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CAPITOLO 8.3.1: RAGGRUPPAMENTO PER INPUT/PER FUNZIONE (RIGUARDA
QUASI SEMPRE AZIENDE CHE PRODUCONO POCHI PRODOTTI O AGISCONO SU
UN SOLO MERCATO)
Creazione di gruppi di attività omogenee rispetto alle tecniche di lavoro utilizzate, alle
risorse, alle competenze (cioè raggruppare tutte le attività che riguardano la sfera
commerciale, finanziaria ecc, e assegnarle alla stessa unità funzionale)
Le unità organizzative che ne derivano prendono il nome di funzioni
Si favorisce l’accumulo di conoscenza e processi di apprendimento (questo perché tutti i
membri di un’unità hanno competenze analoghe, quindi lavorando insieme sulla stessa
attività, i membri si perfezionano e interagiscono in modo funzionale tra loro, motivo per il
quale si crea un’unità)
Le unità organizzative funzionali sono presenti in tutte le aziende (questo perché, anche se
si raggruppa per output come detto, le divisioni che ne scaturiscono avranno all’interno le
unità funzionali)
Tali forme organizzative prendono il nome di forme unitarie o funzionali
CAPITOLO 8.3.2: RAGGRUPPAMENTO PER OUTPUT (RIGUARDANO AZIENDE CHE
FANNO PIU’ PRODOTTI E OPERANO IN PIU’ MERCATI)
Creazione gruppi di attività omogenee rispetto al fine perseguito (il fine è l’obiettivo
prefissato dall’azienda, la produzione di uno specifico prodotto) 27
La specializzazione delle unità organizzative può essere per prodotto o servizio, per cliente,
o per area geografica (sono tutti i possibili output, cioè l’unità è specializzata nella
produzione di un prodotto per uno di questi output)
Le unità organizzative che ne derivano prendono il nome di divisioni/business unity (ogni
divisione si occupa, come detto, di una sola linea di prodotto, dalla sua realizzazione alla sua
vendita, perciò interessa anche costi e ricavi)
Ogni divisione ripropone al proprio interno una logica funzionale (cioè raggruppamenti per
funzione), è dotata di una relativa autonomia decisionale (sono infatti delle “quasi-
imprese”) ed è valutabile in termini di risultati reddituali (è un’impresa nell’impresa, hanno
proprie unità funzionali)
Tali forme organizzative prendono il nome di forme divise/divisionali
CAPITOLO 8.4: FORME ORGANIZZATIVE TIPICHE
La struttura organizzativa di un’azienda è rappresentata graficamente dall’organigramma che
identifica il raggruppamento delle attività in unità organizzative, rappresenta cioè la struttura
organizzativa di un azienda.
Ogni azienda ha la propria struttura organizzativa dettata dalle proprie caratteristiche.
Tutte le strutture organizzative però, si possono ricondurre a due forme o configurazioni di base:
Forme unitarie o funzionali (per input)
Forme divise (con divisioni, per output)
CAPITOLO 8.4.1: LE FORME UNITARIE O FUNZIONALI – PREGI E DIFETTI
Le principali caratteristiche sono:
Le hanno le aziende che fanno uno o pochi prodotti, in genere quindi aziende piccole
Tutte le unità organizzative partecipano alla produzione di un output/prodotto unitario e
comune, hanno lo stesso fine
Ogni unità è composta da persone con le stesse competenze, raggruppamento per input
appunto
Gli aspetti negativi di queste forme unitarie sono:
Conflitti interfunzionali e problemi di coordinamento, cioè ogni funzione/unità ha dei
linguaggi e schemi particolari e quindi le varie unità possono non essere in sintonia tra loro
e perseguire obiettivi parziali e personali rispetto a quello principale aziendale, cioè curare
interessi diversi per trarne vantaggio in base alla propria funzione, senza considerare le altre
ne l’azienda
Al crescere del numero dei prodotti, la forma unitaria presenta delle difficoltà di
misurazione della performance specifica di ciascun prodotto, questo perché si valuta
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l’azienda nel complesso e, non essendoci divisioni, si valuta il risultato finale ottenuto da
tutti e non quelli delle singole unità
CAPITOLO 8.5: LE FORME DIVISE/DIVISIONALI – PREGI E DIFETTI
Sono adottate da grandi aziende che hanno strategia di diversificazione, cioè quelle che
producono più prodotti
Le varie unità organizzative si differenziano per prodotto/mercato (cioè producono un solo
prodotto o agiscono su un solo mercato) e hanno attività funzionali al loro interno
Ogni divisione è valutabile in termini di reddito
Le divisioni godono di una certa autonomia decisionale (concetto di impresa nell’impresa)
I rapporti con la direzione centrale riguardano esclusivamente l’allocazione delle risorse
finanziarie e la comunicazione dei risultati (cioè l’unico contatto è quello che si ha quando
l’azienda centrale stabilisce i fondi per ogni divisione e queste, in base ai fondi avuti, devono
rendere conto dei risultati ottenuti con questi)
Gli aspetti negativi di queste strutture divisionali sono problemi di coordinamento generati da:
Allocazione delle risorse finanziarie, cioè ogni divisione ovviamente vuole più risorse di
un’altra e nascono conflitti, anche perché se una divisione ha più fondi di conseguenza,
un’altra ne avrà di meno
Dal governo delle transazioni interdivisionali, cioè una divisione produce un semilavorato
che poi verrà venduto a un’altra divisione della stessa azienda, ebbene in base al prezzo di
vendita interna/di trasferimento stabilito dalla centrale, sarà favorita la divisione che lo ha
prodotto o che lo acquista (prezzo alto = favorita la produttrice e sfavorita la compratrice e
viceversa)
La forma divisa è una struttura particolarmente costosa visto che ogni divisione, al suo
interno, contiene tante unità funzionali per input, quindi la duplicazione delle attività
presenti nelle diverse divisioni
CAPITOLO 9: LA GESTIONE – IL SISTEMA DELLE OPERAZIONI AZIENDALI
L’attività posta in essere dalle aziende si realizza attraverso una sequenza ordinata di operazioni di
gestione, svolte da diversi soggetti per raggiungere le finalità aziendali (cioè operazioni fatte da più
persone che però condividono tutte le stesso fine/scopo aziendale, cioè l’equilibrio aziendale, la
creazione di valore ecc.)
Tutte le attività svolte sono collegate e interagiscono tra loro, l’insieme di queste compongono il
sistema di operazioni aziendali.
Tali operazioni prendono le mosse dagli elementi che compongo la struttura dell’azienda
(personale, risorse ecc.), la cui opportuna combinazione (cioè l’ordine combinatorio tra gli elementi,
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ordine fondamentale per raggiungere l’obiettivo aziendale) genera le dinamiche degli andamenti
economici, finanziari, tecnici e organizzativi.
In breve, l’attività è un sistema di operazioni periodiche (anche quotidiane) collegate tra loro da uno
scopo comune, quello aziendale appunto.
CAPITOLO 9.1: LA GESTIONE
In ogni azienda, si distinguono tre tipi di operazioni (queste compongono l’aspetto oggettivo della
gestione):
Approvvigionamento delle risorse, cioè acquisto di materie prime, macchinari utili alla
produzione e acquisizione di risorse finanziarie
Combinazione-trasformazione, cioè lavorazione tramite i macchinari acquisiti, delle materie
prime
Vendita dei beni/servizi, vendita ai clienti dei propri prodotti o ai soci in caso di cooperativa,
è l’operazione fondamentale che deve far rientrare dei costi sostenuti
nell’approvvigionamento e produrre ricavi
Il sistema delle operazioni è individuato, eseguito e controllato dalla componente umana e dal suo
potere decisionale (cioè è l’uomo e quindi chi di dovere, a decidere e coordinare tutte e tre le fasi
dell’aspetto oggettivo, questa componente umana rappresenta l’aspetto soggettivo della gestione)
CAPITOLO 9.2: LE RISORSE
Le risorse sono viste in due modi, a seconda di chi le analizza:
Per gli economisti classici, le risorse sono tutti i beni e servizi utilizzabili per la produzione,
comprende anche le risorse ambientali liberamente accessibili e quindi gratis (fiumi, terra,
aria ecc.)
Per gli aziendalisti invece, le risorse rilevanti sono solo quelle limitate nella quantità e /o
nella loro accessibilità e che hanno un valore monetario, cioè sono risorse solo quelle che
hanno un costo e si comprano, quelle liberamente accessibili non “contano” in quanto non
hanno un costo/valore monetario
Con la visione aziendalistica, le risorse costituiscono i fattori produttivi. 30
CAPITOLO 9.3: I FATTORI PRODUTTIVI
Si definiscono fattori produttivi, le risorse il cui valore monetario scaturisce da uno scambio di
mercato (cioè acquistandole da terzi) o è quantificabile attraverso un processo di stima non
opinabile) cioè quando i fattori sono conferiti all’azienda dai soci che la compongono, cioè questi
mettono i beni e non i soldi a disposizione dell’azienda).
I fattori produttivi:
Rendono possibile alle aziende la realizzazione della produzione dei beni e dei servizi
aziendali
Caratterizzano la struttura patrimoniale e tecnica dell’azienda (perché restano, negli anni,
all’azienda e costituiscono proprio il patrimonio aziendale, il valore dell’azienda)
Al costo del fattore e al relativo processo di scambio corrisponde un sacrificio di mezzi
monetari che l’azienda è disposta a sostenere e che consente di misurare l’utilità economica
del fattore (cioè per ottenere un fattore produttivo, l’azienda deve fare un
investimento/spendere dei soldi, quanto più spende, più dovrebbe essere utile alla
produzione il fattore produttivo acquistato)
Per generare utilità economica occorre che l’azienda vincoli a se i vari fattori integrandoli
opportunamente nella combinazione produttiva tale che possa remunerare i sostenuti oneri
di acquisto dei fattori, mediante il successivo collocamento dei prodotti ottenuti sui mercati
(cioè utilizzare i fattori produttivi per produrre il proprio bene/servizio e incassare ricavi
vendendo questi ultimi ai clienti, questa vendita deve servire anche a coprire le spese
sostenute CAPITOLO 9.3.1: CLASSIFICAZIONE DEI FATTORI PRODUTTIVI
Durata della utilizzazione nel processo produttivo (cioè quanto viene utilizzato un fattore),
possono essere fattori produttivi pluriennali (FPP) o correnti (FPC) (vedi dopo per dettagli)
Modalità di partecipazione al processo di produzione, possono essere fattori
generici/potenziali (sono i soldi che si hanno per comprare fattori