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D=

Dove Ft è il flusso ricevuto dai finanziatori al tempo t e kD è il tasso di

attualizzazione, calcolato come tasso di interesse applicato abitualmente dal

mercato per i debiti con caratteristiche simili di durata e di rischio.D sarà

diverso dal valore nominale del debito a causa della possibilità che il tasso di

mercato sia diverso rispetto a quello pagato dall’impresa.

La creazione di ricchezza degli azionisti si traduce nell’obiettivo concreto di

aumentare W, il valore del capitale economico, perciò il management deve

individuare investimenti redditizi, o eliminare quelli che non lo sono.

Il capitale economico, esprime una capacità reddituale e quindi una concreta

capacità dell’impresa di trasformare risorse in beni utili. Non è un concetto

astratto. Se un’impresa ha capacità reddituale, questa può trovare un

riconoscimento immediato nei mercati finanziari (Borsa). Il capitale economico

esprime le aspettative di reddito degli azionisti che non saranno disposti a

vendere e col azioni a un prezzo inferiore. I prezzi a cui passa di mano la

proprietà delle imprese [calori di mercato] tendono ad avvicinarsi ai valori di

capitale economico delle stesse, calcolati secondo le migliori stime dei flussi

futuri. Il capitale economico esprime la ricchezza di azionisti che guardano al

lungo periodo e sono indifferenti alle oscillazioni borsistiche di breve.

È spesso differente rispetto al valore di mercato, cioè il prezzo cui passa di

mano la proprietà delle imprese, a causa di:

1. Presenza di investitori con intenti speculativi;

2. Grado di trasparenza dei mercati [ci può essere maggiore o minore

facilità di informazione];

3. Dimensioni dei mercati finanziari [quando sono sottili tendono a essere

instabili perché un singolo operatore o pochi titoli possono originare

grandi oscillazioni di prezzo];

4. Tendenza ad andamenti ciclici che coinvolgono tutte le imprese;

5. Gioco delle aspettative [psicologia degli investitori causa cambiamenti

nel breve].

Il capitale economico è una grandezza oggettivo e razionale e non valore di

mercato. Anche valore di mercato è importante perché costituisce il prezzo a

cui gli azionisti possono vendere le proprie azioni, e costituisce la ricchezza che

è per loro effettivamente disponibile.

Le imprese si devono impegnare, oltre che nella creazione di valore di capitale

economico, anche nella sua diffusione  devono agire affinché il nuovo valore si

traduca nell’aumento del valore di mercato. Ciò si realizza attraverso una

politica di comunicazione rivolta ai mercati finanziari, incentrata sulla

dimostrazione dei fattori aziendali, sulla presentazione di previsioni e scenari

convincenti per il futuro e sul mantenimento dei rapporti costruttivi e corretti

con gli operatori (può succedere che manager spregiudicati usino le politiche di

comunicazione per creare aspettative ingiustificate negli investitori – Enron

[falsificazione dei conti] – sistemi di controllo che garantiscano allineamento tra

interessi manager e azionisti).

Sviluppi storici

L’obiettivo del valore possiede tutte le caratteristiche per spingere i manager e

le imprese verso un’economicità e una creazione di ricchezza di cui possono

beneficiare tutti gli stakeholder. Questo obiettivo è:

• razionale, in quanto ispira la sopravvivenza e lo sviluppo equilibrato

dell’impresa a lungo termine;

• largamente condivisibile da tutti coloro che hanno interesse alla vitalità

dell’impresa;

• stimolante della professionalità e della fantasia di imprenditori e

manager;

• misurabile.

ma il valore per gli azionisti non è una versione riveduta e corretta del profitto?

Il profitto è definito a livello di impresa, mentre il valore è definito a livello di

azionisti. un’impresa può essere in utile ma allo stesso tempo può distruggere il

valore degli azionisti.L’investimento è conveniente [crea valore per l’azionista]

solo se il rendimento è maggiore del costo opportunità. A volte l’obiettivo del

valore può convivere con scopi diversi [quota di mercato,

internazionalizzazione, crescita, fatturto]. Però non è detto che questi vadano

contro il volere degli azionisti. Mentre un’impresa in utile ma con un

rendimento sui mezzi propri più basso del costo del capitale, distrugge valore

per i suoi azionisti.

Questa teoria nasce negli Stati Uniti, in cui veniva percepita l’esistenza di un

value gap: differenza tra il valore potenziale che le imprese avrebbero potuto

generare, impiegando le risorse in modo efficiente e perseguendo in modo

razionale gli obiettivi di reddito, e quello che effettivamente generavano, a

causa di sprechi e del tentativo di perseguire sistemi di obiettivi poco coerenti.

Inoltre, questa teoria costrinse molte imprese a dotarsi di sistemi decisionali

specifici e di nuove pratiche manageriali.non si doveva più investire in business

che offrono condizioni di crescita promettenti ma che creano valore per gli

azionisti. In italia questa teoria ha portato molto imprese a quotarsi e quindi

per forza doveva essere più trasparente e chiara nel mercato e staccarsi dal

controllo familiare. La democrazia economica [partecipazione di vasti strati alla

proprietà delle imprese] diventa un modo per conciliare la creazione di

ricchezza degli azionisti con le responsabilità sociali delle imprese. Oggi la

creazione del valore è una sorta di obiettivo ufficiale delle imprese,

ampliamente riconosciuto, e incluso formalmente anche nelle mission

aziendali.

L’impresa orientata al valore

La teoria della creazione del valore, oltre che a dire che l’obiettivo dell’impresa

è quello di massimizzare il valore del capitale economico, mette anche in

condizione il management di poter stabilire concretamente quali interventi e

soluzioni si possono adottare per realizzare questo risultato. Nella gestione

orientata al valore ci sono due aspetti:

• Interventi di ristrutturazione: sono importanti quando un’impresa adotta

per la prima volta i principi per la creazione di valore, questi partono da

un esame del quadro esistente per individuare le attività che:

1. non generano valore;

2. hanno bisogno di drastici miglioramenti.

Questi interventi portano a una ristrutturazione complessiva (corporate

restructuring) con impatti sulle diverse aree d’affari, la struttura delle fonti di

finanziamento, l’assetto del gruppo societario, gli organigrammi e i livelli di

occupazione.

• Introdurre il value-based management (VBM): introdurre nella gestione

quotidiana sistemi operativi che determinano un costante orientamento

al valore. Comprende una serie di tecniche e principi ed è costituito da

tre componenti:

1. la misurazione del valore creato [si usa sempre la contabilità ma si

devon introdurre misure nuove];

2. la pianificazione degli investimenti e delle scelte aziendali con

un’applicazione di metodi decisionali ad hoc, che incorporino principi

di creazione del valore [se un utile positivo non compre il capitale

investito non è ottimo, per questo di devono minimizzare gli sprechi,

essere più restrittivi sul calcolo dei rendimenti degli investimenti e

sulle autorizzazioni alla spesa];

3. un sistema di incentivazione, per ottenere che le scelte del

management siano indirizzate alla creazione di valore per gli azionisti

[nuovi criteri di retribuzione dei manager*].

Ciascuna di queste genera però dei problemi.

Mentre le esperienze di ristrutturazione basate sui principi di creazione del

valore sono state di regola premiate dal successo, l’applicazione del VBM in

un’impresa è più problematico, anche se questi insuccessi possono essere

dovuti a errori di progettazione o nell’applicazione di tecniche. La traduzione

pratica dei principi di creazione del valore richiede:

• impegno e investimenti superiori a quello che si pensa;

• ci sono barriere culturali;

• adattare i meccanismi organizzativi.

*perché non seguano obiettivi personali: pay-per-performance [una parte

significativa della retribuzione è costituita da elementi variabili legate alla

prestazione].

Capitolo 5

Il contesto socio-ambientale dell’attività di impresa

L’attenzione verso l’obiettivo della creazione di valore per gli azionisti, non

deve portare a sottovalutare il ruolo dell’ambiente sociale e politico. Fattori di

cambiamento:

• Globalizzazione

• Ipercompetizione

• Questione ambientale

• Corporate Governance

Le imprese sono chiamate ad un’interazione bilanciata fra valore degli azionisti

ed interessi degli stakeholder; deve essere sviluppata una strategia di

responsabilità sociale.

La creazione di valore per gli azionisti costituisce l’obiettivo più razionale per

l’impresa. Ciò non deve portare a sottovalutare il ruolo dell’ambiente sociale e

politico, e l’impatto che esso può avere sull’economicità aziendale.Ci sono dei

fenomeni che stanno modificando il contesto socio-ambientale in cui le imprese

operano e queste devono adeguarsi ad esso. Il fenomeno della globalizzazione

è particolarmente rilevante in quanto è, allo stesso tempo, un’importante fonte

di crescita e cambiamento per le imprese e una causa potenziale di conflitti con

e fra le varie categorie di stakeholder. Essa può essere vista come un sistema

che lega persone, imprese, economie, Stati e conoscenze tecnologiche di

diversi paesi in un sistema integrato, alimentato dalla graduale diffusione nel

mondo dei principi del libero mercato. Si sviluppa attraverso una serie di

trasformazioni che ruotano intorno:

• all’apertura degli scambi;

• alla deregolamentazione dei settori;

• alla privatizzazione dell’economia.

Alimentato da:

• cambiamenti della tecnologia;

• mobilità dei capitali;

• commercio internazionale.

Oltre ai suoi palesi effetti benefici sulla ricchezza e sullo sviluppo tecnologico,

la globalizzazione determina anche cambiamenti drammatici che provocano

tensioni e conflitti. La globalizzazione è diventata anche un problema politico.

Contro la globalizzazione perché:

• la competizione spinge a ridurre i costi e lo si fa sfruttando i paesi in via

di sviluppo

sfruttamento minorile;

 appoggio di regimi oppressivi;

Si sono verificati profondi cambiamenti anche nella dinamica dei mercati. I

ritmi dell’innovazione tecnologica dettano quelli della concorrenza e le imprese

vedono le posizioni di vantaggio erodersi con grande rapidit&

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A.A. 2013-2014
26 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/07 Economia aziendale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ellyna94ever di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia aziendale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano o del prof Roca Batllori Esther.