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LIVELLO E SECONDO LIVELLO – SPIEGA IL RAPPORTO TRA ISTRUZIONE, EDUCAZIONE E FORMAZIONE
La teoria dei tipi di apprendimento di Bateson presenta l'articolazione dell'apprendimento su tre livelli, che sono accomunati da un processo di cambiamento cognitivo-comportamentale. L'apprendimento di tipo 1 o proto-apprendimento è il cambiamento che si verifica con l'esperienza, ovvero attraverso l'acquisizione di conoscenze e abilità. Per quanto riguarda il deutero-apprendimento, questo determina la modificazione del processo di apprendimento del livello 1 che diventa maggiormente trasferibile e rapido.
L'apprendimento 2 determina la formazione di abiti mentali, cioè il modo di pensare e vedere le cose. Il deutero-apprendimento è caratterizzato da una scala temporale differente: mentre l'apprendimento di tipo 1 è verificabile in breve termine, l'apprendimento 2 si struttura a medio-lungo termine. Inoltre, se l'1
è direttamente osservabile, il 2 è collaterale, meno evidente. Perciò si può affermare che mentre l’istruzione si riferisce all’apprendimento di primo livello, ovvero all’acquisizione di conoscenze disciplinari, l’educazione si riferisce all’apprendimento 2, ovvero alla formazione di abiti mentali che costituiscono il carattere e la personalità. Nella pratica scolastica l’apprendimento 1 e 2 sono interrelati tra loro, infatti se il deutero-apprendimento si colloca in modo collaterale al proto-apprendimento, allo stesso modo l’istruzione si colloca parallelamente all’educazione. Dunque, l’insegnante istruisce ed educa sebbene ciò sia evidente in tempi differenti. Ciò comporta che l’educazione è il risultato a lungo termine di un certo modo di fare istruzione. Dunque, l’insegnante non deve concentrarsi unicamente sul proto-apprendimento ma volgere il proprio sguardo in lontananza.
Per quanto riguarda il termine formazione, invece, esso viene utilizzato per definire gli altri concetti ma non è definito per se stesso. Si può perciò parlare di formazione di primo ordine e di secondo ordine. Inoltre, se l'educazione fa riferimento all'acquisizione di abiti virtuosi, il termine formazione non include unicamente esperienze positive di miglioramento ma anche quelle negative, che pur non essendo educative sono pur sempre formative.
L'educabilità (in generale)
Mentre l'educabilità morale riguarda tutta la società, l'educabilità intellettuale riguarda più specificamente la scuola.
Chiarisci le problematiche dell'educabilità intellettuale
Per educabilità si intende la capacità dell'essere umano ad essere educato. Tale capacità si fonda sulla plasticità del sistema nervoso, cioè sulla possibilità di creare circuiti.
La questione dell'educabilità e dei suoi limiti assume sfumature diverse a livello morale e intellettuale. L'educabilità intellettuale è la capacità di apprendere conoscenze, abilità e abiti cognitivi. Il problema è costituito dai limiti dell'educabilità intellettuale o se esistono individui più o meno educabili. Sul piano filosofico, si può far riferimento a due dialoghi platonici, relativi al "mito dei nati dalla terra" e al "protagora". Tali dialoghi presentano due prospettive contrastanti dell'educabilità: il primo afferma che le capacità individuali sono delle doti e predeterminano il grado di apprendimento; il secondo dialogo, pur vedendo le capacità naturali come delle doti, ritiene che tutti gli essere umani siano uguali nella possibilità di essere educati intellettualmente e che le differenze di educabilità non
siano quantitative ma qualitative, ovvero si è maggiormente predisposti verso certi campi di attività. Questi modelli sono giunti oggi ad innervare le teorie scientifiche dell'intelligenza. Tra queste ricordiamo la teoria del fattore G, teoria secondo la quale l'intelligenza è una capacità inemotiva generale, è innata e determinata dal patrimonio genetico ed è misurabile ed esprimibile attraverso un numero: il quoziente intellettivo. Perciò l'intelligenza, secondo questa teoria, predetermina il grado di apprendimento raggiungibile. Questa teoria sembrò essere confermata anche da Burt e dai suoi studi sui gemelli omozigoti, ma poi si dimostrò che i dati vennero falsificati. Oggi si ritiene che l'intelligenza presenti varie forme (Gardner) e che essa dipenda dall'ambiente (Bloom). Inoltre, Carol definisce l'intelligenza come tempo necessario per apprendere e non per il livello raggiunto. La presenza diVarie teorie determinano un modello di educabilità totalmente aperto, quindi tale questione risulta ancora del tutto aperta.
L'EDUCABILITÀ MORALE
Per educabilità si intende la capacità dell'essere umano ad essere educato. La questione dell'educabilità e dei suoi limiti assume sfumature diverse a livello morale e intellettuale. Il comportamento morale non è influenzato solo dagli abiti mentali ma anche dalla libera scelta (libero arbitrio). Infatti, l'abito dà l'impulso ad agire in un certo modo, ma poi l'uomo, essendo dotato di libero arbitrio, può decidere se assecondare o rifiutare tale impulso. La questione dell'educabilità morale è quella delle sue condizioni di possibilità e chiama in causa il rapporto tra abito e riflessione. A questo proposito è necessario fare riferimento al modello di Aristotele e di Kant. Aristotele si domanda se sia necessario provvedere prima
alla formazione delle buone abitudini e poi all'aragionamento morale. Poiché il ragionamento richiede maturità, e quindi è accessibile solo una volta ottenuto un certo grado di maturità, è necessario cominciare dalla formazione delle buone abitudine per poi operare una riflessione su di esse. Quindi l'educabilità morale è possibile grazie alla precoce formazione di buone abitudini. Secondo Kant, invece, l'educabilità si articolare in 3 momenti: la disciplina delle abitudini, la legge morale, la cultura morale. La disciplina delle abitudine deve avvenire secondo Kant in modo negativo, ovvero, occorre evitare la formazione di abitudini nel bambino (contrariamente a quanto afferma Aristotele) in quanto questo determina una negazione del libero arbitrio. In seguito, si obbedirà alla legge morale che avrà carattere soggettivo. Nella terza fase invece queste leggi saranno dotate di carattere universale, che devono essere
scopi interni, si riferiscono all'individuo stesso, alla sua crescita e sviluppo personale. Questi scopi riguardano la formazione dell'individuo come essere morale, libero e autonomo. L'obiettivo è quello di sviluppare le capacità cognitive, emotive e sociali dell'individuo, in modo che possa prendere decisioni autonome e responsabili. La differenza tra scopi interni ed esterni è quindi legata al punto di vista da cui vengono considerati. Gli scopi esterni riguardano l'individuo in relazione alla società e al contesto in cui vive, mentre gli scopi interni riguardano l'individuo stesso e la sua formazione come persona. È importante sottolineare che entrambi gli aspetti sono fondamentali nella pedagogia, in quanto la formazione dell'individuo non può prescindere né dalla sua dimensione sociale né dalla sua dimensione personale. La pedagogia normativa deve quindi tener conto di entrambi gli aspetti e cercare di promuovere una formazione equilibrata e completa dell'individuo.scopi interni, o scopi educativi, questi fanno riferimento alla crescita intellettuale e morale degli individui. Il principio fondamentale deve essere la formazione completa dell'uomo dal punto di vista intellettuale, etico, sociale e affettivo, nonostante la scuola sia deputata specificamente all'educazione intellettuale, pur non dovendo trascurare l'educazione morale. (PARLARE DELLE ANTINOMIE).-
SPIEGA LA FUNZIONE DELL'IDEA DI EDUCAZIONE
L'idea di educazione permette di pensare la problematica educativa nella sua interezza. L'idea, a differenza del concetto, è puro senso, senza un riferimento empirico. Perciò, permette di pensare agli aspetti educativi più diversi. Secondo Banfi, la struttura dell'educazione è di tipo antinomico, ovvero costituita da una coppia di simboli di irriducibile opposizione. Infatti, secondo Banfi, l'educazione è il processo di integrazione tra l'io e il mondo, secondo una
tendenza in cui l'io diviene a far parte del mondo e il mondo entra a far parte dell'io. I poli di questa idea sono dei simboli e possono rappresentare varie entità. Quindi la funzione dell'idea è sia teorica che pratica. Dal punto di vista teorico, l'idea di educazione permette di risolvere la polivalenza del concetto di educazione, ritenendo che l'idea sia la struttura soggiacente al concetto di educazione e rappresentando le metafore dell'educazione come dei diversi momenti dell'esperienza educativa. Quindi viene fornita una visione integrata delle varie prospettive le quali non vengono presentate in contrapposizione. Dal punto di vista pratico, l'idea permette esprimere un criterio educativo di livello logico generale, permettendo un bilanciamento dei due poli antinomici nel processo educativo. Ciò significa che non deve esserci uno sbilanciamento né a favore dell'io, né a favore del mondo. Per questovengono rifiutati sia il modello puerocentrico, sia quello cultura-centrico che si concentra sull'oggetto del sapere. Infatti, secondo questa prospettiva, l'io rappresenta l'alunno, mentre il mondo rappresenta l'oggetto del sapere. Dal punto di vista pratico, la necessità di conciliazione dei due punti di vista si ha nel rapporto tra il programma (garante del soggetto) e la programmazione (garante dell'oggetto). DESCRIVI I CARATTERI DELLA RELAZIONE EDUCATIVALa relazione educativa consiste nel rapporto tra educatore ed educando. Il senso comune identifica questi due attori come soggetti empirici, invece per una migliore analisi è fondamentale intenderli in senso categoriale, ovvero l'educatore può essere sia l'insegnante ma anche il governo o un mezzo di comunicazione. La definizione categoriale e funzionale dei termini educatore ed educando, modifica anche il rapporto di priorità della relazione educativa, in quanto educatore
o. Ed e educando vanno considerati come un tutt’