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NIEBUHR

La Storia romana di Niebuhr è nell'elenco delle storiografie che fanno epoca sia perché segnano un'era nello studio di soggetti speciali ma anche per l'influenza sulla concezione generale di storia. "Il risultato principale" dice Leonhard Schmitz, "raggiunto dalle ricerche di Niebuhr, come le sue opinioni sulla popolazione antica di Roma, l'origine della plebe, i rapporti fra patrizi ed plebei, la natura reale dell'ager publicus e di molti altri punti interessanti, sono stati accettati da tutti i suoi successori." Altre presunte scoperte, come la costruzione dell'iniziale storia romana sulla base dei primi poemi tradizionali, non sono state ugualmente fortunate; ma anche se ogni conclusione di Niebuhr fosse stata confutata, la sua pretesa di essere considerato il primo ad essersi occupato della storia antica di Roma in uno spirito scientifico rimarrebbe indiscutibile ed i nuovi principi introdotti da lui nella ricerca storica.

vista eccezionale. Era noto per la sua intelligenza acuta e la sua profonda erudizione. Era anche un uomo di grande integrità e umiltà, che si dedicava completamente al suo lavoro. La sua passione per la storia romana era evidente in ogni suo scritto e le sue teorie hanno avuto un impatto duraturo sulla disciplina. In conclusione, Leopold von Ranke e Barthold Georg Niebuhr sono due figure fondamentali nella storia della storiografia. Entrambi hanno contribuito in modo significativo alla nostra comprensione del passato e hanno aperto nuove strade per la ricerca storica. Le loro idee e metodi sono ancora ampiamente studiati e utilizzati oggi, dimostrando la loro importanza duratura.

Vista estremamente piacevole. Il suo animo era gentile ed i suoi affetti erano forti; era magnanimo e disinteressato, semplice ed onesto. Aveva una forte affinità con tutto ciò che era alto e generoso ed inspirato il proprio comportamento ai principi più alti. Il suo difetto principale era un eccesso di sensibilità, che conduceva a comportamenti permalosi ed irragionevoli nei suoi rapporti privati ed ufficiali, a giudizi affrettati ed non equilibrati di persone e cose che lo avevano disturbato e che causava uno scoraggiamento che gli impediva il grande bene che avrebbe potuto fare come critico dei pubblici affari.

Fonti:

La principale autorità per la vita di Niebuhr è Lebensnachrichten über B.G. Niebuhr, aus Briefen desselben und aus Erinnerungen einiger seiner nächsten Freunde, di Dorothea Header (3 vol., 1838-1839). Ne esiste una traduzione inglese di Miss Winkworth (1852).

J Classen, Barthold Georg Niebuhr, eine Gedächtnisschrift

(1876)G Eyssenhardt, B. G. Niebuhr (1886)Römische Geschichte è stata tradotta in inglese una prima volta da FAWalter (1827), poi in una seconda edizione da Julius Hare e ConnopThirlwall, completata da William Smith e Leonhard Schmitz (ultimaedizione, 1847–1851).

PLEBEI

Il termine plebei deriva dal latino plebs da una radice che indica la moltitudine, la folla.

Nell'Antica Roma rappresentavano gli strati meno abbienti, principalmente artigiani, piccoli proprietari terrieri e mercanti. Alla loro minore disponibilità di ricchezza corrispondeva una loro forte emarginazione politica (al tempo della Repubblica il voto era su base censitaria). Spesso erano clientes di qualche gens patrizia.

La gens era un gruppo di famiglie con un capostipite comune, vero o presunto, qualcosa di molto simile ai clan scozzesi. Originariamente la terra apparteneva non alla singola famiglia ma alla gens.

Nell'uso moderno il termine plebei indica in genere gli strati più bassi (meno

La magistratura plebea di tribuno della plebe (in latino tribunus plebis) fu la prima magistratura plebea a Roma. Fu creata nel 494 a.C., circa 15 anni dopo la fondazione della Repubblica Romana nel 509 a.C.. I plebei di Roma avevano effettuato una secessione, cioè avevano abbandonato in massa la città, accettando di rientrare solo quando i patrizi avrebbero dato il loro consenso alla creazione di una carica pubblica che avesse il carattere di assoluta inviolabilità e sacralità (caratteristiche sintetizzate dal termine latino sacrosanctitas). Questo significava che lo stato si accollava il dovere di difendere i tribuni da qualsiasi tipo di minaccia fisica, ed inoltre garantiva ai tribuni stessi il diritto di difendere un cittadino plebeo messo sotto accusa da un magistrato patrizio (ius auxiliandi). Secondo la tradizione i primi tribuni della plebe si chiamavano Lucio Albinio e Caio Licinio. Dal 449 a.C. acquisirono un potere ancora

più formidabile, lo Iusintercessionis, ovvero il diritto di veto sospensivo contro provvedimentiche danneggiassero i diritti della plebe emessi da un qualsiasi magistrato,compresi altri tribuni della plebe. I tribuni avevano inoltre il potere dipena capitale a chiunque ostacolasse o interferisse con locomminare lasvolgimento delle loro mansioni, sentenza di morte che veniva solitamenteeseguita mediante lancio dalla Rupe Tarpea. Questi sacri poteri dei tribunifurono a più riprese sanciti e confermati in occasione di solenni riunioniplenarie di tutto il popolo plebeo.450 a.C. il numero dei tribuni fu elevato a dieci. Fino al 421A partire dala.C. il tribunato fu l'unica magistratura a cui i plebei potevano accedere, eche, naturalmente, era ad essi riservata. Per contro negli ultimi periodidella repubblica questa carica aveva assunto un'importanza ed un poteretalmente grandi che alcuni patrizi ricorsero ad espedienti per riuscire aconseguirla. Ad esempio Clodio si

Fece adottare da un ramo plebeo della sua famiglia, e fu così in grado di candidarsi, con successo, alla carica. Non mancarono casi in cui l'inviolabilità della carica di tribuno fu usata come pretesto per compiere violenze e soprusi, come nel caso dello stesso Clodio e in quello di Milone.

Un altro espediente usato dai patrizi per aggirare il divieto a divenire tribuni fu quello di farsi investire del potere di tribuno (tribunicia potestas) anziché essere eletto direttamente, come avvenne nel caso del primo imperatore romano Augusto. Questa prerogativa costituiva una delle due basi costituzionali su cui si fondava l'autorità di Augusto (l'altra era l'imperium proconsulare maius). In questo modo egli era in grado di porre il veto su qualsiasi decreto del Senato, tenendo così questa assemblea sotto il proprio totale controllo. Inoltre poteva esercitare l'intercessione e comminare la pena capitale oltre a godere dell'immunità personale.

Anchela maggior parte degli imperatori successivi assunsero la tribuniciapotestas durante il proprio regno, sebbene alcuni ne fossero stati investitianticipatamente dai rispettivi predecessori, come ad esempio Tiberio, Tito,Traiano e Marco Aurelio. Altri personaggi, come Marco Agrippa e Druso,la assunsero pur senza diventare in seguito imperatori.Per analogia con la funzione svolta dai tribuni dell'antica Roma anchealcuni politici dell'era moderna sono stati etichettati come tribuni dellaplebe.I patrizi (singolare patrizio, in latino patricius) erano in origine la classed'elite della antica società romana. Si trattava principalmente dei membridelle famiglie senatorie, discendenti dai capi delle gentes originarie, i clangentilizi risalenti all'epoca della fondazione di Roma. La parola patrizio hainfatti la stessa radice della parola pater (padre). L'appartenenza a questaclasse era dunque fissata dalla nascita piuttosto che dall'agiatezzaeconomica la quale,soprattutto a seguito dell'afflusso di ricchezze dalle colonie, caratterizzò anche altri strati sociali (come gli equites). Essi avevano tutti i diritti e i privilegi dell'epoca, fra i quali alcuni anche unici, come per esempio l'accesso alle cariche senatorie e molti sacerdozi. Facevano parte, dunque, della classe degli optimates, i "migliori", cioè gli aristocratici. I patrizi erano ovviamente conservatori, anche se alcuni nobili erano più aperti e arrivavano ad abbracciare la causa dei populares, la gente non-nobile. All'inizio della Repubblica Romana, i patrizi formavano su base ereditaria l'elite di potere all'interno dello stato e ad essi era riservata la possibilità di rivestire le magistrature e di governare lo stato. La chiusura del gruppo era sottolineata dalla proibizione dei matrimoni con i non-patrizi, o plebei. Tale situazione comportò ben presto un conflitto e si andarono facendo sempre maggiori concessioni.in direzione di un allargamento del potere anche ai plebei. In seguito al celebre episodio della secessione della plebe sul Montesacro, nel 494 a.C. fu istituita una nuova magistratura, quella dei tribuni della plebe, che poteva essere rivestita solo da plebei, con ampi poteri a tutela della classe. Negli anni 320 a.C. tutte le magistrature erano aperte anche ai plebei. Lo status dei due gruppi si andò parificando e nel frattempo il numero delle famiglie patrizie iniziò a diminuire. Il patriziato venne ampliato con l'immissione di nuove famiglie nel Senato, che più tardi provennero anche dalle elites provinciali dei popoli conquistati e più profondamente romanizzati. Tra le più importanti famiglie patrizie della storia repubblicana si possono citare i Cornelii, i Valerii, i Giulii, i Claudii, gli Emilii ed i Fabii. Nel I secolo a.C. la magistratura del tribunato era divenuta un importante strumento della lotta politica e nel 59 a.C. il patrizio Clodio si

feceadottare da un plebeo (sebbene il padre adottivo fosse più giovane di un anno) per poter essere eletto tribuno della plebe. Rimaneva tuttavia riservata al patriziato la carica religiosa a vita di pontefice massimo (pontifex maximus), che fu rivestita per esempio da Gaio Giulio Cesare. In epoca imperiale il patriziato cessò progressivamente di avere importanza pratica (lo stesso Senato con il passare del tempo vide i suoi poteri esautorati dal potere imperiale), ma conservava ugualmente grande prestigio. Sotto l'imperatore Costantino I il termine divenne un titolo onorifico, attribuito ai più fedeli collaboratori, e riservato a pochissimi personaggi. Nel V secolo indicava prevalentemente il generale dell'esercito (magister militum), spesso di origine barbarica, che reggeva in sostanza il governo dello stato e a volte giunse a creare e deporre gli imperatori a suo piacimento.

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Publisher
A.A. 2007-2008
19 pagine
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SSD Scienze giuridiche IUS/18 Diritto romano e diritti dell'antichità

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher melody_gio di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto romano e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Luchetti Giovanni.