Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
L H L
riprodurre il risultato ottenuto nel caso di solo lavoro temporaneo (come se ci fosse solo L ). Esistono
temp
limiti:
L’impresa, se la congiuntura è continuamente favorevole, dovrà rinnovare in continuazione i contratti
• temporanei: ciò non è sempre possibile, dipende dalla regolamentazione
L’uso del lavoro temporaneo potrebbe comportare costi fissi, in particolare costi d'agenzia
• Lavoratori potrebbero cercare altrove posti permanenti e lasciare l’impresa
•
3. Mostrare come si modificano i risultati del modello buffer stock in presenza di costi d’agenzia: modello
buffer stock con costi d’agenzia. Il lavoro temporaneo assume spesso forma di lavoro interinale, ossia
dipendenti di agenzie d’intermediazione del lavoro che vendono i loro servizi alle imprese. Per le imprese
c’è il vantaggio della flessibilità, ma devono pagare un margine d’intermediazione all’agenzia, che si
configura come costo addizionale del lavoro (costi d’agenzia): se il margine di intermediazione è
proporzionale al valore intermediato, il margine va considerato come markup sul salario. Aggiungendo il
costo d’agenzia, le conclusioni del modello buffer stock si modificano come log(L +L )-
perm temp
Π=p[A H
wL -w(1+µ)L )]+(1-p)(A logL -wL ), da cui L =A /[w-(pwµ/1-p)], quindi:
perm temp perm perm perm
L L
Nello stato favorevole, l’impresa assume meno che nel modello senza costi d’agenzia, perchè il costo
• marginale del lavoro temporaneo è aumentato.
Nello stato sfavorevole, l’impresa assume più che nel modello con costi d’agenzia e ciò si spiega con il
• fenomeno del labour hoarding (di lavoro permanente): poiché 1h di lavoro temporaneo costa più di 1h
di lavoro permanente, l’impresa accumula una scorta di lavoro permanente che, anche se remunerata al
di sopra della produttività marginale, è più conveniente che un ricorso eccessivo al (più costoso) lavoro
temporaneo in fasi espansive. Inoltre, al crescere del markup, aumenta il labour hoarding e si riduce la
domanda di lavoro temporaneo.
Graficamente, se i lavoratori interinali sono onerosi, il modello di buffer stock diventa:
4. Modello con contratti temporanei e costi di turnover. I costi di turnover derivano dalla necessità di
sostituire lavoratori, per il lavoro permanente sono gli oneri connessi al licenziamento (ad es. se non vi è
giusta causa), mentre per il lavoro temporaneo non è necessario licenziare (contratto termina), ma sono
costi legati al rischio che i lavoratori temporanei lascino l’impresa e al reperimento dei loro sostituti. Si
considera un’impresa che opera per 2 periodi e deve riempire un posto vacante cui, in ogni periodo, è
associato un certo profitto atteso: l’impresa deve scegliere se riempirlo con un posto permanente (che
dura 2 periodi) o temporaneo (dura 1 periodo e va rinnovato per garantire la produzione nel 2° periodo).
Il salario w è fisso e uguale per i due tipi di contratto. Il contratto temporaneo termina a fine t , mentre il
1
permanente può essere interrotto a fine t , pagando un costo di licenziamento T. La produttività del posto
1
di lavoro in t è y, in t è una variabile casuale che assume valore y con probabilità p=(1-δ) e 0 con p=δ: in
1 2 9

 questo secondo caso, per l’impresa è conveniente distruggere il posto di lavoro e non produrre. I
lavoratori temporanei in t possono abbandonare l’impresa con probabilità mentre q è la probabilità
λ,
2
che l’impresa riesca a trovare un nuovo lavoratore temporaneo in t e r è tasso d’interesse. Date queste
2
ipotesi, si mantiene il contratto con valore presente scontato (J) maggiore:
a. Di occupare una posizione lavorativa permanente J =y-w+[-δT+(1-δ)(y-w)]/(1+r)
perm
b. Di occupare una posizione lavorativa temporanea J =y-w+{(1-δ)[(1-λ)(y-w)+λq(y-w)]}/(1+r)
temp
Da ciò si ottiene ∆ =J -J : bisognerà offrire un contratto permanente solo se ∆ ={(1-δ)(y-w)[λ(1-
perm perm temp perm
q)]-δT}/(1+r)>0. Quindi:
a. In assenza di incertezza (δ=0) o in assenza di costi di licenziamento (T=0) bisogna offrire un contratto
permanente. Inoltre, un contratto permanente è più probabile se:
La probabilità che un lavoratore temporaneo abbandoni l’impresa è maggiore
• I profitti (y-w) sono alti
• Il tasso di interesse è basso
•
b. Se l’eventuale rimpiazzo del lavoratore è immediato (q=1) bisogna offrire un contratto temporaneo
Lettura 5: Temporary jobs: stepping stones or dead ends?
Scopo di questo documento è esaminare se i posti di lavoro temporanei sono vicoli ciechi con scarsa
retribuzione o trampolini di lancio per l'occupazione permanente. L'analisi distingue tra lavoratori casuali e
stagionali (temporaneo) e con contratti a tempo determinato (può essere permanente): i risultati confermano
che i lavori temporanei non sono più desiderabili rispetto ai permanenti, pagano meno, sono associati a
minore soddisfazione e forniscono meno formazione, ma sono trampolini di lancio per il lavoro permanente.
1. Ipotesi alla base delle analisi:
In un mercato del lavoro competitivo, i lavoratori con contratti temporanei dovrebbero ricevere un salario più
alto, che compensa l’assenza di protezione dell'occupazione. Si considerano i lavori temporanei in cui è
improbabile che il lavoratore possa ottenere un contratto a tempo indeterminato: questi lavori sono poco
attraenti per i lavoratori con minor probabilità di voler rimanere in azienda. Inoltre, i salari dovrebbero
convergere per i lavoratori che iniziano in lavori temporanei o permanenti, ma le imprese possono anche
usare i contratti temporanei come prova, per poi offrire un impiego permanente. La capacità di licenziare i
lavoratori a bassa capacità a fine contratto temporaneo porta ad un guadagno di efficienza: in questi casi, i
lavoratori che iniziano con contratti temporanei hanno capacità inferiore rispetto a quelli che iniziano con
contratti permanenti, inoltre questi lavoratori avranno bassa soddisfazione sul lavoro.
2. Descrizione dati:
L’analisi si basa su uomini e donne, inoltre i dati permettono di distinguere 2 tipi di lavoro temporaneo: lavori
stagionali (occasionali) e lavori svolti per contratto (periodo fisso). La percentuale di lavoratori maschi nei
lavori temporanei è minore di quella di lavoratrici donne sia in lavori stagionali e occasionali sia in contratti a
tempo determinato. Inoltre, gli uomini guadagnano i salari più alti nel lavoro a tempo indeterminato e il più
grande divario salariale è tra lavoratori permanenti e stagionali; anche il differenziale retributivo orario tra
lavoratori con contratti permanenti e a tempo determinato è significativo. Per le donne, i salari più alti sono
guadagnati dai lavoratori con contratti a tempo determinato, che ricevono di più rispetto ai lavoratori a
tempo indeterminato. I 2 tipi di lavoro temporaneo differiscono anche in altri modi, i lavoratori stagionali
sono concentrati nei servizi personali, vendite, operazioni d’impianti e altre occupazioni low-skilled, mentre la
quota di lavoratori maschi e femmine con contratti a tempo determinato è in occupazioni professionali. Lo
sforzo differisce anche tra lavoratori stagionali e a contratto a tempo determinato: per gli uomini, le ore
settimanali medie normali di permanente, stagionale e a tempo determinato sono maggiori che per le
donne. Sia per gli uomini che per le donne le ore di lavoro sono simili tra contratti a tempo indeterminato e
determinato, inoltre i lavori stagionali comportano meno ore di lavoro. Infine, bisogna distinguere tra lavori
temporanei stagionali (a basso salario e sforzo concentrati in occupazioni a basso capitale umano) e a tempo
determinato: questi ultimi sono simili a lavori permanenti e, per questo, possono essere posti di prova per
lavori permanenti.
3. Lavoro temporaneo in UK negli anni ’90:
• Chi prende un lavoro temporaneo? Per affrontare questa domanda, si eseguono regressioni per uomini e
donne, in cui la variabile dipendente distingue le 3 categorie di occupazione: gli uomini più anziani hanno
più probabilità di essere in entrambe le forme di lavoro temporaneo, inoltre gli uomini con più licenziamenti
10
 hanno più probabilità di avere un lavoro temporaneo. Per le donne, la differenza è che quelle in
occupazioni molto qualificate hanno più probabilità di lavorare con contratti a tempo determinato, inoltre le
donne con figli più grandi hanno anche più probabilità di avere contratti a tempo determinato, mentre le
più giovani hanno più probabilità di avere lavori stagionali.
• Soddisfazione sul lavoro, è correlata con le separazioni di lavoro, sforzo e produttività. Gli uomini e donne
stagionali hanno meno probabilità di essere soddisfatti del loro lavoro rispetto ai permanenti, ma non c’è
differenza nella soddisfazione sul lavoro tra lavoratori con posti a tempo indeterminato e determinato.
• Opportunità di formazione. La probabilità maschile di ricevere una formazione legata al lavoro è inferiore
sia per i lavoratori con contratti a tempo determinato sia per gli uomini con contratti stagionali, rispetto ai
permanenti. Le lavoratrici con contratti a tempo determinato hanno probabilità inferiori alle permanenti di
essere addestrate, così come le donne stagionali. Quindi, i lavoratori stagionali ricevono meno formazione
dei permanenti.
• Salari nei lavori temporanei. Il divario salariale permanente-temporaneo era, per gli uomini, più basso dei
lavori a tempo determinato rispetto all’occupazione occupazione stagionale, così come per le donne: il
divario rispetto ai lavori permanenti per un maschio stagionale di poco più basso rispetto ad uno a tempo
determinato, così come per le donne. Inoltre, vi sono divari più piccoli ì per uomini in lavori stagionali e
donne con contratti a tempo determinato o per uomini con contratti a tempo determinato e donne in lavori
stagionali. Quindi, i posti di lavoro temporanei sono detenuti in modo sproporzionato da giovani e anziani,
per i quali gli investimenti in capitale umano specifico possono essere inefficienti. I lavori stagionali hanno
bassa soddisfazione sul lavoro, mentre quelli a tempo determinato hanno bassa soddisfazione in certe
componenti del lavoro, inoltre c’è formazione inferiore in entrambi i tipi di lavori temporanei.
4. Impatto del temporaneo sul successivo impiego e salari:
Se i lavori temporanei sono scelti volontariamente da i