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MERCATI ISTITUZIONI STRUMENTI

MERCATI ISTITUZIONI STRUMENTI

crea trasferimento

crea trasferimento

di risorse

di risorse

UNITA' IN

UNITA' IN

UNITA' IN

UNITA' IN

AVANZO DEFICIT

AVANZO DEFICIT 9

Il fabbisogno di trasferimento (3/3)

La misurazione del fabbisogno di trasferimento

non coincide con la quantificazione

dei saldi finanziari Consistenza

A t BOT 50.0000 finanziaria iniziale

Da t a t0 1 SF = + 6.000

S = 10.000

I = 4.000

6.000 = fabbisogno addizionale di trasferimento

A t AF = 56.0001

Ma se nel periodo da t a t - BOT 50.000 + FCI 50.0000 1:

si palesa un’esigenza di aggiustamento di portafoglio e

non un fabbisogno di trasferimento

10

Il ruolo degli intermediari (1/2)

Gli intermediari finanziari:

- finanziano le imprese, la produzione e la crescita

- economica utilizzando il risparmio di soggetti che,

- singolarmente, non lo finalizzerebbero, con la stessa

- professionalità ed efficacia, agli stessi impieghi;

- consentono di superare la scarsa conoscenza che i

- risparmiatori

Il ruolo degli intermediari (2/2)

I intermediari finanziari svolgono un ruolo fondamentale nel sistema economico. Essi:

  • mettono a disposizione risorse finanziarie per coloro che ne hanno bisogno, offrendo strumenti finanziari coerenti con i criteri di rischio e redditività richiesti dal mercato;
  • sopportano l'onere di un eventuale ritardo nello sviluppo economico, quando la loro struttura o le loro politiche appaiono inadeguate alle esigenze di mercato;
  • sono chiamati a finanziare i cambiamenti dell'economia reale, guidando le risorse finanziarie verso i settori all'avanguardia;
  • promuovono la standardizzazione degli impieghi considerando la varietà delle scadenze, degli obiettivi e le diverse propensioni al rischio di ciascun risparmiatore.

La struttura finanziaria in Italia

Attività finanziarie delle famiglie (1/5)

Confronto temporale

Attività 2005 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2001 2002 2003 2004
biglietti, depositi a vista 16,9 27,3 27,5 19,4 15,7 12,5 14,1 16,3 16,0 16,5 16,9
altri depositi 9,7 42,0 36,6 26,3 21,3 19,8 9,7 11,1 10,3 10,1 9,7
titoli a breve termine 0,1 0,2 9,3

12,7 12,5 13,0 0.9 0,9 1,1 0,2 0,6titoli a medio e 16,5lungo 13,4 7,9 16,6 18,1 20,6 15,0 16,9 18,1 18,6 19,0quote di fondi 8,3comuni - - 3,1 2,5 3,8 15,1 14,6 11,1 11,2 9,3azioni e 21,8partecipazioni 1,9 9,7 10,1 19,0 15,6 23,7 15,5 20,9 19,5 19,6 8,5attività sull'estero 6,7 3,0 0,1 2,8 3,9 8,6 9,2 7,1 7,0 6,8 17,5riserve premi - - - - - 12,1 14,8 14,8 16,1 17,1altre attività 0,77,4 6,0 11,7 8,5 10,2 0,8 0,7 0,6 0,7 0,6

Fonte: Banca d'Italia (2006) 13

Attività finanziarie delle famiglie (2/5)

Confronto temporale

  • La struttura del portafoglio di attività finanziarie delle famiglie italiane si è caratterizzata, in passato, per la decisa "conservatività" degli impieghi: si è sempre preferito detenere attività molto liquide, a breve scadenza e, preferibilmente, di debitori di elevato standing.
  • I depositi, prima (punta del 42% nel 1975), e i titoli (di Stato) a breve termine, dopo (punta del 13% nel
  1. Nel 1995, le principali forme di investimento del saldo finanziario del settore istituzionale famiglie sono state:
    • Biglietti, depositi a vista: 16,9
    • Altri depositi: 9,7
    • Titoli a breve termine: 0,1
    • Titoli a medio e lungo termine: 16,5
    • Quote di fondi comuni: 8,3
    • Azioni e partecipazioni: 21,8
    • Attività sull'estero: 8,5
    • Altre attività: 0,5
  2. Le passività finanziarie delle famiglie sono state:
    • Debiti a breve termine: 9,7
    • Debiti a medio e lungo termine: 69,6
    • Altre passività finanziarie: 20,6
  3. Il totale delle attività finanziarie delle famiglie nel 2005 è stato di 3.268.601 milioni di euro, mentre il totale delle passività finanziarie è stato di 545.958 milioni di euro.
  4. Confronto tra Paesi:
    Depositi Altro AF/PIL PF/PIL
    Francia 1995 41,5 5,9 24,3 28,3 1,40 0,42
    Francia 2004 33,3 1,8 25,9 39,0 1,76 0,50
    Germania 1995 41,9 12,6 ... ... ... ...

Fonte: Banca d'Italia (2006)

18,2 27,3 1,49 0,642004 35,7 11,0 22,2 31,1 1,83 0,71

Giappone 1995 49,7 6,8 13,8 29,7 2,55 0,81

2002 53,0 4,4 10,9 31,7 2,76 0,76

Italia 1995 41,8 27,3 19,4 11,5 1,73 0,22

2004 27,1 22,4 32,8 17,7 2,20 0,35

G. Bretagna 1995 24,0 2,1 19,4 54,5 2,73 0,74

2004 26,8 1,5 15,7 56,0 2,80 1,04

Spagna 1996 46,7 3,3 34,1 15,8 1,51 0,43

2004 39,8 2,9 38,5 18,8 0,71 0,63

USA 1995 13,3 10,1 44,8 31,8 2,90 0,68

46,4 2004 12,5 6,9 34,2 3,10 0,91

Area Euro 1995 40,9 13,5 21,1 24,5 1,51 0,45

2004 33,1 10,2 26,5 30,2 1,82 0,58

Fonte: Banca d'Italia (2006) 16

Attività finanziarie delle famiglie (5/5) confronto tra paesi

• La causa del divario esistente tra l'Italia e i Paesi considerati e del ribaltamento nelle consistenze delle classi di attività finanziarie depositi e azioni/fondi tra gli anni considerati (fenomeno analogo si presenta in Spagna) è da ricercarsi nel ritardo dello sviluppo dei fondi comuni d'investimento e nell'anomalia rappresentata dalla quasi totale assenza

di fondipensione.

  • I livelli raggiunti nella consistenze di fondi comuni e azioni nel 2004 sono paragonabili a quelli di Paesi che sperimentano l'investimento azionario diffuso (Francia) e il risparmio delegato (USA) da diversi decenni.

Formazione del fabbisogno finanziario delle imprese (1/2)

autofinanziamento

(A) Investimenti(I)

A/I

Fonte: Banca d'Italia (2006)

Formazione del fabbisogno finanziario delle imprese (2/2)

  • Il grafico evidenzia la relazione esistente tra dinamiche reali e dinamiche finanziarie relative alle imprese.
  • Il rapporto (grafico in basso) tra l'autofinanziamento e gli investimenti (grado di autocopertura degli investimenti) è in diminuzione a causa della brusca frenata nella disponibilità di risorse interne nonostante l'assorbimento contenuto a titolo di oneri finanziari.

Passività finanziarie delle imprese (1/6)

DOF Confronto temporale PILVA

Fonte: Banca d'Italia (2006)

Per completezza è riportato

l'andamento delle passività finanziarie delle famiglie italiane e la loro onerosità rispetto al reddito disponibile

Passività finanziarie delle imprese (2/6)

confronto temporale

  • L'andamento discordante che si era prodotto a partire da metà '96 tra indebitamento assoluto (debiti finanziari in % del PIL) e indebitamento relativo (rapporto tra debiti a breve, medio e lungo termine - e somma tra debiti stessi e patrimonio netto), dipeso dalla maggiore patrimonializzazione delle imprese, si è arrestato nel 2000.
  • Il grado di indebitamento assoluto e relativo delle imprese e i debiti delle famiglie sono in crescita dal 1999.

Passività finanziarie delle imprese (3/6)

Confronto temporale (consistenze a fine anno)

1975 1980 1985 1990 1995 2000 2002 2005
96,7 95,6 93,7 89,5 86,7 87,4 88,6 89,4
39,8 24,6 18,5 21,2 20,7 13,9 14,6 11,8
38,5 23,3 16,7 18,0 19,3 12,7

13,1 10,6debiti a ml termine 27,0 15,0 9,9 12,1 16,3 11,7 14.5 16,8- di cui bancari 2,8 2,8 1,8 0,8 12,5 9,3 11,5 13,3titoli 8,2 3,5 2,3 2,8 1,6 0,4 0,9 1,8azioni e partecip. 21,7 52,2 56,6 45,8 40,3 48,0 41,8 43,6debiti commerciali 9,4 12,0 10,8altre passività 0,3 6,4 7,6 7,8 4,0 4,8 4,5passività sull'estero 3,3 4,4 6,3 10,5 13,3 12.8 11.4 10,6totale attività 1.442.513totale passività 2.671.993

Fonte: Banca d'Italia (2006) 22

Passività finanziarie delle imprese (4/6)

Confronto temporale

Anche sul fronte della domanda di fondi, si assiste alla progressiva disintermediazione bancaria: nell'arco di 30 anni l'indebitamento bancario a breve si è ridotto drasticamente, mentre si affermano il ricorso al mercato e il credito infrasettoriale (di fornitura).

Passività finanziarie delle imprese (5/6)

Confronto tra paesi

Francia 1995 6,6 30,6 41,1 21,7 1,89

2004 6,8 21,6 58,2 13,3 3,19

Germania 1995 2,8 40,4 43,8 13,0 1,14

2004 3,1 36,9

46,2 13,9 1,51Giappone 1995 9,1 40,7 30,1 20,1 3,092000 9,6 38,7 31,7 20,0 2,73

Italia 1995 1,4 40,3 35,9 22,4 1,272004 2,6 31,4 48,5 17,5 1,80

G. Bretagna 1995 6,2 23,1 62,5 8,1 2,182004 10,3 30,9 53,7 5,1 2,45

Spagna 1996 2,5 22,8 47,1 27,6 1,942004 0,5 27,7 47,7 24,0 3,11

USA 1995 9,4 14,2 56,7 19,7 2,362004 10,4 14,9 54,1 20,6 2,64

Area Euro 1995 3,7 35,8 42,2 18,3 1,422004 4,2 30,5 50,7 14,7 2,16

Fonte: Banca d'Italia (2006) 24

Passività finanziarie delle imprese (6/6)

Confronto tra paesi

• Dal confronto internazionale risulta un maggio ricorso al capitale di rischio del sistema imprese che si avvicina nel 2004 agli altri Paesi.

• Di scarso rilievo rimane il ricorso al mercato obbligazionario.

Conclusioni (1/4)

Sistema finanziario italiano Borsa

Capitalismo con poco spessore

Assenza di Tradizionale hausbank specializzazione in un sistema creditizio bancocentrico

Conclusioni (2/4)

BORSA CON POCO SPESSORE: la Borsa Valori è stata tradizionalmente poco presente

e poco incisiva nella vita finanziaria delle imprese italiane; CAPITALISMO FAMILIARE: la presenza di un diffuso capitalismo familiare ha condizionato la realtà produttiva italiana caratterizzata dal prevalere della PMI. L'azionariato diffuso è un'eccezione che riguarda in prevalenza le grandi imprese (ex partecipazioni statali). Per le altre, vi è predominanza dell'impresa familiare, i cui equilibri nel capitale, riflettono gli equilibri all'interno della famiglia; Conclusioni (3/4) ASSENZA HAUSBANK: il nostro è sicuramente un sistema orientato agli intermediari, ed in particolare a quelli creditizi, anche se manca l'elemento caratterizzante del controllo sulla gestione delle unità produttive e difetta di quella proficua sinergia banca-impresa che rende i flussi finanziari funzionali alla crescita reale. SPECIALIZZAZIONE CREDITIZIA: la Legge Bancaria del 1936-38 creò un sistema estremamente specializzato temporalmente (breveà di erogazione di finanziamenti, con un'eccessiva esposizione al rischio e una scarsa valutazione della sostenibilità dei progetti finanziati. Inoltre, la mancanza di regole e controlli adeguati ha favorito comportamenti speculativi e abusi nel settore finanziario. Per affrontare questa situazione, è necessario introdurre una regolamentazione più stringente e una maggiore trasparenza nel sistema creditizio. È importante promuovere una valutazione accurata del rischio e una valutazione della sostenibilità dei progetti finanziati. Inoltre, è fondamentale promuovere una cultura finanziaria responsabile e una maggiore consapevolezza dei rischi finanziari. In conclusione, la crisi finanziaria ha evidenziato la necessità di riformare il sistema creditizio per renderlo più responsabile e sostenibile. Solo attraverso una regolamentazione adeguata e una maggiore consapevolezza dei rischi finanziari sarà possibile prevenire future crisi e promuovere una crescita economica stabile e sostenibile.
Dettagli
Publisher
A.A. 2007-2008
36 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/11 Economia degli intermediari finanziari

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Moses di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia degli intermediari finanziari e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Non --.