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Economia dello sviluppo locale - il fenomeno dei distretti: principali distretti siciliani Pag. 1
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I modelli territoriali che hanno dato origine alla teoria del distretto si basano su un

concetto di spazio diversificato-relazionale in cui lo spazio perde la sua connotazione

geografica- materiale per privilegiare l’aspetto immateriale costituito da relazioni economiche,

sociali e di governance che realizzano esternalità territoriali. Viene cioè concepito come

elemento generatore di vantaggi economici attraverso meccanismi di sinergia che si generano a

livello locale. Ne derivano quindi un economia immateriale, composta da elementi che non

vediamo ma che stanno alla base della stessa economia, come ad esempio gli scambi finanziari o

gli scambi di notizie, ed una struttura di governance, ossia di controllo, che salvaguardia il buon

funzionamento del mercato sia sostenendo la cooperazione sia evitando la degenerazione in

concentrazioni finanziarie e cartelli protezionistici.

Grazie ai distretti per la prima volta è stato attribuito allo spazio un ruolo attivo

all’interno dello sviluppo economico. Infatti in passato era considerato dagli economisti in

maniera omogenea, vale a dire un fenomeno si ripeteva in maniera uniforme in tutto lo spazio.

All’interno del sistema il distretto si caratterizza come sub-sistema sia funzionale che

territoriale: funzionale in riferimento al compito svolto (che può essere industriale, commerciale,

turistico, ecc), territoriale in riferimento alla disposizione spaziale assunta. Così avremo uno

sviluppo funzionale che consente l’ottenimento di economie, quindi abbassare i costi ed

aumentare la competitività, ed uno sviluppo territoriale che conduce ad una “crescita” del

territorio.

I distretti industriali, tecnologici e turistici possono fornire il proprio contribuito al rilancio

economico della Sicilia. Ne sono esempi il distretto del Sud est che coniuga la valorizzazione del

barocco di Noto, con zone marinare di infinita bellezza come Marzameni, o il distretto di

Taormina Etna, che al mito del vulcano unisce la capitale del turismo siciliano.

E’ possibile dare uno sguardo ai principali distretti dell’Isola ed al loro apporto all’economia.

Il Distretto Produttivo "Etna Valley Catania" coinvolge le imprese ad elevato contenuto

tecnologico (circa 1456 con un fatturato di 93 milioni di euro) localizzate, in prevalenza, nel

territorio di Catania, Anche se sono coinvolti anche territori delle province limitrofe di Ragusa e

Siracusa (distretto sud-est), nonché di quelle di Messina, Enna e Palermo. Le origini del Distretto

tecnologico sono strettamente legate alla storia della ST-Microelectronis, la società leader nelle

soluzioni a semiconduttore per applicazioni microelettroniche. Il suo sviluppo coincide infatti

con l’insediamento nell’area catanese, nel 1997, di uno stabilimento della ST di Pasquale

Pistorio. Da allora si è sviluppata una vasta area industriale, comunemente denominata Etna

Valley, densa di aziende operanti prevalentemente nel comparto high-tech. Oltre alla presenza

della ST, l’area catanese ospita anche altri colossi come la Nokia, l’IBM, la Telespazio e la

Openline. Accanto ai grandi colossi, infine, esistono alcune realtà locali consolidate o in via di

consolidamento, nate e cresciute nel fertile humus del distretto: alcuni esempi sono la Antech

(telecomunicazioni satellitari), la SIFI (prodotti farmaceutici aftalmici), la Elmec (meccanica di

precisione), Teleservice (telecomunicazioni e networking), MediaOnLine (software per internet),

Video Bank (internet service provider), Tnet (internet provider e servizi informatici), AID (robot

e sistemi automatizzati per l’agricoltura), la SAT (frame per semiconduttori) ecc. Il patto

distrettuale prevede, in particolare, l'attivazione di misure relative a fondi di garanzia e di venture

capital, all'erogazione di voucher per la ricerca applicata e il trasferimento della conoscenza, agli

incentivi per l'innovazione. Specifiche azioni riguardano inoltre l'attivazione di un circolo della

conoscenza, la promozione dell'internazionalizzazione e il marketing territoriale. Il successo di

Catania può essere spiegato grazie alla presenza di elementi quali la possibilità di trovare giovani

preparati a costi inferiori rispetto ad aree avanzate come gli Usa, la possibilità per gli studenti

catanesi di fare ricerca e formazione dentro le aziende o presso le grandi agenzie nazionali

presenti sul territorio, e lo sfruttamento da parte delle amministrazioni locali degli strumenti

forniti a livello europeo, governativo e regionale per stimolare l’attrattività della forza lavoro

locale. Per lo sviluppo dell’area, infine, determinante è stato il contributo dell’Università di

Catania con la creazione del più grande laboratorio di ricerca e Sviluppo nell’alta tecnologia

presente in Italia e la recente nascita di SMAU importante fiera del comparto elettrico. Alle

attività del distretto partecipano altre strutture di ricerca come l’IRSSAT (l'Istituto di ricerca,

sviluppo e sperimentazione sull’ambiente ed il territorio), il Parco scientifico e tecnologico della

Sicilia, l'Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN), il Consorzio Catania Ricerche, l'Istituto per

la microelettronica e i microsistemi del CNR e l'Osservatorio di Catania - Laboratorio rilevatori

(INAF).

Il distretto produttivo dell’Arancia Rossa nasce su iniziativa delle principali imprese attive nella

produzione, trasformazione e commercializzazione delle arance rosse (tarocco, moro,

sanguinello) di Sicilia e coinvolge imprese localizzate principalmente nelle province di Catania,

Siracusa e Ragusa. L’obiettivo principale è accrescere la competitività delle singole aziende della

filiera attraverso l’attivazione di sinergie finalizzate a ridurre la frammentazione del settore e a

favorirne la messa in rete. Il distretto vede la partecipazione attiva di centri di ricerca quali

l’Istituto Sperimentale per l’agrumicoltura di Acireale, la Facoltà di Scienze Agrarie

dell’Università di Catania e il Consorzio di Ricerca per lo Sviluppo di Sistemi Innovativi Agro

ambientali (CORISSIA).

Il distretto della ceramica di Caltagirone, localizzato nella Sicilia Centrale (Calatino Sud

Simeto), ha l'obiettivo di promuovere lo sviluppo dell'artigianato artistico locale, valorizzando la

sua antichissima tradizione. In particolare, il patto di distretto si propone di:

rafforzare e qualificare il sistema formativo, adeguare e ampliare il sistema museale della

ceramica e favorire l'innovazione e l'internazionalizzazione delle imprese

La città di Caltagirone ha un legame molto stretto con il mondo della ceramica ed attualmente è

in corso una riscoperta dell'artigianato locale del semilavorato che ha favorito la nascita di nuove

iniziative imprenditoriali con prospettive di sviluppo molto elevate. Il distretto si concentra

prevalentemente sulle ultime due fasi di lavorazione della filiera produttiva: la lavorazione del

semilavorato e la decorazione, sebbene il peso in termini di fatturato sia preponderante a favore

della decorazione. Infatti, le botteghe artigiane si approvvigionano del semilavorato presso

distretti ceramicoli nazionali (Deruta, Faenza, Vicenza) e regionali (S. Stefano di Camastra). La

struttura aziendale tipica è di tipo artigianale e familiare composta da 3-4 unità lavorative per

unità locale di produzione, ma la dimensione del sommerso è notevole aggirandosi secondo

stime attendibili intorno al 90-100% della forza lavoro ufficialmente impiegata. Le figure

professionali delle aziende artigianali specializzate nella decorazione - che rappresentano la

quasi totalità delle aziende del comparto - comprendono i decoratori, gli smaltatori, i modellisti, i

figurinisti ed i foggiatori. A tali attività partecipano anche le università di Catania e Messina e

l’Istituto statale d’arte per la ceramica.

L’altro importante distretto della ceramica è quello di S. Stefano di Camastra che interessa un

territorio distribuito nelle province di Agrigento, Messina e Palermo. La produzione ha avuto

inizio circa trecento anni fa, in conseguenza di un evento calamitoso che distrusse il Paese nella

sua posizione originaria, costringendo gli abitanti di S. Stefano a spostarsi in una nuova

ubicazione più a valle. L'esigenza di edificare le nuove abitazioni portò a sfruttare un materiale

molto presente nel territorio, l'argilla, che fu così usata per costruire parti delle nuove abitazioni

come le tegole e i "catusi" (le moderne grondaie), che per la buona fattura e l'utilizzo sempre più

comune nella costruzione delle case acquisirono subito una buon mercato di vendita a livello

regionale. L'esigenza di sfruttare sempre più la risorsa locale dell'argilla diede l’impulso alla

produzione di nuovi prodotti, che potessero incrementare la vendita di quella che nel frattempo

era diventata un'attività importante per l'economia di S. Stefano. Oggi le produzioni principali

delle aziende stefanesi sono le maioliche e le terrecotte artistiche e la quasi totalità del tessuto

produttivo è costituito da imprese artigiane con l'integrazione dell'organizzazione della

produzione in senso industriale ed artigianale dove il ciclo produttivo delle aziende parte da un

semilavorato che è il panetto grezzo di argilla, per finire con la decorazione artistica. Non esiste

all’interno del distretto una precisa strategia di marketing, ma è ormai divenuta una consuetudine

la partecipazione alla Fiera Macef di Milano, che rappresenta un'occasione interessantissima per

l'impatto che ha anche su operatori commerciali internazionali. E' proprio grazie a queste

partecipazioni che alcune aziende sono riuscite ad avere una presenza significativa sui mercati

esteri, particolarmente quello statunitense, quello tedesco e quello giapponese.

Il distretto produttivo della Pietra lavica dell'Etna coinvolge imprese attive nei settori

dell'estrazione, della segheria e della trasformazione della pietra (lavorazione di prodotti finiti

per l'edilizia, ceramizzazione, ecc.) con la partecipazione dell’Università di Catania. Il patto

distrettuale prevede la realizzazione di opere ed infrastrutture tramite anche la bonifica e

l'utilizzo di siti industriali dismessi, lo sviluppo di attività di ricerca industriale e di sviluppo

precompetitivo (centro di ricerche e brevetti; sostegno e promozione al sistema distrettuale per la

ricerca e lo sviluppo tecnologico; rifiuti speciali); la realizzazione di servizi informatici e

telematici oltre che l’attività di acquisizione e rielaborazione dati; l'allestimento di esposizioni e

la promozione commerciale di prodotti innovativi; il sostegno alle le imprese (strumenti di

ingegneria finanziaria) anche tramite consulenze finalizzate ad aumentare la

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Publisher
A.A. 2009-2010
4 pagine
2 download
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/12 Storia economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher rickydl86 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia dello sviluppo locale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Catania o del prof Greco Antonino.