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VALORI FONDO E VALORI FLUSSO
• Valori flusso: esprimono grandezze che sono riferite ad un dato periodo di tempo;
• Valori fondo: esprimono grandezze che sono riferite ad uno specifico momento di tempo.
I valori flusso possono essere visti come la variazione subita da una grandezza fondo nel corso di un dato periodo di
tempo.
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I VALORI E L’ANALISI DEI CIRCUITI OPERATIVI
L’azienda svolge molteplici operazioni di gestione, tali operazioni possono essere composte in “circuiti” per
analizzare le loro influenze sull’equilibrio monetario e sull’equilibrio economico.
1. CIRCUITO OPERATIVO-CARATTERISTICO.
I cicli sono sfasati, perché iniziano in momenti diversi.
Il circuito operativo caratteristico genera un fabbisogno
finanziario perché:
• Usualmente le uscite di risorse finanziarie precedono le
entrate;
• Investimenti di medio-lungo periodo;
• Lunghezza dei cicli produttivi (es. edilizia);
• Tempi di pagamento ai fornitori e tempi di pagamento da
parte dei clienti.
Che va colmato con capitale di rischio o di credito.
2. CIRCUITO DEGLI INVESTIMENTI ACCESSORI.
Se sono disponibili risorse finanziarie in
eccesso rispetto ai fabbisogni della gestione
caratteristica. 18
3. CIRCUITO DEI FINANZIAMENTI A TITOLO DI CAPITALE DI RISCHIO.
4. CIRCUITO DEI FINANZIAMENTI A TITOLO DI CAPITALE DI CREDITO
Circuiti operativi ed equilibri
L’analisi dei circuiti operativi consente di identificare gli impatti che ciascuno di essi determina a carico dell’equilibrio
monetario.
La stessa analisi è strumentale all’analisi dell’equilibrio economico. Non solo perché sono identificati i componenti
positivi e negativi di reddito che fanno capo ai circuiti (con l’eccezione dei costi della gestione tributaria), ma anche
perché la verifica dell’equilibrio economico comporterà l’osservazione dei circuiti non ancora completati alla data alla
quale si procede al calcolo del reddito.
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5. LA RILEVAZIONE DEI VALORI GENERATI DALLA GESTIONE
LE RILEVAZIONI E I LORO PROCESSI
Per svolgersi in modo consapevole, la gestione e l’organizzazione hanno bisogno di utilizzare dati informazioni sia
rinvenienti dall’interno dell’azienda sia provenienti dall’ambiente in cui essa opera.
Il termine rilevazione trova in economia aziendale significati molto diversi.
• Un significato ampio intendendo la determinazione qualitativa e quantitativa, la classificazione, elaborazione,
la rappresentazione e l’interpretazione dei fenomeni aziendali;
• Un’accezione più ristretta si ha intendendo solo la raccolta di una rappresentazione ordinata di dati che
quantificano determinati caratteri dei fatti o fenomeni oggetto di osservazione.
Nel concetto di rilevazione si dà particolare risalto al processo mediante il quale si individuano, si raccolgono e si
diffondono i dati e informazioni.
La ragioneria è la disciplina che si occupa delle rilevazioni e determinazioni quantitative, studiando i metodi che
risultano più adeguati per conseguire gli scopi conoscitivi richiesti dall’investigazione scientifica e dalla pratica
aziendale.
Un’ormai classica suddivisione delle rilevazioni è quella che considera lo strumento utilizzato per la raccolta delle
quantità economiche, ma mano che si manifestano.
Si parla di rilevazioni elementari quando si ha riguardo ai documenti originari di raccolta, di rilevazioni contabili
quando si attinge dal conto, e di rilevazioni statistiche quando si usano altri strumenti di raccolta di versi.
Nel linguaggio odierno, l’insieme di questi processi di rilevazione costituisce il complessivo sistema informativo
aziendale. 19
PRINCIPALI SISTEMI DI RILEVAZIONE
LA CONTABILITA’ GENERALE
La contabilità generale è un sistema informativo che si fonda sul conto, quale strumento elementare di raccolta dei
valori e che ha per obiettivo principale la misurazione di quantità complesse come il reddito di esercizio e il capitale
di funzionamento.
Il conto è l’insieme ordinato di scritture relative ad un dato oggetto, del quale misura
la grandezza.
Si presenta come una tabella a due sezioni contrapposte:
Sezioni rispettivamente denominate:
• “Dare” (a sinistra);
• “Avere” (a destra).
E’ una contabilità sistematica che assume come oggetto di analisi “l’intera azienda” e rileva valori nascenti da fatti
esterni di gestione, partendo dalla loro manifestazione finanziaria, al fine di misurare il risultato economico
d’esercizio e il connesso capitale di funzionamento.
Non è necessariamente l’unica contabilità aziendale, vi è infatti anche la contabilità analitica.
La tenuta della Contabilità Generale richiede l’uso:
• Di un piano dei conti: elenco dei conti nei quali si effettueranno le rilevazioni, classificati secondo uno schema
definito liberamente;
• Del libro mastro: documento implicitamente obbligatorio, redatto in coerenza col piano dei conti, nel quale
secondo un criterio sistematico si effettua la rilevazione dei valori nascenti dai fatti di gestione;
• Del libro giornale, documento obbligatorio (art. 2214 c.c.) comprensivo di scritture effettuate in ordine
cronologico secondo il metodo della partita doppia.
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ORIGINI STORICHE
Si fa riferimento a un sistema di rilevazioni contabili nel quale si faccia uso di conti a due sezioni e vi sia
corrispondenza tra i valori iscritti nella sezione di sinistra ed i valori iscritti nella sezione di destra.
Si reputa che un siffatto sistema contabile sia stato messo a punto nel medioevo da mercanti italiani operanti in
diversi centri (sebbene il metodo sia poi stato chiamato “metodo veneziano”).
Veneziani che facevano uso del conto come strumento a due sezioni, con le denominazioni “Devono dare” “per la
man sinistra” (dare) e “per la man destra” “devono avere” (avere).
Il più antico Libro Mastro veneziano giunto fino a noi è il “Quaderno” della “Fraterna Soranzo” (1406).
I registri di Andrea Barbarigo (anni 1430-1440), contengono il primo esempio disponibile di libro giornale, anche se
comprensivo di sole rilevazioni dei fatti esterni di gestione, senza scritture di apertura e chiusura (probabilmente
perché il giornale era inteso come documento di cui avvalersi nelle controversie con i terzi).
Considerando le contabilità giunte fino a noi, tale metodo compare ancor prima in ambito genovese e lombardo:
Contabilità dei Tesorieri del Comune di Genova (“massari”), 1340.
“Ditta” di Marco Serraynero, Milano (fine Trecento).
In questo caso non si usa il volgare, ma il latino medievale (ad es. Tabulae per conti, le cui sezioni sono denominate
“debet Dare”, “debet Havere”). 20
Il “metodo veneziano” era sicuramente utilizzato per ragioni pratiche; la produzione manualistica si ha solo dopo un
secolo con Benedetto Cotrugli, Libro de l'Arte de la Mercatura, Ragusa (Dubrovnik),1475.
Nell’ambito di un testo che è essenzialmente di “etica del mercante”, descrive sommariamente il metodo veneziano.
Citando:
il “memoriale”, cioè la prima nota;
il giornale;
il “quaderno”, cioè il “libro mastro”.
Contiene inoltre un’appendice di centinaia di diverse registrazioni contabili
La prima descrizione sistematica del metodo contabile si ha con Luca Paciolo (o Pacioli), Summa de Arithmética,
Tractatus XI, 1494.
Egli riassume l’intero trattato nel “Riepilogo ovvero riassunto di tutto il presente Trattato affinché con poca fatica si
possano ricordare le cose dette:
Tutti i creditori si devono mettere al Libro dalla tua mano destra e tutti i debitori dalla mano sinistra.
Tutte le partite che si mettono al Libro debbono essere doppie, cioè se tu fai uno creditore, devi farne uno debitore.
Ciascuna partita, a debito o a credito, deve comprendere tre cose: il giorno dell’operazione, la somma, la causa.
Il giorno in cui è scritto il debito deve essere il medesimo in cui è scritto il credito.
Occorre che il Libro sia sempre tenuto con una stessa moneta, ma dentro le partite, si possono indicare tutte le
monete che si presentano: ducati, fiorini, scudi, ecc”.
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6. AZIENDE, AMBIENTE, MERCATI E SETTORI (9.2 escluso 9.2.4)
L’AMBIENTE ECONOMICO E NON ECONOMICO; I CONFINI DELL’AMBIENTE.
Ambiente di un istituto è l’insieme di condizioni e di fenomeni esterni allo stesso e che ne influenzano
significativamente la struttura e la dinamica.
Non tutte le condizioni e non tutti i fenomeni esterni ad un istituto sono elementi del suo ambiente; l’ambiente è
circoscritto alle condizioni e ai fenomeni che vincolano, che stimolano e che indirizzano le scelte dell’istituto.
L’economia aziendale indaga prioritariamente l’ordine economico dell’ambiente: l’ambiente economico.
L’ambiente economico d’azienda si compone di fenomeni e di condizioni quali:
• I mercati: insiemi omogenei di negoziazioni di beni privati, di rischi particolari e di credito di prestito;
• Le strutture di domanda e di offerta di lavoro, di capitale proprio, di beni pubblici;
• I settori: insieme di aziende con combinazioni economiche simili ed operanti negli stessi mercati e nelle
stesse strutture di domanda e di offerta;
• Le politiche economiche, monetarie e finanziari attuate dagli enti politici e dalla pubblica amministrazione.
L’ambiente non economico rilevante per la struttura e per la dinamica delle aziende comprende fenomeni e
condizioni quali:
• Il sistema dei valori (la cultura) caratterizzanti la collettività sociale in cui l’azienda opera;
• La normativa giuridica nazionale ed internazionale;
• Lo stato e la dinamica delle scienze, delle tecnologie e delle tecniche;
• Le infrastrutture e la configurazione fisica e climatica del territorio.
La distinzione tra azienda ed ambiente presuppone la possibilità di tracciare un confine tra i due termini. Tale confine
non è definibile univocamente: per la sua identificazione si ricorre a due criteri complementari.
1. Il primo criterio consiste nell’assumere come confini dell’azienda i limiti ai quali si estende la