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Estratto del documento

Introdurre la famiglia come soggetto decisionale consente di ri-esaminare le decisioni

relative all’offerta di lavoro tenendo conto:

→ del lavoro non retribuito nell’ambito famigliare

→ dell’influenza reciproca delle decisioni lavorative dei diversi membri (ad esempio, se

la donna decide di lavorare e se il reddito che i singoli membri guadagnano viene

messo in comune, il reddito da ‘lavoro non proprio’ del marito aumenta)

→ dell’interazione fra decisioni di offrire lavoro e decisioni di avere figli (fecondità).

Per approfondire questi tre punti, iniziamo da un’analisi grafica del comportamento della

famiglia-impresa. Il testo di riferimento per questa analisi è Borjas (Cap. 2, § 2.3, 46-53).

Ipotesi:

→ famiglia di due componenti, lui e lei, in coppia

→ la famiglia consuma beni e servizi X comprati sul mercato e beni e servizi Z prodotti

con lavoro domestico

→ lui e lei non hanno necessariamente stessa produttività sul mercato del lavoro (possono

quindi avere salari diversi) o nel lavoro domestico

→ lui e lei hanno lo stesso tempo da mettere a disposizione del lavoro domestico e del

lavoro per il mercato (24 – ore di sonno e cura personale)

In prima istanza, consideriamo lui e lei separatamente, costruendo il vincolo di bilancio, che è

dato dal tempo a disposizione e dalla produttività nella produzione domestica (lavoro non

retribuito) e di mercato (lavoro retribuito). La produttività sul mercato è misurata dal salario.

Nella figura che segue consideriamo ‘lei’ e rappresentiamo quello che può essere considerato

al contempo il vincolo di bilancio e la frontiera delle opportunità di consumo per l’individuo.

L’inclinazione del vincolo di bilancio (in questo esempio) è unitaria (inclinazione pari a -1).

Ciò significa che in un’ora di lavoro, lei può procurarsi lo stesso valore e quindi (dati i prezzi

dei beni) la stessa quantità di beni di consumo producendoli direttamente o lavorando per il

mercato per pagarli. In altri termini l’esempio ipotizza per ‘lei’ una produttività praticamente

equivalente nella produzione domestica e in quella per il mercato.

Valore dei beni

acquistati sul mercato

150 LEI

Valore della produzione domestica

150 2

Si consideri ora ‘lui’. In questo caso l’ipotesi è che la produttività di lui (quindi il salario) sia

superiore quando lavora per il mercato.

Valore dei beni

acquistati sul mercato

200 LUI

Valore della produzione

100 domestica

Consideriamo ora lei e lui come una famiglia e ricaviamo il vincolo di bilancio della famiglia

combinando i rispettivi vincoli. Il vincolo di bilancio è convesso rispetto all’origine degli assi,

quindi cominciamo dal vincolo di lei, che ha una inclinazione minore e aggiungiamo il

vincolo di lui ponendo il vertice superiore del vincolo di lui all’intersezione del vincolo di lei

con l’asse delle ascisse.

Valore dei beni

acquistati sul mercato

350 LEI e LUI

200

150 100 150 250 3

Il passo successivo è stabilire la divisione del lavoro intra-familiare. L’ipotesi cruciale di

questo tipo di approccio è che le decisioni vengano prese o consensualmente e di pieno

accordo oppure dal ‘dittatore familiare benevolo’ (lui?) che mira a massimizzare il benessere

complessivo della famiglia (non solo il suo). Questo permette di rappresentare la

soddisfazione dell’intero nucleo familiare attraverso una unica funzione di utilità. In questa

rappresentazione semplificata la funzione di utilità ha come argomenti il valore dei beni

acquistati sul mercato e il valore della produzione domestica.

Date le preferenze della coppia per la composizione del paniere di consumo, il processo di

massimizzazione della soddisfazione famigliare determinerà la divisione del lavoro fra lui e

lei.

Possiamo distinguere tre casi, nell’ipotesi che lei abbia una produttività superiore a lui nella

produzione domestica,

(a) specializzazione completa: lui lavora per il mercato; lei si specializza nella

produzione domestica

(b) lei si specializza in produzione domestica, lui divide il suo tempo fra questa e il

lavoro per il mercato

(c) lei divide il suo tempo fra produzione domestica e lavoro per il mercato; lui si

specializza in lavoro per il mercato.

I tre casi sono illustrati di seguito (v. figure A, B e C).

La scelta ottimale per la famiglia definisce, contemporaneamente, l’insieme di beni acquistati

sul mercato e l’insieme di beni prodotti in famiglia, quindi la quantità di tempo dedicata da

ciascuno al lavoro retribuito e al lavoro domestico. E ciò equivale a dire che la scelta ottimale

definisce la divisione del lavoro (retribuito e domestico) in famiglia. A livello grafico la scelta

ottimale sarà determinata dal punto di tangenza tra il vincolo di bilancio e la curva di

indifferenza più elevata. E’ importante ricordare che nell’esempio numerico qui proposto si

assume: (i) una differenza nel salario corrisposto nel mercato del lavoro (più elevato per lui

rispetto a lei); (ii) una differenza nella produttività a livello domestico (più elevata per lei

rispetto a lui). Date queste assunzioni, consideriamo ora i tre cosi (A, B e C).

Valore dei beni acquistati

sul mercato CASO A

Lei si specializza nel lavoro

domestico

Lui si specializza nel mercato

P

X

a del lavoro

Z

a Valore della produzione

domestica

4

Valore dei beni

acquistati sul mercato CASO B

Lei si specializza nel lavoro

domestico

Lui divide il suo tempo tra

lavoro domestico e mercato del

lavoro

X P

b Z Valore della produzione

b domestica

Valore dei beni

acquistati sul mercato CASO C

Lei divide il suo tempo tra mercato

P

X

c del lavoro e lavoro domestico

Lui si specializza nel mercato del

lavoro

Z

c Valore della produzione

domestica

Osservazioni conclusive:

- differenze nel livello del salario dei membri della famiglia giocano un ruolo importante nel

determinare l’allocazione del lavoro (retribuito e non retribuito) all’interno della famiglia;

- salari elevati creano incentivi a specializzarsi nel mercato del lavoro (quindi lavorerà

maggiormente nel mercato del lavoro la persona con maggiori capacità di guadagno);

- anche se le persone fossero ugualmente efficienti nella produzione domestica, differenze nei

salari porteranno la persona con il salario più basso sul mercato del lavoro a specializzarsi

nella produzione domestica (in modo totale o parziale).

L’evidenza empirica mostra che esiste un differenziale salariale tra uomini e donne (con un

gap negativo per le donne). Questo differenziale salariale crea un incentivo per la

specializzazione (parziale o totale, come nei casi A, B e C, precedentemente illustrati) per cui

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sono le donne a svolgere la gran parte del lavoro domestico. Il fatto che il differenziale

salariale tra uomini e donne crea un incentivo per la specializzazione può essere mostrato

considerando il caso in cui si registra un aumento consistente nel salario di lui. Per semplicità

ipotizziamo che nella situazione iniziale lei è specializzata nel lavoro domestico e lui dedica

una quota del suo tempo al lavoro domestico (punto P).

Valore dei beni

acquistati sul

mercato P’

P Valore della produzione domestica

A livello grafico, un aumento del salario di lui è rappresentato con una maggiore inclinazione

del vincolo di bilancio individuale. Come effetto di ciò il nuovo vincolo di bilancio familiare

sarà spostato verso l’alto, con il secondo segmento ancor più inclinato.

Se l’aumento del salario è sufficientemente ampio, la scelta ottimale della famiglia passa da P

a P’, in corrispondenza dell’angolo del nuovo vincolo di bilancio familiare. L’aumento nel

salario di lui porta quindi a rinunciare completamente alla produzione domestica e a

specializzarsi in modo pieno nel lavoro retribuito.

3. Evidenza empirica

Come stanno nella realtà le cose? I dati ripresi dal volume ‘The Life of Women and Men in

Europe’ (Eurostat 2008) mostrano che a differenza di quanto succede per il lavoro retribuito,

le donne impiegano molto più tempo degli uomini per le attività non retribuite. Nel complesso

dei 14 paesi (v. fig. 121) le donne impiegano in queste attività mediamente 278 minuti al

giorno (circa 3 ore e 38 minuti) contro i 116 degli uomini (circa 2 ore e quaranta minuti). Le

attività non pagate includono prendersi cura di orto e giardino, cui dedicano maggior tempo

gli uomini, mentre il tempo dedicato a preparazione dei pasti, pulizia e cura di bambini

anziani etc., è fortemente sbilanciato a favore delle donne. La cura dei bambini, in particolare

conta per circa un’ora (in media) per le donne contro i 22 minuti per gli uomini. Da segnalare

che l’Italia registra lo scarto maggiore fra uomo e donna a questo proposito con ben 73 minuti

di differenza.

Qualcosa sta cambiando in Italia, ma ancora è poco. Lo suggeriscono i risultati dell’analisi sui

cosiddetti ‘bilanci tempo’ riportati dalla indagine Istat Multiscopo. Si riproduce (qui sotto) un

estratto da un articolo di Alessandro Rosina e Linda Laura Sabbatini che riprendono alcuni

dei risultati riportati nel volume ‘Diventare padri in Italia’ (Istat 2005).

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Fonte: Eurostat (2008), The Life of Women and Men in Europe (p. 111)

Riferimenti bibliografici

a) Letture obbligatorie (fanno parte del programma)

manuale:

Borjas G. (2010), “La produzione della famiglia”, in Economia del Lavoro, Francesco Brioschi

Editore, pp. 46-53

documentazione breve su lavoro retribuito e lavoro familiare:

Giannelli G. C. (2010), I veri fannulloni si vedono dentro casa, ingenere, 29 gennaio 2010 [scaricabile

da: http://www.ingenere.it/articoli/i-veri-fannulloni-si-vedono-dentro-casa]

OECD (2011), Society at a Glance 2011, Chapter 1 [figure 1.4 (p. 14), 1.6 e 1.7 (p. 16)]* [file pdf

inserito in comunità on line]

* è sufficiente leggere il commento relativo alle tre figure

Rosina A., Sabbadini L.L. (2005), Padri e madri: la divisione dei ruoli è ancora asimmetrica [pagine

selezionate, testo qui di seguito riprodotto]

b) Letture di approfondimento (non fanno parte del programma)

Becker G. S. (1965), “A theory of allocation of time”, Economic Journal, 75 (pp. 493-517)

Bruzzese D., Romano M.C. (2005), “La partecipazione dei padri al lavoro familiare nel contesto della

quotidianità”, in Rosina A., Sabbadini L.L. (a cura di), Cap. 9 (pp. 213-247)

Eurostat (2008), The Life of Women and Men in Europe. A Statistical Portrait, 2008 edition, O

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
9 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Zaba91 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia del lavoro e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trento o del prof Villa Paolo.