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Slovacchia, Ungheria. Dalle costituzioni del primo dopoguerra, e ancora di più da quelle successive,
emergono tre tendenze di fondo della forma di governo parlamentare:
• Tendenza monistica= si manifesta nella centralità del rapporto fra la maggioranza parlamentare
e il Governo mentre il Capo dello Stato è collocato in una posizione di imparzialità. Il monismo
può essere di due tipi:
-di diritto: è il caso delle Repubbliche parlamentari, in cui il Presidente è eletto dal Parlamento
(Grecia, Italia, Stati europei ex socialisti)o da un’assemblea paritetica di deputati e di delegati degli
Stati membri (Germania). Ma è anche il caso delle monarchie parlamentari, dove un monismo
ancora più estremo si verifica in Giappone (la costituzione del 1946, imposta dalle potenze alleate,
precisa che l’Imperatore non ha in nessun caso poteri di governo) e in Svezia (la costituzione del
1975 sottrae al Capo dello Stato poteri significativi come la nomina del Governo e lo scioglimento
dell’Assemblea). In Spagna si parla di “monismo attenuato” in quanto il Re è titolare di poteri
significativi ma è considerato estraneo al potere esecutivo. In alcune monarchie parlamentari vi è un
dualismo di diritto: il Re è parte integrante del potere esecutivo ed è titolare di notevoli poteri.
Esempi sono le monarchie scandinave e i Paesi anglosassoni (Australia, Canada, Nuova Zelanda
che riconoscono come Capo dello Stato il Monarca inglese e sono presieduti da un Governatore
generale, che viene scelto fra i cittadini del paese e non svolge alcun ruolo politico se non via del
tutto eccezionale).
- di fatto .
• Tendenza rappresentata dalla razionalizzazione dei rapporti Parlamento-Governo: -la
forma di governo parlamentare “classica” non razionalizzata continua a sussistere nel Regno
Unito, nei Paesi anglosassoni, in Lussemburgo e nei Paesi Bassi. –una razionalizzazione
moderata vi è in Italia, Danimarca, Norvegia e Svezia. –una razionalizzazione significativa ma
con alcuni limiti è riscontrabile in Belgio con la costituzione del 1994. –in tutti gli altri
ordinamenti vi è una razionalizzazione forte che prevede norme che disciplinano la formazione
del Governo, il rapporto di fiducia e lo scioglimento del Parlamento. Per quanto riguarda la
fiducia vari ordinamenti prevedono la fiducia parlamentare al solo Primo Ministro (Spagna,
Germania, Giappone), rari sono invece i casi di voto di fiducia iniziale al Governo (Grecia,
Italia), nella maggioranza delle monarchie parlamentari la fiducia del Parlamento è presunta in
quanto il Governo entra in funzione con la nomina del Re. La mozione di sfiducia invece è
regolamentata in modo da rafforzare la stabilità del Governo ed evitare che qualsiasi voto
negativo del Parlamento possa metterlo in crisi. Il Governo a sua volta ha la possibilità di
ricorrere alla questione di fiducia. Per quanto riguarda lo scioglimento del Parlamento si ha una
dissociazione tra la titolarità formale del potere (spetta quasi sempre al Capo dello Stato) e la
sua titolarità sostanziale (Governo e Primo ministro).
• Tendenza del rafforzamento del Governo e del Primo Ministro: si manifesta attraverso un
processo di presidenzializzazione della forma di governo, in cui i Primi Ministri adottano
comportamenti e metodi di esercizio del poteri analoghi a quelli della Presidenza statunitense.
Tuttavia è possibile controbilanciare questa tendenza attraverso la dislocazione dei poteri a
favore delle autonomie territoriali e di organismi sovranazionali.
In base alla considerazione del ruolo svolto dal sistema dei partiti è possibile sottoclassificare le
forme di governo parlamentari in:
-bipartitismo rigido: Regno Unito, è caratterizzato dall’elezione popolare del Primo Ministro e
dalla prevalenza di quest’ultimo sul Governo e del Governo sul Parlamento.
-multipartitismo temperato: è distinto dall’assenza sia di un’investitura popolare del Primo
Ministro sia di una forte instabilità governativa.
-multipartitismo estremo: contrassegnata dalla instabilità dei Governi e dalla debolezza del Primo
Ministro e comprende i Paesi che hanno coalizioni di governo eterogenee (Italia).
A seconda del carattere bipolare o multipolare del sistema dei partiti, le forme di governo
parlamentari contemporanee sono suddivise in due sottotipi:
• Maggioritaria: è caratterizzata da sistemi politici bipartitici o bipolari e si afferma nelle società
democratiche nelle quali non vi sono profonde fratture etniche o ideologiche e vi è un nucleo
essenziale di valori condivisi. È la forma che garantisce la formazione di governi stabili,
sostenuti da un partito o da una coalizione omogenea (Regno Unito, Germania, Spagna, Grecia).
• Non maggioritaria: è contraddistinta da sistemi politici multipartitici e multipolari ed è favorita
da sistemi elettorali non selettivi. In questo caso i governi sono di coalizione fra più partiti,
instabili ed eterogenei.
12. La forma di governo presidenziale
La forma di governo presidenziale è caratterizzata dall’esistenza di un potere esecutivo
monocratico (una sola persona riveste due cariche importanti: Capo dello Stato e del Governo)
affidato ad una Presidente della Repubblica, titolare dell’indirizzo politico ed investito nella sua
carica dal popolo, e da una separazione rigida dei poteri, garantita dall’inesistenza del rapporto di
fiducia (in quanto vi è una legittimazione popolare) e del potere di scioglimento del Parlamento. Il
corpo elettorale elegge anche il Parlamento, formato dal Senato e dalla Camera dei rappresentanti.
Rappresenta un grande modello nato e consolidatosi negli USA, che poi ha avuto una buona
diffusione soprattutto nel Centro e Sud America ma anche in Asia. Tuttavia nella maggioranza dei
casi, a causa della diversità del contesto sociale e politico rispetto a quello originario, la recezione
del modello ha portato ad una degenerazione definita spesso come “regime presidenzialista” per la
netta preminenza del Presidente, il ruolo politico rilevante rivestito dall’esercito e la debolezza del
Parlamento e del sistema dei partiti. Una tendenza presidenzialistica si è verificata anche nella
Federazione russa (modello di “preminenza presidenziale”) e negli Stati della Comunità di Stati
indipendenti.
Elementi fondamentali:
• Separazione dei poteri
• Non c’è il rapporto di fiducia tra Governo e Parlamento.
Il Presidente non può sciogliere le Camere, quindi non vi è una fine anticipata della legislatura.
Le Camere durano per tutto il periodo della legislatura e sono elette dal corpo elettorale. Le camere
non possono sfiduciare il Governo
Il Presidente della Repubblica non ha potere di iniziativa legislativa.
La forma di governo presidenziale è preferibile poiché, prevedendo due poteri con una
legittimazione elettorale separata, sarebbe in grado di combinare efficienza e rappresentatività
anche grazie a controlli reciproci fra Presidente e Parlamento.
13.Gli Stati Uniti d’America
L’ordinamento degli Stati Uniti avendo come punto di riferimento la monarchia costituzionale
inglese, ha adottato una forma di governo dualistica: il potere legislativo è affidato al Congresso,
composto da due Camere=> la Camera dei rappresentanti, eletta per 2 anni dall’intero corpo
elettorale e il Senato, eletto ogni 6 anni, composto da 100 membri eletti dai corpi elettorali dei
singoli Stati membri. Il potere esecutivo invece spetta ad un Presidente, che è anche Capo dello
Stato, il quale ha una derivazione popolare e dura in carica per un mandato di 4 anni, rinnovabile
una sola volta. L’elezione presidenziale avviene in 2 fasi: nella prima (non disciplinata dalla
costituzione) si designano i candidati alla Presidenza e alla Vice Presidenza nelle Convenzioni
nazionali del Partito democratico e repubblicano mentre nella seconda fase (disciplinata dalla
costituzione, art.II) vengono eletti in ogni Stato gli “elettori presidenziali”, che votano
successivamente a scrutinio segreto per Presidente e Vice Presidente. In seguito il Presidente del
Senato effettua lo spoglio di fronte alle Camere riunite, proclamando eletti i candidati che ottengono
la maggioranza assoluta dei voti. Se nessun candidato ottiene la maggioranza assoluta, la Camera
elegge il Presidente fra i tre candidati più votati con il voto favorevole della maggioranza degli Stati
mentre il Senato elegge il Vice Presidente fra i due candidati più votati. Intorno al Presidente vi è
una struttura esecutiva composta da: Executive Office=i più stretti collaboratori;
Dipartimenti=sono presieduti da Segretari, nominati dal Presidente (la riunione fra il Presidente e i
Segretari dà vita al Gabinetto, organo collegiale non previsto dalla costituzione); Indpendent
Executive Agencies, in particolare Indipendent Regulatory Comissions, ossia autorità
indipendenti che svolgono attività amministrative.
Il principio della netta separazione dei poteri si combina con quello del “bilanciamento dei poteri”
(cheks and balances): ogni potere ha la possibilità di controllare e di condizionare gli altri
nell’esercizio delle rispettive funzioni. Il Parlamento ha il “potere della borsa”; il potere di controllo
che svolge tramite le Commissioni permanenti e le Commissioni di indagine. Specifici poteri di
controllo sono poi attribuiti al Senato mentre la Camera dei rappresentanti ha il potere di messa in
stato d’accusa=impeachment del Presidente e di ogni altro funzionario federale per tradimento,
corruzione o altri gravi reati. Il Presidente può invece influenzare l’attività legislativa del
Congresso, ha il potere di veto sulle leggi approvate dal Congresso. Tuttavia non essendo previste
dalla costituzione indicazioni riguardanti il ruolo e i poteri del Presidente, la natura dualistica della
forma di governo, si sono verificate varie fasi a seconda del contesto: una caratterizzata dal ruolo
centrale del Congresso (nel secolo scorso con Wilson); una fase di “Presidential Government” con
Roosevelt, culminata nella “Presidenza imperiale” di Nixon. Negli ultimi decenni del secolo scorso
invece si è verificato il fenomeno del “governo diviso” ossia il Presidente deve fare i conti con una
maggioranza dell’altro partito in uno o entrambi i rami del Congresso, indebolendo così
l’Esecutivo. Inoltre la debolezza del sistema politico bipartitico a causa del ruolo importante
rivestito dalle lobbies determina conseguenze istituzionali importanti come: il basso livello della
partecipazione elettorale e una crescente personalizzazione della politica che riguarda il Presidente e
i Congressmen, che possono vantare l’appoggio finanziario di importanti lobbi