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 IMPIEGHI VS CLIENTELA/ N° DI DIPENDENTI

Gli indici di rischiosità forniscono dati utili a valutare il livello di esposizione al rischio della

banca. Esempi di indici sono:

CREDITI DETERIORATI/ TOT CREDITI VS LA CLIENTELA

 CREDITI DETERIORATI/PN

 RETTIFICHE DI VALORE SU CREDITI/CASSA E DISPONIBILITA’ LIQUIDE

 Gli ultimi due indici evidenziano la capacità della banca di far fronte al deterioramento

dei crediti tramite cassa o PN.

RISCHI DELL’ATTIVITA’ BANCARIA

I rischi si dividono in due gruppi:

1. RISCHI FINANZIARI

Sono i rischi collegati all’attività di intermediazione finanziaria della banca. Rientrano in

questi gruppo:

Rischio di credito

 Rischio di controparte o di regolamento

 Rischio di concentrazione

 Rischio paese

 Rischio sovrano

 Rischio di mercato

 Rischio di liquidità

2. RISCHI OPERATIVI (NON FINANZIARI)

Caratterizzano ogni attività imprenditoriale, non necessariamente di natura bancaria.

Rientrano in questo gruppo:

Rischio operativo che comprende rischio legale

 Rischio reputazionale

 Rischio strategico

 RISCHI FINANZIARI

1. RISCHIO DI CREDITO: è il rischio più importante e comprende due fattispecie:

Rischio di default o di insolvenza: deriva dalla possibilità che i debitori, a cui si è

 concesso del credito, non adempiano in tutto o in parte, alla scadenza o oltre, le

proprie obbligazioni di pagamento. Le banche si espongono a tale rischio quando

stipulano contratti di debito che implicano pagamenti differiti nel tempo dal

debitore (es. mutuo)

Rischio di spread/migrazione/transazione: deriva dal deterioramento del merito

 creditizio del debitore. Lo strumento per misurare il merito di un credito è il

RATING. Il RATING è una sigla universalmente riconosciuta emessa dall’agenzia di

RATING. Si può dividere in:

- Di un emittente: fornisce una valutazione globale della solvibilità della società

emittente;

- Di un’emissione di obbligazione: valuta la capacità che il capitale e gli

interessi di una specifica emissione obbligazionaria vengano rimborsati

puntualmente.

Il massimo del rating è la TRIPLA A e il minimo D (default). Un RATING alto

significa basso rischio di credito e basso rendimento; un rating basso

rappresenta un alto rischio di credito e un alto rendimento. Le principali agenzie

di rating internazionali sono la MOODY’S, S&P e FITCH RATINGS.

2. RISCHIO DI CONTROPARTE O DI REGOLAMENTO.

Vi sono due principali differenze tra il rischio di credito e tra il rischio di controparte o

regolamento:

Il rischio di controparte o regolamento caratterizzano le transizioni su strumenti

 finanziai (fanno riferimento a operazioni di compravendita di titoli), mentre il

rischio di credito riguarda operazioni creditizie;

Il rischio di controparte o di regolamento può interessare sia il creditore che il

 debitore, invece il rischio di credito solo il creditore.

Rischio di controparte: deriva dalla possibilità che la controparte con la quale si è concluso

uno scambio di strumenti finanziari risulti inadempiente PRIMA del regolamento della

transazione;

Rischio di regolamento: si verifica quando l’insolvenza della controparte avviene DOPO la

data di regolamentazione degli scambi.

3. RISCHIO DI CONCENTRAZIONE

Il rischio di concentrazione si verifica nel caso in cui una banca concede tanto credito

verso:

-singole controparti connesse;

-controparti del medesimo settore economico;

-controparti che esercitano la stessa attività;

-controparti che appartengono alla stessa area geografica.

Per ridurre tale rischio, le banche possono diversificare il proprio portafoglio di crediti e

rispettare tutte le norme in materia di grandi rischi.

4. RISCHIO PAESE

Il rischio paese caratterizza le operazioni internazionali, nelle quali i paesi di residenza

del debitore e del creditore non coincidono tra loro. Se verifica quando la banca

concede prestiti a soggetti residenti in Paesi stranieri o investe in titoli stranieri. E’

causato da eventi economici, politici, sociali e naturali che rendono il debitore

inadempiente.

5. RISCHIO SOVRANO

Il rischio sovrano è il rischio di insolvenza di un governo di un Paese, cioè associato

all’eventualità che un governo non rispetti le proprie obbligazioni finanziarie per motivi

economici, finanziari e politici.

6. RISCHI DI MERCATO

Quando si parla di rischi di mercato si fa riferimento a:

Rischio di prezzo: è il rischio di perdite derivanti da variazioni avverse dei

 prezzi degli strumenti finanziari detenuti in portafoglio dalle banche.

Rischio di tasso di interesse: è il rischio di perdite derivanti da movimenti

 avversi del tasso di interesse. La variazione del tasso di interesse si riflette

MDI= i -i .

negativamente sul margine di interesse, in quanto a p

Gran parte delle banche si caratterizzano per la funzione di trasformazione delle

scadenze e, perciò, hanno durata del passivo a breve termine, inferiore alla

durata dell’attivo (medio-lungo termine). Nel momento in cui i tassi subiscono un

aumento, gli interessi passivi sono quelli che si adeguano prima a tali variazioni.

Ciò comporta una diminuzione del MDI

Le variazioni dei tassi, inoltre, influiscono anche sul prezzo degli strumenti

finanziari sottoscritti, perché il valore attuate è uguale al prezzo, il quale si

ottiene attualizzando il flusso di cassa:

t

VA= P= FC/ (1+i)

Un aumento del tasso comporta una diminuzione dei prezzi e viceversa (sono

inversamente proporzionali)

Rischio di cambio: insorge quando la banca presenta posizioni in valuta estera,

 che possono essere influenzate negativamente da sfavorevoli modifiche nel

rapporto di cambio con la valuta nazionale di conto.

7. RISCHIO DI LIQUIDITA’

Il rischio di liquidità consiste nell’incapacità delle banche di far fronte tempestivamente

ed economicamente agli impieghi di pagamento, sia dal lato dell’attivo (concedere

crediti) che del passivo (pagare cedole/interessi ecc), assunti e alle conseguenti uscite

di cassa.

Le banche sono esposte a tale rischio quando fanno grosse trasformazioni delle

scadenze e risultano più esposte nel momento in cui vi sono contesti macroeconomici

sfavorevoli.

2 fattispecie di rischio di liquidità:

MARKET LIQUIDITY RISK: difficoltà per una banca di smobilizzare posizioni in

 titoli senza subire perdite a causa di un’insufficiente liquidità del mercato.

Riguarda l’attivo.

Esempio: T <T (durata del passivo minore di quella dell’attivo): la banca deve

p a

far fronte alle richieste della clientela. Potrebbe decidere di utilizzare il passivo,

ma in situazioni di crisi ciò risulta un problema. Perciò la banca può smobilizzare

l’attivo (a medio-lungo termine), ma se i titoli sono ‘’tossici’’, nessuno li vuole

acquistare e, quindi, lo smobilizzo viene fatto a prezzi molto bassi, registrando

delle perdite.

FUNDING RISK: riguarda il passivo. E’ l’incapacità della banca di rifinanziarsi

 per far fronte al rimborso delle proprie passività.

Entrambi i rischi hanno colpito le banche americane durante la crisi sub prime.

RISCHI OPERATIVI (NON FINANZIARI)

1. RISCHIO OPERATIVO

Nella tipologia di rischio operativo rientrano le perdite che derivano da:

- Frodi;

- Errori umani;

- Interruzioni dell’operatività dovuti a guasti tecnologici;

- Indisponibilità dei sistemi informatici o il loro malfunzionamento;

- Errori di programmazione e di definizione dei modelli e delle metodologie per

il monitoraggio e controllo dei rischi.

2. RISCHIO LEGALE

Il rischio legale rientra nel rischio operativo e consiste in perdite per il risarcimento di

danni provocati da parte dell’intermediario.

3. RISCHIO REPUTAZIONALE: è il rischio attuale o prospettico di flessioni degli utili o del

capitale derivante da una percezione negativa dell’immagine della banca.

4. RISCHIO STRATEGICO: si intende il rischio attuale o prospettico di flessioni degli utili

o del capitale che derivano da:

- Decisioni aziendali errate;

- Cambiamenti del contesto operativo;

- Attuazione inadeguata di decisioni.

LA GESTIONE DEI RISCHI DELL’ATTIVITA’ BANCARIA

LA GESTIONE DEL RISCHIO DI INTERESSE

Le banche utilizzano due tecniche per gestire il rischio di interesse:

ASSET-LIABILITY MANAGEMENT MODEL (O GAP ANALYSIS)

 Definizione:

serve alle banche per gestire gli effetti sfavorevoli delle variazioni dei tassi di interesse

sul margine di interesse della banca.

Premessa:

il rischio di interesse consiste nelle conseguenze inattese delle variazioni dei tassi di

interesse di mercato sul margine di interesse, che deriva dal fatto che la maggior parte

delle banche fanno trasformazioni delle scadenze.

Esempio:

una banca ha:

- Un milione di € di passività a tasso fisso del 2% con scadenza 1 anno

- Un milione di € di attività a tasso fisso del 4% con scadenza 2 anni.

- Da tenere in considerazione: T <T

p a

Dopo un anno, si ipotizzano tre scenari alternativi tra loro :

se i tassi non cambiano occorre determinare il margine di interesse MI al

 termine del primo anno

MI =(1mln*4%)-(1mln*2%)= 20000

1anno

se i tassi aumentano: si suppone che al termine del primo anno i tassi

 aumentino (+1%).

MI = (1mln*4%)-(1mln*3%)= 10000

1anno

Con T <T aumenta prima il costo delle passività rispetto al rendimento delle

p a

attività. Le banche subiranno una diminuzione del margine di interesse.

se i tassi diminuiscono: si suppone che al termine del primo anno i tassi

 diminuiscano (1%)

MI = (1mln*4%)-(1mln*1%)= 30000

1anno

Con T <T diminuirà prima il costo delle passività rispetto al rendimento delle

p a

attività. Le banche subiranno un aumento del margine di interesse.

Con T <T , se al termine della scadenza del passivo il tasso aumenta, il margine

p a ,

di interesse diminuisce e, viceversa, se il tasso diminuisce, il margine di interesse

aumenta.

In questo caso la banca affronta rischio di rifinanziamento.

Con T <T , se al termine della scadenza dell’attivo il tasso aumenta, aumenta

a p

anche il margine di interesse e, viceversa, se il tasso di interesse diminuisce,

diminuisce anche il margine di interesse.

In questo caso la banca affronta un rischio di reinvestimento.

GAP ANALYSIS

La tecnica del Gap Analysis si articola in tre fasi:

1. Distinzione tra attività e passività sensibili e non ai tassi di interesse.

Questa prima fase si articola in 2 momenti, in cui la banca deve:

Stabilire l’in

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Publisher
A.A. 2017-2018
57 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/11 Economia degli intermediari finanziari

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Alebecks di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia delle aziende di credito e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Oriani Marco.