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I COSTI DELLE SCORTE
Il peso dei costi impugnabili alle scorte incide in modo significativo sui conti economici delle
imprese ed è generato da una pluralità di voci relative all’acquisto, gestione, movimentazione e
deperimento delle scorte. Una prima classificazione riconduce i costi a tre categorie fondamentali:
a) costi di approvvigionamento, che hanno una componente fissa, legata al solo persi in essere di
un ordine ed una componente di costi variabile legata alle quantità.
b) costi di mantenimento, che sono direttamente proporzionali al volume, al valore al periodo di
tempo di giacenza delle scorte. Si distinguono:
a) costi di immagazzinaggio, relativi allo spazio fisico necessario
b) costi di obsolescenza o deprezzamento, in quanto i beni sono soggetti ad invecchiamento
fisico od economico
c) costo del capitale investito o costo-opportunità di investimento alternativi
c) costi di soci-out, che sono i costi che l’impresa sostiene per la propria incapacità di soddisfare
la domanda interna o esterna
METODOLOGIE DI GESTIONE MATERIALI: PULL O PUSH
I tradizionali sistemi di gestione delle scorte non sono pensati cercato l’ottimizzazione dei volumi,
ma semplicemente come risposta alle esigenze di una singola entità di rispondere alle due
domande fondamentali:
- Quando ordinare
- Quanto ordinare
In questo ambito possiamo individuare due ottiche gestionali:
METODO PULL: Lotto economico e Punto di riordino
La prima logica è la logica definita Pull, in cui l’attività produttiva e, conseguentemente, il flusso di
materiali e di informazioni prendono avvio dalla richiesta di periodo precedenti, secondo una logica
di look back. L’ordine per un certo materiale in questo caso è rilasciato perchè la sua scorta è stata
consumata e non è più sufficiente a far fronte alle future richieste. All’interno della logica pull è
possibile sottolineare l’esistenza di due differenti criteri: il primo dominato gestione a tempo fisso,
che si preoccupa di reintegrare periodicamente i magazzini portandoli ai livelli massimi previsti. Il
secondo metodo è chiamato a quantità fissa, che richiede un controllo costante delle giacenza e
un reintegro sempre della medesima entità quando le scorte toccano un determinato livello
minimo. Uno tra gli approcci più noti tra le tecniche di gestione delle scorte basate sulla logica full è
costituito dal modello OP-EOQ.
Il modello EOQ è una tecnica a quantità costante che si pone come primo obiettivo di stabilire la
dimensione del lotto affinché questo possa considerarsi economico. I motivi che possono rendere
conveniente acquistare un’insieme omogeneo di bei, cioè un lotto, in quantità superiori a quelle
immediatamente necessarie al processo produttivo hanno origini differenti. In un periodo, che è
solitamente di un anno, i costi importanti per la definizione del lotto di riordino sono:
1) CM: costo del mantenimento delle scorte, direttamente proporzione alle giacenza media
detenuta pari a Q/2, e rappresentabile con una retta passate per l’origine.
2) CE: costi di emissione degli ordini proporzionale al numero di ordini emessi, cui n=D/Q, con D
pari al fabbisogno totale di periodo. È rappresentabile graficamente come un’iperbole
equilatera decrescente all’aumentare della quantità del lotto.
Ne consegue un costo totale, CT, determinato dalla somma dei due costi:
CT = CM +CE
Sapendo che:
CM = cm Q/2 (cm= costo unitario di mantenimento)
CE = ce Q/2 (ce = costo unitario di ordinazione)
CT = cm Q/2 + ce D/Q
Per determinare il lotto economico sarà necessario identificare il punto di minimo della funzione di
costo totale, calcolando la derivata prima e ponendola uguale a zero, ottenendo:
Q = (2ceD)/cm
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Graficamente: CM
CE
Q* Q
Risolto il problema della determinazione della qualità da ordinare, occorre stabilire quanto
ordinare, ossia individuare il punto di riordino che coincide con la quantità minima, o meglio il limite
minimo di scorta che segnala la necessità di procedere ad una nuova ordinazione.
Il turno di riordino OP, è calcolato in base a due parametri: il tempo medio di approvvigionamento
della scorta (Ta) ed il tasso di consumo medio per unità di tempo (Tc), ne consegue che:
OP= Ta x Tc
Graficamente: Q*
OP Tempo
ta
METODO PUSH: MRP
Il secondo metodo prevede invece che i materiali siano attribuiti ai processi produttivi in relazione
alle scelte di programmazione della produzione effettuate su base previsionale. L’ordine per un
certo materiale è rilasciato perchè si prevede un utilizzo di quel bene in un periodo futuro.
Tra le modalità push di gestione delle scorte è indubbiamente ricompresi la pianificazione dei
fabbisogni dei materiali, meglio nota come Matirial Requirements Planning. La logica di
funzionamento di un sistema MRP consiste nel calcolare i fabbisogni di materiali e componenti per
tutti i livelli di assemblaggio, partendo da livello iniziale, 0, fino a quello finale, ennesimo. Il punto di
partenza è costituito dal Programma di Produzione dove sono indicate le quantità di prodotti finali
necessari ed i tempo in cui tali beni devono risultare disponibili. Definito cos’ l’obiettivo produttivi in
termini quantitativi e temporali tramite la stipulazione delle distinte base, si calcolano i fabbisogni
netti, tendendo conto delle giacenze degli ordini aperti e dei coefficienti d’impiego dei singoli beni.
Dopo aver determinato le quantità necessarie si pianificano gli ordini avendo cura di anticipali in
funzione di rispettivi lead time.
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L’ANALISI ABC
L’analisi ABC serve a mettere in luce la concentrazione di un certo carattere in un universo
composto da più elementi, permettendo agli addetti agli ordini ed alla gestione della produzione di
non prendere troppo tempo per articoli che costituiscono una parte irrilevante della totalità delle
scorte trascurandone altri, invece di importanza maggiore.
A riguardo Juaran, partendo dall’osservazione di Pareto, arriva a formulare negli anni 40 la legge
80/20 secondo la quale, come verificato anche da indagini empiriche, la maggior pare degli effetti
(80%) sono imputabili a poche cause (20%). Le analisi svolte su differenti categorie o su diverse
caratteristiche di una collettività hanno evidenziato come spesso la concentrazione degli elementi
nelle classi non sia omogenea, ma consenta di suddividere l’universo analizzato in tre classi
definite appunto ABC.
- Nella prima classe A si concentra l’80% del carattere analizzato, determinato però soltanto dal
20% degli elementi considerato. In tal caso le scorte di classe A che riguarderanno l’80% del
valore al consumo totale dell’impresa, ma che saranno composte solo del 20% degli elementi
approvvigionati. Su questo 20% i controlli dovranno essere accurati e frequenti ed il livello di
sicurezza maggiore.
- La seconda classe B è composta da un altro 10% del carattere determinato dal 10-20% degli
elementi. Gli elementi della classe B rappresentano il 10% del valore al consumo, m essendo in
numero limitato sui può procedere ad un controllo definibile normale del loro quantitativo
- Nella terza classe C è infine compresso un ulteriore 10% del carattere al quale contribuisce il
restante 60-70% degli elementi. Data la loro importanza relativa, 10%, a fronte di una
numerosità altissima, 60-70&%, i controlli dovranno essere sporadici e quindi si possono gestire
ad inventario.
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LE RETI DI IMPRESA
Le imprese hanno iniziato ad attuare strategie strategie attraverso legami e forme relazionali più o
meno stabili, al fine di continuare e perseguire i propri obiettivi e di mantenere un profilo
sostenibile, migliorando allo stesso tempo la propria capacità competitiva e innovativa. Non vi è
una definizione unica E condivisa di rete d'impresa ma nessuno di diverse.
È possibile concordare sul fatto che il sistema della rete d'impresa rappresenta l'alternativa alle
tradizionali forme organizzative di mercato e gerarchia teorizzate da Williamson. Una classica
scelta effettuata dall'impresa è nell'alternativa tra produrre al suo interno in una logica gerarchica,
o acquistare sul mercato esterno in una logica di mercato.
Il concetto di rete d'impresa è apparso piuttosto recentemente nella letteratura manageriale, ma la
tematica dei rapporti tra un'organizzazione e il suo ambiente, affonda le sue radici negli studi
organizzativi molti tra gli anni 60 e gli anni 80.
Sono stati in linea generale due filoni di studio che rendono il concetto di rete sempre più presente:
- la teoria della contingenza strutturale, per cui gli stimoli e i vincoli strutturali plasmano le
decisioni manageriali e, conseguentemente, le diverse forme di organizzazione.
- La teoria della dipendenza delle risorse, secondo la quale l'organizzazione dispone di risorse
limitate, perciò ha bisogno di intrattenere rapporti di scambio con le organizzazioni che la
circondano.
Queste linee servono a rendere noto al mondo del management che un'organizzazione non può
considerarsi un'entità completa in se stessa, ma che ha bisogno anche dell'ambiente circostante,
ossia di altre organizzazioni per poter divenire tale.
CLASSIFICAZIONE DELLE RETI D’IMPRESA
La prima classificazione che ripercorre l’iter evolutivo del sistema a rete è delineata da Lorenzoni.
Egli riconosce forme di aggregazione di imprese che si differenziano per grado di progettualità,
equilibrio interno e leadership:
1) Le costellazioni informali, nel quale convergono imprese diverse che svolgono attività in aree
differenti. Una peculiarità di questa forma di aggregazione è sicuramente la sua informalità:
L'aggregazione si realizza nei fatti, senza una progettazione preventiva, collegando modalità di
coordinamento elementari e essenziali. All'interno della costellazione è possibile riconoscere
un attore capofila, che sarà anche l'elemento di spicco. Il rapporto tra impresa centrale imprese
terze è univoco e lineare.
2) La rete preordinata, evoluzione della costellazione informale, rappresenta qualcosa di più di
una struttura occasionale. La rete preordinata si ricerca in una stabilità di rapporti che permetta
di raggiungere l'obiettivo di una crescita comune, piuttosto che del soddisfacimento dei bisogni
contingenti. Vi è una nuova concezione delle imprese terze a livello culturale e progettuale, da
parte di quella centrale.
3) La rete pianificata è la forma più evoluta degli aggregati tra imprese formulata su un'intuizione
originale di progettazione. Rispetto le due forme preced