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Estratto del documento

MOTIVAZIONI!

I. Saturazione del mercato interno!

Obbliga l'impresa ad andare a guadagnare fette di mercato all'estero!

II. Diversificazione - Riduzione del rischio cliente e rischio mercato!

Diversificazione Mai avere un monocliente e mai internazionalizzare in un unico paese, in caso di

conflitto ci potrebbe essere un blocco dei pagamenti o delle importazioni.!

III. Limitatezza mercato domestico!

Il mercato domestico è limitato, ma se vado all'estero ho tutto il mondo!

IV. Acquisire forza competitiva!

Detto io legge!

V. Acquisire economie di scala!

Aumento di produzione -> Riduzione dei costi!

Accedere alle migliori fonti di approvvigionamento, mi avvicino alle mie fonti, capisco quando e se

riesco a fare degli affari.!

VI. Difendere il mercato interno!

Grazie ad un aumento di produzione difendo il mercato interno, creo difficoltà negli altri mercati e

quindi i competitors stranieri si difendono sui loro mercati, concentrandosi non andranno ad

invadere il mio mercato. !

!

EFFETTI!

Maggiore pressione competitiva. Ingresso dei nuovi competitors sui mercati. Invece di essere uno

ce ne saranno due, aumenteranno i competitors e quindi la pressione competitiva sarà maggiore.

avremo un'incremento del numero di interlocutori. Avrò bisogno di intermediari. ! 8 di 27

Accrescimento patrimonio di risorse dell'impresa!

Risorse in tutti i sensi, persone, risorse finanziarie, materiali. Abbiamo bisogno di più.!

Innovazione dell'azienda!

Per le nuove conoscenze l'azienda avrà dell'innovazione!

Divisione internazionale del lavoro!

Si avranno dei nuovi prodotti e quindi magari uno spostamento della produzione, viene ridefinita la

divisione internazionale del lavoro, magari la divisione produttiva è in Cina, la divisione marketing è

in USA. !

!!

Esistono delle variabili che condizionano il processo di internazionalizzazione

Variabili interne:

• Formula imprenditoriale: l’imprenditore è propenso ad internazionalizzarsi sui mercati

esteri o no? Dipende dalle sue capacità, dalle sue ambizioni, dalle sue conoscenze, dalla

sua esperienza e dai mezzi finanziari che ha a disposizione ecc..;

• Struttura aziendale: se l’azienda è già presente sui mercati esteri e se si vuole ingrandire

sempre di più à l’azienda cercherà nuovi sbocchi sui mercati esteri. Tutte queste variabili

devono essere integrate l’una con l’altra (l’azienda deve avere oltre che la volontà di

internazionalizzarsi anche le risorse per poterlo fare);

• Propensione internazionale del management: bisogna capire se i manager hanno

propensione ad internazionalizzarsi sui mercati esteri o meno. Bisogna capire se queste

persone hanno l’esperienza, la conoscenza la volontà e i mezzi per internazionalizzarsi

(come nel caso dell’imprenditore). Queste variabili sono sempre collegate.

Variabili esterne:

• Dotazione infrastrutturale: dotazioni a livello di trasporti, internet ecc…nel mercato di

sbocco. L’azienda deve studiare quale mercato aggredire osservando anche la

morfologia del paese per capire se si può attuare il processo di internazionalizzazione o

meno. Lo studio del paese deve essere propedeutico al processo di internazionalizzazione

(prima di effettuare lo studio bisogna capire se i manager e l’imprenditore sono

d’accordo ad internazionalizzarsi, se hanno le risorse umane e finanziarie necessarie);

• Incentivi fiscali e monetari: se ci sono determinati paesi che attirano investimenti stranieri,

le aziende saranno propense ad internazionalizzarsi in questi paesi;

• Diffusione della tecnologia: bisogna valutare se i mercati a cui mira l’impresa sono

sviluppati dal punto di vista tecnologico e se quindi la tecnologia è diffusa;

• Caduta delle barriere fra gli stati: dipende dagli stati esteri. Si tratta di barriere doganali o

di cultura la cui caduta permette l’apertura dei mercati (esempio: Cuba sta piano piano

eliminando le barriere aprendosi ai mercati internazionali);

• Convergenza della domanda: più popoli vogliono le stesse cose à il mercato sta

diventando omogeneo, il mercato si converge (standardizzazione dei prodotti).

Il processo di internazionalizzazione è lungo e complesso e può presentare numerosi

ostacoli.

Questi ultimi sono da ricondurre alle differenze esistenti tra i vari paesi.

Attenzione: cultura e lingua.

I principali ostacoli al processo di internazionalizzazione sono:

• Ambiente naturale: può generare bisogni differenti fra i consumatori e quindi portare a

modificare il prodotto. È importante che l’impresa conosca quali sono i bisogni dei

consumatori finali: non in tutti paesi i bisogni sono gli stessi. È importante quindi la presenza

dell’azienda sul paese estero per capire meglio le preferenze del consumatore;

• Sistema politico e legislativo: può imporre procedure e canali obbligati per la

commercializzazione del prodotto. Ad esempio fino a 10 anni fa era molto difficile investire

a Cuba a causa del governo comunista. Il sistema politico vigente sta cercando però di

rimuovere questi ostacoli. Mentre per quanto riguarda il sistema legislativo, i principali

ostacoli sono presenti per esempio in Italia (leggi interpretative: confuse). In Italia il sistema

legislativo è complesso: c’è molta burocrazia e quindi le aziende tendono ad andarsene.

Gli investitori esteri sono attirati dai mercati con un sistema politico e legislativo chiaro.

Bisogna fare attenzione anche alle varie leggi che impongono come commercializzare

certi prodotti;

• Cultura: valori e credenze diverse possono creare bisogni e comportamenti diversi;

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• Lingua: le differenze linguistiche possono generare una modifica di contenuto del

messaggio. È importante anche l’atteggiamento e il modo in cui si esprimono le proprie

opinioni;

• Caratteristiche economiche: i diversi stadi di sviluppo generano diversi comportamenti di

acquisto. Bisogna quindi fare attenzione alle caratteristiche economiche di quel

determinato paese (esempio: Louis Vuitton non potrà mai vendere le sue borse in un

paese povero: avrà poca speranza di sopravvivere in quel mercato). È quindi importante

studiare la popolazione a cui si vende il prodotto. Mentre se l’azienda non vuole vendere

ma produrre in un certo paese, sarà più conveniente investire in paesi dove la

manodopera costa poco;

• Barriere allo scambio sia in entrata sia in uscita: esse sono suddivisibili in due grandi

categorie:

Barriere all’uscita: vietano di esportare merci verso un determinato paese (è il caso

dell’embargo);

Barriere all’entrata: limitano l’importazione di merci in un determinato paese;

• Variazioni periodiche dei cambi: esse rendono difficile il reperimento dei mezzi finanziari.

Attenzione all’oscillazione dei cambi. Legato alla variazione dei cambi c’è anche il

fatto di reperire mezzi finanziari perché costano.

L’azienda deve sempre valutare gli ostacoli in anticipo prima di internazionalizzarsi in

modo che possa fermarsi in tempo qualora le condizioni non siano favorevoli.

I RISCHI DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE!

Il rischio viene definito come un evento casuale che compromette la reddittività

dell’impresa. Il rischio potrebbe compromettere la reddittività aziendale e la perdurabilità

dell’azienda sul mercato estero. Il rischio c’è sempre ma bisogna cercare di studiarlo e

portarlo vicino allo zero. Esistono diverse tipologie di rischio derivanti dalla globalizzazione:

• Rischio economico: deriva dalla mutazione delle condizioni di mercato nel paese di

destinazione (inflazione, incremento costi produttivi ecc..). L’azienda dovrà scegliere un

paese con un tasso di inflazione o di disoccupazione piuttosto bassi. Dovrà inoltre fare

attenzione alla stabilità del sistema bancario;

• Rischio politico: deriva dall’instabilità politica che caratterizza i paesi in via di sviluppo. Il

rischio politico è direttamente legato al rischio sociale (sommosse, rivolte ecc..).

L’azienda deve assicurarsi che ci sia una stabilità politica all’interno del paese;

• Rischio operativo: rientrano i rischi di contestazione sulla qualità del prodotto, il rischio

sulla contraffazione dei marchi e la concorrenza sul mercato estero. Si tratta di rischi insiti

all’attività dell’impresa;

• Rischio del commercio internazionale (insito in ogni transazione). Si suddivide in tre

categorie:

1) Rischio relativo alla stipulazione ed esecuzione del contratto: attenzione

all’inadempimento della controparte (esempio: i Cinesi spesso fanno quello che

vogliono);

2) Rischi di trasferimento: l’azienda deve tenere conto dei rischi di trasferimento e quindi

di danneggiamento fisico della merce (ad esempio: l’affondamento della nave che

trasporta la merce);

3) Rischi inerenti al regolamento finanziario: pericolo di insolvenza del cliente. Meglio

spedire la merce solo se la banca garantisce per il cliente o se il cliente paga subito o in

anticipo. Sono tutti strumenti di transazione bancaria internazionale. Rischio di insorgenza

di impedimenti al momento del pagamento da parte del debitore.

Capitolo 2!

La teoria del ciclo di vita internazionale del prodotto (Vernon)

Nei primi anni Sessanta questa teoria ripropone su scala internazionale il ciclo di vita del

prodotto, focalizzandosi sulle scelte delle multinazionali americane; dove e perché esse

investivano.

La localizzazione delle attività produttive varia al variare della fase del ciclo di vita del

prodotto. Grazie a questa prima fase embrionale di internazionalizzazione nasce questa

teoria. Alla base di tutto ciò c’è l’unione tra i vari popoli. In ogni mercato ci sono clienti e

fornitori che interagiscono tra di loro e con i mercati stranieri. Andando sui mercati stranieri,

l’azienda è in grado di capire quali sono i bisogni e le esigenze dei consumatori finali in

quei determinati mercati. Quindi sono stati creati nuovi prodotti e nuove attività in parte

differenti da quelli destinati al mercato domestico. 10 di 27

Il modello proposto è stato valido fino alla seconda guerra mondiale. Successivamente ha

presentato alcuni punti deboli:

• Vernon considera un unico mercato, quello americano, come creatore di innovazioni

tecnologiche, non considerando anche quelli europei e giapponesi;

• Inoltre la sua teoria, in base alla quale i prodotti vengono introdotti in un mercato e

successivamente in altri, contrasta con la tendenza attuale. Infatti oggi si tende a

soddisfare contemporaneamente diversi mercati;

!

Le

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
27 pagine
4 download
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/11 Economia degli intermediari finanziari

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher alice.pavia.9 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia e gestione delle imprese internazionali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Galdini Dario.