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Durante l'era di Mao Zedong (1949) è nata una classe di tipo burocratico attorno al partito, che si è rafforzata

durante il governo di Deng Xiaoping (dal 78), quando l'apparato politico­amministrativo diventava un ceto sociale

privilegiato, composto soprattutto da milioni di membri del PCC (sempre più provenienti dal settore privato),

soldati e polizia. L'intreccio tra economico e politico e tra pubblico e privato è sempre più fitto, perché molti ex

dirigenti pubblici hanno sfruttato le loro conoscenze per lanciarsi con successo nelle imprese private. L'elite politica

e quella economica si legano sempre di più anche attraverso matrimoni che tendono ad allargare il ceto privilegiato.

L'accesso al potere è quindi ora possibile, indirettamente, anche grazie al denaro. Questo ceto non è però una vera

borghesia, perché è molto ristretto e necessita sempre dei favori statali.

4.2 La socializzazione della dirigenza

Il PCC ha aumentato l'efficacia del suo controllo sull'economia e sulla società grazie all'alleanza con il ceto

privilegiato. L'avvicendamento delle reti sociali (e i conseguenti rispettivi vantaggi) permettono un'efficace

regolamentazione. Con Mao Zedong il controllo era esercitato da polizia e politica, con Jiang Zemin dalla società.

4.3 La fine delle grandi coesioni

Con la frequentazione degli uomini d'affari è ritornato il gusto per lo sfarzo e le apparenze da parte dei politici. Gli

interessi individuali tornano alla ribalta, Jiang Zemin sfrutta internet e cura il suo look.

4.4 Rapporti, collusioni, corruzioni

E' riapparsa con forza la guanxi, un sistema di relazioni molto profondo che parte già dalla scelta della scuola e

permette l'inserimento dell'individuo in un gruppo di persone a cui si può fare riferimento quando si necessita di

velocizzare pratiche burocratiche, per ottenere informazioni o favori. A ogni servizio è affiancato un prezzo che

varia a seconda se si fa parte o meno del network. Spesso il ricambio di favori è usato al posto della moneta. E, ai

piani alti, la sponsorizzazione politica sostituisce spesso la moneta ufficiale. I favori, soprattutto verso i familiari,

sono diffusissimi.

4.5 La casa va a fuoco

La corruzione nella Cina recente ha raggiunto proporzioni gigantesche in tutti gli strati sociali, compreso lo sport.

Solo nel 2001 175.000 membri del PCC sono stati indagati. Il privilegio universale che ha acquisito il denaro sta

allontanando i valori da quelli socialisti. Il governo si impegna anche nel punire duramente i corrotti, scegliendo

ogni tanto delle punizioni esemplari per dare un limite. La corruzione, per quanto diffusa, è comparabile a quella

di Russia e India, ma la Cina mantiene un ordine sociale superiore e un maggior tasso di crescita economica.

5. Il Mistero

La forza della Cina (stabilità politica, progresso dell'economia e successi esterni) è basata sul compromesso

potere/popolo (obbedienza=crescita). Il mistero sulla storia interna della Cina rimane forte, e oggi è un particolare

mix tra dispotismo, localismi, protesta popolare e corruzione, mix che esclude sia un ritorno al totalitarismo, sia

una transizione verso la democrazia. Visitando oggi il paese, si notano timidi segni di globalizzazione (prodotti,

lingua inglese, mode).

Le relazioni con l'estero sono ovviamente caratterizzate dalla continuazione dell'idea di Deng Xiaoping a

proposito dell'apertura economica (la Cina è stata ammessa all'Organizzazione Mondiale per il Commercio) e questo

non può che rendere ottimisti a proposito dei rapporti internazionali, dato che ciò creerebbe un'avvicinamento tra le

culture (ricordiamo però che guerre tra le medesime culture non sono rare).

6. Accuse incrociate

L'esagerazione dell'opinione occidentale sulla stranezza dei cinesi si sta alleviando solo di recente. Il dominio

occidentale nell'800 non è stato sufficiente per comprendere appieno la cultura cinese (al contrario dell'India, per

esempio).

6.1 Diffidenza verso la Cina

Nonostante la piacevole sorpresa, per l'Occidente, per la modernizzazione voluta da Deng, la diffidenza rimane

palpabile, soprattutto riferita agli ideali comunisti filo sovietici e allo scarso rispetto dei Diritti dell'Uomo. I dubbi

sulla Cina hanno ovviamente toccato il culmine nell'89. Data la crescita cinese, i dubbi si sono tramutati talvolta

anche in paura. La politica aggressiva verso il Tibet non ha aiutato una conciliazione. C'è quindi un sistema

economico accettato e un sistema politico ritenuto arretrato e barbaro.

6.2 La demonizzazione dell'occidente

La Cina, per motivazioni storiche, ha i suoi motivi per essere diffidente verso l'Occidente. Le guerre dell'oppio e le

conversioni al cristianesimo non sono state dimenticate. La schiacciante superiorità delle potenze occidentali

rimane un'umiliazione nel cuore dei cinesi più nazionalisti. La sconfitta non fu solo militare, ma ideologica, per un

paese convinto che il proprio modello di vita fosse l'unico possibile. È da quel momento in poi che le due correnti

(democratica e comunista) iniziarono a scontrarsi all'interno della Cina (rivoluzione cinese) per arrivare al potere

(vinsero i comunisti nel 1949).

7. Un'apertura strategica

7.1 Il sogno nato dall'infelicità

Il modello occidentale, per quanto demonizzato, ha iniziato ad essere ritenuto però fondamentale per raggiungere

una qualità della vita decente. Ricordiamo anche che la demonizzazione fu più legata agli strati sociali bassi: i

borghesi e gli intellettuali spesso ammiravano gli occidentali. Durante la Rivoluzione Culturale i simboli e gli

oggetti occidentale vennero bruciati: questo clima di terrore, paradossalmente, mise gli occidentale sotto una luce

più umana rispetto a ciò che avveniva in Cina. Le informazioni provenienti dall'estero (tramite Radio Vaticana,

BBC, ecc) raccontavano di prosperità sconosciute ai cinesi. Il ritorno dell'ammirazione per l'Occidente è ovviamente

anche una conseguenza del fallimento della Rivoluzione Culturale e del Maoismo.

7.2 La scoperta della necessità

E' stato Deng a fare di questo “viaggio” verso Occidente una politica concreta. Era però necessario un forte passo

in avanti per introdursi nel mercato mondiale (un passo ben diverso dal “balzo in avanti” di Mao).

7.3 L'uso della politica estera

Deng elaborò la teoria secondo cui la Cina giustifica i propri scambi commerciali con i paesi ricchi (soprattutto gli

USA che concedono ingenti prestiti) dichiarando che l'obbiettivo è l'aiuto verso i paesi del terzo mondo. Gli stati

occidentali premevano per un passaggio alla democrazia, e dopo gli eventi dell'89 rimasero delusi e cercarono di

isolare politicamente la Cina: non ci riuscirono perché i rapporti economici erano ormai troppo stretti e la Cina era

ormai un membro permanente del Consiglio di Sicurezza.

7.4 Una strategia binaria

La Cina si inserisce quindi nel contesto globalizzato ma lo fa criticando il monopolio statunitense e volendo

mantenere inalterato il proprio assetto politico (cosa che è riuscita a fare).

7.5 Dall'apertura all'inserimento nella mondializzazione

L'episodio che ha spinto definitivamente la Cina nella mondializzazione è stata la decisione di Jiang Zemin di

entrare nell'Organizzazione Mondiale per il Commercio: la Cina non solo si apre, ma si impegna nella

mondializzazione: un'apertura che ha anche risvolti culturali: la Cina inizia ad accettare e a dialogare con lo

straniero. “L'accettazione” della Cina da parte del resto del mondo è stato rappresentato dall'assegnazione dei

giochi olimpici a Pechino nel 2008.

8. La strategia interna dell'apertura

Internamente, il governo si impegnò quindi a limitare l'apertura al contesto economico. Per tenere l'apertura sotto

controllo essa venne resa graduale selezionando alcuni spazi da aprire alle imprese straniere.

8.1 Selezione, filtri e controlli

Anche tenendo conto della povertà di certe zone, si scelsero aree che avrebbero accolto a dovere le imprese straniere,

in modo da valutare l'esperienza di tali zone per poterle eventualmente allargare al resto del paese (prassi

stalinista­maoista delle “esperienze modello”). Nel 1980 si stabilirono quindi le ZES (zone economiche speciali):

inizialmente furono 4 e furono le prime zone ad avere agevolazioni in materia di rapporti esteri. Si scelsero le zone

del Guangdong e del Fujian, le più abituate al contatto straniero per la vicinanza con Hong Kong. Nel corso degli

anni 80, poi, molte altre zone furono dichiarate economicamente aperte e nel 90 fu istituita la Borsa di Shangai.

8.3 Le polemiche con l'Occidente

I contatti con l'estero, inizialmente solo economici, si sono intensificati anche dal punto di vista della

comunicazioni: convegni, conferenze e polemiche sono sempre più diffuse anche tra i dirigenti cinesi, che fino a

pochi anni fa rimanevano nell'ombra e tenevano nascosto tutto al popolo. Le polemiche classiche del rapporto

Occidente­Cina rimangono i Diritti dell'Uomo, Taiwan e il Tibet (a cui non vuole concedere l'indipendenza). La

posizione della Cina sul Tibet, per esempio, non tollera compromessi ma allo stesso tempo si rende ora disponibile a

presentare pubblicamente le proprie motivazioni. La Cina rimane fortemente criticata dagli occidentali per il

mancato rispetto dei Diritti dell'Uomo (repressione politica e religiosa, arresti arbitrari e pena di morte), mancanza

testimoniata dai rapporti di Amnesty International. La Cina però accetta di compiere grandi sforzi per difendere le

proprie azioni, evitando di chiudersi al dialogo, anche per avere un'immagine internazionale decente e ingolosire

multinazionali (la Levi Strauss e la Rebook , per esempio, si rifiutano di collaborare con un paese che sfrutta i

lavoratori) e gli altri governi (che cosi concedono più facilmente prestiti, agevolazioni, ecc).

9. Gli effetti dell'apertura economica

9.1 L'apertura, leva della crescita

Dagli anni 80 la Cina ha iniziato a plasmare la propria economia al commercio estero, come aveva fatto in

precedenza (e con successo) il Giappone. In un primo tempo venne mantenuta l'economia basata sulle imprese di

Stato. Le esportazioni (grazie ai bassi costi di produzione) sono passati dal 10% del PIL nel 1980 al 30% di oggi.

Oggi la Cina rappresenta quasi il 9% delle esportazioni mondiali e il suo mercato fa gola a molti investitori esteri.

Ricordiamo però che il grado di apertura economica della Cina rimane comunque inferiore agli altri paesi

capitalistici asiatici.

9.2 In un nuovo mondo

Il miglioramento delle condizioni di vita e i sempre più intensi rapporti internazionali cominciano ad avvicinare

culturalmente la Cina ai

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
7 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/02 Storia moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher pietrolicini di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto degli scambi interculturali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bergamo o del prof Scevi Paola.