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BOT.
CCT: titoli di debito emessi dallo Stato con cedole variabili a medio-lungo termine. Durano 7 anni con
cedole variabili semestrali indicizzate al rendimento dei BOT a 6 mesi. Il tasso cedolare è determinato
considerando il rendimento lordo semplice registrato dai BOT a 6 mesi che precede la cedola dei CCT a cui
va aggiunto il valore di uno spread che premia il rischio dovuto alla maggiore durata di investimento
BTP: titoli di debito con cedole fisse emessi dallo Stato a lungo termine. Hanno durate di 3, 5 ,10 ,15,30 anni
che pagano cedole semestrali a tasso cedolare fisso che viene stabilito al momento dell’emissione e rimane
invariato fino alla scadenza. I titoli con scadenze 15 e 30 anni sono collocati nell’asta a metà mese in
ragione della domanda del mercato tramite un sindacato di collocamento; può accadere che vengano
riproposti BTP di aste precedenti. Sono titoli cha hanno bassa propensione al rischio e ampio orizzonte
temporale di riferimento garantendo flussi cedolari certi e ammontare predeterminato.
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BTPI: titoli di debito con cedole indicizzate emessi dallo Stato a medio-lungo termine sono coupon bond di
durata pari a 5, 10, 30 anni la cedola si determina mediante un meccanismo di indicizzazione che usa come
parametro di riferimento lo IAPC. All’emissione del BTPI viene indicato un tasso cedolare fisso che sarà
applicato al capitale rivalutato in base all’inflazione.
Collocamento dei titoli di stato e dei titoli obbligazionari
Esistono quattro modalità di collocamento:
A fermo: in questo tipo di collocamento tutte le variabili sono predeterminate, ovvero il prezzo, il
rendimento e la quantità. I rischi di errata valutazione possono generare costi eccessivi oppure non
riuscire a soddisfare la domanda;
A rubinetto: in questo tipo di collocamento si fissa solamente il prezzo e le variabili del titolo non
comprendendo la quantità. La fase di richiesta è più lunga di quella del collocamento a fermo.
Private placement: Si tratta di un collocamento presso dei consorzi privati. Esistono diversi consorzi
di collocamento: Selling Group (consorzi di solo collocamento), Purchase Group (consorzi che
acquistano preventivamente i titoli dalla società emittente e poi li collocano presso il pubblico) e
Underwraitng Group (assumono l’onere di sottoscrivere la parte di titoli non collocati presso il
pubblico).
Con asta: il collocamento con asta si divide in base ai titoli:
o Asta competitiva: viene usata per i BOT. Il prezzo di aggiudicazione dei titoli corrisponde al
prezzo indicato nell’ultima formulazione della domanda. Esse vengono soddisfatte a partire
da quello più alto fino a quello più basse, fino all’esaurimento delle quantità offerte. Ogni
operatore può formulare una richiesta per 1,5 milioni di €. Al termine di questa si calcola un
prezzo medio ponderato entro il quale si può definire il rendimento del BOT utile come
riferimento per l’avvio delle contrattazioni nel mercato secondario (Prezzo Massimo
Accoglibile, PMA). Con il fine di evitare speculazioni sia a livello reddituale che a livello di
prezzo vengono sanciti dei prezzi limiti attraverso i quali non è più possibile partecipare
all’asta e si deve uscirne (Prezzo di Esclusione, PE).
o Asta marginale: viene usata per i BTP, CCT e CTZ. Prevede che i richiedenti debbano pagare
tutti lo stesso prezzo. Il prezzo marginale viene determinato soddisfacendo le offerte a
partire da quelle presentate al prezzo più alto fino a quando la quantità domandata non è
pari a quella offerta. Il prezzo massimo da poter offrire è di 500 000€. Gli operatori devono
mediare due necessità:
Soddisfare le richieste degli utenti;
Formulare una proposta che sia la più bassa possibile evitando di essere esclusi
dall’asta;
Ne risulta invece che gli operatori fanno:
Una domanda elevata per aggiudicarsi il titolo necessario al cliente;
Propongono una serie di proposte in modo da ridurre il prezzo marginale di
assegnazione.
Le obbligazioni societarie
Anche le società emettono titoli di debito per raccogliere risorse finanziarie. L’emissione del prestito
obbligazionario deve essere deliberato dal C.D.A. della società e non più dall’assemblea straordinaria dei
soci come avveniva in precedenza a meno che lo statuto non disponga diversamente.
L’importo limite: “due volte la somma di capitale sottoscritto, riserva legale e riserve disponibili risultanti
dall’ultimo bilancio approvato”.
Non è applicato alle banche perché meno restringente, sono più restringenti per le società per evitare che
esse facciano un eccessivo ricorso al mercato del capitale di credito a medio-lungo termine creando uno
squilibrio tra rischi, obbligazioni, azionisti.
Il limite massimo deve essere rispettato fino all’estinzione del prestito e può essere superato solo:
Se i titoli sono emessi da società quotate in mercati regolamentati;
Se le obbligazioni emesse in eccedenza sono destinati alla sottoscrizione di investitori professionali;
Se sono presenti immobili di proprietà che formano oggetto di garanzia ipotecaria;
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In casi di esigenze particolari che coinvolgono l’economia nazionale dietro autorizzazione
governativa.
Se i limiti vengono superate a seguito della riduzione del capitale sociale e/o delle riserve la società non può
distribuire utili fino a che non capitale e riserve non raggiungano un ammontare pari a quello delle
obbligazioni esistenti. Anche le SRL possono emettere titoli di debito e gli unici che possono sottoscriverlo
sono investitori professionali. L’emissione di un prestito obbligazionario è sottoposto a controllo dalla
Banca d’Italia la quale può vietare o differire l’esecuzione entro 20 gg dal ricevimento della comunicazione.
Tale potere lo esercita quando:
Importo incompatibile condizioni di mercato;
I valori mobiliari offerti non conformi alla regolamentazione;
Con riferimento a titoli esteri non esista disciplina conforme in entrambi i paesi (Italia e estero).
I profili di equilibrio
La funzione obbiettivo di una banca è indirizzata alla produzione di reddito.
Nel perseguire la propria funzione obbiettivo, la banca deve raggiungere un equilibrio di gestione unitario e
una condizione di sostenibilità nel medio-lungo periodo. Esso è comunemente diviso in tre equilibri, tra loro
interdipendenti:
Equilibrio economico: capacità dell’intermediario di conseguire i risultati economici necessari per
garantire stabilità e sviluppo. In questo caso, l’utile d’esercizio favorisce sia l’equilibrio patrimoniale
sia quello finanziario. Per le banche interest-based, tale utile discende soprattutto dai maggiori
ricavi finanziari, rispetto ai costi finanziari e dalla capacità di contenere i costi operativi. Per le
banche fee-based, esso è influenzato anche dai ricavi non finanziari.
Equilibrio finanziario: capacità della gestione di mantenere con sufficiente continuità l’equilibrio fra
i flussi di cassa in entrata e quelli in uscita. La disponibilità di cassa, senza il quale non può essere
fato nessun pagamento, può essere ottenuta attraverso un’attenta previsione dell’andamento
atteso delle fonti e degli usi dei fondi. Il ricorso ad attività e passività bilanciate per scadenza rende
meno complicato il conseguimento dell’equilibrio finanziario. La mancanza di liquidità può
influenzare negativamente sia l’equilibrio economico sia quello patrimoniale, fino ad arrivare ad
una situazione d’insolvenza.
Equilibrio patrimoniale: capacità della gestione di mantenere con continuità una elevata eccedenza
del valore dell’attivo rispetto a quello del passivo, cioè un capitale netto positivo e dimensionato a
un livello coerente con i rischi assunti. In questo caso si dice che una banca è solvibile; tale
caratteristica è oggetto di regolamentazione e vigilanza secondo l’approccio prudenziale. Il ricorso
ad un eccessivo indebitamento (leverage o leva finanziaria) può avere risvolti immediati positivi
sulla redditività del capitale (ROE, Return On Equity), ma conseguenze negative sulla solvibilità.
Intermediazione orientata alla formazione di un margine da interesse
Gli intermediari che svolgono attività creditizia cercano di raggiungere il loro equilibrio attraverso il
MARGINE D’INTERESSE, che rappresenta l’indicatore sintetico e definitivo di redditività dell’impresa. Esso è
generato dalla differenza fra i flussi di ricavi per interessi attivi (tassi di interessi attivi * attività fruttifere) e
quelli dei costi per interessi passivi (tassi di interessi passivi * passività onerose). Per la banca che si orienta
prevalentemente alla finanza è di fondamentale importanza la formazione del margine di interesse, deve
però tener conto che questo elemento è strutturalmente esposto al rischio di variazione dei tassi di
interesse e al rischio di credito.
Il bilancio delle banche
Il bilancio della banca è lo specchio delle operazioni svolte e delle sue principali caratteristiche economiche.
Le modalità e i criteri con cui deve essere redatto sono disciplinati da leggi emanate a seguito di direttive
comunitarie.
Nella redazione del bilancio dell’attività bancaria si devono rispettare le tre clausole generali di verità,
correttezza e chiarezza.
Il bilancio della banca è composto dallo stato patrimoniale, dal conto economico, dal prospetto delle
variazioni del patrimonio netto, dal rendiconto finanziario e dalla nota integrativa. Inoltre, al bilancio deve
essere allegata una relazione degli amministratori sull’andamento della gestione. Esso ha un ruolo centrale
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nell’informazione, orientando le scelte degli operatori economici e nell’attivare i meccanismi della
concorrenza; inoltre, è utilizzato come strumento di vigilanza bancaria.
Nello stato patrimoniale, lo schema proposto dalla Banca d’Italia prevede che le poste siano ordinate
secondo un criterio di liquidità per l’attivo, e di esigibilità per il passivo e che, in entrambe le sezioni, ci sia
un’articolazione delle voci in base alla loro destinazione funzionale. Inoltre, il valore delle poste deve essere
indicato al netto delle attività. Tale classificazione permette al lettore del bilancio di poter apprezzare la
condizione finanziaria della banca e di formulare un giudizio sull’entità dei rischi insiti nelle poste
dell’attivo.
Il conto economico è proposto in forma scalare con l’evidenziazione di margini e risultati economici
intermedi. Conto economico
+ Interessi attivi
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