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La creazione dell'Eurozona e le sfide attuali

Quest'area valutaria, che presuppone una moneta comune e una politica monetaria unica nell'eurozona, indicava l'ultimo passaggio prima della creazione di un'Europa federale e totalmente integrata istituzionalmente e normativamente. Nonostante ciò, la realizzazione di questo scopo si configura ancora molto lontana, soprattutto a causa delle inclinazioni strutturali che hanno influenzato la concretizzazione dell'Eurozona.

La prassi della costruzione dell'Eurozona e l'esperienza dell'Unione Economica Monetaria (UEM) hanno mostrato due fasi differenti. La prima fase, che comprende l'adozione dell'euro da parte dei paesi interessati, ha avuto un riscontro positivo e di conferme, in cui si è assistito ad una crescita economica. Nella seconda fase (collocata temporalmente a partire dal 2007 fino ad oggi), la moneta unica ha subito delle forti critiche e scetticismo, dovute ad instabilità economiche e mancanza di benefici.

In questo periodo, le già presenti divergenze economiche fra gli stati membri si sono ulteriormente inaspri te. Questo fu dovuto a causa degli organismi sovranazionali e dei governi dei singoli stati che non erano in grado di attuare politiche monetarie efficaci. Eurozona come sistema a cambi fissi Il sistema monetario dell'Eurozona è un sistema a cambi fissi. Dunque, quando uno stato membro decide di aderirci, dovrà tener conto che sarà costretto ad affrontare la perdita della flessibilità di cambio. Questo si traduce in un impedimento del sistema di recuperare i differenziali di competitività che nel tempo si sarebbero a loro volta accumulati. In altri termini, la banca centrale nazionale non ha più la facoltà di aggiustare il tasso di cambio (tramite il deprezzamento) per aiutare il settore industriale a diminuire il gap competitivo sul mercato, in seguito ad uno shock asimmetrico. Dato che non può essere attuata la

svalutazione della moneta per far sì che i beni nazionali siano meno costosi (svalutazione esterna), il metodo principale per recuperare la competitività è un decremento del costo del lavoro (svalutazione interna). Questa fu una delle principali critiche che colpirono l'Italia quando scelse di aderire alla moneta unica. Infatti, la diminuzione della competitività si sarebbe poi trasformata in un deterioramento dei conti esteri e quindi nella necessità del governo di riequilibrare la bilancia dei pagamenti. L'eurozona è dunque un'unione monetaria in cui non è presente una convergenza tra i tassi di inflazione. Le conseguenze di uno shock asimmetrico al suo interno comporteranno un aumento del deficit per i paesi partecipanti con un tasso di inflazione più alto. I sistemi economici degli stati membri sono ancora diversi tra di loro: ci sono regole differenti nell'esercizio dei mercati. Le disuguaglianze

Nell'assetto del mercato del causerà delle divergenze tra i livelli di prezzi e di salari, diminuendo la libertà di scelta tra disoccupazione e inflazione. I tassi di cambio reali effettivi nell'Eurozona dalla nascita dell'UEM.

Il funzionamento dell'UEM ha comportato un allargamento delle posizioni competitive tra i paesi membri. Considerando i tassi di cambio reali effettivi nell'Eurozona dalla nascita dell'UEM (1999), questi parametri valutano l'andamento dei costi dei salari degli stati partecipanti e quindi rispecchiano anche l'andamento della loro capacità di essere competitivi. Se il valore del tasso di cambio reale effettivo aumenta significa che nel paese in questione si avrà una perdita di competitività: i costi salariali unitari diminuiscono in relazione a quelli degli altri stati membri. Se, invece, il valore del tasso ha un decremento, accade l'opposto.

Fonte: Banca Centrale Europea

Dal grafico

riportato qui sopra si evince che l'unico paese dell'Eurozona ad aver ottenuto un vantaggio di competitività è la Germania; mentre i due paesi del Sud Europa, Spagna ed Italia, hanno subito uno svantaggio competitivo. Si nota quindi una spiccata divergenza della competitività tra i paesi dentro l'Eurozona. Questa divergenza è il frutto della disparità tra gli accordi fatti sui costi salariali, che sono, di fatto, la conseguenza delle condizioni economiche differenti all'interno degli stati. Bisogna, comunque, prendere atto del fatto che quasi sicuramente anche prima della data di riferimento "1999", i paesi avevano delle pregresse differenze competitive. Come riportato dal grafico, si può notare che a partire dal 2008 si ha un progressivo assestamento delle posizioni competitive dei paesi, cioè una propensione alla convergenza. Le politiche previdenziali, le politiche salariali e più in generale la

politica economica, cioè la spesa pubblica e la tassazione, sono tuttora dettate da ciascuno dei governi e dei parlamenti nazionali. Questa situazione di decisione unilaterale può scaturire degli shock asimmetrici (per questo un'eventuale unificazione politica porterebbe una riduzione dei suddetti shock). Essendo le politiche economiche dei paesi intraprese a livello nazionale, questo fattore è la causa principale della nascita di divergenze fra le posizioni competitive tra i paesi dell'Eurozona e dunque della relazione che lega i prezzi e i salari. Ad ogni modo, un aggiustamento del tasso di cambio non potrà più essere considerato un possibile rimedio a questo problema.

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Publisher
A.A. 2019-2020
5 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/02 Politica economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Lorenzoelle di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Politica economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Barigozzi Matteo.