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La divisione del lavoro si presenta in stretta correlazione con la proprietà: allo sviluppo di
un certo tipo di divisione del lavoro corrisponde una ripartizione della proprietà che diventa una
ripartizione iniqua perché gli strumenti di produzione vanno a incentrarsi nelle mani di
pochi e molti devono ricorrere al lavoro per conto di terzi.
La lotta di classe : è una guerra che oppone capitalisti e salariati; nessuna teoria può dare
soluzione a questo antagonismo e la guerra non potrà trovare soluzione con mezzi pacifici.
La società è quindi un insieme di convivenza segnato dalla frattura conflittuale tra le classi.
Manifesti del partito comunista : per lui le classi non sono parte della società ma si
qualificano in riferimento al posto che occupano nel sistema produttivo. La borghesia è costituita
da coloro che possiedono i mezzi di produzione, i possessori di capitale; i proletari sono
coloro che vendono la loro forza lavoro all'industria, perché privi di mezzi di produzione
autonomi e di altre forme di sostentamento. Marx considera l'esterno tra del proletariato alle
dinamiche di integrazione nella nascente società industriale come una forza per rovesciare tale
ordine. Il proletariato si presenta inoltre come classe-non-classe, in quanto è una
classe che, nel sistema capitalistico, deve fronteggiare un'altra classe. Una volta avvenuta la
rivoluzione socialista si instaurerà una nuova società basata sull'appropriazione sociale dei
mezzi di produzione e, il proletariato, non rappresenterà più una classe sociale ma l'intera
umanità.
La rivoluzione : i rapporti di produzione sono rapporti sociali che si innestano direttamente
nell'attività produttiva dominante. Le condizioni della rivoluzione stanno nel conflitto che si
verifica fra forze produttive e rapporti di produzione. Le forze produttive si sviluppano in
base alle loro dinamiche, mentre i rapporti di produzione tendono ad essere perpetuati dalla
classe dominante e col tempo diventano rigidi e statici e finiscono per non essere più
adeguati allo sviluppo delle forze produttive con effetti di conflittualità. Quando la classe
sfruttata prende coscienza di sé arriva a formare una massa rivoluzionaria e le condizioni
soggettive sono pronte per convergere con le altre fino a scatenare la rivoluzione.
Il comunismo e lo stato : il comunismo di Marx è presentato come un processo in atto,
legato allo sviluppo delle forze produttive e delle masse proletarie; non troviamo nessuna
previsione futura se non l'obbiettivo di abolire la proprietà privata dei mezzi di produzione.
In un primo momento l'autore ha una visione positiva del sistema democratico ma di li a
poco cambierà opinione anche su questo che gli apparirà come un'alienazione politica dove
le istituzioni statali sono pensate come una realtà che si distacca dalla sfera civile e
comprime le sue risorse.
Il rapporto tra stato e classe dominante è un rapporto di subordinazione: l'organizzazione
statale agisce in funzione degli interessi della borghesia e per il mantenimento della sua
supremazia. Lo stato è un luogo di lotte e la conquista del potere è fondamentale per il
proletariato; questa conquista avviene tramite la rivoluzione. Nell'opera La miseria della
filosofia egli introduce l'idea di una fase transitoria in cui si afferma una dittatura del
proletariato; questa dittatura consiste nella conquista da parte del proletariato delle istituzioni
rappresentative dello stato e nell'uso dei poteri al di là dei loro limiti istituzionali. Gli
obiettivo sono quelli di concentrare le risorse finanziarie e del sistema produttivo per accelerare
il suo sviluppo al fine di favorire il passaggio alla proprietà collettiva dei mezzi di
produzione. Bisogna procedere alla distruzione della macchina statale che deve avvenire in
contemporanea con la rivoluzione proletaria.
Nell'opera La guerra civile in Francia sono indicati alcuni provvedimenti che possono
favorire lo smantellamento dello stato: - la sostituzione del popolo in armi all'esercito (corpo
specializzato separato dalla società), - la radicale modifica dei rapporti burocratici con la
responsabilità dei funzionari verso il basso, - la presenza di un organo centrale dotato di potere
legislativo ed esecutivo. Nella Critica al programma di Gotha Marx offrirà alcune indicazioni
concrete sulle lotte politiche in corso.
Mill John Stuart : La revisione del liberalismo : vuole dare una svolta progressista al liberalismo,
moderando il principio del laissez faire. L'autore disegna un modello economico che
da un lato riconferma la proprietà privata e dall'altro lega la proprietà al lavoro. Egli
prende però posizione contro i monopoli che attenuano l'iniziativa e dissociano il
guadagno dal lavoro. Gli interventi legislativi porteranno all'eliminazione delle
rendite, tramite prelievi fiscali sulle successioni.
Gli interessi individuali restano un punto di riferimento fondamentale; lo stato
interviene quindi per fornire opportunità come l'istruzione o servizi primari (acqua,
strade, infrastrutture..) o per assicurare la gestione basata sull'interesse nazionale
(colonie).
La concorrenza terrà vivo il dinamismo dell'economia e verrà stimolata l'iniziativa
degli individui.
La libertà : l'abbandono del laissez faire comporta anche la maturazione di una
visione dello stato, della legge e della società. Il potere dello stato non è più di da
pensare come una minaccia costante della libertà.
Mill sostiene che un governo liberale debba poggiare su una società liberale dove il
complesso dei rapporti tra i cittadini è di massima importanza al fine di preservare la
libertà. Di qui nascono una serie di preoccupazioni per il prevalere di tradizioni e dei
costumi più consolidati, per il possibile formarsi di un'opinione pubblica oppressiva
e intollerante e il timore di maggioranze ancorate alla routine. La libertà di pensiero, di
parola e di espressione sono sostenute come affermazione dell'uomo in sé; la crescita
di esseri umani responsabili va a vantaggio della società.
Stato e competenze liberali : egli prevede un diritto di voto che tende a estendersi e a
divenire universale nella misura in cui gli analfabeti e gli assistiti dalla beneficenza
pubblica si solleveranno dalle loro condizioni. Le assemblee rappresentative saranno
elette con sistema proporzionale al fine di salvaguardare le minoranze; sarà previsto
il voto plurimo (per coloro che hanno determinate competenze intellettuali) per
compensare giudizi grossolani. Il diritto di voto sarà quindi basato sul censo,
concesso anche alle donne e pubblico.
Le camere: una più bassa eletta a modalità esposte e una alta che raccoglie le
migliori capacità tecniche e culturali. Il potere legislativo è sostenuto da una
commissione con compito di redigere il testo di legge in modo da garantire chiarezza e
precisione.
Montesquieu Charles Louis : Lo spirito delle leggi: Scienza e fatti umani : “le leggi nel loro più
ampio significato solo i rapporti necessari derivati dalla natura delle
cose”. M. vede infatti la legge come rapporto che consente di passare
dai fatti naturali a quelli umani, mantenendo un atteggiamento
scientifico, ovvero concentrando lo studio sull'“essere” e non sul
“dover essere”. La legge di natura è un diritto idealmente superiore.
Successivamente incentra il suo studio sul raffronto tra leggi naturali e
leggi positive per scoprire le loro correlazioni. L'autore rigetta l'idea di
uno stato naturale presociale all'interno del quale gli individui
stipulerebbero un patto finalizzato alla costituzione di un ordine
politico.
I tre tipi di governo e le correlazioni ripetute:
ordine di correlazione individuato tra leggi positive e tipi di governo [monarchia,
• repubblica (di democrazia e di aristocrazia) e despotismo]. Egli fa una distinzione tra
“natura” e “principio” dei governi: la natura indica la struttura istituzionale dello stato e
quindi la collocazione del potere politico (chi governa) mentre il principio intende
individuare l'elemento dinamico, il movente psicologico-sociale che rapporta i cittadini alle
istituzioni, consentendo il funzionamento dell'insieme.
La repubblica democratica è il tipo di governo in cui il potere è gestito da tutti o dalla
maggior parte dei cittadini e il suo principio è la virtù: non ci possono essere invidie o gelosie e
gli interessi privati devono essere sacrificati in vista del bene pubblico. Nella repubblica
aristocratica, invece, il potere è esercitato da una minoranza, il suo principio è la moderazione per
evitare una ribellione da parte del popolo. I governi repubblicani si adattano a piccoli stati e
le leggi sono coerenti con la natura delle istituzioni e con il principio che li anima. Nella
monarchia il potere è nelle mani di un solo individuo che governa nel rispetto delle leggi e
consente l'esistenza di corpi intermedi come clero e nobiltà. Il principio del governo
monarchico è l'onore, per cui ciascuno difende i privilegi della propria condizione e agisce per il
bene della monarchia. Nel governo dispotico il potere è nelle mani di una sola persona ma non
è sottoposto alla legge: si tratta di un potere immenso che richiede obbedienza totale. Il principio è
la paura perché un governo come questo si può reggere solo sul timore e dovrà essere temuto da
coloro che potrebbero competere con il principe e aspirare ad occupare il trono
separazione dei poteri. La libertà è intesa come il potere di fare tutto ciò che le leggi
• permettono e si concede purché non ve ne sia un abuso. Solo se la sovranità di stato è
ripartita in organi diversi in equilibrio tra di loro e che si controllano reciprocamente, allora
la libertà è garantita. M. distingue l'attività legislativa, affidata al Parlamento, l'attività
esecutiva, al monarca, e quella giudiziaria, affidata al corpo dei magistrati; questi organi
controllano reciprocamente che nessuno esca dalle proprie competenze.
Tra potere esecutivo e legislativo è previsto il sistema di pesi e contrappesi: mentre il legislativo si
riunisce periodicamente e non di sua iniziativa,controlla l'esecuzione delle leggi, può mettere il re in
stato d'accusa; l'esecutivo è un organo permanente che non può evitare la convocazione del
Parlamento perché questo deve votare il bilancio annuale e l'autorizzazione per l'esercito
permanente, senza di che il governo non può agire. Il popolo nomina i rappresenta