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Harrigan e porter. Si stabilisce la strategia più opportuna sulla base di due
variabili:
• la struttura del settore (favorevole o sfavorevole) a seconda dell’intensità
del tasso di caduta delle vendite complessive, dal livello delle barriere
all’uscita, delle reazioni prevedibili al declino dei concorrenti attuali.
• la presenza o meno di punti di forza rispetto alla domanda residuale
(clienti nel mercato).
Le crisi d’impresa e le strategie di fronteggiamento
Accade spesso che imprese solide possano incontrare periodi di difficoltà e di
perdite economiche che non segnalano un male profondo, ma solo che è
arrivato il momento di procedere per ridefinire le strutture aziendali e
dell’impostazione strategica. Una crisi vera e propria dipende da fenomeni
complessi e frequenti che configurano uno stato patologico. Queste si
differenziano per la loro natura e per il tempo di manifestazione all’interno del
processo degenerativo di crisi e si possono distinguere in:
• cause primarie: fattori di tipo ambientale o interno, che determinano
l’incapacità strutturale dell’azienda a mantenersi in stabili condizioni di
economicità. Tra i fattori aziendali è possibile individuare alcune tipologie:
strategici (venire meno della coerenza tra ambiente e strategie).
finanziario - societari (relativi all’assetto delle fonti, degli impieghi e
dei collegamenti societari).
organizzativi (relativi al decadere dell’efficienza e della capacità
innovativa)
straordinari (relativi ad eventi straordinari che possono incidere molto
sulle prestazioni economico- finanziarie e sulla disponibilità di risorse
critiche).
• cause secondarie: moltiplicano gli effetti delle cause primarie,
ostacolando la risoluzione della crisi ed eventualmente affrettandone la
conclusione negativa. Tutte le forme di crisi aziendali possono essere
ricondotte a qualche forma di management inadeguato (fattore umano è
il rischio più grave per la sopravvivenza dell’impresa). Le cause
secondarie si possono far risalire:
all’erosione del sostegno degli stakeholder (che per la crisi modificano
il comportamento a tutela della propria posizione),
alle crescenti inefficienze (per l’aumento dei costi unitari e delle
successive cadute della competitività)
al deterioramento del clima interno e dei processi decisionali. Ostacola
il cambiamento
Questi fattori hanno una natura di tipo finanziario. A partire da uno stato
iniziale in cui sono responsabili le cause primarie, si manifestano perdite
economiche e l’impresa comincia a trovarsi in difficoltà nel far fronte ai propri
impegni. Per tentare di risolvere la crisi, bisogna quindi cercare di capire quali
sono state le cause specifiche della patologia e fare un’analisi effettiva delle
possibilità di rimozione, per evitare nuovi errori. L’impresa deve essere in grado
di sviluppare adeguate strategie di fronteggiamento della crisi, al fine di
tornare in condizioni gestionali ordinarie. Uno degli strumenti operativi
maggiormente diffusi è il turnaround, inteso come cambiamento rapido
sollecitato da contesti divenuti difficili. Il successo del turnaround dipende dalla
rimozione delle cause della crisi, l’effettivo recupero dipende da una
preliminare ricostituzione delle condizioni favorevoli a una gestione normale. Il
turnaround è anche un processo di negoziazione e di composizione di interessi
contrapposti, e la rimozione delle cause primarie non è la via più sicura per
tutelare questi interessi. Il fine generale del processo di risanamento risiede nel
riportare l’impresa in condizioni gestionali ordinarie. Si fa:
recuperare fiducia stakeholder;
riduzione dei costi [retrenchment] e delle inefficienze
sostituire management
clima positivo in ambito organizzativo.
Capitolo 18
La gestione strategica dell’impresa ha il compito di definire le opzioni di
crescita all’interno del principale processo strategico aziendale rappresentato
dallo sviluppo. Le strategie di crescita sono attuabili attraverso diverse
modalità realizzative: crescita interna, esterna e per accordi, da imprese che
puntano a obiettivi di accrescimento dimensionale. Le opzioni strategiche
possono essere utilizzate a partire dal piano di sviluppo dell’impresa fino alla
fase di maturità e di declino. Vi sono tre strategie che individuano le traiettorie
della crescita:
espansione o concentrazione nei business esistenti: che punta a
sfruttare al meglio il patrimonio di competenze e di esperienze già
possedute dall’impresa attraverso due direttrici:
• sviluppo orizzontale: che ha l’obiettivo di allargare lo spettro operativo,
sia acquisendo imprese concorrenti, sia realizzando una più ampia
gamma di beni o servizi della tipologia di quelli in essere.
• integrazione verticale: che propone di allargare lo spettro operativo con
l’internalizzazione di attività effettuate da clienti e fornitori.
diversificazione: in nuovi business o produttività che può assumere
forma di:
• diversificazione correlata: per valorizzare positivamente le
interrelazioni tra vecchie e nuove aree d’affari.
• diversificazione conglomerale o non correlata: che mira ad acquisire
nuove attività non collegate a quelle esistenti.
espansione internazionale l’impresa può essere intern. Fin dalla
nascita sopr se opera in determ settori [internet]
strategie di focalizzazione sul core-business.
Le imprese che non sono più in fase di sviluppo hanno la necessità di
mantenere le proprie posizioni nei mercati in cui operano, per cui
intraprendono strategie di rafforzamento o di assestamento. Queste si
sostanziano in processi di ristrutturazione improntati a maggiore prudenza
nella gestione delle risorse e alla difesa delle posizioni occupate. In particolare,
il corporate restucturing and development e l’outsourcing sono strategie volte
a ridefinire l’organizzazione dell’impresa, rifocalizzandola sul core-business,
sulle competenze distintive, cioè su cosa si sa fare meglio.
L’attuazione delle strategie di sviluppo
L’impresa si trova di fronte a differenti modalità di attuazione delle strategie di
sviluppo, che si possono ricondurre a tre categorie:
crescita interna: si basa essenzialmente sulle capacità e sulle risorse
disponibili in ambito aziendale.
Esterna: è la logica di crescita fondata sull’acquisizione di imprese o di
organizzazioni già esistenti o operanti.
collaborativa e contrattuale: è una modalità di crescita basata su rapporti
di collaborazione con soggetti terzi, cioè su accordi tra imprese.
Interna: La crescita interna avviene attraverso un processo di sviluppo delle
unità esistenti all’interno di una struttura societaria ben determinata. Le sue
finalità sono orientate all’innovazione e alla costruzione di nuove competenze
distintive. Questo è un processo lento che porta naturalmente alla costruzione
di un tutto armonico e può essere spiegata dall’esistenza di risorse usate
solamente in modo parziale. Tali potenzialità inutilizzate si traducono in tensioni
interne verso la crescita organizzativa o si presentano come opportunità di
espansione e di miglioramento.
L’organizzazione è, quindi, spinta a sfruttare le opportunità interne, ridefinendo
e allargando lo spettro di attività. Spesso le imprese sviluppano soluzioni
organizzative idonee a facilitare lo sviluppo al proprio interno di nuove attività
[team opportuni o creazione di nuove imprese finanziate con le risorse di quella
vecchia (spin-off)]. Un vincolo alla crescita interna risiede nella difficoltà di
creare e valorizzare capacità imprenditoriali nell’ambito dell’organizzazione. ci
son differenti approcci all’imprenditorialità interna due variabili sono la
responsabilità [concentrata o diffusa]e autorità delle risorse [dedicata a una
precisa o contingente a quello che serve] – facilitatore, opportunista,
produttore e sostenitore. .
crescita esterna: Essa si differenzia dallo sviluppo interno in parte per la
natura giuridica, poiché si realizza mediante operazioni societarie di
acquisizione di imprese già operanti o di rami d’azienda, in parte perché
assume spesso le forme di una sorta di costruzione di un impero.
Questa si realizza, quindi, tramite operazioni di acquisizione, fusione o altre
combinazioni interaziendali, inoltre si realizza in tempi brevi, ma pone diversi
problemi di integrazione. L’acquisizione consiste nel trasferimento di proprietà
di un’azienda verso il corrispettivo di un prezzo. La fusione (più rigida)può
eseguirsi mediante incorporazione o per consolidamento mediante la
costituzione di una nuova società. Ciò comporta lo scioglimento delle due o più
società preesistenti, che vengono integrate in una società di nuova
costituzione. La crescita esterna presenta sia vantaggi che svantaggi: il
vantaggio principale attiene alla rapidità con cui la crescita può essere
realizzata (importante se si prevede una veloce evoluzione del mercato), inoltre
essa rende più facile il superamento di barriere all’entrata, difficilmente
sormontabili tramite investimenti diretti. Può consentire il rapido
raggiungimento di obiettivi quali:
la disponibilità di una marca conosciuta e apprezzata da una clientela
fedele
il godimento di brevetti difendibili, autorizzazioni o concessioni
la disponibilità di punti di forza difficilmente inimitabili (sviluppare al
proprio interno uno di questi elementi è difficile e spesso rischioso).
Infine vi è un minor costo da sostenere rispetto all’investimento diretto. In Italia,
la crescita esterna è resa vantaggiosa da incentivi alla cessione da parte di
un’azionista dei propri titoli, dato il numero esiguo di società quotate. Uno dei
principali vincoli alla crescita eterna è rappresentato dalla disponibilità di
risorse finanziarie liquide. Un modo per ovviare a ciò consiste nel ricorrere allo
scambio di azioni anziché alla risorse monetarie come mezzo di pagamento,
solo però se gli azionisti della società acquirente accettano l’apertura della
compagine azionaria ai soci della società acquistata e se questi accettano di
essere pagati in titoli. Un altro fattore di ostacolo è la chiusura del