sarà inferiore rispetto a quella effettuata dal venditore;
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• effettiva, tiene conto delle probabili condizioni di funzionamento.
Entrambe sono valutate ex ante, la differenza sta nelle condizioni di funzionamento, ideali da una parte ed
effettive o probabili dall’altra.
Per stimare la capacità produttiva effettiva bisogna tener conto di alcuni fattori:
- tempi di fermata, es. guasti, manutenzione, eventi ambientali/atmosferici;
- organizzazione del lavoro, es. ferie, festività, scioperi;
- qualità delle materie prime, più è bassa più si riduce la capacità produttiva effettiva;
- professionalità degli addetti.
Relazione tra produzione e andamento dei costi
Orizzonte temporale di breve termine, prende come riferimento le economie da
sfruttamento.
+ volume di produzione → ripartizione dei costi fissi → + quantità prodotta → -
costi unitari di produzione
Costi Unitari = CF + CV / QP
La diminuzione dei costi unitari è favorita anche dalla costanza dei CF, per questo vengono chiamate economie
da assorbimento dei costi fissi. Essendo la capacità produttiva costante → + grado di utilizzo (QP/CP) → -
costo unitario di produzione (CT).
Relazione tra capacità produttiva e andamento dei costi
Orizzonte temporale di lungo termine perché richiedono investimenti in impianti e
macchinari, prende come riferimento economie di scala.
+ capacità produttiva → + volume produttivo → - costi unitari di produzione
La diminuzione dei costi unitari è favorita da una capacità produttiva superiore e
non da i costi fissi che, in questo caso, non sono costanti.
Inoltre influiscono una serie di fenomeni:
- relazioni area-volume, derivano da una legge di non proporizionalità tra i costi di realizzazione e la
capacità produttiva, i primi legati alla superficie i secondi al volume, secondo cui all’aumentare della
quantità prodotta aumentano i costi;
- legge dei grandi numeri, un fenomeno più diventa grande e più diventa regolare, per cui all’aumento della
domanda, e quindi delle dimensioni produttive, questa tende a essere più regolare facendo ridurre il costo
unitario di produzione;
- costi di progettazione e installazione, sono costi relativi ai nuovi impianti che si sostengono una sola volta;
- specializzazione del lavoro, deriva da una migliore divisione che genera miglioramenti nella produttività,
velocità, precisione, risparmi;
- imperfetta divisibilità di alcuni fattori produttivi, impossibile introdurre fattori in quantità inferiori a una
loro specifica dimensione minima;
Questo fenomeno si attiene al processo produttivo, ma può essere esteso anche alla commercializzazione e
all’amministrazione. Oltre certi livelli produttivi (dimensione efficiente minima, dem) i costi unitari
smettono di ridursi per stabilirsi su un livello basso che, superata una soglia
produttiva (dimensione ottima massima, dom), inizia ad avere un andamento
crescente, si parla dunque di diseconomie di scala.
Questo accade per:
problemi di coordinamento → + costi manageriali
o difficoltà di controllo → + sprechi
o - disponibilità di fattori produttivi → + costi di approvvigionamento
o
- possibilità di assorbimento del mercato → + costi di commercializzazione e marketing