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LICENZA PER FINITA LOCAZIONE

Quando parliamo di "atto di licenza" intendiamo un "atto di disdetta". Con la convalida della licenza si avrà anche la condanna del conduttore al rilascio dell'immobile, allo scadere del contratto.

Questa è un'ipotesi di condanna in futuro: non c'è stato ancora inadempimento, ma il legislatore dà la possibilità al locatore di ottenere un titolo esecutivo, prima dello scadere del contratto. Ma si potrà azionare tale provvedimento solo allo scadere del contratto, e sempre che il conduttore non adempia al proprio obbligo, cioè lasciare l'immobile.

Un po' diversa è l'ipotesi del PROCEDIMENTO DI CONVALIDA DELLO SFRATTO PER FINITA LOCAZIONE. La convalida dello sfratto si ha quando l'inadempimento si è già avuto. Mentre nella convalida della licenza si ha una condanna in futuro, qui abbiamo una condanna tout court. Lo sfratto, però, si

Può chiedere non solo per finita locazione (cioè per la conclusione del contratto), ma anche in un'altra ipotesi, che è quella nella quale il conduttore è moroso.

Parliamo, cioè, del PROCEDIMENTO DI CONVALIDA DELLO SFRATTO PER MOROSITÀ.

Questo si ha quando il conduttore non paga i canoni di locazione (art. 658). Cioè, si chiede la risoluzione del contratto per mancato adempimento. Si può, eventualmente, chiedere il pagamento non solo dei canoni già scaduti, ma anche quelli che verranno a scadenza e, presumibilmente, non verranno pagati.

Anche qui siamo di fronte ad una condanna in futuro.

Passiamo, ora, ad esaminare come si svolge questo procedimento.

Vedemmo, a suo tempo, che il decreto ingiuntivo è un procedimento speciale perché viene emesso un provvedimento inaudita altera parte. Dunque la cognizione è sommaria perché parziale.

Qui, invece, il processo non inizia con ricorso, ma con atto di citazione.

Dunque si istaura subito il contraddittorio. La specialità, qui, riguarda il particolare comportamento del conduttore. Nell'atto di citazione c'è l'avvertimento, all'intimato, di comparire o di opporsi alla citazione. Se questo non avviene (se, cioè, l'intimato non compare o non si oppone) il giudice emetterà condanna di rilascio.
  • nel processo ordinario di cognizione, se il convenuto non si costituisce, il giudice non può emettere sentenza; infatti, la "contumacia" è un atteggiamento non necessariamente negativo.
  • Nel procedimento per convalida di sfratto, la "contumacia", o l'assenza, corrisponde alla c.d. fictio confessio, cioè la confessione del proprio inadempimento.
Il procedimento in esame inizia con la notificazione dell'atto di citazione nelle "mani proprie" del conduttore (cioè gli deve essere notificato personalmente), nella sua residenza.

Il procedimento si svolgerà dinanzi al giudice del Tribunale delluogo ove si trova l'immobile.

Nell'udienza, il giudice, severo che il conduttore non è presente, deve per prima cosa accertarsi se l'atto di citazione è stato correttamente notificato.

Ipotizziamo che il conduttore non è comparso, seppur regolarmente notificato. In questo caso il giudice emette immediatamente ordinanza di convalida della licenza o di sfratto. Questa ordinanza è titolo esecutivo.

Nei confronti di questa ordinanza, è possibile proporre "opposizione tardiva", ex art. 668 cpc: se l'intimazione di "licenza o di sfratto" è stata convalidata in assenza dell'intimato, questi può farvi opposizione provando di non averne avuto tempestiva conoscenza per irregolarità della notificazione o per caso fortuito o forza maggiore.

L'opposizione è ammessa solo entro 10 giorni dall'esecuzione;

La proposizione dell'opposizione, poi, non sospende il processo esecutivo, salvo che non lo preveda il giudice per gravi motivi. La previsione dell'art. 668 vale per il destinatario della ordinanza. Ma esistono delle impugnazioni proponibili anche da terzi. Fino al 1984, la legge non prevedeva l'opposizione di terzo per questo procedimento. Nel 1984, poi, la Corte Costituzionale lo ha ammesso. Così come ha previsto la possibilità, per la parte, di proporre revocazione ordinaria per errore di fatto ex art. 395 n°4. Un "errore di fatto" si può avere quando il giudice ad esempio, crede che quel contratto è scaduto, ma in realtà non lo è. Inoltre, la convalida di sfratto o della licenza si ritiene essere appellabile, pur essendo fatta con ordinanza. Infatti, esiste un principio generale secondo cui quando il provvedimento ha solo la forma dell'ordinanza, ma la sostanza di una sentenza, esso va impugnato come se fosse una sentenza.

Cioè con l'appello. La giurisprudenza ritiene appellabile l'ordinanza quando è stata emanata in mancanza di un requisito di ammissibilità. Vediamo, ora, cosa succede quando l'intimato si oppone.

Quando l'intimato si oppone, e contesta, il processo speciale si trasforma in un processo a cognizione piena. Dunque, bisognerà fissare un'udienza per la trattazione della controversia. Questa si svolgerà secondo le regole del rito del processo del lavoro; più precisamente, del rito locatizio. Quindi, il procedimento si concluderà con l'emanazione di una sentenza.

Ma che succede se il conduttore contesta solo per allungare i tempi? Il legislatore ha previsto la possibilità, per l'attore, di una pronuncia di un'ordinanza, nel caso in cui il conduttore si oppone. Questa ordinanza si chiama "ordinanza provvisoria di rilascio, con riserva delle eccezioni". Essa è subordinata all'esame del convenuto.

Cioè il giudice, se ritiene fondata la pretesa dell'attore e, viceversa, non fondate su prova scritta le eccezioni proposte dal conduttore, può emanare una ordinanza, provvisoriamente esecutiva, per il rilascio, con la riserva di analisi delle eccezioni proposte. Il processo continuerà a cognizione piena per l'esame delle eccezioni. Questa ordinanza sarà poi assorbita dalla sentenza finale. Essa, però, non potrà essere revocata nel corso del processo, ma bisognerà aspettare la sentenza finale. Questo meccanismo serve ad evitare l'abuso di diritto di difesa.

14 CARATTERISTICHE GENERALI DEI PROCEDIMENTI CAUTELARI

I procedimenti cautelari sono una sottospecie dei procedimenti sommari. Questi ultimi sono un'alternativa al processo a cognizione piena.

Il procedimento a cognizione piena si caratterizza per una predeterminazione legale delle forme e delle fasi processuali. Tutto ciò non c'è nei procedimenti speciali.

In particolar modo nei procedimenti sommari, perché il legislatore tratteggia le forme del processo, ma non lo disegna. Il legislatore, cioè, crea una sorta di cornice, nella quale il giudice è libero di muoversi.

La cognizione, nei procedimenti sommari, può essere:

  • Sommaria perché parziale;
  • Sommaria perché superficiale.

La cognizione è sommaria perché "parziale", perché viene attenuato il principio del contraddittorio; cioè, quando il giudice conosce solo i fatti costitutivi del diritto dell'attore. Esempio: il decreto ingiuntivo. Il giudice, cioè, ascolta solo una campana. Ma il legislatore, però, prevedere la possibilità di instaurare un contraddittorio ex post, cioè successivamente all'adozione del provvedimento.

La cognizione è sommaria perché "superficiale" quando il giudice conosce non solo le pretese dell'attore, ma anche dei fatti impeditivi.

modificativi ed estintivi del Convenuto. Sennonché, vi è una cognizione superficiale, ad esempio, utilizzando documenti che non sono "documenti" in senso tecnico. Il giudice, in questo caso, ascolta entrambe le campane, ma in maniera superficiale. Nel processo a cognizione piena vi è anche una eccessiva tardività delle forme. E, infatti, talvolta l'eccesso delle forme può portare ad un allungamento esagerato dei tempi processuali. Da questa eccessiva tardività possono scaturire due tipi di pericoli: periculum da tardività; a) periculum da infruttuosità. b) Quest'ultimo è il pericolo che il tempo necessario per ottenere la sentenza di merito faccia mutare lo stato di fatto o di diritto. Esempio sub a): lavoratore non pagato. Come darà sostentamento alla sua famiglia? 15 Esempio sub b): controversia sulla proprietà del bene. L'eccesso delle fasi e delle forme processuali potrebbe far si, magari,

che unsoggetto venda il bene. Non sempre, dunque, il procedimento a cognizione piena è in grado di attuare una tutela precisa e puntuale. I provvedimenti cautelari, poi, possono essere emessi in costanza di un procedimento a cognizione piena, o ancora prima (i c.d. provvedimenti ante casuam). Ma quando è che l'attore può ottenere un provvedimento cautelare? Devono ricorrere due presupposti: - il pericolo da infruttuosità o tardività; PERICULUM IN MORA - la verosimile esistenza del diritto che si andrà a tutelare. È l'apparenza (il "fumo") del buon diritto. I provvedimenti cautelari hanno due caratteristiche: - strumentalità; - provvisorietà. Essi sono "strumentali" perché nascono in attesa di un provvedimento a cognizione piena. L'art. 669 octies stabiliva, prima della legge 80/2005, che una volta ottenuto il provvedimentonto cautelare, di instaurare il procedimento a cognizione piena entro 30 giorni, non è più presente. Pertanto, il procedimento cautelare non perde più efficacia se non viene instaurato il procedimento a cognizione piena entro tale termine. Questo è un cambiamento importante introdotto dalla legge 80/2005.
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Publisher
A.A. 2006-2007
26 pagine
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SSD Scienze giuridiche IUS/16 Diritto processuale penale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher trick-master di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto Processuale Civile e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia o del prof Borghesi Domenico.