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Estratto del documento

L

Wx

messo in relazione alla quantità del prodotto: Q. dunque Q

L è l’inverso della produttività media. Se la produttività media cresce, il CLUP cala.

Q

Se la produttività è bassa e dunque cala, il costo del lavoro è alto e tende a crescere. Questa è la

situazione italiana. Il costo medio del lavoro si basa su quella che è la produttività del lavoratore. Il

costo del lavoro dunque è basso, ma la produttività è bassa.

Il punto di vista delle imprese è molto diverso. Le imprese creano i jobs, creano quando conviene e

quando il CLUP è ritenuto accettabile.

Dato il capitale, man mano che impiego lavoro produco di più ma con andamenti decrescenti. Non

conta la qualità del prodotto né il titolo del lavoratore.

Le imprese possono generare beni o mali in termini di esternalità.

L’indicatore di produttività che vediamo nelle statistiche è molto generale e molto indiretto di ciò

che succede indirettamente. Se voglio tener conto devo passare a indicatori molto più precisi. Questi

sostituiscono alla quantità il livello aggiunto. A una quantità fisica si associa il prodotto vendibile

meno il valore dei beni che son stati utilizzati per produrre una soluzione lorda vendibile fratto il

numero dei lavoratori. Trasformo quantità fisica in valore.

Il discorso bene/male è riferito al consumatore. Le esternalità esistono anche nel consumo e si

misurano col minore benessere che il consumatore ottiene dal consumo di un bene quando si

presenta.

Se c’è un’esternalità, sia positiva o negativa, il prezzo non include l’esternalità e a sto punto si deve

intervenire.

Protocollo di Kyoto: trattato che cerca di introdurre un quasi mercato dei diritti di prima vendita.

Ogni impresa ha sulla base un certo ammontare dei diritti di inquinamento che può non usare

oppure vendere, cioè metterlo a disposizione degli altri. Si crea il mercato che diventa una soluzione

privata al sistema.

3. 30/9/2015

Alfred Marshall era un economista inglese molto importante che ebbe un allievo altrettanto

importante per il nostro corso e per alcune idee base dell’economia: John Keynes.

Due idee Keynes: la difficoltà nasce non dal persuadere la gente ad accettare le nuove idee, ma dal

persuaderli ad abbandonare le vecchie. È una cosa molto banale all’apparenza ma in realtà

estremamente profonda. L’idea di partenza che confrontiamo con una nuova proposta non sempre

ha l’effetto che consideriamo positivo. Noi abbiamo in mente uno schema concettuale con cui ci

confrontiamo quando ci viene proposta una nuova idea. Il problema è sottoporre a testi il vecchio

schema cercando di vedere se questo è più o meno valido rispetto al vecchio.

Il dibattito politico economico in Italia oggi, per esempio, è estremamente basso. Le idee proposte

son date per mettersi in mostra, non per fornire spunti interessanti. Ognuno propone la sua idea e

poi questa o compare o scompare a seconda dei casi. Non bisogna ragionare in questo modo.

Le idee vanno ancorate a delle basi, non solo sparare idee random. Per Keynes queste vecchie idee

sono da legare a un economista defunto. Il mercato si considera, per esempio, come una risorsa

sempre utilizzabile, senza pensare ai vincoli del mercato che mettono in campo altre forme di

governo dell’attività economica e sociale. Gli economisti hanno impiegato due secoli per sviluppare

una teoria pura del mercato, quella della concorrenza perfetta. Il mercato è un meccanismo di

coordinamento dei comportamenti. Il problema è che il mercato può fallire e i beni non sono beni

privati, non sono prodotti e scambiati. Il mercato è una forma di coordinamento estremamente

efficiente. Non può essere trascurato come forma di coordinamento dell’attività ma fallisce, può

fallire. Allora, che alternative ci sono? Lo stato, il governo, può fallire anch’esso. Non solo

fallimento del mercato ma anche del governo.

Principio di sussidiarietà: è un principio molto usato in Europa che può generare forme di

coordinamento della società civile. C’è massima dispersione e massima concentrazione dello stato.

La grande crisi che stiamo cercando di superare ci ha mostrato come fallito il mercato, fallisce

anche lo Stato. Penso agli errori della federal resource statunitense che ha favorito il fallimento del

mercato finanziario. La crisi evidenzia un fallimento sia dell’uno che dell’altro. Non si deve

prendere un fallimento nell’ottica della crisi italiana, ma il fallimento è un passaggio della vita in

cui uno sbaglia, paga e poi torna in campo. Dopo il fallimento non si è perduti per sempre, ma è

qualcosa di risolvibile. Ci sono fasi in cui quel meccanismo non è efficace ed efficiente, come

normalmente accade in altre situazioni.

Il principio di mercato è pensabile diversamente a seconda dei principi. La crisi dei rifiuti di Napoli

è interpretabile come una crisi statale e del mercato. La grande impresa che ha costruito gli

inceneritori sono infatti imprese private e hanno fallito. C’è una combo di fallimenti, dunque.

Fallimento sistemico: da un fallimento del mercato a un fallimento dello stato. Il fallimento

sistemico ci deve insegnare qualcosa di nuovo. Ecco perché sono diverse le crisi storiche: la nostra

crisi è molto diversa da quella del ’29.

Lezioni di oggi: considerazione di alcune idee di base da cui partire, tra cui la flessibilità del

mercato di lavoro. L’idea di flessibilità del lavoro come strumento per intervenire sulla realtà è un

errore fondamentale.

Flessibilità: dal 1997, legge TREU, le politiche del lavoro in Italia sono politiche finalizzate ad

ampliare la flessibilità. Cos’è la flessibilità? È un concetto composto da tanti aspetti.

Quando c’è un problema di produttività del lavoro c’è un problema di flessibilità nei salari.

Riducendo i salari si riduce il potere di acquisto. Sono due fenomeni che coesistono.

Altra dimensione della flessibilità è la durata del rapporto di lavoro: la flessibilità numerica. Il

lavoratore può essere assunto o licenziato. Nella concorrenza perfetta, idealmente, il lavoratore

viene assunto la mattina e licenziato la sera per essere riassunto la mattina dopo se necessario.

Questo genera la maggiore uguaglianza possibile. Tutti sono uguali. Ma tutti sono precari. È un

fatto che in certe situazioni piuttosto che in altre la flessibilità ritorna o meno. Si differenzia tra

lavoratori tutelati e non tutelati. La flessibilità massima del mercato di lavoro rende tutti uguali e

outsider. Jobs act assolve a questa specifica funzione mettendo in campo un concetto che dal punto

di vista economico non ha assolutamente niente di rigoroso per rendere tutti outsider. Chi si

sottopone a un nuovo contratto di lavoro entra in un contratto flessibile in cui le crescenti non

tutelano la durata del rapporto di lavoro. Flessibilità numerica. C’è una terza flessibilità che è

venuta fuori quando si parla di buona scuola.

Dopo la promessa di collocazione dei precari nella scuola, molti non sono stati collocati e quelli

collocati son stati mandati a km di distanza dalla loro residenza. Il salario pagato, vivendo in un

contesto con famiglia, casa e mutuo, è flessibilità non funzionale.

Cambiando funzione si può cambiare localizzazione. Dunque la flessibilità è:

- Numerica

- Funzionale – geografica.

Nell’analisi di concorrenza perfetta emerge che la domanda di lavoro da parte delle imprese si

creano posti di lavoro e in questo si collocano lavoratori che si concentrano nel mercato. La

domanda di lavoro dipende dalla produttività. Se vediamo quali sono le basi che portano alla

produttività dobbiamo considerare il mercato di prodotto dell’impresa, il mercato del lavoro, il

Q

mercato del capitale. Se consideriamo la domanda di lavoro vediamo che la produttività L

dipende dal funzionamento dell’economia.

Cos’è la flessibilità? È una variabile di stato che distinguiamo dalle variabili di controllo. Teoria

matematica dei controlli che distingue tra le due.

Variabile di stato: risultato del funzionamento complessivo dei sistemi che stiamo controllando.

Variabile dei controlli: noi siamo in grado di modificare il sistema che controlliamo.

Lester Thurow. Tenior: impedisce la concorrenza tra studente e professore. Se il prof fosse un

precario, ogni studente potrebbe concorrere al posto di insegnamento di economia. Quale problema

può comportare questo fatto? Perché il prof dovrebbe darci insegnamenti a persone che sono

probabili concorrenti futuri? Thurow sostiene che il tenior limita il problema della trasmissione

delle conoscenze. La precarietà assoluta invece genera una concorrenza.

Adam Smith individuava attività, tra le quali l’istruzione, in cui il mercato risultava temperato. Un

sistema basato sulla trasmissione della conoscenza non mette in campo i motivi legati alla

trasmissione della conoscenza. Alcune rigidità concorrono alla funzionalità del mercato, secondo

Sean Peters. Ci sono aspetti dinamici che vanno tenuti in considerazione.

Diverse tipologie di apprendimento:

1. Learning, basato sullo studio.

2. Learning by doing, cioè apprendere facendo (cfr. Kenneth Arrow)

3. Learning by using, riferito alle imprese. Avviene tra produttori e anche con modalità

organizzative nuove delle risorse umane (cfr. Nathan Rosemberg)

4. Learning by interacting (cfr. Scuola Evoluzionista)

Sono le forme di economia basate sull’apprendimento e queste forme di conoscenza

sostanzialmente fanno parte della nostra professionalità in quanto SONO professionalità.

Professionalità solitamente è collegato a qualcosa di molto pratico. La praticità è connessa a diversi

passaggi. Questo è frutto di qualcosa che abbiamo fatto tra di noi.

Queste conoscenze acquisiste nei modi sopra elencati devono diventare il patrimonio di

informazione e portarci al learning to learn. Questa è la nostra professionalità. Cosa si intende? Nel

corso della nostra vita dobbiamo essere in grado non di imparare una specializzazione che rimane

fissa ma imparare ad apprendere.

Le tipologie di learning sono spiegate in due dimensioni: la dimensione della conoscenza esterna o

l’organizzazione economica della conoscenza interna alle imprese, spesso molto sottovalutata.

Molto dell’apprendimento viene fatto dopo aver iniziato a lavorare. Penso alle pipelines,

immaginandole piene di conoscenza: una delle due pipeline è generato dalle scuole e dai sistemi di

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A.A. 2016-2017
25 pagine
3 download
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/08 Economia e gestione delle imprese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Darcy12 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia delle risorse umane e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Antonelli Gilberto.