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RICERCA SPERIMENTALE
Nella ricerca sperimentale ci si propone di verificare gli effetti della manipolazione di una o
più variabili indipendenti da parte del ricercatore, sulle variabili dipendenti target. La modifica
delle variabili indipendenti è detta trattamento. L’introduzione del trattamento T sulla variabile
indipendente X provocherà una modifica nel senso Q della variabile dipendente Y. L’obiettivo
di qualunque disegno sperimentale è isolare le variabili indipendenti e dipendenti, in modo da
neutralizzare l’effetto delle variabili concorrenti o confondenti e poter inferire nessi di causa ed
effetto tra X e Y. I vantaggi della ricerca sperimentale sono: controllare al meglio le condizioni,
ridurre le dimensioni del campione, stabilire relazioni causali tra variabili, effettuare anche studi
longitudinali. Gli svantaggi sono: rischio di creare situazioni artificiose, effetto reattività,
necessità di estrarre campioni adeguati.
FONTI DI ERRORE IN UN ESPERIMENTO
Campbell e Stanley hanno classificato le principali fonti di errore che possono inficiare la
validità di un esperimento: fattori legati alla costruzione dei gruppi (i gruppi sperimentali
devono essere equivalenti ma non è sempre possibile e bisogna tenerne conto); fattori legati
all’ambiente sperimentale (il contesto ambientale in cui si svolgono gli esperimenti può
influenzare le prestazioni e i risultati. Il contesto può anche generare una modifica del
comportamento del soggetto dovuto alla presenza di osservatori); fattori legati alla durata
dell’esperimento (se l’esperimento è molto lungo possono intervenire degli effetti confondenti:
effetto storia, effetto maturazione e effetto mortalità); fattori legati all’introduzione dello
stimolo (il modo in cui viene presentato lo stimolo può modificare significativamente i
risultati); fattori legati agli strumenti (gli strumenti di misurazione devono sembrare validi e
adeguati anche agli occhi dei soggetti ed essere adeguati al contesto culturale in cui vengono
somministrati); fattori legati al ricercatore (le aspettative del ricercatore possono influenzare gli
esiti della ricerca in molti modi: modificando il comportamento dei soggetti, selezionando i
dati, orientando la scelta delle statistiche, guidando le interpretazioni).
DISEGNI SPERIMENTALI E PRE-SPERIMENTALI
Sperimentali: disegno a 2 gruppi equivalenti con misure in ingresso, a due gruppi senza pre-
test, disegno di solmon a 4 gruppi (i precedenti insieme). Pre-sperimentali: a un gruppo senza
pre-test, a due gruppi non equivalenti senza pre-test, a un gruppo con pre e post-test. Quasi
sperimentali: disegni che non prevedono l’assegnazione casuale o nei quali non è possibile
avere un gruppo di controlla equivalente.
IL CAMPIONAMENTO
La scelta dell’unità di analisi è condizionata e condiziona l’intero processo della ricerca. L’uso
delle tecniche di campionamento è relativamente recente. E’ però abbastanza difficile trovare in
campo educativo indagini che presentano modelli di campionamento ben progettati ed eseguiti.
Popolazione: insieme di soggetti o oggetti accomunati da caratteristiche comuni definite in
modo inequivocabile. Campione: parte della popolazione selezionata per partecipare alla
ricerca. Parametri: caratteristiche delle variabili che prendiamo in esame. I parametri valutati su
un campione rappresentativo della popolazione sono una stima del loro valore per l’intera
popolazione. Errore di campionamento: previsione della probabilità con la quale la stima può
essere diversa dal valore vero della popolazione. Unità di analisi: elemento della popolazione. Il
problema del campionamento (strategie da adottare per selezionare un sottoinsieme di unità di
analisi dalla popolazione) nasce dalla necessità di poter generalizzare i risultati ottenuti da una
ricerca. Per poter definire l’ampiezza di un campione è necessario conoscere una stima della
varianza delle variabili che intendiamo misurare. Sono diversi i passi necessari per poter
procedere ad un campionamento: definire in modo preciso la popolazione target, all’interno
della quale vi sono popolazione desiderata, esclusa e definita; stilare una lista di
campionamento dalla quale estrarre il campione; conoscere una stima della varianza delle
variabili da misurare all’interno della popolazione.
Campionamento probabilistico: Tutte le unità di analisi hanno una probabilità nota (non
necessariamente uguale però) di essere incluse nel campione. E’ la strategia di campionamento
che permette di formare campioni rappresentativi della popolazione, ossia che ne riproducono i
parametri con un margine d’errore stimabile attraverso la statistica. Esistono diversi tipi di
campionamento probabilistico: casuale semplice (ad ogni unità di analisi presente nella lista di
campionamento si assegna un numero, poi si procede ad un’estrazione casuale di un numero
senza remissione. Ogni unità di analisi ha la stessa probabilità nota di essere inclusa nel
campione); sistematico (si estrae casualmente un’unità di analisi di inizio dalla lista di
campionamento, si sceglie un intervallo N e si includono nel campione 1 unità ogni N. E’ bene
disordinare la lista prima di procedere al campionamento); casuale stratificato (suddivide la
popolazione target in strati secondo parametri interessanti e poi procede all’estrazione casuale
per ciascuno strato. Può essere proporzionale o non proporzionale); a grappoli (gli elementi del
campione sono gruppi di unità di analisi. E’ un approccio comodo in campo educativo ma
comporta il rischio di distorsioni all’interno dei grappoli).
Campionamento non probabilistico (l’assegnazione di unità di analisi al campione avviene in
modo non casuale ma secondo criteri diversi: convenienza, per quote, per dimensioni, di
giudizio, di valanga). STRUMENTI DI RILEVAZIONE
Le osservazioni. L’osservazione è un metodo di tipo qualitativo per descrivere le caratteristiche
di un evento nel suo contesto naturale di svolgimento. Non consente però di isolare e
controllare le variabili. Esistono diversi tipi di osservazioni: partecipante (l’osservatore si
immerge e vive nel contesto che osserva anche se non ne fa parte); naturalistica (l’osservatore
registra in diretta tutto il comportamento dei soggetti nascondendo la propria presenza per non
disturbarlo e senza ricorrere a interpretazioni o categorie a priori); sistematica (si osserva un
certo campo di fenomeni utilizzando schemi di riferimento precisi in relazione ad un quadro
teorico di base che permette la codifica); psicanalitica (il ricercatore osserva la relazione fra
madre e bambino e registra a posteriori ciò che è accaduto e le proprie sensazioni). Le
osservazioni possono essere di tipo aperto (carta e matita; audio-video; fotografie; anedoctal
records) o di tipo chiuso (griglie di osservazione; checklist; scale di valutazione). Possono
sorgere diverse problematiche legate all’osservazione: effetto reattività dei soggetti; difficoltà di
sintetizzare i dati; campione di dimensioni ridotte; soggettività e scarso grado di attendibilità
della misura.
Il questionario. E’ una metodologia che prevede un certo numero di domande precise,
organizzate in forma scritta. Possono essere domande aperte oppure chiuse. Per poter costruire
un questionario è necessario prima: fare uno studio della letteratura per vedere se esiste uno
strumento per analizzare il nostro problema; effettuare un’indagine preliminare per focalizzare
che cosa si vuole scoprire e quali sono gli argomenti su cui concentrare le domande; scegliere le
domande; stendere le istruzioni. Per stilare correttamente un questionario bisogna attenersi a
delle norme: ogni domanda deve chiedere una sola cosa; la formulazione della domanda non
deve contenere giudizi; nelle domande chiuse le alternative devono coprire tutte le alternative;
va curata l’impaginazione; vanno curate le istruzioni. Persino l’ordine delle domande è
estremamente importante: prima vanno le domande semplici e più interessanti, alla fine quelle
difficili e imbarazzanti, le domande aperte sono più impegnative e vanno quindi alla fine, le
coppie di domande analoghe che fungono da controllo di attendibilità vanno separate.
Le interviste. L’intervista è uno scambio verbale asimmetrico mirato ad ottenere informazioni
ed opinioni su un determinato argomento. Ci sono diversi tipi di intervista e la scelta sulla
tipologia da utilizzare dipende dalla fase e dalla natura della ricerca, dai dati necessari e dalle
risorse a disposizione: strutturata (stesse domande, stesso ordine, stesse istruzioni e condizioni,
domande aperte o chiuse); semi-strutturata (traccia da seguire e un numero di domande
obbligatorie, l’ordine delle domande può variare a seconda dell’andamento dell’intervista, si
possono porre domande ulteriori di approfondimento); libera (domanda-stimolo a cui
l’intervistato può rispondere liberamente, l’intervistatore porrà domande più specifiche a
seconda del discorso). Le domande delle interviste possono essere dirette o indirette. Le
domande devono essere formulate una sola per volta, essere brevi e chiare e non riguardare
temi morali o affettivi. Per condurre un’intervista bisogna seguire alcune regole: le domande
più familiari all’inizio e quelle più complesse alla fine; usare tecniche di probing per
approfondire la risposta; non esprimere giudizi o commenti sulle risposte; praticare l’ascolto
attivo; aspettare almeno 15 secondi la risposta; selezionare un setting calmo e rilassato. Le
informazioni raccolte con l’intervista è bene che vengano audioregistrate. Prendere appunti
durante l’intervista mette in agitazione l’interlocutore e distrae l’intervistatore.
I focus group. E’ una discussione di gruppo su una serie di argomenti guida che coinvolge un
moderatore/intervistatore e una serie di soggetti esperti o coinvolti nel tema. L’interazione fra i
membri dovrebbe generare una maggiore profondità di analisi del tema e rappresentare opinioni
diverse. Inoltre il focus group può suggerire ipotesi di ricerca, far testare uno strumento, fra
imparare il linguaggio specifico della popolazione target. Nel focus group il ruolo del
moderatore è quello di facilitatore: espone gli scopi del gruppo, spiega i criteri di selezione dei
membri, crea un clima di fiducia e serenità tra i membri, usa un linguaggio semplice e non
valutante. I membri del focus group: sono ottimali tra 8 e 12; devono essere competenti sul
tema di discussione; meglio se non si conoscono; variare per evitare distorsioni da leadeship
forti.
Le prove di atteggiamento. Per atteggiamento si intende un insieme di cognizioni ed em