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L’IMPOSTA SUL REDDITO DELLE SOCIETA’
3.
3.1. I soggetti passivi
L’Ires è un imposta proporzionale che colpisce, con aliquota del 27,5%, il reddito complessivo netto
delle società di capitali e dei soggetti collettivi in genere. L’Ires non si applica a società di persone e
equiparati (redditi imputati per trasparenza ai soci) e ai soggetti esenti (amministrazioni statali, regioni,
provincie, comuni, comunità montane). Il Testo unico classifica i soggetti passivi in 4 gruppi: i primi due
comprendono società di capitali (più cooperative, società di mutua assicurazione, società e cooperative
come oggetto principale l’esercizio di attività
europee) e altri enti commerciali (compresi i trust, hanno
commerciale). Vi è poi la categoria degli enti non commerciali (che svolgono attività commerciale ma non
come oggetto principale o non la svolgono: associazioni non riconosciute, consorzi, comitati, fondi di
previdenza, fondazioni di fatto). Vi è infine la categoria dei non residenti (che non hanno sede legale o
amministrativa o oggetto principale in Italia per la maggior parte del periodo d’imposta), composta da
società ed enti commerciali ed enti non commerciali. Si presumono residenti (eccetto prova contraria) gli
enti che hanno partecipazioni di controllo in Italia se sono controllati da soggetti residenti, se i membri del
CdA sono in prevalenza residenti e si presumono residenti i trust esteri istituiti in paesi a fiscalità privilegiata
se almeno un disponente o beneficiario risiede in Italia o se un residente ha traferito immobili o diritti
immobiliari reali al trust.
Il reddito delle società e degli enti commerciali è sempre e solo reddito di impresa, e non si distingue in
altre categorie. Il reddito complessivo di società ed enti commerciali è determinato sulla base del bilancio: si
assume come punto di partenza il risultato del conto economico (utile o perdita), a cui si applicano
variazione in aumento o diminuzione derivanti dalle norme fiscali.
E’ previsto che la perdita di un periodo d’imposta può essere
Riporto di perdite: computata in
diminuzione del reddito dei periodi successivi al massimo per l’80% dell’utile imponibile di ciascun
Il limite dell’80% non vale per le nuove società (a meno che costituiscano la continuazione di
periodo.
un’attività svolta con un’altra società). Il riporto da perdite non è consentito quando il soggetto che realizza
da quello che realizza l’utile
le perdite è diverso (cioè quando la maggioranza delle quote societarie è stata
modificata l’attività principale
ceduta) e quando viene esercitata nei periodi in perdita. I soggetti i cui utili
sono esenti possono riportare la perdita solo per l’ammontare che eccede l’utile non tassato negli esercizi in
perdita. La compensazione con la perdita dell’esercizio pregresso deve essere indicata nella dichiarazione.
Per incentivare l’aumento di patrimonio nelle imprese vi è una riduzione dell’imposta commisurata al
nuovo capitale immesso come conferimento in denaro o destinazione di utili a riserva. Il rendimento
nozionale medio del capitale immesso (ora fissato al 3% del capitale immesso) è esente: si sottrae
all’imponibile. hanno un’attività
La categoria degli enti non commerciali comprende tutti gli enti che non principale
commerciale. Le società di capitali sono sempre imprese commerciali. La distinzione tra enti commerciali e
all’atto costitutivo o allo statuo
non dipende quindi dal loro oggetto, determinato in base alla legge, (in
forma pubblica o scrittura privata autenticata); in mancanza è determinato in base all’attività effettivamente
commerciale o no l’attività necessaria per raggiungere gli scopi primari.
svolta. Si valuta quindi come non commerciali, a prescindere dallo statuto, de in un periodo d’imposta
Gli enti perdono la qualifica di
esercitano prevalentemente attività commerciali.
Gli enti non commerciali possono conseguire redditi appartenenti alle diverse categorie (fondiari, di
capitale, d’impresa, diversi) e il reddito complessivo è dato dalla loro somma. Ciascun reddito è determinato
con le regole della sua categoria, con le detrazioni e deduzioni relative. Anche agli enti non commerciali si
applica la detassazione dei dividendi dal 95% del loro ammontare, come nelle società. Le plusvalenze
(se conseguite fuori dall’attività di impresa, sono tassate parzialmente
sono tassate come le persone fisiche
(49,72%, qualificate) o sottoposte a ritenuta alla fonte del 20% (non qualificate); se conseguite nell’attività
come per gli imprenditori individuali. L’ente è tenuto a istituire una
d’impresa contabilità separata per
l’eventuale attività di impresa svolta, distinguendola dall’attività istituzionale. I componenti positivi e
negativi si determinano ordinariamente (spese inerenti deducibili, spese per attività non imponibili non
deducibili, spese ad utilizzazione promiscua deducibili solo in parte, corrispondente al rapporto tra i ricavi
dell’attività d’impresa e i ricavi totali dell’ente). Per gli enti associativi (associazioni, consorzi, ecc.)
l’attività non è mai commerciale se è interna, rivolta ai soli associati, e non è retribuita con specifici.
I trust residenti sono enti commerciali o no a seconda dell’attività principalmente svolta. I trust non residenti
sono tassati per i redditi prodotti nello stato. I trust si distinguono in trasparenti e opachi. Nei primi i
beneficiari sono individuati e i redditi sono imputati a loro e tassati con Ires; nei trust opachi i
beneficiari non sono individuati e il trust è soggetto a Ires e a tutti gli obblighi derivanti.
3.1. Il reddito di impresa
determinazione del reddito d’impresa
La deriva dalla disciplina Ires. Il reddito complessivo è determinato
apportando all’utile o perdita risultante dal conto economico le variazioni in aumento o diminuzione
conseguenti all’applicazione dei criteri stabiliti dalla legge. Il reddito fiscale deriva quindi da quello
civilistico (risultato del CE). Le singole norme sui componenti positivi non hanno lo scopo di istituirne la
sempre tranne espresse eccezioni) ma la modalità di tassazione; sui componenti negativi non
tassabilità (c’è
hanno lo scopo di istituirne la deducibilità ma di determinare condizioni, tempi e modi per la deduzione.
Il conto economico è parte del bilancio d’esercizio, in cui sono presenti un altro conto, lo stato
patrimoniale, che rappresenta la situazione patrimoniale a fine esercizio (Attivo: Crediti verso soci,
Immobilizzazioni materiali, immateriali e finanziarie, Attivo circolante, Ratei e risconti; Passivo: Patrimonio
d’esercizio e utili-perdite
netto (Capitale, Riserve e utile-perdita riportati a nuovo), Fondi rischi e oneri, Tfr,
Debiti, Ratei e risconti) e la nota integrativa.
le spese sostenute e i ricavi dell’esercizio.
Il conto economico contiene Il conto economico è redatto in
forma scalare, che aggrega le componenti in varie aree di gestione:
A)Valore della produzione
B)Costi della produzione Differenza tra valore e costi della produzione
C)Proventi e oneri finanziari
D)Rettifiche di valore da attività finanziarie
E)Proventi e oneri straordinari Risultato prima delle imposte
Imposte sul reddito d’esercizio Utile o perdita d’esercizio
Molte norme che appongono variazioni ai fini fiscali al risultato del conto economico sono in relazione ai
criteri di inerenza o di competenza. Le variazioni possono aumentare o diminuire sia i componenti positivi
che quelli negativi del conto economico.
Le norme fiscali che aumentano il reddito imponibile aumentando le componenti positive sono: la
merce assegnati ai soci o destinati all’autoconsumo;
norma che assimila ai ricavi il valore normale dei beni
la norma che impone di usare il valore normale come ricavo nelle operazioni tra società controllate (se è
Le norme che aumentano l’imponibile
superiore al compenso pattuito). diminuendo le componenti
negative limitando la deduzione delle spese sono molto numerose. Alcune norme fiscali sono molto
rigide, per esempio il coefficiente di costo per macchinari da ammortare ogni anno. Un costo può essere
dedotto in un esercizio diverso rispetto a quello in cui è messo a CE per via del principio di competenza.
riduzione dell’imponibile:
Norme favorevoli al contribuente determinano la ad esempio quando il conto
economico contiene ricavi esenti, o tassati con imposta sostitutiva ridotta. Anche le plusvalenze
rateizzabili e le sopravvenienze attive tassabili per quote nei successivi 5 anni sono norme di favore per
il contribuente, che derogano il principio di competenza.
In diritto tributario l’imputazione temporale dei componenti negativi e positivi deve essere conforme al
momento in cui si verifica il fatto economico e non l’entrata o uscita
principio di competenza. Ha rilievo il
Le componenti di reddito non sono solo rapporti con i terzi ma anche l’utilizzazione interna.
finanziaria. Per
quanto riguarda i beni mobili i corrispettivi si considerano conseguiti (e le spese sostenute) alla data della
consegna o della spedizione; per gli immobili alla stipula dell’atto per i servizi quando la prestazione è
ultimata. Tuttavia al principio di competenza si deve affiancare il principio di correlazione (competenza
economica): i costi si considerano sostenuti nel periodo in cui servono per avere ricavi: da qui gli
ammortamenti che spalmano su più anni il costo di beni (o di costruzione di edifici e impianti) utilizzabili
appunto per più esercizi. Vi sono norme che in ambito fiscale derogano al principio di competenza. I
costi sono deducibili nel periodo di competenza solo se oggettivamente certi e determinabili; diversamente
saranno dedotti nei periodi successivi. Il criterio fiscale è improntato alla prudenza e alla certezza, a
differenza di quello civilistico che impone la rilevazione dei costi anche se incerti e approssimati. Anche i
ricavi sono da rimandare all’esercizio successivo se non sono ancora certi. Si deroga la competenza,
applicando il principio di cassa per: i compensi dovuti agli amministratori; gli oneri fiscali e contributivi
(compresi gli interessi di mora); le erogazioni liberali. Gli utili derivanti da partecipazioni ma non percepiti
e le plusvalenze rateizzabili sono deroghe al principio di competenza.
le società sono relativi all’impresa tutti i beni che appartengono a esse.
Per Per quanto riguarda
l’imprenditore distinguere tra beni personali e beni relativi all’impresa.
individuale si deve invece
Nelle soci