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IL GRADO DI SFRUTTAMENTO DELLA CP
CP nominale:
• valore massimo atteso dell’output, senza interruzioni, soste, ecc.,
nell’unità di tempo considerata. Si esprime in numero di unità di output producibili
nell’intervallo di tempo (unità/ore o unità/anno, ecc.)
CP teorica (o raggiungibile):
• valore massimo dell’output ragionevolmente ottenibile =
CP. Si pensi al numero di voli di una compagnia aerea dato comunque un certo numero di
velivoli. Più ne fai più aumenti la tua CP.
• La produzione effettiva è molto spesso inferiore alla CP perché, ad esempio, il mercato
non è in grado di assorbire tutta la produzione realizzabile dalla nostra azienda.
Grado di utilizzo (o saturazione)
• della CP: produzione effettiva della capacità
produttiva: rapporto fra la produzione effettiva e la CP, in percentuale. N.B. All’interno di
una singola azienda molteplici e diverse fra loro sono le “capacità produttive” coinvolte.
(ad esempio, 160 posti di un aereo occupati/200 posti disponibili, trovo tecniche per
saturare la CP)
L’UNITÁ DI MISURA DELLA CP E I COLLI DI BOTTIGLIA
A seconda dell’attività svolta dall’unità aziendale, la CP si misura in modo diverso;
• la misura della CP e dei suoi incrementi richiede quindi la definizione dell’unità di
misura dell’output.
Società di consulenza —> giornate / uomo
⁃ Trasporto aereo —> passeggeri x miglia
⁃ Aziende di produzione di beni —> numero di pezzi
⁃ Non basta strutturare la CP “della fabbrica”, ma è necessario bilanciare le CP di
• tutte le funzioni (ricerca, vendita, trasporti, ecc.) i colli di bottiglia per evitare che si
formino “colli di bottiglia”
LE ECONOMIE DI SCALA (O DI DIMENSIONE)
economie di scala
Le (EDS) sono le riduzioni di costo unitario dell’output prodotto
• che conseguono all’incremento della dimensione della capacità produttiva (scala)
dell’azienda, dato un certo livello di utilizzo (saturazione) della capacità stessa.
Quasi sempre le dimensioni maggiori consentono costi unitari più bassi. Talvolta le
• EDS sono decisive per poter stare sul mercato, altre volte sono poco rilevanti.
Le EDS si misurano confrontando i costi medi unitari di due diverse CP, ipotizzando
• per entrambe lo stesso grado di utilizzo.
Il costo medio unitario si calcola dividendo i costi totali di produzione per la
• produzione effettiva.
LE FONTI DELLE ECONOMIE DI SCALA
Indivisibilità di alcuni componenti (il docente, il proiettore, componenti che non
• variano al variare del volume di produzione (numero di studenti ad esempio)).
Alcune risorse, tipo quelle immateriali, non hanno limite di capacità produttiva (le
università online)
Maggiore produttività degli input per effetto della specializzazione. Un tal
• macchinario svolge una sola azione a ripetizione a mille, quindi dopo l’investimento
iniziale divento comunque più efficiente perché velocissimi. Da ciò derivano anche
minori costi di acquisto dati i crescenti volumi. Oppure altro esempio, un professore
che insegna una sola cosa ma sa di tutto e di più a proposito.
Proprietà geometriche dei contenitori. (ad esempio, costi della superficie
• geometrica di un cubo = si ha vantaggio ad usare contenitori più grandi, perché il
loro spazio aumenta esponenzialmente)
Maggior efficienza dei motori e degli impianti di maggiori dimensioni.
• Minori costi unitari di acquisto derivanti da una maggiore forza contrattuale
•
LE ECONOMIE DI SATURAZIONE DELLA CAPACITÀ PRODUTTIVA
costi fissi
I dell’azienda si dividono in (non variano al variare dei volumi di
• variabili
produzione per un dato intervallo di produzione) e (variano al variare dei
volumi di produzione) il costo fisso è
All’aumentare del grado di sfruttamento della capacità produttiva,
• ripartito su un numero maggiore di output e questo determina una riduzione
del costo medio unitario
Le economie di assorbimento dei costi fissi sono le riduzioni di costo medio
• dello sfruttamento della capacità produttiva
unitario derivanti dall’aumento
(tenendo costante la CP) tanto maggiori quanto maggiore
Le economie di assorbimento di costi fissi sono
• è l’incidenza dei costi fissi
ECONOMIE DI SCALA VS ECONOMIE DI SATURAZIONE
Avvertenza
• É errato affermare che le economie di scala sono le riduzioni di costo derivanti da
• maggiori volumi di produzione. Occorre distinguere tra riduzioni di costi derivanti
da:
– impianti più grandi -> economie di scala
– maggiori volumi dato un certo impianto (dato il suo maggior sfruttamento) ->
economie di saturazione
lo sfruttamento di economie di scala implica l’incremento di una
In altre parole,
• data capacità produttiva, ma non bisogna confondere gli incrementi della
capacità produttiva con il maggior grado di sfruttamento della stessa.
Quando facciamo i conti con impianti più grandi (economie di scala), potrei avere
• dei vantaggi per diminuzione dei costi medi unitari, ma svantaggi se non
raggiungessi un adeguato sfruttamento della capacità produttiva.
LE ECONOMIE DI APPRENDIMENTO (O DI ESPERIENZA)
“Le economie di apprendimento (o di esperienza) sono le riduzioni di costo
• unitario dell’output prodotto che conseguono all’incremento dei volumi di
produzione cumulata”.
esperienza
Con si intende il numero cumulato di output prodotti (dall’inizio) fino
• alla data considerata
Le economie di apprendimento si calcolano valutando la riduzione % dei costi ad
• ogni raddoppio della produzione cumulata (nell’esempio, riduzione del 20% ad ogni
raddoppio)
LA VELOCITÁ DI APPRENDIMENTO
Perché si possa misurare il solo effetto esperienza, occorre che nell’intervallo
• considerato le altre condizioni produttive restino invariate.
costi unitari scendono al crescere della produzione
L’inclinazione della curva (i
• cumulata) dipende dalla capacità di imparare, denominata velocità di
apprendimento, che si ottiene rapportando i costi relativi a due produzioni che
rappresentano un rapporto di esperienza 2 a 1
L’ottenimento di riduzioni nei costi e il mantenimento della velocità di
• apprendimento richiedono uno sforzo mirato.
In valori assoluti, i grandi risparmi per effetto dell’esperienza si ottengono sui primi
• la grande discesa della curva esperienza si vede negli
lotti di produzione =
stage iniziali (dopo un po’ l’esperienza si assesta)
Se sono nelle fasi iniziali, posso anche permettermi di fare prezzi competitivi
• (addirittura sotto il costo unitario) perché scenderò presto nella curva di esperienza
(scende il costo) e venderò di più (ad esempio, vantaggio perso dagli svizzeri nella
produzione di costosissimi orologi digitali)
La situazione delle economie di apprendimento è molto di rilievo per prodotti nuovi
• all’inizio della loro produzione
LE FONTI DELLE ECONOMIE DI APPRENDIMENTO
Crescente abilità nello svolgimento delle attività (più cucino, più sarò bravo e
• veloce a cucinare per il mio ristorante)
Migliore selezione delle risorse produttive (i bravi ristoratori sanno scegliere gli
• ingredienti migliori)
Coordinamento più efficiente fra le risorse produttive (cuochi che cucinano
• insieme da molto tempo sanno come interagire efficacemente; migliore
comunicazione tra camerieri e cuochi tramite tablet)
Più elevata programmabilità dell’attività (che ingredienti comprare e in quale
• quantità a seconda del menù, dell’aspettativa di quanta clientela attrarrò in certi
giorni/periodi, ecc.)
Semplificazioni dei prodotti e dei processi (se si riesce a produrre un piatto di
• alta qualità in maniera semplice e tempi ristretti si ha il top)
LE STRATEGIE DI REPLICAZIONE
Le strategie di replicazione puntano a sfruttare competenze e routine presenti nel
• patrimonio aziendale applicandole a più combinazioni parziali uniformi. Sfruttano
economie di apprendimento ed economie di scala.
Esempi:
Franchising di fast food
⁃ Catene alberghiere
⁃ Banche
⁃ Catene di sale cinematografiche
⁃ N.B. Si parla di reddito operativo perché non consideriamo tutti gli aspetti della
• gestione, ma solo quella caratteristica.
Volumi effettivamente realizzati, prezzi costo e prezzi ricavo e determinanti
• determinanti del risultato economico.
strutturali sono le
Condizioni di gestione caratteristica a impiego unico strettamente proporzionali ai
• volumi sono ad esempio le materie prime; “ non strettamente proporzionali ai
volumi sono l’affitto del negozio o lo stipendio del dipendente, che non sono
strettamente proporzionali ai volumi sebbene lo siano in parte nel caso in futuro vi
fosse bisogno di un ampliamento.
Costi fissi di struttura sono i costi legati alla capacità produttiva (affitti, utenze,
• commercialista, ecc., dipendono dalle dimensioni dell’impresa e non sono prop. ai
volumi).
Costi fissi di politica (di sviluppo) sono pubblicità, formazione, ricerca e sviluppo,
• ecc. Non sono strettamente proporzionali ai volumi di produzione perché sono
costi fatti con un occhio al domani piuttosto che a oggi.
Dal p.to di vista grafico i costi fissi sono linee rette che salgono a gradini, mentre i
• costi variabili sono delle curve.
Semplifico i cf+cv in una retta lineare.
• Break-even point = punto di pareggio = punto di equilibrio
• N.B. la dimensione dell’utile è operativo
• N.B. se ho pochi costi variabili, la retta dei costi totali perde pendenza e allarga
• l’angolo che crea con la retta dei ricavi: ciò comporta maggiore perdita sotto il p.to
di pareggio o maggior utile sopra il p.to di pareggio
margine di contribuzione (unitario)
Ru-CVu = (non è ancora un utile perché ci
• sono dentro ancora i costi fissi)
Ru-CTu = reddito operativo unitario
• Formula da volume a fatturato con passaggi matematici.
• Esempio: vendo tavolini a 3,000 € l’uno. Mi costano di cv 2,000. il mdc unitario
• (margine di contribuzione) è pari a 1000. I cf sono di 100,000 l’anno. Per andare a
pareggio deve fare 100 tavolini, ossia cf/mdc unitario = 100
Per formula in fatturato devo fare il mdc in % = è mdc u/prezzo espresso in % =
• 33%. Qu