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La corporate governance unisce "il sistema delle regole e dei vincoli di natura sia istituzionale che di mercato, nell'ambito dei quali si compongono e si perseguono gli interessi delle varie categorie di stakeholders: azionisti, management, clienti, fornitori, pubblica amministrazione, dipendenti (risorse umane), consumatori" (Aroldi, Brunetti, Coda).
Tendenzialmente, la gestione imprenditoriale deve muoversi per valorizzare gli azionisti, il management, i clienti, i fornitori, la P.A., i dipendenti, i consumatori. Si può schematizzare il sistema degli stakeholders in base a dei cerchi concentrici che corrispondono agli stakeholders interni (dipendenti, manager chi opera, chi gestisce, chi ha l'impresa), ai clienti e fornitori (i principali portatori d'interessi per l'impresa) e agli stakeholders esterni (l'ambiente esterno, la comunità).
"... al fine di assicurare la guida strategica della società, l'effettivo"
dal Consiglio di Amministrazione stesso (nel caso delle grandi aziende). Il Collegio Sindacale, invece, viene nominato dagli azionisti e ha il compito di controllare l'operato degli amministratori per garantire la legalità e la correttezza delle azioni intraprese. La governance aziendale è fondamentale per assicurare una gestione efficiente e trasparente dell'azienda, proteggendo gli interessi di tutti gli stakeholder coinvolti. Inoltre, una buona governance contribuisce a creare fiducia e credibilità verso l'esterno, favorendo l'attrazione di investimenti e la crescita dell'azienda. L'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ha definito alcuni principi fondamentali per una buona governance aziendale, tra cui la trasparenza, l'equità, la responsabilità e il rispetto dei diritti degli azionisti. Questi principi sono stati adottati da molti paesi e rappresentano un punto di riferimento per la definizione delle norme e delle pratiche di governance a livello internazionale. In conclusione, la governance aziendale è un elemento chiave per il successo e la sostenibilità delle aziende, garantendo una gestione responsabile e orientata al raggiungimento degli obiettivi aziendali nel rispetto delle regole e dei valori etici.dagli azionisti e tutto ciò che viene da esso deliberato, compresa la firma del bilancio da parte del Presidente del CdA e dell'amministratore delegato, va a vincolare civilmente e legalmente la società. Il Collegio Sindacale, perciò, passa al vaglio tali delibere per evitare di incorrere in sanzioni. In Italia sia il CdA sia il Collegio Sindacale sono nominati dall'Assemblea dei soci ma rimangono scissi e indipendenti l'uno dall'altro. Sopra a una certa dimensione si aggiunge, poi, un terzo livello di controllo, costituito da una società esterna di consulenza e di revisione fiscale. L'adozione dell'organo di indirizzo si rende obbligatorio in tutte le S.p.A. ed in tutte le s.r.l. che vantano, alternativamente, un attivo di bilancio pari a 4 milioni di euro, un valore delle vendite e delle prestazioni commerciali pari a 4 milioni di euro e una media di 20 dipendenti a libro paga durante l'esercizio. Nella realtà anglosassone,contraddistinta dalla cultura del "laissez faire" si ritiene che l'organo di controllo rallenti solamente l'operato dell'azienda e non eviti gli scandali, per cui, vista la presenza di molte multinazionali che non possono permettersi di far passare ogni decisione attraverso multiple burocrazie interne, si ricorre a un modello monistico ("one-tier") in cui l'effettivo controllo è lasciato al mercato, con le aziende che garantiscono la massima trasparenza possibile per permettere di valutare il loro operato. Si tratta di un modello "market-oriented" in cui la proprietà è fortemente frazionata ed è separata dal soggetto economico, la cui gestione viene delegata totalmente ai manager, gli organi sociali hanno una logica di organo unico e il mercato (composto dalle public company) promuoverà investendo sulle imprese buone e disinvestirà sulle aziende cattive, lasciando a soggetti esterni.(società di rating) e alle dinamiche interne dell'azienda il giudizio. Sulla base del giudizio delle società di rating, il singolo può decidere se investire sull'azienda o meno. Generalmente il modello aziendale viene determinato dal proprio statuto, le cui modifiche sono approvate dall'Assemblea dei soci. Ultimamente in Italia si verificano degli spostamenti dal modello dualistico orizzontale a un modello dualistico verticale (l'Assemblea dei soci che nomina un consiglio di sorveglianza (organo di controllo) che a sua volta nomina un consiglio di gestione (organo di indirizzo) e quindi non un'assemblea dei soci che nomina automaticamente e contemporaneamente il Collegio sindacale e il Consiglio di amministrazione). Si comincia anche a vedere un modello monistico, in cui di fatto il principale elemento di riferimento è il Consiglio di amministrazione, che a sua volta nomina poi un organo di controllo interno. Quali sono le logiche diè caratterizzato da una struttura dualistica, in cui coesistono un consiglio di amministrazione e un consiglio di sorveglianza. Il consiglio di amministrazione è responsabile della gestione operativa dell'azienda, mentre il consiglio di sorveglianza ha il compito di supervisionare le attività del consiglio di amministrazione e di proteggere gli interessi degli azionisti. Inoltre, nel modello italiano è comune la presenza di azionisti di controllo, che detengono una quota significativa del capitale sociale e hanno un'influenza determinante sulle decisioni aziendali.è di tipo imprenditoriale-familiare: isoci di controllo e le famiglie rappresentano il soggetto economico della società.La corporate governance è rilevante per quanto riguarda l’informativa esterna. Le informazioni dibilancio rappresentano un momento di comunicazione con gli stakeholders. Le norme giuridiche, iprincipi contabili ma, soprattutto, le logiche decisionali degli utenti e il contesto politico-sociale-culturale di un paese, condizionano quantità e qualità delle informazioni fornite dalle imprese. Latrasparenza informativa e l’attendibilità delle informazioni di bilancio costituiscono una condizionedi primaria importanza per il buon funzionamento dei mercati finanziari. Le regole di corporategovernance e i controlli rappresentano uno strumento di garanzia per una comunicazione trasparentee tempestiva.
La teoria dell’agenziaNelle teorie di corporative governance trova spazio la teoria dell’agenzia, elaborata da
Jensen eMeckling nel 1976 in ambito di management: si applica alle relazioni in cui un soggetto, denominato principale, delega l'utilizzo di alcune risorse a un altro soggetto denominato agente, il quale risulta legato da un accordo di tipo formale o informale e opera rappresentando gli interessi del principale. Si prevede la separazione tra proprietà e controllo dell'impresa. I due notarono che alcune imprese mantengono al loro interno sia la proprietà (chi possiede l'impresa) che il controllo (chi la gestisce), altre imprese separano queste due entità. Tendenzialmente chi gestisce l'impresa viene definito manager. A un certo punto, le imprese diventano troppo grandi per riuscire a mantenere in un'unica figura, o in poche figure, la proprietà e il controllo. Questa separazione nasce per ragioni dimensionali (l'azienda si è espansa a tal punto che l'imprenditore ha bisogno di aiuto nel gestirla) e, in teoria, ilrisultato dovrebbe essere l'ottimizzazione dei processi produttivi, ma la realtà dei fatti prevede che l'agente e il principale abbiano degli interessi contrastanti, per cui la teoria dell'agenzia tende a essere una delle principali cause di fallimenti e scandali aziendali. La Ferrero nasce come pasticceria ad Alba. A un certo punto non si produce più un certo tipo di prodotto, ma si inizia a produrne di più. Successivamente subentra un momento di crisi, poiché la cioccolata inizia a costare molto. Ci si trova di fronte al classico problema di gestione e, ragionando in maniera frontale, tre sono le soluzioni: - si fa pagare al cliente l'incremento delle materie prime, l'impatto economico per l'imprenditore è pari a 0; - l'imprenditore paga l'incremento, il prezzo del prodotto rimane uguale; - chiusura dell'impresa. Cosa pensa Ferrero? La crema la si fa a prevalenza di base nocciole, creando un nuovoprodotto.Questo nuovo prodotto ha un grande successo e fa sì che l’impresa non possa più rimanere lapasticceria locale, poiché con il quantitativo richiesto non basta più quella produzione, per cui ènecessario aprire degli stabilimenti all’esterno. Data la grandezza, la Ferrero ha iniziato ad assumeredei manager per aiutarlo a gestire.
Nella relazione di agenzia sorgono alcune problematiche fondamentali:
- l’agente e il principalepossono avere degli interessi contrastanti;
- il principale e l’agente sono qualificati da una differentepropensione al rischio;
- esiste un’asimmetria informativa nel rapporto tra principale e agente, afavore di quest’ultimo.
La teoria dell’agenzia interpreta la relazione tra azionisti e managementcome un rapporto di delega principale-agente della gestione societaria. Il principale (azionista-delegante) esercita un potere di controllo sull’agente (manager-delegato).
L'agente ha il dovere fiduciario di agire nell'interesse del principale. L'obiettivo è quello di sviluppare l'accordo tra i due soggetti in modo tale da rendere massima l'utilità del principale. Il problema principale risiede nell'asimmetria informativa esistente tra principale (azionisti) e agenti (management), che comporta costi di monitoraggio e incentivazione. Il costo di agenzia comprende i costi sopportati dai principali per la messa a punto e l'applicazione di sistemi di controllo, monitoraggio e incentivo sull'operato del management, nel tentativo di ridurne il comportamento opportunistico al fine di allineare interessi di manager e azionisti. L'evidenza empirica dimostra che i costi di agenzia:
- diminuiscono in presenza di azionisti manager;
- sono inversamente proporzionali all'entità del pacchetto azionario detenuto dal management;
- diminuiscono al crescere dell'azione di monitoraggio svolta.