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Il paziente Renfield e il dottor Seward
Paziente molto particolare per il dottore che infatti decide di studiarlo in maniera più approfondita, ma interessante anche per noi perché ci mostra come Stoker fosse informato anche sui recenti sviluppi della scienza psicologica e psichiatrica. Renfield-paziente e Seward-dottore si muovono all'interno di una struttura psichiatrica. A parte descrivere in vari punti una sorta di giornata-tipo dal punto di vista del dottore, Stoker sembra attingere per la figura di Renfield ad un altro capolavoro letterario dell'epoca: "Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde" di Stevenson, uscito qualche anno prima, nel 1886. Come Henry Jekyll, anche Renfield in certi casi sembra avere una duplice natura che lo porta ad essere considerato a volte, più spesso, come un pazzo (parola che si riscontra in maniera molto frequente in Dracula) e a volte come un gentiluomo, come possiamo ben vedere nel momento in cui si presenta agli altri membri della "compagnia".
Che entrano nella suacella (Stoker 2008, pp. 317-322). Nelle stesse righe, però è lo stesso Renfield che sembra tornaresui suoi passi affermando di non essere "padrone di me stesso" (Stoker 2008, p. 320). Oltre alla figura di Renfield, anche per quanto riguarda il personaggio del conte-vampiro Stoker sembra rifarsiin certo qual modo al romanzo di Stevenson. Sia Dracula sia il signor Hyde sono in effetti presentaticon delle caratteristiche infantili che sembrano rifarsi ad una concezione di infanzia relativaall'Umanità tutta, non all'individuo singolo. Dimensione infantile che si unisce in manierainestricabile ad un'immagine di malignità assoluta. Stevenson fa dire le seguenti parole all'avvocatoUtterson dopo che questi ha appena incontrato il signor Hyde: "Deve esserci qualcos'altro" dissedubbioso l'avvocato "c'è qualcosa di più, anche se non riesco a dargli un nome."
“Dio mi perdoni, ma non mi sembra nemmeno un essere umano.”» e conclude il suo discorso affermando: «mio povero Henry Jekyll, se mai mi fu dato di scorgere l’impronta di Satana su di un volto, l’ho vista su quello del tuo nuovo amico!» (Stevenson 2010, p. 35).
Il paragone risulta spontaneo perché anche Stoker utilizza un linguaggio molto simile attraverso, ad esempio, Mina Harker: «Ma è proprio così: questa Cosa non è umana, e neppure una bestia» (Stoker 2008, p. 297).
Per quanto riguarda più propriamente l’aspetto “infantile” sopracitato, possiamo nuovamente fare un confronto fra i due testi. In Stevenson, l’accento viene soprattutto dato all’immagine esteriore, come ci dimostra per esempio la testimonianza del dottor Lanyon racchiusa nel suo memoriale: «[…] ma quel che mi colpì fu soprattutto la conturbante espressione del volto, la coesistenza abnorme di una
eccezionale vigoria muscolare con un'evidente fragilità di costituzione […] Questo uomo […] era vestito in un modo che avrebbe reso grottesca ogni altra persona. Voglio dire che i suoi abiti, sebbene fossero di fattura sobria e raffinata, erano smisuratamente grandi per lui» (Stevenson 2011, p. 127).
In Stoker, invece, l'accento viene posto soprattutto sulle qualità intellettive del conte attraverso le parole di Van Helsing: «In certe facoltà mentali è stato, ed è ancora, come un bambino; ma sta crescendo […]» (Stoker 2008, p. 396).
L'influenza stevensoniana sembra in realtà permeare Dracula anche per quanto concerne la struttura generale del testo. Nel romanzo di Stevenson, infatti, lo svelamento del mistero avviene in maniera epistolare, attraverso lettere di Jekyll ed il memoriale di Lanyon. Stoker sembra portare alle estreme conseguenze questo espediente, facendo in modo che il suo si presenti
di essere considerato uno dei fondatori della criminologia moderna. Nordau, invece, era un critico d'arte e scrittore tedesco, noto per le sue teorie sulla degenerazione dell'arte e della società. Stoker, attraverso le parole di Van Helsing, fa riferimento a questi due studiosi per sottolineare che il conte-vampiro è un criminale e che la sua mente non è formata in modo perfetto. Questo spiega perché il conte deve cercare degli espedienti nell'abitudine quando si trova in difficoltà. In conclusione, Stoker dimostra di essere a conoscenza dell'ambiente scientifico del suo tempo e utilizza queste conoscenze per arricchire la descrizione della mente del suo personaggio principale.Con l'identificare le cause della degenerazione morale e della delinquenza in determinate anomalie fisiche, definite "caratteri degenerativi lombrosiani". Tra le sue opere principali ci sono Genio e follia, del 1864 e L'uomo delinquente in rapporto all'antropologia, alla giurisprudenza e alle discipline economiche, del 1876 (De Agostini 2003), testi di cui Stoker sicuramente era a conoscenza.