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Sono in linea retta ocoa?
Cognatio e Agnatio sono due linee di parentela molto diverse, innanzitutto sul piano tecnico giuridico. L'agnazione è la parentela rilevante per lo ius civile e per secoli sarà l'unica linea di parentela riconosciuta dallo ius civile, sarà infatti chiamata "nomen civile". La cognazione invece sarà qualificata "nomen naturale", originariamente del tutto irrilevante, poi rilevante sul piano del diritto onorario, poi nell'età imperiale godrà anche di rilevanza sul piano dello ius civile.
- Cognatio: è una parola che rappresenta contemporaneamente un genere e una specie. Cognatio in quanto genere: deriva dalla radice "gigno": generare. Nel suo significato ampio significa "parentela di sangue", quella che unisce due soggetti.
- Agnatio: ha un solo significato ed è un vocabolo di specie. Indica una particolare linea di parentela di sangue.
La parentela in linea maschile rispetto a quella che ha la linea femminile costituisce un elemento che evidenza il fatto che il modello romano sia un modello patriarcale.
Per tutta l'età repubblicana e per i primi due secoli dell'età imperiale la sola linea di parentela riconosciuta dallo ius civile è la linea agnatizia, quella maschile. L'agnatio è infatti chiamata nomen civile, come a dire che è la parentela che fonda i suoi effetti sul piano dello ius civile.
Per i primi secoli dell'età repubblicana, fino all'età imperiale, la linea di parentela femminile viene qualificata "nomen naturale" e non è rilevante per lo ius civile. A partire dagli ultimi due secoli della repubblica lo sarà, in modo parziale, soltanto sul piano dello ius honorarium, il diritto del pretore. Per avere una situazione diversa bisognerà attendere il secondo secolo DC in cui verranno emanati due senato consulti.
Che riconosceranno la capacità ereditaria successoria tra madre e figlio e figlio emadre. Sino a quel momento non era immaginabile una aspettativa ereditaria sul piano dello ius civile.
Terzo brano
Un brano che si trova nello stesso frammento, il 195 del titolo 16 del libro 50. È il paragrafo 4. Questo brano porta sulla scena una ulteriore figura di famiglia. In questo caso la famiglia ha una presentazione completamente diversa. È lo stile che mostra l'utilizzo di un linguaggio diverso, poco tecnico. Nei brani precedenti c'era una puntualità assoluta nella costruzione anche lessicale, che rappresenta una architettura espositiva volta a mettere in evidenza i punti di contatto e distanza tra i due modelli. Adesso il registro cambia completamente e il regista si serve di un linguaggio quasi evocativo, letterario. Questo avviene perché vi è l'esigenza di rappresentare una struttura famigliare che ha caratteri molto più vaghi,
incerti.Ultimus nel vocabolario latino indica chi è ultimo nel senso del più distante rispetto a chi parla. Quando usa l'espressione "familiam iuliam" usa un linguaggio poco tecnico. Iulia infatti non è una famiglia, ma una gens. La gens sono coloro che discendono da una certa fonte di memoria. Quindi sia la gens che la familia communi iure condividono questo riferimento alla memoria. Quale è la differenza? La gens è incomparabilmente più ampia della familia communi iure perché al suo interno comprende un numero indefinito di famiglie, tutte quelle che hanno al loro interno la memoria di un capostipite che tuttavia è "ultimus" il più lontano, ed appartiene a un passato che rende indistinguibile. È una fonte di memoria che rimanda a un lontano progenitore in ragione del quale si crea questa unione tra famiglie. Il capostipite della gens è un personaggio la cui evidenza storica si.è perduta ed è quiche sta la differenza radicale rispetto al modello della famiglia communi iure, dove il capostipite che è venutomeno è il capostipite della generazione immediatamente precedente. Il capostipite della famiglia communi iure èquindi una figura nitidamente e storicamente percepibile. Il capostipite della gens invece non ha più evidenzastorica e in molti casi non la ha neanche mai avuta. Talvolta i capostipiti delle gentes sono entità totemiche, comeil Sole, altre volte sono personaggi mitologici, come la gens Iulia da Ascanio Iulio (figlio di Enea). Quindi le gentessono gruppi famigliari la cui origine non è più percepibile storicamente.Ulpiano usa in questo paragrafo un lessico quasi letterario e crea una rappresentazione in termini quasi suggestivi.La gens è l’insieme delle persone che discendono dall’ultimo genitore “eiusdem ultimi genitori sanguine”, quasicome se si
Trattasse di una certa fonte di memoria. La rappresentazione in termini così vaghi ci dà conto della antichità di questa struttura. Il primo interrogativo che ci siamo posti è in termini applicativi, pratici: in cosa si traduce concretamente? Di fronte a una struttura familiare così vaga, quale affidabilità possono dare in ordine alla struttura di questa entità familiare? Quale è il criterio per capire l'appartenenza ad una gens piuttosto che ad un'altra? Il criterio onomastico. Il sistema onomastico è l'elemento anagraficamente significativo per l'appartenenza a una gens o ad un'altra. Il sistema onomastico romano ha una figura triadica. Ciascuno di questi tre nomi ha una sua precisa funzione identificativa.
- Prae nomen: corrisponde a quello che chiamiamo nome proprio. È il nome impresso dal genitore, il nome che identifica personalmente il singolo all'interno della sua comunità.
più ristretta.
2. Nomen: è il nome gentilizio, indica la gens alla quale quel singolo individuo appartiene. Non è frutto dialcuna scelta ma discende dalla gens.
3. Cognomen: onomastico che indica la famiglia alla quale il soggetto appartiene all’interno della gens.
Un altro profilo di genere lo troviamo nella struttura del sistema onomastico, che infatti è diverso tra soggettimaschi e soggetti femmine. Sono soltanto gli uomini ad avere tre nomi, le donne sono indicate con un solo nome,che è quello più generico: il nome gentilizio.
L’opinione più diffusa è che all’interno del contesto famigliare di riferimento le donne avessero un nome proprioma questo nome proprio non compare nella documentazione esterna, nella quale è presente solo il nomegentilizio. Il significato di questa prassi probabilmente risiedeva in un profilo caratteristico del modello dellacondizione femminile a Roma: il modello della riservatezza.
Della discrezione. L'idea di non essere identificabili in modo troppo intimo, troppo personale. Il nome proprio è il segnale di una famigliarità, di una condivisione molto stretta e questo avrebbe leso quel criterio di doverosa riservatezza che doveva accompagnare la donna. Questo diverso sistema onomastico ha come risultato il fatto che comunque tutti sanno a che gens appartengono.
Cosa significa appartenere a una gens?
Ogni gens è caratterizzata da un proprio culto. Ogni gruppo ha una propria dimensione religiosa, ogni famiglia ha il culto dei propri antenati. Ogni gens aveva normalmente nel territorio dell'urbe un proprio spazio, un luogo di culto destinato allo svolgimento delle pratiche cultuali che sono caratteristiche di quella gens. I sistemi di parentela non si costruiscono solo sulla base di linee ma anche in base al grado. Il grado della parentela si misura in base alla distanza tra il soggetto considerato e lo stipite, il soggetto di riferimento.
Quanto più aumenta la distanza, tanto più elevato è il numero che esprime il grado di parentela. La distanza si misura attraverso le generazioni: è il numero delle generazioni che separano i due soggetti che consente di individuare il grado di parentela. Se il mio grado di parentela rispetto a un certo capostipite è dato da un numero di generazioni che mi separano da lui, se il capostipite è un'entità come il Sole, l'aquila, come posso individuare il grado di parentela rispetto a tutti gli altri componenti della gens? Non è possibile. La gens costituisce quindi un modello di parentela collettiva, cioè parentela senza gradi. Tutti i componenti della gens sono parenti allo stesso grado, alla luce dell'impossibilità di individuare la parentela con il capostipite. Dal punto di vista antropologico, la gens è ritenuta la formazione famigliare più antica, primordiale, che riguarda.fenomeni di appartenenza collettiva. La conferma è che la gens viene ritenuta dagli studiosi come la formazione famigliare più antica all'interno dell'ordinamento romano, una formazione pre civica, dalla cui formazione derivavano al suo interno le famiglie più strette (communi iure e proprio iure). La gens quindi è una struttura remota, che vaga nei suoi contorni, e tuttavia rimane fermo il necessario riferimento alla gens a cui il singolo appartiene. Il motivo è legato alla legittima. La successione legittima è la successione che si apre in assenza di una disposizione testamentaria valida. In assenza di un testamento la chiamata degli eredi avviene sulla base della successione legittima, predisposta dalla legge. Quando scrive Ulpiano il regime della successione legittima è disciplinato dalla legge delle 12 tavole. La conservazione della forza della tradizione è espressa dalla ricognizione fatta da un giurista delterzo secolo. La disposizione delle 12 tavole, si intestato moritur in assenza di una disposizione testamentaria, interviene individuando tre diversi ordini di chiamata che si escludono reciprocamente: 1. Al primo livello troviamo indicati i "sui": sono i discendenti del de cuius che si