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LE SCELTE DI DIVERSIFICAZIONE E LE ECONOMIE DI RAGGIO D’AZIONE;
diversi tra di loro può condurre a vantaggi economici per il fatto che le risorse
impiegate possono essere condivise e sfruttate più efficientemente. Il vantaggio è
ottenibile per risorse gestite sia all’intero dei confini dell’impresa, sia in aggregati di
imprese diverse. Le economie ottenibili grazie all’ampliamento della varietà dei beni
prodotti sono chiamate economie di raggio d’azione o economie di scopo o sinergie. Si
hanno economie di raggio d’azione quando producendo unitariamente due o più beni
diversi, si realizzano vantaggi economici rispetto al caso di produzione disgiunta. Per
poter ottenere questi vantaggi occorre che le diverse attività produttive utilizzino
risorse, sino esse materiali, o immateriali, condividendole o gestendole unitariamente.
Risorse materiali= impianti produttivi, Risorse immateriali= immagine
macchinari, automezzi, edifici, reti dell’azienda, creatività, know-how, le
telefoniche ecc.. competenze tecniche ecc..
Principalmente le economie di raggio d’azione sono dovute a:
Condivisione di elementi materiali della struttura produttiva
Condivisione di elementi materiali della struttura di vendita (canali e reti
distributive)
Condivisone di risorse immateriali (know-how, brand, immagine)
un’importante categoria di
LE SCELTE DI INTERNALIZZAZIONE E DÌ ESTERNALIZZAZIONE;
scelte economiche è rappresentata dalle decisioni riguardanti l’integrazione verticale
dell’azienda, ovvero quali attività svolgere all’interno dell’azienda e quali, invece,
lasciare svolgere ad altri settori economici. Quali sono le considerazioni che i
responsabili fanno quando si tratta di decidere cosa internalizzare e cosa
esternalizzare? Bastandosi sui costi di transazione, infatti, una transazione di
manifesta quando un bene o un servizio è trasferito attraverso un’interfaccia
tecnologicamente separabile: una fase di attività termina ed un’altra inizia. Con il
termine generico “transazione” non si fa riferimento solo alle transazioni esterne ma
anche a quelle interne all’azienda, tra qualsiasi passaggio fra fasi produttive
tecnologicamente separabili. Altri elementi che incidono sulla decisione sono:
COSTI DI REALIZZAZIONE INTERNA + COSTI DI COORDINAMENTO INTERNO
COSTI DI ACQUISTO + COSTI DI TRANSAZIONE ESTERNA
PREZZI DI VENDITA + COSTI DI TRANSAZIONE ESTERNA
L’alternativa tra le ultime due dipende anche dalla valutazione delle opportunità di
internalizzare o di esternalizzare una fase a monte o a valle. I costi di realizzazione
dipendono in buona parte dalle economie di scala, di assorbimento della capacità
produttiva, di esperienza e di raggio d’azione. I costi di acquisto e i prezzi di vendita
sono sicuramente influenzati dai costi di realizzazione che gli attori esterni sostengono
o dovrebbero sostenere per svolgere le attività considerate. I costi di realizzazione, i
costi d’acquisto e i prezzi di vendita sono molto importanti, ma non sufficienti per
prendere correttamente una decisione di internalizzazione o di esternalizzazione. A
questi costi occorre aggiungere i costi del coordinamento interno o i costi della
transazione esterna. Esternalizzando le attività, diminuiscono i costi di coordinamento,
ma occorre sostenere i costi delle transazioni esterne, gestire queste transazione costa
perché:
Occorre raccogliere informazioni necessarie sui possibili fornitori o acquirenti
Occorre negoziare e predisporre un contratto per ogni singola transazione
Occorre premunirsi per prevenire comportamenti indesiderati da parte degli altri
contraenti
VARIABILI ORGANIZZATIVE = variabili che si devono progettare per realizzare
l’assetto organizzativo
a) Struttura organizzativa
(1) Struttura organizzativa di base
(2) Struttura delle singole unità organizzative
b) Distribuzione dell’autorità
c) Sistemi operativi
(1) Sistemi di pianificazione strategica
(2) Sistemi di programmazione e controllo
(3) Sistemi di gestione del personale
(4) Sistemi informativi
L’organismo personale è l’insieme unitario delle persone che, con il proprio lavoro,
partecipano allo svolgimento dell’attività aziendale. È un complesso dinamico perché
deve variare in base alle dimensioni dell’azienda e alla composizione dell’organismo
personale complessivo. Inoltre, l’organismo personale deve essere flessibile.
La configurazione dell’organismo personale di un’impresa si qualifica in due aspetti:
Le caratteristiche delle singole persone che compongono l’organismo personale,
variabili individuali;
ossia le variabili
Le caratteristiche dei gruppi e degli aggregati di persone, ossia le
sociali.
variabili individuali
Le sono tre:
Le competenze professionali: esse sono riconducibili a due grandi classi: le
conoscenze e le capacità tecnico-specialistiche (ricerca, trasformazione tecnica,
vendita, rilevazione, ecc.); e le conoscenze e le capacità di gestione delle
relazioni interpersonali (comunicazione, influenza, comando, conduzione di
cambiamenti, ecc.).
I valori: sono analizzati in termini di convinzioni e di credenze in merito
all’attività economica e alle sue modalità di svolgimento.
I bisogni: sono definiti come percezioni di carenza di date condizioni.
variabili sociali:
Le I gruppi sociali: L’organismo personale non è solo un insieme di singole persone;
poiché tra le persone che compongono l’organismo personale di un’azienda si
formano sempre relazioni interpersonali; le variabili sociali sono relazioni
interpersonali che connettono le persone in gruppi e in aggregati di vario livello.
Quando le relazioni sono intense e positive si dice che il gruppo è coeso e da ciò
deriva un elevato livello di cooperazione prezioso per l’efficienza aziendale.
Spesso accade che tra i vari gruppi si formano rapporti di tensione e conflitto
con negativi impatti sull’efficienza aziendale. Le condizioni necessarie per
realizzare buoni livelli di coesione all’interno dei gruppi sono 3:
Fare in modo che nell’ambito dei singoli gruppi operino persone
con valori simili, o almeno compatibili
Prestare la massima attenzione alle doti di leadership naturale
Progettare un sistema di incentivi (retribuzioni, qualifiche, carriera,
premi, ecc.)
Le scelte nell’ambito dell’organizzazione si attuano seguendo due principi:
Il principio di coerenza dinamica: ovvero che non esistono soluzioni organizzative
ottime e valide in ogni circostanza.
Il principio di orientamento alle persone e ai gruppi di persone: l’attenzione è stata
puntata soprattutto sull’esigenza e sulla possibilità di individuare e di attivare soluzioni
organizzative che permettano di coniugare l’efficienza aziendale con la soddisfazione
delle persone; si ricorda che le due finalità non sono perseguibili l’una in alternativa
all’altra; si tratta di finalità congiunte.
La scelta avviene presa attraverso 4 forme di base e due varianti:
Struttura elementare
Struttura funzionale (pura o mista)
Struttura divisionale (pura o mista)
Struttura matriciale
La scelta dipende dalle caratteristiche dell’azienda e si sostanzia nell’adozione di
differenti criteri di divisione e di coordinamento del lavoro.
STRUTTURA ELEMENTARE
Nel caso di aziende particolarmente piccole e semplici si adotta questa struttura, ossia
una struttura nella quale la funzione di governo e la funzione di direzione sono svolte
da un unico governo.
STRUTTURA FUNZIONALE PURA
Nel caso di aziende di medie/grandi dimensioni si adotta questa struttura, ossia una
struttura nella quale la funzione di governo e la funzione di direzione sono svolte da
due governi diversi (struttura organizzativa articolata per funzioni, ossia per
coordinazioni parziali). AZIENDE MONOBUSINESS O PRODOTTI SIMILI I rettangoli identificano gli
organi.
Le linee verticali e
orizzontali identificano la
STRUTTURA DIVISIONALE PURA
Nel caso di aziende di grandi dimensioni si adotta questa struttura, quando l’azienda
ha delle combinazioni articolate in più combinazioni parziali, ciascuna destinata ad uno
specifico mercato. La struttura divisionale pura si adotta quando le varie combinazioni
produttive sono molto disomogenee tra di loro negli aspetti sia tecnici si commerciali
quindi ogni combinazione parziale sarà specializzata solo per un certo tipo di prodotto
e non per gli altri.
STRUTTURA FUNZIONALE MISTA
Questo tipo di struttura si può definire come un ibrido, perché è una struttura
tendenzialmente funzionale ma con degli aspetti divisionali.
STRUTTURA DIVISIONALE MISTA
Questo tipo di struttura si può definire come un ibrido, perché è una struttura
tendenzialmente divisionale ma con degli aspetti funzionali.
STRUTTURA MATRICIALE
Nelle aziende di medie grandi dimensioni si utilizza questa struttura, ossi una struttura
nella quale i direttori di divisione e il direttore di funzione sono allo stesso livello, di
conseguenza l’organo esecutivo riceverà ordini da entrambe le direzioni creando così
una complessità organizzativa elevata (difetti), dall’altra parte però si ha una maggior
velocità decisionale dovuta all’abbattimento di un livello gerarchico.
IL MODELLO STRATEGIA-STRUTTURA
Le grandi imprese con diversificazione correlata e struttura mista o a matrice possono
essere viste o come un terzo stadio alternativo a quello della diversificazione spinta e
della struttura divisionale pura, oppure come stadio intermedio tra il secondo e il
terzo.
Le scelte di struttura delle singole unità organizzative
A parità di struttura organizzativa di base, si possono dare dorme di organizzazione del
lavoro molto differenti all’interno dei singoli organi. Si tratta di articolare un insieme di
attività in compiti e in mansioni corrispondenti alle posizioni che compongono l’organo
in oggetto. In sede di progettazione della struttura organizzativa delle singole unità
organizzative si pone la scelta tra tre logiche fondamentali:
Organizzazione sequenziale parcellizzata
Organizzazione per attività individuali semi-autonome
Organizzazione per gruppi semi-autonomi
Le teorie e lei ipotesi in merito ai bisogni delle persone sono essenziali per capire i
comportamenti delle persone in quanto prestatori di lavoro e, più in particolare, per
capire il fenomeno della “motivazione al lavoro”.
Ruolo= contenuto della mansione attribuito ad ogni singolo individuo