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Principi del Diritto Internazionale Umanitario
Il Diritto Internazionale Umanitario (DIU) è un insieme di norme che mirano a proteggere le persone coinvolte nei conflitti armati e a limitare gli effetti negativi della guerra. Esistono diversi principi fondamentali del DIU che devono essere rispettati da tutte le parti coinvolte.
Principio di proporzionalità
Il principio di proporzionalità richiede che l'uso della forza durante un conflitto armato sia proporzionato all'obiettivo militare che si intende raggiungere. Ciò significa che le azioni militari non devono causare danni eccessivi rispetto al beneficio militare atteso.
Principio di distinzione
Il principio di distinzione richiede che le parti in conflitto distinguano tra combattenti e persone civili. I combattenti possono essere attaccati, mentre le persone civili devono essere protette e non devono essere oggetto di attacchi diretti, a meno che non partecipino direttamente alle ostilità.
Principio di necessità della guerra
Il principio di necessità della guerra stabilisce che l'uso della forza militare è giustificato solo quando è necessario per raggiungere un obiettivo legittimo. Ciò significa che l'uso della forza deve essere l'ultima risorsa e deve essere proporzionato all'obiettivo che si intende raggiungere.
Questi principi del DIU sono fondamentali per garantire il rispetto dei diritti umani durante i conflitti armati e per ridurre al minimo gli effetti negativi sulla popolazione civile.
siespresse: "non voglio che l'espressione necessità militare nasconda la rilassatezza ol'indifferenza: essa è talora utilizzata per situazioni nelle quali sarebbe più esatto parlare di comodità militare o anche di comodità personale".10 Nel 1950 il Tribunale di Norimberga (caso List e altri) chiarì, definitivamente, che la necessità militare non poteva essere invocata per giustificare crimini di guerra (nel caso di specie, l'uccisione della popolazione civile e la distruzione di villaggi e città). In forza di ciò, si può oggi sostenere che la necessità militare, più che un principio generale del DIU, possa essere considerata quale un presupposto logico, etico e giuridico per l'esercizio della forza militare. In tal senso, la necessità militare autorizza i combattenti a ferire e uccidere i combattenti nemici e a danneggiare e distruggere proprietà private, ma semprenelrispetto del DIU. Così delimitata, la necessità militare continuerebbe ad esistere, quale causa di esclusione dell‟illecito, solo con riferimento ad ipotesi circoscritte, quali l‟eventuale uso di beni di carattere civile per scopi militari. E' il caso, ad esempio, della requisizione di ospedali civili in territorio occupato per curare feriti e malati, o il caso dell‟utilizzo di una postazione internet all‟interno di una scuola per urgenti comunicazioni militari, sempreché non esista alcuna valida alternativa tra l‟uso di tale bene e altro metodo di comunicazione per ottenere un vantaggio militare similare. L‟urgenza della situazione e l‟assenza di mezzi alternativi idonei, infatti, rendono lecita la condotta. La necessità militare può, altresì, limitare talune attività di natura assistenziale. E' il caso del personale che partecipa ad azioni di soccorso alla popolazione civile, i cui spostamenti possono esseretemporaneamente soggetti a restrizioni.Per contro, la necessità militare non potrà mai essere invocata per attaccare in maniera deliberata un bene di carattere civile, ossia un bene che non costituisce obiettivo militare. In caso contrario, si andrebbe a dilatare arbitrariamente la sfera d'azione dei combattenti, con il rischio di rendere leciti atti altrimenti vietati dal DIU. La necessità militare, quindi, più che come causa di giustificazione per una condotta altrimenti vietata, può essere oggi validamente intesa quale limite generale all'uso altrimenti incontrollato della forza armata. La necessità militare, infatti, impone di impiegare la forza solo nella quantità necessaria per l'assolvimento della missione, legittimando l'attacco condotto contro un obiettivo militare in presenza di un vantaggio militare preciso. Non autorizza, invece, atti altrimenti vietati dal DIU. La necessità militare, pertanto, deve essere applicata.
in stretto coordinamento con i principi che governano il DIU e, in particolare, con i principi di distinzione e proporzionalità). Principio della differenza tra belligeranti e non belligeranti (ouguaglianza dei belligeranti: Il DIU deve essere applicato tanto dall‟aggressore quanto dall‟aggredito; essi, infatti, sono considerati uguali davanti alla legge sui conflitti armati. In altri termini, lo ius ad bellum (diritto a fare la guerra) non ha nessuna influenza sullo ius in bello (diritto applicato in guerra). In caso contrario, qualora regole diverse dovessero valere per l‟aggressore e l‟aggredito, il DIU perderebbe la sua solidità. La Parte aggredita, infatti, potrebbe essere portata a violare più facilmente le norme sui conflitti armati, giustificandolo con l‟attacco subito; nello stesso tempo, l‟aggressore, sfavorito da questo diritto, non avrebbe più interesse alcuno a rispettarlo. L‟uguaglianza dei belligeranti è stata codificata nel
preambolo del IProtocollo Aggiuntivo, dove esplicitamente si afferma che “le disposizioni delleConvenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949 e del presente Protocollo devono esserepienamente applicate in ogni circostanza a tutte le persone protette da dettistrumenti, senza alcuna distinzione sfavorevole fondata sulla natura o l’origine delconflitto armato, o sulle cause invocate dalle parti in conflitto o ad esse attribuite”. Lenorme sull‟uguaglianza dei belligeranti trovano applicazione solo nei conflitti armatiinternazionali. Nei conflitti armati non internazionali, invece, i combattenti non sonoposti sullo stesso piano. Il DIU, infatti, tende a preservare il diritto degli Stati a puniregli insorti, nonché a tutelare i membri delle Forze armate dalle conseguenze penaliderivanti dall‟eventuale vittoria degli insorti.). Tutti questi sono accomunati da ununico grande principio che è il principio di umanità ossia i belligeranti devono porre
popolazione civile e le persone non combattenti, è fondamentale rispettare il principio di distinzione. Questo principio implica che durante un conflitto armato, le parti in conflitto devono distinguere tra obiettivi militari e civili. Gli attacchi devono essere diretti solo contro obiettivi militari e devono essere evitati danni indiscriminati alla popolazione civile. Principio di proporzionalità: Durante un conflitto armato, le parti in conflitto devono rispettare il principio di proporzionalità. Ciò significa che gli attacchi militari devono essere proporzionati all'obiettivo militare che si intende raggiungere. Gli attacchi che causano danni e sofferenze eccessive alla popolazione civile sono vietati. Principio di precauzione: Il principio di precauzione richiede alle parti in conflitto di prendere tutte le misure possibili per evitare o ridurre al minimo le perdite di vite umane e i danni alla popolazione civile. Questo principio implica che le parti in conflitto devono adottare misure preventive per proteggere la popolazione civile, come ad esempio stabilire zone sicure o fornire assistenza umanitaria. Principio di rispetto per i prigionieri di guerra: I prigionieri di guerra devono essere trattati con umanità e rispetto. Devono essere protetti da torture, trattamenti crudeli, inumani o degradanti. Devono essere trattati in conformità con le norme del diritto internazionale umanitario e devono beneficiare delle garanzie del giusto ed equo processo. Principio di rispetto per i feriti e i malati: Le persone ferite o malate durante un conflitto armato devono ricevere cure mediche adeguate e umanitarie. Devono essere rispettate e protette dallo stesso modo delle persone non combattenti. Principio di rispetto per i naufraghi: Le persone che si trovano in mare a causa di un naufragio devono essere soccorse e protette. Devono essere trattate con umanità e rispetto e devono ricevere l'assistenza necessaria per garantire la loro sicurezza e il loro benessere. In conclusione, il principio di umanità nel diritto internazionale umanitario richiede il rispetto e la protezione delle persone non combattenti durante un conflitto armato. Questo principio si basa sui principi di distinzione, proporzionalità, precauzione e rispetto per i prigionieri di guerra, i feriti, i malati e i naufraghi.popolazione civile dalle ostilità del conflitto e dai suoi effetti, è importante stabilire "chi" e "che cosa" può essere attaccato. Il principio di distinzione ci ricorda che può essere attaccato solo un combattente o un obiettivo militare. Questo non è sufficiente ai fini della liceità dell'attacco. Quali regole aggiuntive, sono vietati anche gli attacchi indiscriminati, capaci di colpire indistintamente sia obiettivi militari che persone civili e beni di carattere civile. L'attacco, inoltre, non deve causare effetti collaterali eccessivi rispetto al vantaggio militare diretto e concreto previsto. Infine, anche quando l'obiettivo militare è lecito, devono essere prese talune misure precauzionali per proteggere la popolazione civile ed i beni di carattere civile. Il principio di distinzione è certamente la più importante regola basica del DIU. Molti studiosi internazionali ritengono peraltro che la normainviolabilità dei civili e dei beni civili durante i conflitti armati. Il principio di distinzione richiede alle parti in conflitto di distinguere tra la popolazione civile e i combattenti, nonché tra i beni civili e gli obiettivi militari. Questo principio è sancito nell'articolo 48 del Primo Protocollo Aggiuntivo del 1977, che stabilisce che "allo scopo di assicurare il rispetto e la protezione della popolazione civile e dei beni di carattere civile, le parti in conflitto dovranno fare, in ogni momento, distinzione tra la popolazione civile e i combattenti, e tra i beni di carattere civile e gli obiettivi militari, e di conseguenza, dirigere le operazioni soltanto contro obiettivi militari". La violazione di questo principio costituisce un crimine di guerra, come stabilito dall'articolo 8.2.b dello Statuto della Corte Penale Internazionale. Questo principio si applica sia nei conflitti internazionali che nei conflitti non internazionali, come stabilito dall'articolo 13.2 del Secondo Protocollo Aggiuntivo.Distinzione tra combattenti e popolazione civile e tra obiettivi militari e beni di carattere civile. I combattenti regolari o legittimati, e quelli irregolari come i movimenti di resistenza sono irregolari ma legittimi. È opportuno adesso scendere nel dettaglio di questo principio, cominciando ad analizzare la distinzione tra popolazione civile e combattenti. Tutti i combattenti costituiscono obiettivo militare e possono essere oggetto di attacco. Ma solo i combattenti legittimi hanno diritto a partecipare direttamente alle ostilità e, conseguentemente, i loro atti sono imputati allo Stato di cui sono organi. Se catturati, essi hanno titolo allo status di POW (prisoner of war – prigioniero di guerra). La detenzione quale POW ha un unico scopo: impedire che il combattente possa ancora partecipare alle ostilità in atto. Pertanto non possono essere puniti per questa partecipazione alle ostilità. Questo non vale per i combattenti “non privilegiati”,
che non hanno titolo allo status di PoW. Sono considerati combattenti "non privilegiati": - le spie (ai sensi dell'art. 46 del I P.A., è considerato svolgente attività di spionaggio chi, membro delle forze armate di una Parte in conflitto, "raccoglie o cerca di raccogliere, per conto di detta parte, informazioni in un territorio controllato da una Parte avversaria", senza indossare l'uniforme delle proprie forze armate); - i mercenari (ai sensi dell'art. 47 del I P.A., rientra in tale categoria "ogni persona appositamente reclutata per combattere in un conflitto armato, che di fatto prenda parte diretta alle ostilità, spinta dal desiderio di ottenere una remunerazione materiale nettamente superiore a quella promessa o corrisposta ai combattenti aventi rango e funzioni similari nelle forze armate di detta Parte"); - i sabotatori (ossia quei combattenti che operano oltre le linee dell'avversario per distruggere o renderen civile e che utilizzano tattiche di guerriglia o terrorismo; - i civili che partecipano attivamente alle operazioni militari, ad esempio fornendo supporto logistico o informazioni ai combattenti; - i prigionieri di guerra che commettono atti di violenza o sabotaggio durante la loro detenzione; - i membri di organizzazioni terroristiche o criminali che minacciano la sicurezza nazionale o internazionale.