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Estratto del documento

Secondo l’economista Davis, in azienda esistono tre tipi di obiettivi: (realizzati con organi e funzioni

obiettivi primari

di line per creare valori per la clientela), (realizzati con organi e funzioni di staff per creare valore

obiettivi collaterali

per gli stakeholders), (realizzati dagli organi e funzioni di staff per creare valori che consentono di

obiettivi secondari

realizzare più efficientemente ed efficacemente gli obiettivi precedenti). Sempre secondo Davis, in un’impresa

gli organi di line sono la produzione, le vendite, la finanza, e gli organi di staff sono i restanti; in un’impresa

industriale, gli organi di line sono l’approvvigionamento, le vendite, la finanza, e gli organi di staff sono i restanti; in

mercantile

un’impresa gli organi di line sono la manutenzione, il traffico e la finanza, gli organi di staff sono i restanti.

di trasporto

Relativamente agli organi di staff, esistono leggi sull’accrescimento: di Davis (dall’aumentare del volume dell’attività

aziendale, aumenta la line e lo staff aumenta in modo maggiore rispetto al line), e di Mason Haire (al primo raddoppio

della line, lo staff aumenta 6 volte, al secondo raddoppio della line lo staff aumenta di 5 volte, al terzo raddoppio della

line lo staff aumenta 3 volte, ecc…). Secondo la legge di Parkinson, lo staff aumenta continuamente.

ECONOMICITA’

L’economicità è il criterio che consente di giudicare la convenienza a iniziare e/o continuare un’iniziativa/attività

imprenditoriale. I giudizi di economicità possono essere studiati dal punto di vista di un’unica azienda (economicità

aziendale) o di più aziende (economicità super-aziendale); quest’ultima può essere di gruppo o collettiva o

macroeconomica.

L’economicità aziendale riguarda il giudizio dell’azienda da sola (stand-alone) senza tener conto dei rapporti e dei

collegamenti con altre aziende. L’economicità di gruppo effettua un giudizio all’intero gruppo aziendale e non

esclusivamente all’azienda stand-alone, considerando il risultato economico nel suo complesso. L’economicità

collettiva o macroeconomicità considera l’azienda inserita in un’economia territoriale, generalmente aziende

pubbliche o che contribuiscono allo sviluppo socioeconomico di determinate aree geografiche. Queste aziende, se in

perdita, possono essere “mantenute” dagli enti territoriali.

ECONOMICITA’ AZIENDALE

Le condizioni necessarie a qualificare l’economicità aziendale sono: equilibrio economico, adeguata potenza

finanziaria. L’equilibrio economico è l’attitudine della gestione aziendale a generare un flusso di ricavi che copra tutti

i costi (dei fattori in posizione contrattuale) e che consenta di remunerare congruamente il fattore in posizione

residuale. L’equilibrio economico deve realizzarsi almeno nel medio-lungo termine. Nel breve termine è difficile

realizzare l’equilibrio economico poiché si necessiterebbe di notevoli investimenti di capitale fisso e subentrano le

caratteristiche del ciclo di vita del prodotto (introduzione, sviluppo, maturità, saturazione, declino).

Flusso di ricavi = flusso costi + flusso remunerazione congrua del fattore in posizione residuale

Il tasso di congrua remunerazione del capitale (i), detto anche tasso congruo, tasso di equilibrio, tallo almeno normale,

rappresenta l’indicatore della convenienza, spartendo la zona di convenienza dalla zona di non convenienza. Un

investimento di denaro comporta: perdita della disponibilità di denaro (price of time/risk free rate, i ), rischio

1

(premium risk, i ), i = i + i

2 1 2

Il risk free rate si calcola in riferimento ai rendimenti dei titoli di Stato. Il risk premium si calcola con il Capital Asset

Pricing Model (CAPM): i = β (Rm – i ) dove β è il beta factor e indica la rischiosità dell’azienda rispetto al rischio medio

2 1

di mercato, Rm è il rendimento medio atteso dal mercato per i titoli privi di rischio.

ADEGUATA POTENZA FINANZIARIA

L’adeguata potenza finanziaria è la capacità dell’imprenditore di coprire continuamente e convenientemente il

fabbisogno finanziario che deriva dallo sfasamento tra le uscite per operazioni di esercizio e le entrate per operazioni

di esercizio. Le uscite per operazioni di esercizio comprendono le uscite per costi (remunerazione dei fattori in

posizione contrattuale), uscite per remunerazione dei fattori in posizione residuale, uscite per concessione di crediti

di finanziamento a terzi. Le entrate per operazioni di esercizio comprendono: entrate per ricavi, entrate per riscossione

dei crediti di finanziamento.

Le fasi delle uscite sono: previsione, liquidazione (fase necessaria al calcolo del fabbisogno finanziario, dove nasce il

debito), pagamento. Le fasi delle entrate sono: previsione, accertamento (emesso il titolo giuridico che accerta, fattura

emessa), riscossione (fase necessaria al calcolo del fabbisogno finanziario). Se le liquidazioni son maggiori delle

riscossioni, si avrà un deficit finanziario con fabbisogno finanziario, se le liquidazioni sono minori delle riscossioni si

avrà un surplus con autosufficienza finanziaria.

EFFICIENZA

L’efficienza qualifica l’economicità consente di individuare le cause dell’economicità e della non economicità.

L’efficienza ha come indicatori finanziari il rendimento fisico-tecnico dei fattori produttivi (chiamato anche

“produttività fisico-tecnica”) e i costi. Con l’aumento dei rendimenti e/o la diminuzione dei costi, l’efficienza aumenta,

e viceversa diminuisce. I (Rd) riguardano i fattori produttivi e i processi produttivi in riferimento a un certo

rendimenti

lasso temporale. Il rendimento è un rapporto tra la quantità di un bene/servizio prodotto e la quantità del fattore

produttivo utilizzato (Rd = quantità prodotta/quantità fattore). I rendimenti variano nel corso del tempo e queste

variazioni si interpretano considerando gli effetti sul complessivo sistema aziendale, in particolare sui ricavi totali, sui

costi totali, sul reddito di esercizio. L’analisi a sistema, infatti, mette in relazione la variazione del rendimento del

fattore con altri elementi fino a individuare gli effetti sui costi/ricavi/reddito. I costi possono essere calcolati e

controllati in riferimento ai vari oggetti di costo (singolo costo) e centri di costo (unità organizzativa). Si classificano in:

costi fissi e costi variabili (variano in misura proporzionale, più che proporzionale, meno che proporzionale rispetto al

volume dell’attività aziendale); in costi diretti (o speciali) (imputati direttamente agli oggetti/centri di costo tramite la

misurazione della quantità di fattori produttivi impiegati) e costi indiretti (comuni) (imputati indirettamente agli

oggetti di costo tramite stime e previsioni soggettive).

Esistono due tecniche per il controllo dei costi: direct costing (costi diretti) e configurazioni di costo. Il direct costing

può essere in senso stretto se riguarda i costi diretti (ricavi - costi diretti variabili = marine lordo – costi diretti fissi =

margine di contribuzione specifico – costi fissi e variabili indiretti = utile lordo) o variable costing se riguarda i costi

variabili (ricavi – costi variabili diretti = margine lordo – costi variabili indiretti = margine di contribuzione specifico –

costi fissi diretti e indiretti = utile lordo). La tecnica delle configurazioni di costo consiste in progressivi addensamenti

di costo sul centro di costo: abbiamo il costo primo (costo materie prime + oneri accessori + manodopera diretta) il

costo di produzione o costo contabile (costo primo + quota costi diretti industriali + altri costi diretti industriali), il

costo complessivo o full cost (costo di produzione + quota costi diretti e indiretti R&S, amministrativi, commerciali,

finanziari tributari), il costo economico-tecnico (costo complessivo + quota oneri figurativi). La prima configurazione è

utile per controllare l’efficienza del lavoro e dell’utilizzo delle materie, la seconda è utile per controllare l’efficienza

della produzione, la terza è utile per controllare l’efficienza della gestione complessiva, l’ultima è utile per calcolare i

prezzi di vendita del prodotto. In economia aziendale, le quantità si classificano in quantità misura (una sola grandezza

unica, vera, obiettiva, verificabile), quantità stimate (una grandezza unica, vera, obiettiva, verificabile, però per motivi

di tempo ed economici è stimata), quantità astratte.

Nel controllo dei costi a livello di sistema aziendale si considerano costi/ricavi/reddito. È effettuato un Conto

Economico in forma scalare (Report Form). Sinteticamente possono essere utilizzati due indicatori: ROI = RO/(CC+CP),

il quale esprime la redditività del capitale sia proprio che di credito investito nell’attività operativa dell’azienda e

interessa ad amministratori e manager, ROE = RN/CP, il quale indica la redditività del capitale proprio investito in

azienda e interessa all’azionista e al proprietario.

ROS (Return On Sales) = capacità dell’azienda di produrre a costi contenuti (RO/fatturato)

CT (Capital Turnover) = Capacità dell’azienda di aumentare il fatturato

CC = capitale di credito

CP = capitale proprio

Secondo Clark, i costi possono essere distinti in tre categorie: costi β (costi fissi), costi α (costi variabili in misura

proporzionale al volume dell’attività aziendale), costi y (costi variabili in misura più che proporzionale al volume

dell’attività aziendale). I costi totali sono dati da α + β + y, i costi medi da costi totali/q, i costi

differenziali/suppletivi/marginali si calcolano tramite ΔCT oppure ΔCV(α+y), il costo medio è dato da α/q + β/q + y/q.

Esaminando l’incidenza di α, β, y sul costo medio al variare del volume dell’attività aziendale, si ottiene la loro

produttività economica. β/q ha un’incidenza decrescente e una produttività crescente; α/q ha un’incidenza costante

e una produttività costante; y/q ha un’incidenza crescente e una produttività decrescente.

I ricavi totali sono pari al prodotto tra la quantità venduta (Q) e il prezzo di vendita (PV) (RT = PV X Q); i costi totali sono

pari alla somma dei costi fissi (CF) e i costi variabili (CV) a loro volta determinati dal prodotto tra costo variabile unitario

(cvu) e quantità prodotta (Q) (CT = CF + CV) (CV = cvu X Q).

Il è la parità tra CT e RT, graficamente dove si incontrano la curva RT e la curva CT; se si precede

break even point (BEP)

il BEP ci si trova in area di perdite, se si supera, invece, ci si tro

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
57 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/07 Economia aziendale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Jessfrat di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia aziendale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale o del prof Marsigaglia Bruno.