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La proprietà come condizione e strumento dell'attività produttiva
NB però non vive allo stato puro, ma è mediata dai beni naturali e quindi anche dalla proprietà. La proprietà = condizione e strumento dell'attività produttiva e prova che l'uomo non è solo esistenzialità pura, né libertà astratta, ma può invece unire la sua vita alle cose rendendole produttive (come proprietario annette un pezzo di mondo esterno al proprio Io). Non sono le cose che legano a sé l'uomo, ma è lui che le lega a sé, mediante la sua libera attività, cioè il Lavoro. NB ciò è una garanzia nei confronti del Potere, perché questa concretezza della libertà, rende più difficile da parte di esso l'esproprio dei diritti naturali. Proprietà quindi è l'unico limite al Potere.
LA TRIADE di L. è Vita, Libertà e Proprietà. Matrici di diritti umani che l'autorità deve
rispettare. IL VALORE DEL LAVORO
La proprietà si costituisce attraverso il Lavoro, che quindi è l'energia creativa dell'uomo, il quale ha il diritto di esercitarla sulle cose. L'oggetto della Proprietà non è la cosa in sé, ma cosa il Lavoro umano ci mette: è suo quasi al 100% il valore della cosa, la Natura ci mette una parte molto inferiore, che si riduce ulteriormente all'aumentare della capacità produttiva umana. Quindi il Valore delle cose si risolve quasi per intero nel valore della creatività umana (ciò sarà ripreso sia dai liberali che dai socialisti col plusvalore).
POTERE E PROPRIETA'
L. però non si preoccupa di garantire a tutti il diritto alla Proprietà, secondo principi di giustizia sociale. Certo, dice che la libertà della proprietà non è licenza, cioè non deve precludere ad altri di diventare proprietari, ma il problema per L. non è
Che qualcuno abbia più di altri, bensì che le leggi medievali impediscano la creatività del lavoro di tutti. Quindi, L. vuole:
- una Disciplina Giuridica non tanto sulla proprietà (che va liberalizzata), ma sul Potere (che va limitato)
- la sostituzione del potere assoluto con il simbolismo e la pratica del Potere Limitato.
Il Potere è necessario (sbagliato far troppo affidamento sull'ordine spontaneo), ma è una garanzia, non un fine in sé. Ci vuole quindi un'autorità superiore che, stabilendo norme valide per tutti e strutturando reciproche garanzie, riesca a superare l'elemento di precarietà che è presente nello Stato di Natura (per garantire la pace anche una minoranza può rendere lo Stato di Natura inconcludente).
Questa autorità superiore è IL GIUDICE: sempre al di sopra delle parti.
Potere politico per L. = Magistratura:
- dirime i conflitti
- assicura pacifica convivenza
Tutelando beni civili, si affida a leggi fisse che impongano a tutti una sola regola.
LA STRUTTURA DEL POTERE
Il potere non organizza, ma garantisce il gioco delle parti. Lo Stato non dice ai cittadini cosa fare, ma interviene solo per rendere compatibile l'azione individuale con l'ordine sociale. Le Leggi non unificano scopi e interessi, ma ne garantiscono la coesistenza e la libera manifestazione.
Con questi 3 approcci, quello di L. è GARANTISMO: il potere è obbligato a non entrare nelle c.d. Azioni Indifferenti (perseguono un obiettivo particolare senza ledere le libertà altrui).
La struttura per dare corpo al Garantismo vede un Potere emanato dal consenso popolare (autorità legislativa del popolo) che deve dominare ogni altro potere e funzione statale, pena la tirannide. Al Re rimangono il potere esecutivo e quello federativo (garanzia interessi statali verso il mondo esterno).
LA LIBERTÀ RELIGIOSA
I limiti che L. pone all'autorità
sono rivolti anche alla tutela della libertà della coscienza. IlMagistrato non orienta alcunché: ognuno può pregare il proprio Dio nelle forme che crede, purché ciò non turbi l'ordine pubblico. Quella di L. però è una tolleranza a metà, perché: