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Capitolo III

L'incapacità dei sottoposti rende il pater responsabile dei loro comportamenti illeciti ed egli preferisce sottrarsi al giudizio abbandonando il colpevole all'offeso che lo avrebbe utilizzato.

La patria potestas comprende una serie di poteri quali lo ius vendendi, lo ius noxae dandi, come forza lavoro traendone un risarcimento del danno subito. Inoltre era persino previsto lo ius vitae ac necis e lo ius tollendi nonché lo ius exponendi, che il cadavere del colpevole venisse ceduto alla famiglia dell'offeso cosicché questa cessione ha anche una funzione di vendetta. Però pare che il cadavere fosse considerato come fonte di fertilità per i campi e quindi usato dalla famiglia dell'offeso per concimare la terra e così ha . A volte la.

vendita aveva anche una funzione di garanzia (della restituzione di un prestito vedere risarcito il danno subito. Esisteva poi una particolare forma di deditio internazionale che il pater aveva contratto da un altro pater) oppure serviva per realizzare una adozione. Con la quale lo Stato poteva liberarsi di fronte al nemico dalle conseguenze negative delle scelte e delle azioni belliche di un comandante consegnandoglielo. Tale diritto si inserisce in una logica di scambio tra gruppi che riguardava sia le figlie femmine che i maschi. La legge delle XII tavole stabilisce che se il figlio è venduto per la terza volta diventa un sui iuris cioè si libera dalla potestas del pater però ciò non vale per le figlie femmine e per i nepotes per i quali la liberazione scattava con una sola mancipatio. A questa norma nascono l'emancipatio e l'adoptio. Ma come si spiega che uno stesso pater venda il figlio tre volte? Si spiega solo se si pensa che questo figlio inla condizione di schiavitù o di schiavo. Tuttavia, nel contesto specifico, sembra che l'espressione "liber in causa mancipi" si riferisca a un cittadino romano che è stato venduto attraverso il processo di mancipatio. La parola "mancipium" può avere diversi significati, ma in questo caso sembra indicare il processo di vendita o trasferimento di proprietà di una persona. Pertanto, potremmo interpretare la frase come "libero venduto attraverso il processo di mancipatio".l'atto di trasferimento, il potere di compierlo e l'oggetto dell'atto. In antichità compiere l'atto significa affermare un potere quindi è naturale che mancipium abbia entrambi i significati. Nella mancipatio il soggetto non compie un atto ma esercita un potere che si confonde con l'oggetto, con la res e perciò mancipium indica anche lo schiavo oggetto di mancipatio. Anche il termine nexum ha la stessa molteplicità di significati di mancipium. Gaio in diversi passi assimila i liberi in mancipio agli schiavi sottolineando che il manicipium può riferirsi sia alle femmine che ai maschi. La mancipatio poi può essere effettuata sia dal pater che da colui che ha ricevuto la donna con la coemptio (vendita a scopo di matrimonio) cioè il marito o il padre di lui e perfino il terzo estraneo che ha ricevuto in mancipio la donna. Però Gaio precisa che il trattamento cui sono sottoposti i liberi in mancipio è

diverso da quello riservato agli schiavi anche se entrambi possono essere liberati solo mediante la manumissio.

IUS VITAE AC NECIS Bonfante afferma che questo potere di vita e di morte che il pater ha sui suoi sottoposti è connesso al ruolo politico della famiglia romana e rappresenta il residuo della giurisdizione criminale sul gruppo perché il pater di fronte ad una infrazione grave del figlio poteva condannarlo a morte magari dopo aver sentito il parere di un consiglio domestico composto dai parenti più stretti. Gaio sostiene che nelle XII tavole questa regola così crudele fu attenuata.

Pare che l'origine di questa regola risalga addirittura a Romolo che stabilì che il padre poteva mettere a morte i figli mostruosi e deformi, quelli che avevano compiuto il terzo anno di età e le femmine dopo la prima non certo per punire questi figli e queste figlie per le infrazioni gravi compiute ma solo per attuare una primitiva forma di controllo delle

Nascite necessaria in una economia con ciclo produttivo ridotto. Con questa stessa motivazione si spiegano l'infanticidio e l'uccisione dei sessantenni eliminati perché ormai inabili e improduttivi. Anche la pratica del versacrum (o primavera sacra) aveva lo stesso scopo: essa è la soppressione fisica dei nati di un'intera generazione sia maschi che femmine. In epoche successive sarà convertita nel loro allontanamento dalla comunità.

IUS TOLLENDI Il neonato veniva deposto a terra ai piedi del pater che sollevandolo manifestava espressamente di riconoscerlo come suo figlio. Quindi si potrebbe pensare che l'atto costitutivo della patria potestas non è la nascita ma proprio questo rito che ha una forte valenza religiosa e magica. Probabilmente risaliva all'epoca della unione esogamica (tra gruppi) dove serviva per individuare tra i maschi del gruppo quello che riconosceva il bimbo come figlio passando dalla paternità.

La pratica dell'ius tollendi era comune nell'antica Roma, dove il padre aveva il potere di decidere se riconoscere o abbandonare il neonato. Se il bambino non veniva riconosciuto, veniva considerato un expositus o vulgo quaesitus. L'altro aspetto dell'ius tollendi è lo IUSEXPONENDI. Romolo avrebbe stabilito una norma secondo la quale l'esercizio di questo potere per i figli maschi e femmine primogeniti era legittimo solo con il consenso di 5 vicini. Questa pratica dell'expositio (cioè il mancato riconoscimento del neonato) era molto diffusa e disprezzata dall'opinione pubblica, ma a partire dall'Imperatore Costantino veniva sanzionata con la perdita della patria potestas per chi abbandonava il neonato, mentre chi lo raccoglieva e allevava poteva conferirgli lo status di libertà o di servitù a sua scelta. Con Giustiniano, tutti gli expositi diventarono liberi.

Come si acquisisce la patria potestas? Con la nascita da matrimonium iustum. Si ritiene che il figlio di una donna legittimamente sposata sia nato da matrimonium iustum.

venuto alla luce almeno sei mesi dopo le nozze e non oltre il decimo mese dallo scioglimento del matrimonio. Al di fuori di questi limiti di tempo il figlio è spurio e non entra a far parte della famiglia del pater ma segue la condizione giuridica della madre.

2. Con l'adrogatio: si tratta di un'adoptio populi auctoritate che riguarda un soggetto sui iuris cioè un pater familias. Se questo pater familias ha a sua volta dei figli anche questi cadono sotto la potestas dell'adrogator e acquistano lo status di nepotes ex filio. L'adrogatus acquista il nome dell'adrogator e diventa partecipe dei suoi sacra e titolare del ius sepulchri. In antico questa procedura per il suo valore sacro richiedeva la presenza dei comitia curiata presieduti dal pontefice massimo e la detestatio sacrorum cioè la rinuncia ai propri sacra familiari da parte dell'adrogatus. Infatti in origine come la gens anche la familia aveva i suoi sacra. Festo testimonia

che accanto ai sacra publica compiuti nell'interesse pubblico e a spese pubbliche vi sono i sacra privati che riguardano le famiglie. Essi si trasmettevano in antico per discendenza e la loro osservanza era doverosa. La perpetuazione dei sacra (che poi erano il culto degli antenati) era una preoccupazione costante del pater che se era privo di eredi naturali usava l'adrogatio proprio per garantirsi dei discendenti che se ne occupassero e che conservassero al proprietà dei beni familiari. Il pater familias quindi era anche il sacerdote della religione domestica. Solo in età più recente la società si laicizza e si affievolisce il culto domestico. L'adrogatus diventa filius in potestate e quindi anche suus heres rispetto al pater adrogator, pertanto la gravità degli effetti dell'adrogatio richiedevano il consenso di entrambe le parti e il consenso anche del popolo, cioè dell'assemblea popolare presieduta dal pontefice massimo. Inetà imperiale la procedura si estende alle province e si svolge di fronte al praeses provinciae. 3. Con l'adoptio: essa riguarda i soggetti alieni iuris cioè i filli familias che passano dalla potestas di un pater a quella di un altro pater. Essa si svolge in presenza del pretore quindi di un magistrato. La massima adoptio natura imitatur è stata sempre interpretata nel senso che il figlio adottivo è parificato al figlio naturale però una testimonianza di Diodoro Siculo dimostra che il detto poteva anche essere riferito solo ad alcuni aspetti caratterizzanti il rito dell'adoptio che si svolgeva secondo un modello diffuso nel mondo antico e in molte popolazioni primitive. Gli effetti dell'adoptio (e dell'adrogatio che è un tipo specifico dell'adoptio) sono definiti da Gaio che sostiene che tutte le cose e i crediti passano al padre adottivo fatta eccezione per i rapporti patrimoniali personali come l'usufrutto. Poi

Gaio afferma che i debiti dell'adrogatus di regola non si trasmettono all'adrogator a meno che non siano debiti ereditari. Il ius honorarium concesse contro l'adrogatus un'actio utilis con la quale i creditori fingevano che l'adozione non fosse avvenuta per evitare l'estinzione dei loro crediti. L'adoptio può avvenire filii loco e anche nepotis loco, cioè l'adottato nella famiglia adottiva può avere sia lo status di figlio che di nipote. L'atto di adozione richiedeva solo il consenso dell'adottante e del pater familias dell'adottato. Esso avveniva in questo modo: il pater dell'adottato lo dava in mancipio all'adottante (ius vendendi) in modo che egli diventava liber in causa mancipi dell'adottante acquirente. Quest'ultimo poi effettuava una manumissio vindicta. Questa procedura era ripetuta tre volte cosicché rispettando il divieto delle XII tavole (che limitavano a tre il

numero delle volte incui il pater poteva esercitare il ius vendendi) dopo la terza adozione-vendita, il pater adottivorivendicava come proprio il figlio innanzi al pretore attraverso l'actio sacramenti in rem,

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A.A. 2009-2010
39 pagine
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SSD Scienze giuridiche IUS/18 Diritto romano e diritti dell'antichità

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher luca d. di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto romano delle persone e della famiglia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Bartocci Ugo.