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INDUSTRIA SACCARIFERA
7) Industria saccarifera: la fase di solfitazione e il trattamento con resine del sugo grezzo
La fase di solfitazione ha il solo scopo di decolorare il sugo leggero derivante dai processi
precedenti e evitare in un successivo momento che esso si possa imbrunire.
Il sugo leggero, derivante dal processo di epurazione, è limpido ma ha un colore scuro dovuto alla
percentuale di zucchero invertito degradato contenuto al suo interno. Viene effettuato un
trattamento con SO che ha come scopo la decolorazione del sugo leggero e la prevenzione di un
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suo successivo imbrunimento durante le fasi di concentrazione e cristallizzazione.
Questo processo viene realizzato insufflando SO gassosa, allo scopo vengono utilizzati dei
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saturatori. L’anidride solforosa reagendo con l’acqua acidifica la soluzione e inoltre è necessario
che alla fine del processo vi sia una piccola percentuale di zolfo residuo.
Il trattamento con resine viene effettuato poiché il processo di epurazione elimina la maggior
parte dei composti melassigeni all’interno del sugo leggero, ma comunque residuano degli ioni
metallici come il potassio, ed alcuni amminoacidi liberi che sono composti estremamente
melassigeni. Per eliminare del tutto questi composti vengono addizionate resine cationiche ed
anioniche; per questa operazione però sono richieste particolari attenzioni:
- il trattamento deve essere effettuato a bassa T° poiché la prima resina (cationica) abbassa
il pH e questo se avviene a T° elevate causa inversione dello zucchero;
- è importante eseguire correttamente il lavaggio e la rigenerazione delle resine altrimenti si
rischia una diluizione del sugo
- il passaggio con resina anionica scambia gli anioni della soluzione con ioni ossidrile
innalzando la purezza a più del 99%, con il rischio di causare inconvenienti, è quindi
necessario trattare in modo più blando in sugo leggero, trattandone solo una parte e poi
riunendola alla parte non trattata.
Questa operazione viene effettuata in maniera discontinua, anche se in pratica è di tipo
semicontinuo.
8) Industria saccarifera: cristallizzazione dello zucchero
Il processo di cristallizzazione dello zucchero non è una operazione vera e propria del processo ma
rientra nella fase della cottura, questo processo consiste nell’evaporazione sottovuoto a circa 85°
di parte dell’acqua contenuta nel sugo denso, facendone derivare una soluzione satura al 90-93%
chiamata massacotta che viene poi fatta cristallizzare in particolari apparecchiature chiamate bolle
di cottura, ovvero grossi recipienti con sistema di riscaldamento a fascio tubiero. Durante questo
processo vengono messi in feed alcuni cristalli di zucchero macinato per fornire i germi di
cristallizzazione e in modo da avere il controllo sulla granulometria che si andrà a formare. Lo
zucchero cristallizzato verrà poi separato per centrifugazione e lavato nella centrifuga con poca
acqua o vapore.
9) Descrizione degli impianti di filtrazione illustrati nel processo di produzione dello zucchero
I primi filtri, nel processo di estrazione dello zucchero, si trovano nella fase di depolpatura, quando
devo eliminare i piccoli frammenti di fettuccine rimasti in sospensione nel sugo grezzo. Questi filtri
si trovano nel depolpatore, costituito da reti metalliche variamente assemblate attraverso i quali
viene fatto passare il sugo di estrazione. Quando opero in continuo le reti vengono sottoposte a
spazzolature in modo da raccogliere la polpa prima che faccia ostruzione. Anche nella fase di
epurazione, quella successiva, si trova un processo di filtrazione. Questa volta la filtrazione ha lo
scopo, inizialmente, di separare la torbida di prima carbonatazione dal sugo zuccherino e, poi, in
una seconda filtrazione di separare la torbida di seconda carbonatazione dal sugo leggero. Per
svolgere ciò uso dei filtri a tamburo ruotante funzionanti in depressione e dei filtri pressa. Il filtro
pressa è composto da una serie di piastre o piatti alternate a tele che aderendo una all’altra formano
delle camere, nel quale si forma il pannello di torbida disidratata. Quindi la torbida viene pompata
ad alte pressioni dentro il filtro; la fase solida viene trattenuta nelle intercapedini tra piatti e i telai
e dalla filtropressa esce la fase liquida (il sugo leggero). La fase solida è recuperata successivamente
con l’apertura del macchinario quando la torbida ha colmato l’intercapedine. Anche nella fase di
purificazione, la quale viene effettuata solo se devo eliminare eventuali colorazioni del sugo denso
e separare le sostanze insolubilizzate, si fa uso della filtratura per eliminare tutte le sostanze rimaste
in sospensione nel sugo.
10) Fase preliminare all’estrazione
Le prime fasi del processo di produzione dello zucchero sono la raccolta e il trasporto, quando le
barbabietole giungono in azienda vengono ricevute, insilate e lavate, questo tipo di operazioni però
avvengono in maniera separata rispetto all’impianto principale per ragioni igieniche e per far in
modo che lo sporco e i batteri non possano in nessun modo giungere nelle fasi principali di
estrazione dello zucchero, oltre alle ragioni igieniche questo viene effettuato per far si di separare
il traffico di automezzi che arrivano in azienda. Le barbabietole vengono mantenute per alcuni giorni
in grossi cumuli oppure in grossi silos, dopodiché vengono trasportate all’interno dello zuccherificio
attraverso dei nastri trasportatori o mediante canali d’acqua dove il materiale subisce un lavaggio
preliminare. Per prima cosa si opera un lavaggio a secco realizzata attraverso il passaggio del
prodotto su una superficie costituita da rulli separati dove il materiale transita e si staccano i corpi
estranei e cadono per gravità verso il basso. Poi viene operato un lavaggio ad umido in macchine
lavatrici dove le barbabietole vengono fatte avanzare attraverso delle pale in controcorrente con
acqua per fare in modo che terriccio e sassi si stacchino dalla barbabietola. Viene operato inoltre un
lavaggio per aspersione che sfrutta l’azione abrasiva dell’acqua, essa viene spruzzata ad alta
pressione sulla superficie del vegetale. Finiti i processi di lavaggio si passa alla fase di taglio dove le
barbabietole passano attraverso macchine tagliatrici aventi lame a forma di V rovesciata, questo
perché in tal modo si ottengono delle fettucce lunghe e con un’ampia superficie e con uno spessore
di 1-2 mm (ideale per estrazione per diffusione). Le tagliatrici possono essere di tipo verticale o
orizzontale, in quelle verticali i coltelli sono montati sulle pareti laterali di un cilindro all’interno del
quale ruota un albero a palette che spinge le barbabietole verso i coltelli, nelle tagliatrici orizzontali
invece i coltelli sono montati su un disco ruotante al di sopra del quale viene inviato il materiale da
tagliare. Una volta tagliate in fettucce il materiale viene inviato all’estrazione.
11) Fase di estrazione dello zucchero della barbabietola
Questa operazione comincia con un importante step, ovvero quello della miscelazione delle fettucce
con acqua che funge da solvente. L’estrazione dello zucchero avviene per diffusione, si considera un
tessuto vegetale nel quale sono state denaturate le proteine delle pareti cellulari; il fenomeno della
diffusione avviene tra la soluzione più concentrata interna al tessuto e la soluzione meno ricca di
soluto esterna ad esso. La relazione che meglio esprime il fenomeno della diffusione è la legge di
Fick: dm = -D x A x (dC/dX) x dt [ con dm si intende la quantità di soluto in moli che diffonde nel
s s
tempo dt, con D si intende il coefficiente di diffusione, con A l’area attraversata e con dC/dX il
gradiente di concentrazione] utilizzando il segno negativo indichiamo che il trasporto di soluto
avviene dalle zone di maggiore concentrazione verso quelle di minore concentrazione
determinando una diminuzione del gradiente di concentrazione. E’ importante considerare che la
quantità di soluto dm è funzione del coefficiente di diffusione D = KT / n, questo parametro è
s
importante poiché l’influenza della T° è notevole su questo coefficiente perché determina il valore
della viscosità. Aumentando la T° si determina quindi un aumento più che lineare del coefficiente di
diffusione. In ambito industriale l’estrazione per diffusione avviene a caldo per due motivi: il primo
è ovviamente aumentare il coefficiente di diffusione e il secondo perché è necessario denaturare le
membrane cellulari del tessuto vegetale in modo da permettere la fuoriuscita dello zucchero.
Vengono utilizzati degli estrattori continui che mantengono costantemente in movimento sia gli
estratti sia le fettucce e sono di tipo “ad immersione”. Le fettucce vengono mantenute immerse nel
succo di estrazione, gli estrattori realizzano un processo in controcorrente dove l’acqua viene
alimentata dall’estremità opposta a quella di ingresso delle fettucce, inoltre l’acqua viene
alimentata in un punto leggermente più avanti delle fettucce esaurite in modo tale che si sia anche
un’azione di sgrondo altrimenti le fettucce esaurite sarebbero troppo imbibite di soluzione
zuccherina. Possiamo identificare tre tipi di estrattore, tutti di grande portata e dimensione:
- il diffusore Bergè
- il diffusore a torre BMA
- l’estrattore DDS
Il diffusore Bergè è costituito da un grande cilindro orizzontale mantenuto in rotazione lungo l’asse
maggiore da un motore, all’interno del cilindro è saldata una vite senza fine che ruotando trasporta
il liquido da un’estremità all’altra. Delle griglie sagomate e forate poste al centro del cilindro
raccolgono le fettucce facendole procedere in controcorrente rispetto al senso del liquido. Le
fettucce sono alimentate da una tramoggia e opportunamente dosate con parte del sugo estratto
(precedentemente riscaldato in uno scambiatore di calore a parte per far si di ottenere la
denaturazione proteica desiderata)
Il diffusore a torre BMA è di tipo più recente, ha uno sviluppo verticale ed è costituito da un involucro
cilindrico all’interno dove ruota una vite senza fine che porta le fettucce dal basso verso l’alto, le
fettucce sono alimentate dall’alto dell’estrattore e trasportate verso il basso da una seconda vite
situata all’interno dell’albero della prima vite. L’acqua è alimentata dalla cima, leggermente più in
basso rispetto all’uscita delle fettucce esauste, scendendo verso il basso. Il suo riscaldamento
avviene all’esterno dell’estrattore.
L’estrattore DDS è invece costituito da un involucro cilindrico inclinato all’interno del quale ruotano
due viti senza fine parallele. Le fettucce vengono alimentata dal basso, punto nel quale si recupera<