Anteprima
Vedrai una selezione di 19 pagine su 90
Diritto romano monografico Pag. 1 Diritto romano monografico Pag. 2
Anteprima di 19 pagg. su 90.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Diritto romano monografico Pag. 6
Anteprima di 19 pagg. su 90.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Diritto romano monografico Pag. 11
Anteprima di 19 pagg. su 90.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Diritto romano monografico Pag. 16
Anteprima di 19 pagg. su 90.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Diritto romano monografico Pag. 21
Anteprima di 19 pagg. su 90.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Diritto romano monografico Pag. 26
Anteprima di 19 pagg. su 90.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Diritto romano monografico Pag. 31
Anteprima di 19 pagg. su 90.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Diritto romano monografico Pag. 36
Anteprima di 19 pagg. su 90.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Diritto romano monografico Pag. 41
Anteprima di 19 pagg. su 90.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Diritto romano monografico Pag. 46
Anteprima di 19 pagg. su 90.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Diritto romano monografico Pag. 51
Anteprima di 19 pagg. su 90.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Diritto romano monografico Pag. 56
Anteprima di 19 pagg. su 90.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Diritto romano monografico Pag. 61
Anteprima di 19 pagg. su 90.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Diritto romano monografico Pag. 66
Anteprima di 19 pagg. su 90.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Diritto romano monografico Pag. 71
Anteprima di 19 pagg. su 90.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Diritto romano monografico Pag. 76
Anteprima di 19 pagg. su 90.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Diritto romano monografico Pag. 81
Anteprima di 19 pagg. su 90.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Diritto romano monografico Pag. 86
1 su 90
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Asia minore, Macedonia ecc. Quindi come venivano gestite queste province? Qui i Senatori

(secondo la professoressa Evangelisti)commettono un errore tattico che determinerà le sorti della

Res Publica. Ricordiamo come i magistrati romani sono sempre condizionati dall'operabilità dl

principio dell'annualità e della collegialità. Ora per le province si sceglie un criterio completamente

diverso, i Senatori mandano nelle diverse province dei governatori, quindi 1 solo governatore per

provincia, evidenziamo quindi già il fatto che sia una carica monocratica, dotato di imperium,

quindi ha tutte le funzioni e i poteri di un Console attenzione, questo amministra la giustizia, attinge

all'erario, contro le sue decisioni non è ammessa la provocatio ad popolum, può arruolare un

esercito e muoverlo come meglio crede sul territorio della provincia. Quindi pensate il Governatore

è anzitutto da solo, ha il potere giurisdizionale, può imporre tasse, può arruolare un esercito e può

decidere come meglio muoverlo e ha l'imperio su quella zona determinata. Ora capiamo come i

Senatori erano talmente concentrati sul problema di non fare emergere delle personalità di spicco a

Roma che sottovalutano completamente che il pericolo può giungere poi da questi governatori che

in alcuni casi si comporteranno meno, ma in altri (lo sappiamo da Cicerone) si comporteranno

malissimo (ad es. le famose “Verrine” → processo pubblico tramite il quale Cicerone riuscì a far

condannare il governatore della Sicilia, Verre, che si era reso colpevole di una serie di atti

assolutamente vergognosi, aveva imposto tasse ingiuste ai poveri provinciali intascandosene la

metà, si era creato un esercito suo e come racconta Cicerone aveva addirittura governato contro il

suo editto. Perché il Governatore così come il Pretore appena arrivava in una provincia, doveva

pubblicare un atto che sarebbe stato vincolante, nel quale esprimeva tutte le regole e le situazioni, il

modo potremmo dire, il suo impegno nei confronti di coloro che si sarebbero trovati sotto il suo

comando). Capiamo come i Governatori sono come dei re nelle loro province, non incontrano alcun

limite. Un Governatore scadeva dal proprio mandato solo laddove il Senato ritenesse che fosse il

caso di sostituirlo con una nuova nomina. Quindi stavano incarica ben oltre un anno, non avevano

nessun collega che potesse imporgli un potere di intercessio, i suoi governati verso di lui non

potevano promuovere la provocatio ad populum = i poteri di un monarca. Mentre a Roma si era

stati così attenti a circoscrivere di limiti il funzionamento di tutti gli organi istituzionali, per le

province che sono il grosso del territorio romano, si delega ai governatori, pensando che fosse un

vincolo sufficiente l'essere stati designati dai senatori. Ma capite che per l'epoca era anche difficile

essere aggiornati in tempo reale sull'operato di questi soggetti perché le distanze erano enormi.

Pertanto per molto tempo, quelli che non erano intenzionati a comportarsi equamente, potevano

operare più o meno nell'impunità. Quindi il problema è doppio: prima di tutto perché la gestione dei

governatori crea nella province un enorme scontento nei confronti di Roma, che viene vista come

una padrona crudele che sfrutta ignobilmente i propri territori senza mantenere le promesse fatte.

Secondo i governatori possono diventare un pericolo.

Perché citiamo la differenza fra Roma e fuori? Perché Silla, riesce ad entrare a Roma armato?

Perché si era fatto un esercito suo come Governatore. Già era ricchissimo di suo perché di famiglia

ottimate. Quindi il Senato si trova ostaggio di quella sua stessa carica che ha creato. Per questo tutto

è collegato. Anche il fatto che Roma abbia sempre trattato con miopia i propri alleati, rifiutandosi di

estendere a loro la cittadinanza romana, il fatto che si sia concentrato esclusivamente sul tentativo di

mantenere solo all'interno dell'urbe i propri privilegi, il proprio status quo, il potere, rende il Senato

completamente impossibilitato di vedere il pericolo, invece, laddove si radica e si manifesta, con la

convinzione che bastasse ancora una volta essere dei delegati del Senato per comportarsi all'altezza

dei valori romani. Questi valori non sono più sentiti come vincolanti ad una condotta corretta e

quindi che cosa cambia? Anzi tutto tra gli anni tra il 91 e l'88 a. C. gli alleati si rivoltano a Roma, è

la cosiddetta “guerra sociale”, soprattutto quelli delle zone italiche e i Latini, cioè quelli che erano

più vicini a Roma per comunanza di lingua, territorio e culti. Gli alleati sul territorio italico si

ribellano a Roma. Scelgono una nuova capitale che è a Corfinio (sul mare Adriatico), si creano un

nuovo Senato e minacciano Roma che se non verrà concessa a tutti la cittadinanza romana loro

muoveranno guerra a Roma. Per questo detta guerra sociale = “soci” sono gli alleati. Vediamo come

Roma inizia a fare fatica a mantenere la presa sui propri territori, anche quelli più vicini. Perché

questo? Perché la classe politica è delegittimata e quando la classe politica è delegittimata i cittadini

non ti seguono più, oppure vanno dietro a quello che ti fa le promesse più grandi a quello che che si

impegna a ripristinare la saldezza di Roma con la forza delle armi. Non si decide più con la logica

del dibattito, ma si decide con la logica della paura, in base all'insicurezza, ma che essendo appunto

decisioni non razionali, queste possono essere poi disconosciute. C'è una totale insicurezza

all'interno della città e questo lo dobbiamo tenere presente per capire che queste sono le condizioni

che permetteranno il defraudare della guerra civile. Quindi Romani contro Romani. Dicevamo

quindi guerra sociale e ancora una volta i senatori già pensano di cavarsela con il minimo

sindacabile, cioè estendono a queste comunità italiche e latine la cittadinanza romana e

formalmente iscrivono gli italici all'interno delle 38 tribù che componevano la comunità romana.

Però questa iscrizione è solo formale, perché questi italici mantengono l'obbligo di dover risiedere

ognuno nella propria comunità. I senatori ancora una volta portano avanti una politica truccata.

Peccato che (il fatto che restino nelle loro comunità) questo comporti il fatto che gli italici in questo

modo non avevano la possibilità di partecipare alle assemblee, non potevano candidarsi alle elezioni

ed erano estromessi dalla discussione politica, perché tutto questo si svolgeva a km e km da loro.

Gli viene dato giusto un contentino che in realtà è un contentino eminemente formale, sono cittadini

romani solo di nome (come accade per i Plebei in età arcaica), hanno gli obblighi dei cittadini

romani, ma non i vantaggi (inculazio). Quindi quando si trattava di partire con l'esercito centuriato

(venite venite), poi invece nelle assemblee queste venivano sempre fissate in modo che ne arrivasse

notizia in queste comunità, non diciamo dopo che si erano tenute, ma quasi, visti i tempi e le

distanze. Quindi non sono messi nella condizione di potersi validamente candidare alle elezioni e

non potendo validamente candidarsi alle elezioni non possono nemmeno candidarsi in Senato. Così

il Senato pensa di ottenere quella che era stata la sua mira fin dall'inizio, far finta di aprire, ma alla

fine restare sempre i soliti pochi e puri cittadini romani, con l'esclusione anche degli “equites”,

attenzione, predominio della nobilitas assoluta. La guerra sociale quindi è importante non tanto per

come si è svolta, ma perché mostrano anche il tempo. Perché nonostante il senato si fosse tanto

impegnato nella conclusione di trattati e trattatelli diversi gli uni dagli altri, questi si erano uniti per

ottenere la cittadinanza tutti compatti. E' un segnale che dovrebbe arrivare chiaro di rivedere i cirteri

di rappresentatività all'interno delle istituzioni se si vuole rimanere come capitale credibile di un

impero che non sia solo una mera espressione territoriale, ma sia anche un centro politico

rispettabile e autorevole.

Sulla scia della guerra sociale sorta, emerge a Caio Mario, uomo dei popolari, quindi non di illustri

origini. Mario è un generale romano, amatissimo dal popolo, nel momento in cui riesce a farsi

eleggere Console e che porta avanti una nuova riforma dell'esercito romano. Perché? Perché con le

Guerre Puniche si erano estremamente impoverite le file dell'esercito centuriato (se ricordiamo

esercito centuriato = esercito di cittadini → quando c'è la guerra i cittadini vanno a combattere).

Questa era stata l'idea della riforma serviana, Caio Mario, che è generale di grande esperienza

sostiene che Roma non può possa più vivere sulla base di questo concetto, Roma deve avere un suo

esercito professionale. Deve avere un esercito di uomini che fanno solo quello, che fanno i soldati di

mestiere e che quindi si addestrano e che quindi sono sempre pronti a partire perché quello è il loro

lavoro e ricevono uno stipendio per questo. Quindi finisce l'epoca del cittadino soldato e nasce la

figura del soldato di professione. Per rimpinguare poi le file lasciate un po' sguarnite dalle battaglie,

dalle guerre e da tutto quello che era accaduto anche a Roma, Caio Mario fa un'ulteriore apertura,

cioè apre l'esercito ai nulla tenenti, cioè a coloro che pur facendo parte dell'esercito centuriato, non

avendo nulla, non potevano servire all'interno della milizia perché privi di qualsiasi forma di

reddito. E invece Caio Mario a questo punto li inserisce è da loro una possibilità di carriera di

conseguenza. A quel punto uno dice io entro nell'esercito, divento soldato e non solo percepisco il

mio stipendio come soldato professionale, ma poi laddove Roma vinca, ci sarà una quota del bottino

che viene distribuita tra i soldati e quindi ho la possibilità di migliorare anche di molto la mia

situazione economica. Questo renderà l'esercito romano (Caio Mario animato dalle migliori

intenzioni, ma moltissimi lo criticheranno per questo) una forza a sé stante, spinto non più da

cittadini che combattono per la propria città, per la propria famiglia, per il proprio patrimonio, ma

da soldati che sono mossi dalla speranza di bottino, dalla speranza di conquiste, di preda e

dell'arricchirsi così. I veterani, cioè i soldati che avevano più anni di servizio che avevano a lungo

militato nell'esercito, ad un certo punto diventeranno nel momento in cui Roma riprende la propria

(soprattutto con Pompeo) capacità espansionistica soprattutto in Oriente e in Asia e in Africa, i

veterani diventer

Dettagli
A.A. 2017-2018
90 pagine
1 download
SSD Scienze giuridiche IUS/18 Diritto romano e diritti dell'antichità

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher matteo.vignola di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto romano monografico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia o del prof Evangelisti Marina.