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Estratto del documento

Infatti, oltre al prodotto essa mette a disposizione del consumatore anche una serie di servizi, pre

e posto vendita, una vasta gamma di prodotti, la notorietà del marchio il prezzo e le condizioni di

acquisto e di consegna. Tutti questi elementi formano il sistema di prodotto. Esso è sia il mezzo

con cui l’azienda fa fronte alle esigenze dei consumatori, sia la sua risposta alle mosse dei

concorrenti. Ciascun elemento infatti può diventare cruciale perché può dare luogo ad una

combinazione particolarmente efficiente. VEDI DOMANDA 4.

3. I fattori critici di successo; concetto ed esempi: un’azienda, per poter mettere sul mercato un

sistema di prodotto competitivo deve innanzitutto analizzare le esigenze dei clienti e redigerne

un inventario. Tra queste poi deve capire quelle che sono più critiche, denominate appunto fattori

critici di successo. Se un sistema di prodotto è debole rispetto a questo punto non sarà

sicuramente capace di resistere alla concorrenza. Esistono differenti tipi di fattori critici di

successo quali per esempio: assistenza pre e post vendita, la funzionalità tecnica dell’oggetto

continua e duratura, l’economicità d’acquisto e d’uso, il grado di personalizzazione e la

compatibilità con altri oggetti già in possesso dell’acquirente, l’appagamento di bisogni estetici e

di bisogni di prestigio e il grado di sperimentabilità del prodotto in fase d’acquisto.

4. Sistema di prodotto e vantaggio competitivo: concetti ed esempi relativi ad un caso da te

prescelto: il sistema di prodotto si configura su quattro elementi base: le caratteristiche

materiali, che si possono suddividere in attributi fisici, cioè gli elementi percepibili

sensorialmente, attributi tecnico-funzionali, cioè le proprietà tecnologiche e di lavorazione del

prodotto, e attributi estetici, che vanno ad implementare quelli fisici. Le caratteristiche materiali

spesso non riguardano un unico prodotto perché i sistemi di prodotto sono composti da più beni 

le aziende infatti approntano una gamma, ossia un determinato assortimento tra cui il cliente

sceglie; i servizi pre e post vendita; le caratteristiche immateriali come l’immagine e la

reputazione di un prodotto e della sua marca e infine il prezzo e le condizioni contrattuali. Il

vantaggio competitivo è ciò che rende il sistema di prodotto di un’azienda preferibile a quello di

un altra. Esistono due tipi di vantaggio competitivo: quello per differenziazione e quello di costo.

Secondo il vantaggio di differenziazione l’azienda deve offrire un sistema di prodotto diverso da

quello delle altre aziende. Questo comporta dei costi aggiuntivi quindi si può dire che l’azienda

ha ottenuto un vantaggio competitivo solo se ottiene un premio di prezzo, superiore ai maggiori

costi che deve sopportare. La differenziazione di costo invece si ottiene con un livello inferiore

di costi di produzione che porta ad ottenere un sistema di prodotto con costi unitari

particolarmente bassi. Il vantaggio di costo quindi presuppone strutture produttive molto

efficienti e grande attenzione alla riduzione dei costi, sottraendo valenze al sistema di prodotto.

5. Le condizioni per il successo di una formula competitiva: il modello della formula

competitiva pone in relazione tre macro-variabili: il sistema di prodotto, le struttura delle risorse

aziendali e il sistema competitivo. Perché una formula competitiva abbia successo è necessario

che queste tre macro-variabili siano in consonanza tra loro. L’impresa deve quindi analizzare le

esigenze della clientela ed individuare quelli che son i fattori critici di successo, così da portare

sul mercato un prodotto valido e capace di far fronte alla concorrenza. Inoltre essa deve

sviluppare strutture e risorse che contengano competenze distintive, di difficile imitazione per i

concorrenti.

6. Le strategie competitive di base: esplicita il modello e fornisci qualche esempio relativo ad

un caso da te prescelto: se si incrociano le scelte di mercato prescelto come target e di

vantaggio competitivo si ottengono le varie strategie competitive che un’azienda può mettere in

campo. Strategie di leadership di costo, in cui il leader domina un mercato ampio con i costi più

bassi di tutta la concorrenza e generalmente con un unico prodotto. Le strategie di

differenziazione portano un sistema di prodotto caratterizzato da elementi suoi propri su vasti

mercati. Infine ci sono le strategie di focalizzazione orientate alla differenziazione o ai bassi costi

secondo cui le aziende operano su mercati ristretti, o con strategie di differenziazione o con

strategie di costo.

7. Descrivi i due tipi di strategie di focalizzazione, fornendo alcuni esempi: secondo la strategia

di focalizzazione orientata alla differenziazione l’azienda opera in mercati ristretti, offrendo un

prodotto con delle caratteristiche particolari rispetto a quello della concorrenza. Questo

ovviamente comporta un aumento dei costi di produzione, quindi la strategia può dirsi riuscita

solo se l’azienda riesce ad ottenere un premio di prezzo, grazie al quale va a coprire i maggiori

costi di produzione. Invece, secondo la strategia di focalizzazione orientata ai bassi costi,

l’azienda opera comunque in un mercato ristretto, ma non offre un prodotto diverso bensì un

prodotto standardizzato, con dei bassi costi di produzione che lo possono rendere preferibile a

quello della concorrenza.

8. La capacità produttiva, concetto ed esempi: con il termine capacità produttiva si intende la

quantità massima di output che un’azienda può produrre in un determinato lasso di tempo con

determinante condizioni operative.

9. Le economie connesse al grado di sfruttamento della capacità produttiva: connesse al grado

di sfruttamento ci sono le economie di saturazione e le economie di apprendimento. I costi di

produzione di un’azienda si dividono in costi fissi e costi variabili. I costi fissi sono i costi che

non variano al variare del volume di produzione, i costi variabili invece si. Per questo motivo se

aumentiamo la percentuale di CP sfruttata avremo un aumento dei costi totali, dovuto

all’aumento dei volume e al conseguente aumento dei costi variabili totali, ma, analizzando i

costi unitari, si noterà una diminuzione dovuta al fatto che i costi variabili unitari sono rimasti

costanti, mentre i costi fissi unitari sono diminuiti perché divisi per un numero maggiore di

prodotti. Le economie di apprendimento sono invece riduzioni del costo unitario del prodotto

dovuto all’accumulo di esperienza. Queste economie dipendono quindi dai volumi cumulati di

produzione realizzata e quindi si sviluppano tanto più velocemente quanto è maggiore la

percentuale di CP sfruttata. Le economie di esperienza infatti permettono di ridurre i tempi di

produzione di un bene e anche i relativi sprechi di risorse e energie, permettendo di ottenere un

bene di pari qualità ad un prezzo inferiore, oppure un bene di qualità maggiore a parità di costi.

10. La nozione di economie di scala e le fonti di tali economie, fornendo esempi: le economie di

scala sono economie che si ottengono aumentando la capacità produttiva a disposizione

dell’azienda. Questo porta alla riduzione dei costi medi unitari. Alcune fonti delle economie di

scala sono: indivisibilità delle componenti, infatti ci sono delle componenti che non variano la

propria grandezza e quindi i costi correlati all’aumentare della cp. Maggiore produttività per

effetto della specializzazione perché al crescere della cp è possibile specializzare maggiormente

le risorse  vantaggio economico. Proprietà geometriche dei contenitori, per cui il volume

aumenta con indice 3, mentre i costi, legati ai metri quadrati, aumentano con indice 2. Maggiore

efficienza degli impianti di maggiori dimensioni e minori costi unitari di acquisto derivanti dal

maggiore potere contrattuale.

11. Le economie di saturazione della capacità produttiva: concetto ed esempi: vedi domanda 11.

12. Le economie di apprendimento: concetto, fonti, esempi: vedi domanda 11.

13. I contenuti delle scelte di integrazione verticale: la filiera produttiva di ciascun bene è

rappresentabile come una lunga catena di fasi e di processi che dalla estrazione delle materie

prime giunge alla vendita del prodotto finito. L’estensione verticale esprime il numero e la

disomogeneità delle fasi della filiera produttiva svolte al proprio interno. Le scelte di

integrazione verticale quindi portano l’azienda a decidere quali fasi svolgere al proprio interno

(internalizzazione) e quali far svolgere a terzi (esternalizzazione). RIVEDERE ARGOMENTO

14. Vantaggi e svantaggi dell’internalizzazione: i vantaggi dell’internalizzazione sono il poter

economizzare i costi di transazione, interiorizzare competenze e risorse strategiche, ridurre

l’accesso dei concorrenti alle risorse strategiche. Gli svantaggi invece investimenti finanziari

richiesti da nuove combinazioni economiche, eventuali diseconomie di scala o di saturazione,

rigidità strategica e concentrazione del rischio. RIVEDERE ARGOMENTO

15. Gli aggregati aziendali; le forze di natura economico tecnica che spingono le aziende

all’aggregazione: le forze di aggregazione sono le economie di scala che spingono le aziende

ad aggregarsi per raggiungere dimensioni economicamente convenienti. In questo modo si

possono conquistare anche nuovi mercati. Le economie di raggio d’azione che spingono

all’aggregazione di attività disomogenee tra loro. Le economie di transazione; infatti spesso

dall’aggregazione di più combinazioni o aziende interdipendenti si possono ridurre i costi di tale

interdipendenza. Spesso l’aggregazione di combinazioni o aziende può portare ad acquisire

competenze distintive possedute da imprese differenti. L’aggregazione porta anche ad una

maggiore condivisione dei rischi o degli oneri (specialmente per attività nuove) e alla possibilità

di effettuare rendite monopolistiche.

16. I fattori prevalentemente non economico-tecnici che suggeriscono l’aggregazione delle

attività economiche: tra i fattori ambientali troviamo un buon sistema di infrastrutture e di

trasporti, perché spesso gli aggregati operano in aree geografiche differenti e un buona efficienza

del mercato dei capitali perché le aggregazioni richiedono sempre spostamento di ingenti

quantità di capitali. Spesso anche la normativa internazionale e nazionale che governa i sistemi

economici è motivazione di aggregazione; infatti le aziende si aggregano per poter ricevere

vantaggi finanziari dal governo. Invece, tra le condizioni sociali troviamo le reti di relazioni

aziendali. Infatti aggregarsi significa cooperare e spesso può dare adito a azioni di selezione

avversa o azzardo morale. Quindi spess

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A.A. 2015-2016
8 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/07 Economia aziendale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher AlessandroR95 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia aziendale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Mezzadri Andrea.