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RUOLO  DELLA  GRANDE  INDUSTRIA  

Lo stesso discorso sul rapporto perverso concessionarie–Stato, si può fare, più in generale, per

quello tra lo Stato e il capitalismo privato, soci appunto in affari anche nell’estorsione di ricchezza

ai propri cittadini.

È essenziale sottolineare il peso decisivo del capitale privato e gli interessi colossali che questo

muove. Confindustria ha formato Sistema Gioco Italia, una federazione di associazioni datoriali

proprio per rappresentare gli operatori (legalmente riconosciuti) del “gioco lecito”.

Una di queste associazioni, Assotrattenimento, è particolarmente aggressiva nella difesa degli

interessi dei suoi iscritti, organizzando ricorsi collettivi al TAR contro leggi locali restrittive verso il

proliferare di slot machine e sale slot, e anche un esposto giudiziario contro il Collettivo Senza Slot

di Pavia, preso a bersaglio proprio per la sua impostazione chiaramente anticapitalista.

Un altro aspetto da non trascurare nel quadro complessivo è il carattere di bolla speculativa assunta

da questo settore. L’azzardo è un’altra faccia dell’economia parassitaria che viene stimolata dal

grande capitale italiano nel tentativo di contrastare il suo declino e l’incapacità strutturale della

grande borghesia nazionale di svolgere alcun ruolo progressista nello sviluppo delle forze

produttive. Non è preciso affermare che il settore faccia affari d’oro con la crisi: se questo è vero in

termini assoluti, si può però notare che nel 2012 le perdite nette dei giocatori d’azzardo sono

  17  

diminuite del 4,1% rispetto all’anno prima, così come i guadagni dello Stato e dei privati, di fronte

a un aumento, paradossalmente, del fatturato complessivo. Questo significa che si gioca d’azzardo

sempre di più, con un numero di giocatori che continua a crescere, ma con tassi di profitto sempre

minori.

La stessa Confindustria descrive la situazione in toni allarmistici come una saturazione del mercato

e si aprono trattative con lo Stato per gestire il problema del gettito fiscale in calo.

CRIMINALITÀ  ORGANIZZATA  

Un consulente della Consulta Nazionale Antiusura ha dichiarato che, ai ricavi derivanti dal

comparto delle New-Slot, corrisponde una cifra molto simile che sfugge ai controlli, data la scarsa

attenzione da parte delle istituzioni su questo comparto, che ad ogni modo è molto difficile da

limitare tramite l’attuale legislazione.

È quindi necessario considerare il ruolo svolto da quel 12% di raccolto (ormai arrivato quasi al

15%) derivante dal ramo illegale del settore.

Secondo le stime Eurispes il fatturato dell’economia criminale è, nel suo complesso, di 175 miliardi

di euro circa.

Il gioco d’azzardo dell’on-line non regolamentato e le scommesse clandestine occupano un posto di

rilievo all’interno del giro d’affari considerato. È stato stimato che il volume del gioco clandestino e

delle scommesse illegali si attesta intorno ai 23 miliardi di euro, che in termini percentuali

rappresentano il 13,1% dell’intero fatturato dell’economia criminale. Quello dell’on-line ha un

volume d’affari di circa 5 miliardi di euro.

La criminalità organizzata è particolarmente interessata al settore delle scommesse clandestine, ma

anche al mercato legale delle stesse, in virtù del fatto che rappresenta un ottimo metodo, sicuro,

veloce ed efficace, per il riciclaggio del denaro sporco derivante da affari illeciti di qualunque

genere e provenienza.

Pare infatti che le associazioni a delinquere non puntino più soltanto al mercato clandestino e che

anzi, soprattutto grazie alla vulnerabilità del settore dal punto di vista normativo, guardino con

sempre maggiore interesse alle scommesse legali.

Il 16 novembre 2008 l’Italia ha recepito formalmente la terza Direttiva europea sulle misure di

prevenzione dell’uso del sistema finanziario a fini di riciclaggio, ma il decreto legislativo con cui la

direttiva è stata recepita nel nostro ordinamento non ha modificato la normativa disciplinante le

scommesse in sala, lasciandole, di fatto, libere da qualunque obbligo di sorveglianza. L’unico limite

imposto è quello della vincita massima di 10.000 euro, mentre gli scontrini sono anonimi e al

portatore. Inoltre esiste la possibilità, per gli scommettitori, di frazionare le somme giocate e le

eventuali vincite in più scontrini, presso un’unica agenzia o anche in punti scommesse differenti. La

  18  

conseguenza è che le sale sono escluse dalle norme antiriciclaggio e che possano dunque servire per

ripulire quantità di denaro ingenti ogni giorno, senza che si contravvenga a norma alcuna.

  19  

PARTE  3  

CONSEGUENZE  SOCIO-­‐CULTURALI  DEL  GIOCO  

La situazione finanziaria attuale ha reso l’azzardo una voce d’entrata assai significativa e alla quale

si sta attingendo con eccessiva noncuranza rispetto alle conseguenze culturali, sociali e sanitarie.

La necessità di usufruire delle riscossioni derivanti dalle giocate ha reso lo Stato sempre più

dipendente da questi introiti, come si è detto in precedenza; ciò si deduce dall’apparente

indisponibilità, dei diversi Governi, che si sono succeduti, a tornare sulle decisioni relative a questo

settore.

IL  GIOCO:  UN  PROBLEMA  SOCIALE  

Allo stesso tempo questo sviluppo incontrollato ha fatto emergere gravi problemi sanitari e sociali:

impoverimento e soprattutto patologie gioco-correlate.

In Italia si spendono 1450 €/anno, pro-capite (neonati compre), per giocare, tra video poker, slot-

machine, sale da bingo e gratta e vinci. A fronte di una perdita netta media di 350 €/anno.

Si stimano almeno 800.000 persone dipendenti dal gioco d’azzardo (G.A.P.).

Da alcuni dati risalenti al 2011, si può notare come alla fine dell’anno c’è stato un aumento delle

giocate del 26,36%, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; nel 2010 la crescita era stata

1

del 13,17% e nel 2009 del 12,96% .

Nello stesso anno gli introiti dello Stato sono stati pari a 9,3 miliardi di euro, con una crescita del

24,3% rispetto all’anno precedente

Queste cifre vanno raffrontate con altre, non meno significative, che segnalano un’enorme

2

contraddizione: – la povertà relativa si attesta al 13% della popolazione

– un italiano su quattro è a rischio povertà

– 16% delle famiglie dichiara di non arrivare alla fine del mese

                                                                                                               

     

1 dati tratti da “Azzardopoli 2.0” (Associazione Libera)

2 parametro che esprime la difficoltà nella fruizione di beni e servizi, riferita a persone o ad aree geografiche, in

rapporto al livello economico medio di vita dell'ambiente o della nazione, misurato attraverso il consumo pro-capite o

il reddito medio A fronte di un’evidente contrazione dei consumi familiari

negli ultimi anni, cresce la voglia di giocare nella

  20  

speranza del colpo di fortuna.

Secondo l’Istat nel 2010 al Nord e al centro è ferma la spesa

per alimentari e bevande. Il 65,3% dei nuclei familiari ha

– i risparmi sempre di più in calo:

comprato meno cibo e il 13,6% ha diminuito anche la

qualità.

Nel 2011 sono crollati i

risparmi delle famiglie.

Secondo l’Istat i risparmi

delle famiglie, attestati al

12%, toccato i minimi

dal 1995 (indagine su

“reddito e risparmio delle

famiglie e profitti delle

società”).

atori d’Azzardo) Matteo Iori – CONAGGA (Coordinamento Nazionale Gruppi per Giocatori d’Azzardo)

Payout

azzardo.

i anni Con una spesa pro-capite,

per ogni italiano

maggiorenne (è vietato ai

79,9 minori), di 1703 euro

(elaborazione su dati AAMS

18,4 persi sui primi 8 mesi 2012).

4 Negli ultimi anni, il payout è notevolmente aumentato, spingendo i giocatori a tentare la sorte.

Con picchi da 2.110 euro a

testa in Abruzzo e 2.078 euro

61,5

Nel 2011, quasi il 77% del denaro giocato è stato riscosso sottoforma di vincita (payout).

riduzione del Lazio,

delle

perdite Rapporto consumi familiari – giocato, su base indicizzata

passando dai 1853 dell’Emilia

col ritorno

ai Romagna,

giocatori

(payout per arrivare al minimo dei

77%) 1262 euro della Basilicata.

10 2011

atori d’Azzardo) Matteo Iori – CONAGGA (Coordinamento Nazionale Gruppi per Giocatori d’Azzardo)

Questo grafico mette in rapporto i consumi familiari e la spesa in gioco (su base indicizzata): dal

1999 al 2011 i consumi familiari sono cresciuti del 136,2% mentre nello stesso periodo quelli in

giochi sono cresciuti del 452,4%, ovvero a un ritmo quadruplo di quello della spesa per beni

familiari di prima necessità.

  21  

Spesa procapite in giochi

Il dato del 2011 è impressionante.

Infine a fronte di un PIL pro capite annuale in discesa (-1%) la spesa per ciascun abitante è

cresciuta del 14,7%.

Rapporto

PIL procapite/giocato

Crisi o meno, gli italiani per ottenere maggiori guadagni, tali da migliorargli la vita, sembrano voler

fare più affidamento alla fortuna che non alle proprie capacità e competenze.

Questa passione per il gioco, degli italiani, si sta rapidamente trasformando in un problema di

massa: sia per la maggiore accessibilità di alcune forme legali di gioco, che alle possibilità offerte

dalle nuove tecnologie (internet, new-slot).

Il G.A.P. (gioco d’azzardo patologico) è un disturbo del comportamento che rientra nella categoria

diagnostica dei Disturbi del controllo degli impulsi. È apparso solo da pochi anni nei manuali di

psichiatria e psicologia. Risale al 1980 la sua introduzione nel DSM-III, il Manuale diagnostico e

statistico dei disturbi mentali dell’Associazione psichiatrica americana. Secondo l’ultima versione

aggiornata del manuale (DSM- IV-TR) la prevalenza del disturbo varia in termini percentuali dallo

0,4% al 3,4% negli adulti con tassi di prevalenza più elevati nella popolazione adolescenziale, dove

la percentuale può variare dal 2,8% all’

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
28 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher _dreaaaaa_ di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia e etica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Udine o del prof Marangon Francesco.