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SVILUPPO DEL CONCETTO DI DISABILITà
Dal concetto di disabilità come deficit (modello basato sul deficit -> modello medico) si è arrivati ad un
concetto di disabilità come condizione di salute (modello ecologico -> qualità, benessere dell’individuo; poe
al centro la persona non la mancanza). I modelli medici erano incentrati sulle carenze delle funzioni mentali
(anni ’70 – ’80). I modelli psicologici erano incentrati sulla disabilità intellettiva (demenze, ritardo mentale).
In questa fase l’interesse era quello di etichettare, creare grandi classificazioni, per capire cosa fosse la
disabilità.
A partire dagli anni ’80 il ruolo del contesto è maggiormente riconosciuto (cosa può fare il contesto per
facilitare o meno). È un rapporto inversamente proporzionale; più aumento le agevolazioni a livello
ambientale più si riduce la situazione, la condizione di handicap. La disabilità viene concettualizzata come
un problema di funzionamento dell’intera persona (il disabile). La vecchia concezione enfatizza molto il
concetto di mancanza di abilità che porta ad un poco funzionale adattamento al contesto ed all’ambiente.
In questi anni l’interesse sulle conseguenze che porta la disabilità era scarso. La gestione della persona è
fondamentale.
I fattori ambientali possono essere più disabilitanti dei problemi nelle funzioni intellettuali o psicologiche.
CAMBIAMENTI DI PROSPETTIVA
L’approccio da centrato sulla limitazione deve essere un approccio ecologico-comportamentale (cosa
l’individuo può fare e sa fare per vivere bene). Lo psicologo in questa visione psico-sociale per esaminare
questo tipo di condizione di salute chiede quali siano le difficoltà, cosa la persona sa fare. Lo psicologo o
l’operatore cerca di capire quale tipo di intervento fornire in un certo momento. Con gli anni l’operatore
che si occupa di disabilità deve porsi in un’ottica di personalizzazione delle attività. Si ha davanti la persona
con quello che sa fare, con le risorse che ha. Questo può portare ad un miglioramento della qualità di vita.
Si esce dal concetto di classificazione. È un concetto molto più dinamico.
Necessità di approcci globali, superamento della contrapposizione tra approccio medico e sociale, necessità
di modelli ecologico – comportamentali, attenzione ai processi e al funzionamento, miglioramento della
qualità di vita.
Ci sono esempi di personaggi famosi che avevano una qualche disabilità: Beethoven era sordo; in una
lettera ai suoi fratelli confessa di vivere un disagio dovuto ad un ostacolo che la vita gli ha posto. La
menomazione ha livello sociale gli ha reso la vita più difficile; ma a livello lavorativo no dato che ha scritto
componimenti bellissimi.
SISTEMI DI CLASSIFICAZIONE (libro capitolo 1)
Questi documenti sono le tappe più importanti che hanno segnato lo sviluppo e il concetto di handicap e
disabilità. Le sigle cambiano nel 2001.
ICIDH OMS 1980: classificazione internazionale delle menomazioni, delle disabilità e degli handicap.
Si parte dalla causa della disabilità guardando quale tipo di alterazione o menomazione comporta delle
disabilità o limitazioni nelle attività.
Nel ’75 -> proposta dell’assemblea di classificare le conseguenze delle malattie. ICIDH introduce la
distinzione tra menomazione, disabilità e handicap. Si parte dal considerare una condizione oggettiva
(malattia, infortunio, malformazione.
La menomazione è la perdita o anormalità a carico di una struttura o di una funzione psicologica,
fisiologica o anatomica.
La menomazione è caratterizzata da perdite materiali o anormalità che possono essere transitorie o
permanenti e comprende l’esistenza o l’evenienza di anomalie, difetti o perdite a carico di arti,
tessuti o altre strutture del corpo, incluso il sistema delle funzioni mentali.
La menomazioni rappresenta l’esteriorizzazione di uno stato patologico e in line a di principio essa
riflette disturbi manifesti a livello d’organo (esteriorizzazione dello stato patologico). Mette in luce
un aspetto esteriore.
La disabilità implica qualsiasi limitazione o perdita (conseguente a menomazione) della capacità di
compiere un’attività nel modo considerato normale per un essere umano.
La disabilità concerne capacità funzionali che fanno riferimento ad aspetti essenziali della vita di
ogni giorno.
Le disabilità sono specifiche, non sono generiche, una persona può essere disabile in qualcosa.
Deve essere evidenziata l’analisi dei comportamenti che le persone manifestano durante lo
svolgimento di attività quotidiane, meglio se nel proprio contesto
La disabilità rappresenta l’oggettivazione della menomazione e come tale riflette disturbi a livello di
persona.
Dall’accertamento delle disabilità si possono avere le indicazioni per il piano abilitativo ed
educativo.
Disabilità -> qualsiasi limitazione o perdita (conseguente a menomazione) della capacita di
compiere un’attività nel modo considerato normale pe un essere umano (oggettivazione negli
ambienti di vita).
Come si rende oggettivo questo limite, come la persona è limitata nello svolgere dei compiti in
conseguenza ad una menomazione (disabilità nel comportamento, nella comunicazione,
locomotorie, dovute all’assetto corporeo, nella destrezza).
L’handicap è una condizione di svantaggio conseguente a una menomazione o disabilità che in n
certo soggetto limita o impedisce l’adempimento del ruolo normale per tale soggetto in relazione
all’età, al sesso e ai fattori socioculturali (ha un’accezione più soggettiva).
L’handicap rappresenta la socializzazione di una menomazione o di una disabilità e come tale
riflette le conseguenze, cultuali, sociali, economiche e ambientali, che per l’individuo derivano dalla
presenza della menomazione e della disabilità.
Rappresenta l’aspetto sociale, dipende dalle richieste dell’ambiente.
Lo svantaggio proviene dalla diminuzione o dalla perdita della capacità di conformarsi alle
aspettative o alle norme proprie che circonda l’individuo.
L’handicap si manifesta quando vi è una compromissione della capacità di sostenere quelle che
possono essere definite funzioni della sopravvivenza.
L’handicap è la condizione di svantaggio conseguente a una menomazione o a una disabilità che in
certo oggetto limita o impedisce l’adempimento del ruolo normale per tale soggetto in relazione
all’età, al sesso e ai fattori socio-culturali (handicap nell’orientamento, nell’indipendenza fisica)
Da questa definizione di handicap si evince che:
L’handicap è la conseguenza del deficit e non il deficit stesso
Concerne persone con menomazioni e disabilità pertanto non si può attribuire a difficoltà
di apprendimento, svantaggio socio – culturale, difficoltà relazionali/ridotta motivazione,
disadattamento
Gli handicap si riferiscono alle “funzioni della sopravvivenza” legate a menomazioni e
disabilità
In questa concezione, la distinzione fra menomazione, disabilità e handicap veniva interpretata in termini di
relazione diretta tra cause ed effetti. La menomazione determina disabilità e la disabilità causa l’handicap.
Mentre per un individuo la menomazione ha carattere permanente, la disabilità dipende dall’attività che
egli deve esercitare e l’handicap esprime lo svantaggio nei riguardi di altri individui, cosiddetti
“normodotati”.
Nell’individuo avviene qualcosa di anomalo (cambiamenti patologici di manifestazioni; condizione di
salute); qualcuno prende coscienza di tale insorgenza, i segni sono esteriorizzati; la conduzione delle attività
da parte dell’individuo può essere alterata (limitazione dell’attività oggettivata).
ICIDH – 2 OMS 1997: revisione della versione precedente. Classificazione delle menomazioni delle attività
personali e della partecipazione sociale.
C’è una svolta; non si guarda più alla classificazione della limitazione ma a cosa quella limitazione può
portare a livello di partecipazione sociale.
La revisione apportata ha cercato di correggere l’impostazione lineare fra i concetti di menomazione,
disabilità ed handicap proponendo una dinamica più complessa ed introducendo il conetto di
partecipazione attiva. Si rivolge l’attenzione, cosi agli aspetti psico-sociali per la definizione della diagnosi.
Propone una classificazione delle menomazioni, delle attività personali e della partecipazione sociale.
Menomazioni
Alterazioni funzionali e strutturali dell’organismo, perdite o anormalità riguardanti:
La struttura del corpo
Le funzioni fisiologiche
Le funzioni psicologiche
Le attività personali (ex disabilità)
Qualunque cosa una persona faccia a qualsiasi livello di personalità: da semplici a complesse ch
possono subire limitazioni di:
Natura, durata, qualità
Partecipazione sociale (ex handicap)
L’interazione tra le menomazioni, le attività e i fattori contestuali, in tutte le aree e gli aspetti della
vita umana che può subire restrizioni a livello della:
Natura, durata, qualità
Differenze con ICIDH 1980:
Tutti i concetti sono definiti operazionalmente
Ogni dimensione viene considerata per gli aspetti negativi e positivi
Le menomazioni sono state suddivise in funzionali e strutturali
Le disabilità sono state sostitute con attività personali
L’handicap è stato riformulato come partecipazione sociale
Aspetti innovativi:
Linguaggio condiviso
ICF OMS 2001: classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute.
Documento condiviso da più di 192 paesi che trovano un accordo sul definire la disabilità non tanto come
disabilità ma come condizione di salute.
Nuovo strumento attraverso il quale descrivere e misurare la salute e le disabilità della popolazione. La
misura della salute ci da poi un’idea di quali ambiti sono svantaggiati.
Appartiene alla famiglia delle classificazioni internazionali sviluppate dall’OMS in vista di una loro
applicazione a vari aspetti della salute.
Nesce dallo sforzo congiunto di 65 paesi coordinati dall’OMS.
Non si riferisce più a un disturbo strutturale o funzionale, senza prima rapportarlo a uno stato
considerato di salute.
I termini menomazione e handicap sono sostituiti da attivit&ag