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Capitolo III: L'interpretazione e l'elusione in materia tributaria
Il carattere valutativo dell'interpretazione e la sua differenza rispetto alla ponderazione degli interessi in gioco:
L'interpretazione comporta una elaborazione intellettuale, critica e valutativa; talvolta è impegnativa, altre rapida e soddisfacente.
Una elaborazione intellettuale esiste in qualsiasi operazione interpretativa.
Tuttavia l'interpretazione si distingue profondamente dagli atti che contemperano gli interessi in gioco con il profilo dispositivo; infatti con l'interpretazione non si ricerca un nuovo equilibrio degli interessi in conflitto, ma ci si riporta a scelte dispositive effettuate da altri (esempio art. 11 delle preleggi per cui nell'interpretare la legge "non si può ad essa attribuire altro senso che quello palese del significato delle parole"; tale legislativa vieta chiaramente di sovrapporre all'equilibrio d'interessi previsto.
dal legislatore un interesse equilibrio più rispondente alle preferenze dell'interprete. L'interprete deve sempre giustificare la soluzione prescelta alla luce di scelte politiche fatte da altri, e sempre dimostrare che quella soluzione è la migliore possibile alla luce di tali regole; il vincolo dell'interprete rispetto alla legge sta nel non poter sovrapporre un proprio personale equilibrio d'interessi a quello già effettuato dal legislatore. Il potere dell'agente come elemento decisivo per distinguere interpretazione e discrezionalità: L'interprete deve sempre mantenersi formalmente neutro sul piano delle preferenze e la soluzione non può contrapporsi a valori come gusto artistico e senso del pudore diffusi nell'ambiente sociale di riferimento (anche nel caso in cui non condivida la possibile interpretazione, non può respingerla per questo, ma deve trovare nel sistema altri appigli per una diversa soluzione.Da presentare poi in modo apparentemente imparziale come preferibile alla prima). Le dichiarazioni di volontà sono caratterizzate da quel potere dispositivo cui si connette il potere di perseguire quell'equilibrio di interessi più rispondente a un sistema di valori o indirizzo politico. La stessa formula legislativa può dar luogo a una interpretazione o a una valutazione dispositiva a seconda della funzione e del potere di chi deve giudicare:
- es. se agire per particolari motivi morali o sociali venisse giudicato espressione di indirizzi di politica sociale del governo, la decisione sarebbe caratterizzata da una scelta dispositiva, quindi dall'esercizio di un potere di indirizzo sui valori da esporre all'apprezzamento dell'opinione pubblica
- se lo stesso giudizio dovesse essere compiuto dal giudice penale ai fini della concessione degli attenuanti, questo potere dispositivo non si configurerebbe e l'incertezza resterebbe sul piano intellettuale.
E non volitivo. Dato testuale e sensibilità sistematica come elementi interpretativi: Quindi estromesse o comunque contenute nei termini le preferenze personali dell'interprete, la decisione dipende da un rapporto dialettico tra testo normativo di riferimento e ragionevolezza della soluzione. Questo rapporto trova riscontro nell'art. 12 c.c., che fa riferimento sia alla formulazione testuale sia alla ratio legis, espressa con la formula della "intenzione del legislatore". Quindi per essere presa in considerazione e preferita alle altre una interpretazione deve:
- Essere compatibile con il testo normativo di riferimento, altrimenti l'interprete invaderebbe il campo del legislatore
- Ridurre al minimo illogicità e contraddizioni; infatti nelle dispute interpretative si mettono in risalto gli inconvenienti dell'interpretazione criticata: è una argomentazione "per assurdo", dove si dimostra che l'interpretazione contrastata
Casointeressato per stabilire se sono o meno pertinenti. E’ una “interpretazione dell’interpretazione”. Bisogna fare attenzione anche agli obiter dicta, cioè affermazioni incidentali inserite dai giudici nella sentenza per motivi di completezza, ma non necessarie al caso concreto; sono perciò opinioni del giudice su questioni ipotetiche, diverse dall’oggetto della controversia.
Interpretazioni ministeriali:
Questa proviene di solito da uffici centrali dell’amministrazione finanziaria, ed è contenuta in atti come risoluzioni, circolari, istruzioni ai modelli di dichiarazione e comunicati agli organi di stampa.
Le circolari hanno la funzione di commentare in genere una certa normativa, le risoluzioni sono risposte riguardanti casi specifici.
L’interpretazione ministeriale non è vincolante all’esterno, né per i contribuenti né per i giudici, ma è importante perché devono attenervisi gli uffici finanziari.
sottoposti per subordinazione gerarchica all'interpretazione dei superiori. Non impugnabilità delle interpretazioni ministeriali: Le interpretazioni ministeriali costituiscono atti generali o comunque ipotetici, non impugnabili come tali davanti alle commissioni tributarie, con la necessità che il contribuente attenda ad un atto impositivo o instauri una procedura di rimborso. CAPITOLO V: LE INDAGINI SELETTIVE DEGLI UFFICI Controlli a carattere selettivo con funzione di indurre i contribuenti ad autodeterminare correttamente i contributi: I regimi basati sull'autodeterminazione dei tributi raramente comportano controlli su gran parte dei contribuenti: il controllo fiscale assume carattere molto selettivo, con l'obiettivo di dissuadere dall'evasione, facendola apparire rischiosa e poco conveniente; perciò i controlli servono più che altro ad indurre i contribuenti all'adempimento volontario. I controlli si fanno al passato, ma servono aTutelare la credibilità del sistema agli occhi di chi dovrà decidere.