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A B

R 500 700

Cp 200 300

Mc 300 400

CI=350; CCA=350; CCB=500; QIA=150; QIB=200.

CI/ƩMc= 350/300+400= 350/700= 0,5 (coefficiente di ripartizione).

Ripartizione dei costi indiretti con criterio per centrio o reparti (localizzazione dei

costi).

Si presuppone di trovare i costi diretti di prodotto e la materia prima, l’azienda viene

scomposta in più aree omogenee facendo diventare tutti i costi indiretti in costi diretti

rispetto ai prodotti o rispetto ai centri di attività.

Si procede in diverse fasi:

1. L’azienda viene suddivisa in diverse in aree di attività o centri di attività diretti o

indiretti e al loro interno devono essere omogenei, perché l’attività svolta in ogni area

non deve essere confusa con quella svolta all’interno di altri reparti.

2. La seconda fase consiste nel predeterminare il volume della produzione nel periodo

preso in esame, che sta alla base della determinazione del costo in oggetto, dato che

quest’ultimo varia al variare della capacità produttiva.

Nelle aziende la cui produzione avviene in serie ed a ciclo continuo questo criterio

non comporta grosse difficoltà, basterà quindi stimare il volume delle vendite,

sottrarre da esso l’entità quantitativa delle rimanenze iniziali aggiungere quelle delle

presunte rimanenze finali per ottenere il dato cercato.

Se la produzione è su commessa non è facile conoscere la quantità e la qualità del

prodotto che viene richiesto. In questo caso è meglio scegliere una unità di misura del

volume di produzione.

Vi è quindi la necessità di ricondurre una produzione eterogenea in termini

omogenei.

Il problema può essere risolto esprimendo l’unità di prodotto in “unità di capacità

produttiva” e si deve riferire al fattore di produzione raro o limitativo cui è legato il

vincolo dimensionale dell’intera produzione aziendale. Si potranno utilizzare:

-Standard buoni o ottimi: se commisurati al rendimento lavorativo di operai o

macchine;

-Standard normali: non tenendo conto delle circostanze favorevoli o sfavorevoli sul

rendimento degli stessi;

-Standard medi: mediando circostanze normali, favorevoli o sfavorevoli sul

rendimento;

-Standard probabili: considerando il rendimento che probabilmente si manifesterà in

base alle circostanze concretamente previste.

3. La terza fase consiste nell’attribuire i costi da sostenere ai centri una volta

identificato il volume di produzione. Questa fase riguarda tutti i costi tranne quelli

delle materie prime, in quanto queste sono considerate un costo diretto di prodotto e

non vengono ripartite tra i diversi centri. Alla fine di questa fase tutti i costi sono

diretti e si potranno avere:

-Costi diretti di prodotto;

-Costi diretti di centri diretti;

-Costi diretti di centri indiretti.

4. La quarta fase potrebbe anche non esserci se si ritenesse sufficiente la conoscenza

della ripartizione diretta dei costi nei vari centri.

5. La quinta fase è quella della determinazione dei coefficienti unitari di centro,

risultanti dalla divisione dei costi complessivi di periodo del centro diretto sul

numero dei prodotti o delle unità con cui viene rappresentata in modo omogeneo la

produzione. In tal modo si ottiene l’incidenza del costo di periodo sull’unità di

produzione omogenea.

6. La sesta fase consiste nel determinare il costo complessivo di prodotto.

La determinazione dei costi per attività (Activity- Based- Costing)

I prodotti assorbono i costi in base alla complessità gestionale delle produzioni stesse. Per

questa ragione viene applicata in qualsiasi azienda. Un prodotto o servizio semplice,

assorbirà meno costi di un prodotto o servizio altamente personalizzato, che richiede

un’elevata complessità gestionale. Questo metodo (ABC) si caratterizza per l’abbandono

della distinzione tra costi fissi e quelli variabili in funzione del volume di produzione.

Alla base del metodo ABC i costi vengono sostenuti per generare la acquisire risorse che

vengono utilizzate per svolgere delle attività che poi vengono “consumate” per la

realizzazione di beni e servizi. In questo caso il concetto chiave è quello di attività in quanto

più trasversale.

Secondo questo concetto chiave per l’applicazione del metodo ABC è quello del cost driver

che rappresenta il fattore che spiega il sostenimento del costo di una specifica attività. Le

fasi attraverso le quali si concretizza questo metodo sono quattro:

1. Individuare il cost object;

2. Individuare quali attività si realizzano attraverso il cost object;

3. Si passa all’attribuzione dei costi aziendali indiretti alle attività tramite

l’individuazione di appositi re source drivers;

4. I costi delle attività vengono infine attribuiti al costo object tramite l’individuazione

di specifici activity drivers.

Una volta individuato il cost object, è necessario identificare le attività che vanno poste in

essere perché questo possa essere realizzato, bisogna effettuare una mappatura dell’azienda

e bisogna comprendere cosa concretamente fanno i soggetti che lavorano all’interno

dell’azienda utilizzando input

per ottenere output. Seguendo

la catena del valore di Porter,

è possibile identificare le

attività in grado di generare

valore percepibile per il

cliente.

Altra tassonomia, può essere ricondotta al grado di riferibilità dell’attività del prodotto,

possono essere identificate le seguenti attività:

Legami con il prodotto Esempi di attività

Attività di supporto Direzione di stabilimento;

all’organizzazione riscaldamento ed illuminazione;

costi relativi ai terreni ed edifici;

fornitura rete informatica.

Attività a livello di prodotto Engineering di processo;

specifiche di prodotto; modifiche

di progetto; miglioramento di

prodotto.

Attività a livello di lotto Macchinari; Movimentazione

materiali; Approvvigionamento;

controllo di qualità.

Attività a livello di unità di Decorazione;saldatura

prodotto componenti; lavorazione materie

prime; tornitura pezzi meccanici.

Ogni macroattività può essere suddivisa in sub attività è possibile capire quanto costa ogni

attività.

La fase successiva alla mappatura aziendale, è quella di attribuire i costi alle varie aree, e

alcuni di essi possono essere attribuiti direttamente all’attività. Come ad esempio lo

stipendio del personale. Nei casi in cui questo non potesse essere possibile, vengono scelti

degli appositi resource driver idonei a misurare il consumo del fattore produttivo di una

specifica attività.

L’ultima fase per rendere operativo il metodo ABC è il ribaltamento dei costi dalle attività ai

prodotti e consta di due sotto fasi:

● L’identificazione e la valutazione del consumo degli activity-driver;

● La determinazione finale del costo complessivo tramite la ripartizione del costo

precedentemente attribuito alle singole attività.

Per la scelta dei activity-driver è necessario tenere presente alcuni fattori:

● Il costo della misurazione;

● La correlazione nella scelta di un cost driver in quanto deve esso stesso essere in

grado di spiegare i diversi livelli di utilizzo delle attività degli oggetti del costing.

● Gli aspetti comportamentali questo fattore è molto importante in quanto un cost

driver va scelto in base a quanto sa rappresentare in modo non convenzionale gli

effetti economici delle scelte gestionali.

Il costo delle attività viene calcolato come somma dei costi delle risorse assorbite dalle

stesse attività nel loro svolgimento e se non vi è una contabilità analitica (quindi una base)

l’Activity Based Costing non può essere applicato. L’attribuzione dei costi delle attività ai

vari costi object avviene impiegando degli Activity Cost Pool (ACP).

Il costo degli ACP viene poi distribuito sugli oggetti di costo in rapporto al consumo che

essi fanno delle attività associate all’ACP.

L’ABC riflette in maniera efficace e reale il consumo delle risorse acquisite dall’azienda e

che portano alla generazione dei costi di natura indiretta.

Autofinanziamento

Stato Patrimoniale T1

Inv.1000 Debiti 1500

Capitale Fondi 500

circolante 2000 Netto 500

Debiti brevi 500

A. 3000 P. 3000

Stato Patrimoniale T2

Inv. 1300 Debito 1400

Capitale Fondi 100

circolante 2200 Netto 700

Debiti brevi 400

A. 3500 P. 3500

L’autofinanziamento è inteso come una qualità di generare da sola delle risorse finanziarie

utile prodotto dalla gestione che l’azienda non distribuisce e si determina con i netti

patrimoniali T2-T1 (700-500=200) il cui risultato mostra l’incremento che l’azienda ha

sviluppato in un periodo amministrativo.

La visione più precisa dell’autofinanziamento la si trova nel conto economico i cui elementi

principali si trovano nel terzo settore.

Conto economico T2

Integrazione/ rettifiche Integrazione/ricavi/ rettifiche

iniziali 100 iniziali 100

Costi 1000 Ricavi 1500

Ammortamento200 Rettifica costi integrazione

TFR200 200

Quote imposte 100

1600 1800

Costi rilevanti: comportano un esborso finanziario

Costi non rilevanti: non comportano un esborso finanziario

Utile = 200

Autofinanziamento: Utile+Ammortamento+Quote fondi spese (fondi rischi)

A=200+200+100=700

Se l’utile non ci fosse e la perdita è comunque minore ai costi rilevanti, si avrebbe

comunque l’autofinanziamento.

Configurazione di capitale

Il valore del capitale varia in base all’obiettivo o all’interesse conoscitivo, quest’ultimo va

inteso come fondo astratto di valori e per questo motivo ritroviamo tre concetti di capitale:

1. Funzionamento

2. Liquidazione;

3. Economico.

Capitale di funzionamento:

In termini operativi fa riferimento al capitale netto (Cf) può essere considerato come fondo

astratto di valori che scaturisce da un complesso di valutazioni riguardanti valori certi, stime

e congetture attinenti agli investimenti a fronte dei quali non sono stati conseguiti i relativi

realizzi. Più semplicemente all’interno del capitale netto si trovano le attività in attesa di

realizzo, le passività in attesa di esborso e fa riferimento al singolo esercizio

amministrativo.

Quanto più è maggiore l’utile, maggiore sarà il valore del capitale aumenta; viceversa il

valore diminuisce.

Quando entrambe le situazioni vanno in forte contraddizione e con il p

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
27 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/07 Economia aziendale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ale.lonardo.5 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia aziendale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Picciotto Loredana.