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E’
minori. I controllati, infatti, reagiscono, subendo costi elevati e limiti alla propria autorità.
importante sottolineare, però, che, se i controlli costano molto, l’assenza di controlli costa di più. I
controlli sono stati rafforzati e resi più onerosi per permettere il raggiungimento dell’obiettivo della
stabilità.
Quando una banca diventa insolvente e si manifestano dissesti emerge il problema della gestione
del dissesto. I controlli potrebbero ridurre il dissesto, ma non eliminarlo. Con riferimento alla
gestione del dissesto bisogna interrogarsi su quali soggetti pagheranno il costo del dissesto
dell’impresa. Questo costo viene pagato da soci e creditori.
Con riferimento alle banche, tutti i dissesti bancari sono stati gestiti per non creare danni ai
creditori, quindi ai depositanti. I creditori sono stati tutelati. Per questo motivo, infatti, le banche
vengono considerate intermediari a rischio zero.
Le situazioni di crisi sono state gestite dalla Banca d’Italia attraverso un procedimento che prevede
l’acquisizione delle banca in crisi da parte di un’altra banca. Con questa acquisizione si verifica la
sostituzione del debitore. L’onere viene assunto dalla banca acquirente, la quale può trarre vantaggi
dall’operazione individuabili in un aumento della clientela e delle prospettive d’affari. Questo è il
meccanismo ideale, in quanto non crea problemi per nessuno. Questo caso può essere applicato,
però, solo quando il deficit è contenuto, in relazione ai vantaggi che possono derivare
dall’acquisizione.
Vi sono, pero, anche altre soluzioni. Una di queste prevede il pagamento del fondo di garanzia dei
depositi da parte della banca. In questo modo entra in gioco un meccanismo di mutualità che
assicura i depositanti con un fondo inferiore a 100000 euro. Attraverso la mutualizzazione ciascuna
banca versa al fondo una percentuale dei propri depositi generando, così, una sorta di assicurazione
collettiva. Da questa soluzione emergono dei problemi riscontrabili nella scontentezza da parte delle
banche ben gestite in quanto devono pagare per la tutela di quelle mal gestite. Questa soluzione,
inoltre, tutela solo una parte dei creditori, non tutela, infatti gli obbligazionisti. Inoltre, lo Stato,
attraverso la Banca centrale interviene con la collettivizzazione complessiva delle perdite, e in
sostanza, paga i contribuenti.
Nasce un dibattito: finché il dissesto viene gestito con l’incorporazione sono tutti d’accordo, inoltre,
anche riguardo al fatto che intervenga il fondo bancario di garanzia non ci sono problemi. Il
problema nasce quando il fondo bancario non è sufficiente e bisogna attingere alle risorse della
collettività.
Una volta risolta questa questione con il sostenimento di costi elevatissimi la discussione si sposta
sul fatto di rendere più penetranti i controlli e sull’individuazione di chi pagherà il dissesto.
questione è più complicata perché in essa si intrecciano sia aspetti economici che
Quest’ultima
politici.
Al momento sembra prevalente l’opinione che ritiene che i creditori della banca debbano essere
chiamati a pagare il costo del dissesto. I creditori riceveranno, quindi, solo una parte dei propri
crediti, (un esempio fu il caso delle banche cipriote).
L’orientamento prevalente sembra essere il seguente, in relazione al caso di Cipro, in quanto si
ancora una normativa in materia. Se si
tratta di una scelta comprensibile. Nonostante ciò, non c’è
affermasse questa materia si assisterebbe a un cambiamento epocale in quanto si modificherebbe il
rapporto tra banche e risparmiatori. 15
E’ un’istituzione
La Banca centrale è un organo di controllo responsabile della politica monetaria.
composta e anomala nel panorama dell’economia. La storia della Banca centrale si accompagna alla
storia della moneta. Le banche mettevano a disposizione del pubblico la moneta segno (banconote
pagabili a vista al portatore) si chiamavano istituti di emissione.
Il bilancio degli istituti di emissione era il seguente:
Attivo Passivo
Oro Biglietti
Sconto commerciale
(sconto cambiario)
Crediti verso il Tesoro oro, i biglietti aumentavano, l’oro
Se venivano emessi biglietti senza corrispondere, in contropartita,
rimaneva uguale e il bilancio diventava zoppo, in quanto il passivo superava l’attivo. Le banconote
in eccesso venivano impiegate con operazioni di sconto commerciale/cambiario, vi era, infatti,
l’emissione di cambiali. L’istituto di emissione pagava dei crediti acquistando cambiali e
l’autorità pubblica cercava di trarre
incassando interessi attivi. A questo punto interveniva lo Stato:
vantaggi facendosi pagare una licenza per l’esercizio dell’attività. In tutti i paesi, però, le autorità si
resero conto che il modo per approfittare di questo denaro in eccesso era emettere dei prestiti,
ovvero, dei crediti verso il Tesoro. I biglietti iniziarono ad essere usati per prestiti all’economia e
per prestiti al Tesoro. I crediti del tesoro aumentavano, in quanto sostituiti con altri, ma venivano
anche rimborsati. L’autorità pubblica divenne, quindi, il maggior beneficiario di questo Tesoro. Il
rischio che emerse fu il seguente: l’istituto, operava in regime frazionale rispetto ai propri obblighi.
Ne emerse, di conseguenza, un rischio di instabilità, tanto più elevato, quanto aumentava la
disparità tra biglietti e oro. La conseguenza, a questo punto, fu l’emergere delle prime forme di
risolvere il problema dell’instabilità dell’istituto di
regolamento e controllo di questi istituti, per
emissione. Per garantire la stabilità finanziaria il primo passo fu assicurare il monopolio
dell’emissione. In ogni paese, infatti, venne ad esistere soltanto un istituto di emissione, poiché
maggiori erano gli istituti e maggiore era la probabilità che si creassero anelli deboli. Il secondo
passo fu la fissazione di un tetto all’emissione. Vi fu l’affermazione della regola aurea che
valore dell’oro.
prevedeva che i biglietti non potessero superare più di tre volte il La definizione di
un tetto massimo previse l’inserimento di un limite alla capacità di ricavo dell’istituto di emissione.
In questo contesto si ripresentò il binomio rischio-rendimento e, tutte le volte che si voleva
aumentare il primo si aumentava anche il secondo, e viceversa. 16
10 marzo 2015
In seguito, si affermò una prassi operativa, la prassi delle regole del gioco, ovvero di un insieme di
regole che, se correttamente applicate, assicurano la stabilità a questo gioco. Le regole si
imperniano sull’uso di uno strumento/ di una variabile economica/ di un prezzo/ di un tasso, ovvero
il tasso di sconto, tasso a cui gli istituti di emissione scontano il portafoglio commerciale. Il tasso di
sconto è il tasso di impiego degli istituti di emissione. Il gioco prevedeva una variazione del prezzo
alla situazione di liquidità dell’istituto. L’effetto fu il seguente: un aumento del prezzo,
in relazione
quindi del tasso di sconto portò ad una riduzione delle domanda di prestiti, quindi dei volumi dei
ritornava all’istituto di emissione come
prestiti, che diventano più cari. Una parte del circolante
rimborso dei prestiti. Inoltre, il rapporto tra biglietti e oro diminuiva, mentre la percentuale di
riserve saliva. La manovra del tasso di sconto provocava anche un aumento dei prestiti
internazionali.
L’istituto di emissione è un intermediario finanziario che opera a fine di lucro. Ha un passivo unico
e un attivo tipico rappresentato da crediti verso il Tesoro, prestiti con sconti cambiari e oro. Vi è
anche la presenza del tasso di sconto nel suo bilancio.
Il gold standard individua una fase storica in cui il circolante garantisce ai detentori il diritto a
trasformarlo in oro. Questo regime funzionò in modo soddisfacente per un lungo periodo e si
affermò in tutti i paesi garantendo un sistema monetario funzionante e una stabilità finanziaria. Il
sistema va in crisi con la Prima guerra mondiale. Questo evento fu epocale in quanto fu la prima
volta in cui tutti i paesi civili si confrontarono con un evento bellico. L’evento bellico si inserì
all’interno del periodo della Rivoluzione industriale. Con la Prima guerra mondiale vi fu una
crescita dei costi bellici, precedentemente limitati. Questi costi erano sostenuti dall’istituto di
emissione, istituto che finanziava il Tesoro. In tutti i paesi lo Stato chiedeva all’istituto di emissione
di finanziare lo sforzo bellico. In questo modo aumentando i crediti verso il Tesoro, aumentava
anche il circolante, per il vincolo di bilancio. L’aumento del circolante esponeva all’insolvenza, in
quanto provocava una riduzione proporzionale della percentuale di riserve.
La reazione dello Stato si concretizzò nell’emanazione di una legge che sospendeva
temporaneamente il diritto di conversione. I biglietti circolavano in relazione al fatto che un’autorità
sanciva il loro utilizzo, si trattava, quindi, di circolante in forza di un atto legislativo.
Con la fine della Prima guerra mondiale si registrò un aumento del volume di circolante. In tutti i
paesi la situazione di equilibrio dettata dal gold standard era stata spezzata, quindi, era necessario
ridurre il volume di circolante per tornare alla situazione precedente. La riduzione del circolante
comportava il sostenimento di un costo sociale altissimo.
Per contemperare l’esigenza di stabilità con l’esigenza di sviluppo economico venne inventato un
sistema chiamato gold exchange standard. Questo sistema prevedeva un aumento delle riserve (si
trattava di riserve valutarie), costituite da oro e valute estere convertibili assimilabili all’oro e
permise il passaggio da oro a riserve valutarie. Questo meccanismo permise al sistema finanziario
di tornare a funzionale e garantì un periodo di crescita. Funzionò fino alla crisi del 1929.
Con la crisi degli anni ’30 vi fu la diffusione di panico e sfiducia. Le persone cominciarono a
dubitare sull’affidabilità delle riserve valutarie. Inoltre, gli istituti di emissione di ogni paese
iniziarono a perdere la fiducia riguardo al fatto che gli istituti di emissione esteri rispettassero
l’impegno di convertire le valute. La crisi, dettata dalla sfiducia, fece sparire la componente delle 17
valute estere convertibili, e il sistema saltò. Senza un sistema monetario accentrato gli scambi
internazionali tornarono a fondarsi sul sistema del baratto. economica nel periodo
La situazione di difficoltà degli scambi internazionali portò all’autarchia
della Grande depressione.
Con la fine della Sec