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Il ruolo del giudice nell'ordinamento statunitense
Pertanto, ciò che caratterizza l'ordinamento statunitense è il ruolo assegnato al giudice. Si parla attraverso un'immagine di giudice gatekeeper, letteralmente traghettatore, cioè il giudice ha il compito di selezionare in termini qualitativi, le conoscenze introdotte nel processo per tramite di testimoni di esperti. Soltanto alcune conoscenze possono essere sottoposte alla giuria in sede di dibattimento-trial, le altre ossia la "scienza spazzatura" devono rimanere fuori. Arriviamo al punto fondamentale: quali parametri ha il giudice federale statunitense per svolgere questo ruolo di valutazione di conoscenze ammissibili al trial e conoscenze che invece non devono trovare ingresso nel trial? Questi parametri o strumenti, vengono dettati dalla Corte Suprema federale statunitense abbiamo sostanzialmente tre leading case, che si susseguono nel corso del XX secolo e, che in maniera significativa seguono di pari passo le evoluzioni che si registrano.Primo caso: che viene a disciplinare il ruolo del giudice è il Caso Frey del 1923. Si tratta del leading case che regolerà la materia dell'expert witness per circa 70 anni. Secondo la Corte
Suprema il giudice per decidere se ammettere o non ammettere l'export opinion che sarà espressa dal testimone esperto di una delle parti, deve verificare se tale expert opinion è dotata e rispetta il requisito della cosiddetta general acceptance, cioè il giudice deve verificare se l'opinione espressa dall'esperto si fondi su nozioni, teorie, metodi di indagine generalmente accettati e sedimentati nella comunità scientifica di riferimento. Quindi, se quella teoria, quel metodo d'indagine, quella nozione è generalmente accettata nella comunità scientifica di riferimento, allora la relativa expert opinion che si fondi su tali metodi di indagine generalmente accettati nella comunità scientifica, allora quell'expert opinion può essere espressa al trial. Quindi si tratta di una verifica per così dire diretta all'esterno, non concernente specificamente la concreta opinion espressa dell'esperto.
Questa modalità di verifica o selezione rispecchia pienamente il clima culturale di riferimento e, come abbiamo detto, può essere definito di positivismo giuridico, o una visione storicamente moderna della scienza. In buona sostanza in base a questa fiducia estrema nei confronti delle conoscenze scientifiche il discorso è sostanzialmente questo: se va bene per la scienza andrà sicuramente bene anche per il processo civile. Però questa visione fideistica delle conoscenze scientifiche evidentemente non poteva reggere alle modificazioni, alle trasformazioni del sapere che si registrano a partire dalla seconda metà del XX secolo. Dalla nozione moderna, positivistica e fideistica, si passa pian piano ad una visione post-moderna della scienza, dove appunto, come abbiamo visto, ci si rende conto che non è possibile accettare una verifica semplicemente esterna della fondatezza dell'opinione, in quanto un'opinione pur teoricamente fondata su.
conoscenze esperte affidabili in quanto accettate dalla comunità scientifica di riferimento, può tradursi nel caso concreto in una opinione non corretta per una serie di ragioni (perché sono state modificate le nozioni e i risultati della scienza o perché i risultati sono stati soggetti a processi di falsificazione). In altri termini, ci si accorge che è necessario verificare in concreto la conoscenza esperta che sarà espressa al trial. Lo sfondo o il contesto culturale in cui si inserisce il ripensamento delle modalità di utilizzazione delle conoscenze esperte nel processo civile è rappresentato, in perfetta analogia con quanto abbiamo visto per discovery, dal ripensamento del ruolo del giudice e degli avvocati; cioè ci si rende conto che il mutato assetto culturale, filosofico e, in generale, epistemologico impone di ripensare al ruolo attribuito agli avvocati e al giudice nei processi di acquisizione delle conoscenze esperte da.utilizzarsi per la risoluzione delle controversie civili. Con riferimento al ruolo dell'avvocato vengono evidenziate finalità tattico-difensive e di complessiva strategia processuale che sono connesse all'utilizzazione dell'expert witness. In particolare, sotto il profilo delle tattiche difensive, la tendenza è a far ricorso all'expert opinion per finalità di complicazione o dilatazione dell'accertamento dei fatti al momento del trial, ossia di posticipazione della decisione. Le expert opinion vengono utilizzate anche su basi incerte, cioè vengono utilizzate opinioni inaffidabili con riguardo all'applicazione dei presupposti scientifici necessari per accertare il fatto. In buona sostanza, si prende atto che gli avvocati utilizzano l'expert opinion, in primo luogo, per allungare i tempi e aumentare i costi, ma poi utilizzano anche opinioni inaffidabili perché vogliono semplicemente vincere. Ancora più importanteè la trasformazione che si chiede al ruolo esercitato dal giudice in questo contesto: questa evoluzione si elabora e si svolge intorno alla nozione di giudice controllore e gatekeeper, ossia, di un giudice a cui spetta il compito di controllare l’accesso nel processo delle conoscenze esperte, valutandone la qualità in termini di affidabilità ai fini decisori, con la contestuale esclusione delle conoscenze tecnico scientifiche improprie, ossia utilizzate a soli scopi strategici e dilatori, ma in mancanza di un reale fodnametno giuridico, portando all’esclusione della scienza-spazzatura.
Secondo caso: e veniamo a un caso molto noto in Italia, che è il Caso Daubert vs. Merrel del 1993. Il dato 61più interessante di questa trasformazione è quello relativo alle concrete modalità di esercizio da parte del giudice di questa attività di selezione o filtro delle conoscenze specialistiche che possono trovare
Ingresso nel dibattimento, la Corte Suprema federale nel 1993 in questo caso (il signor Daubert agiva contro una casa farmaceutica) aggiunge ad una radicale riformulazione dei termini della questione rispetto all'assetto precedenti e ciò avviene attraverso attribuendo al giudice un particolare potere/dovere valutazione del livello di affidabilità dell'expert opinion, predisponendo un catalogo molto rigido di criteri di riferimento utilizzati dal giudice come standard sulla base dei quali effettuare la propria opera di selezione. Questo caso realizza innanzitutto un profondo distacco rispetto all'assetto giurisprudenziale precedente, rappresentato dal caro Frey del 1923. Si tratta di un mutamento culturale, epistemologico, filosofico veramente epocale e l'importanza di tale caso è anche la capacità della corte suprema di adeguarsi ai mutamenti avvenuti nella scienza e di passare da una visione storicamente moderna della scienza ad una visione
dellascienza è caratterizzata da una visione critica e sfumata delle conoscenze scientifiche. La decisione della Corte Suprema nel caso Daubert si basa su un nuovo approccio filosofico, definito come empirismo critico. Questa decisione rappresenta un distacco dalla visione precedente, che era basata su un approccio diretto come nel caso Frey. La Corte Suprema riconosce che il panorama culturale attuale offre una diversa prospettiva sulle certezze che la scienza può offrire. Tuttavia, l'idea che nella scienza non vi siano certezze assolute non può essere attribuita ai filosofi come Carlo Popper o ad altri filosofi negazionisti o falsificazionisti. La percezione post-moderna della scienza implica una comprensione più sfumata e critica delle conoscenze scientifiche.dimostrano di essere affidabili e valide, possono essere ammesse come prove nel processo. Questo significa che la Corte Suprema riconosce che la scienza è in continua evoluzione e che nuove teorie e metodi di indagine possono essere utilizzati anche se non sono ancora ampiamente accettati dalla comunità scientifica. Tuttavia, la Corte Suprema richiede che queste nuove teorie e metodi siano supportati da prove scientifiche solide e affidabili. Non è sufficiente che siano solo ipotesi o congetture, ma devono essere basati su dati e studi scientifici rigorosi. Inoltre, la Corte Suprema sottolinea che il giudice ha il compito di valutare la validità scientifica delle prove presentate e di determinare se sono affidabili e pertinenti al caso in questione. Questo richiede una valutazione critica delle prove scientifiche da parte del giudice, che deve essere in grado di comprendere e valutare la metodologia utilizzata, la validità dei dati e le conclusioni raggiunte. In conclusione, il caso Daubert ha aperto la porta all'utilizzo di nuove teorie e metodi di indagine scientifica nel processo legale, anche se non sono ancora ampiamente accettati dalla comunità scientifica. Tuttavia, queste prove devono essere supportate da prove scientifiche solide e affidabili e devono essere valutate attentamente dal giudice per determinare la loro validità e pertinenza al caso.sono dotate dei requisiti dettati dalla Corte Suprema e non intendono rinunciarvi. Intendono poter utilizzare nel processo anche la nuova scienza. Può sembrare un discorso teorico, ma pensiamo ai casi in discussione qualche anno fa per l'utilizzazione delle cellule staminali e così via. È chiaro che queste teorie, questi strumenti, non potrebbero trovare ingresso nel processo se si facesse riferimento esclusivamente al requisito della general acceptance, perché non solo, come tutte le teorie quando nascono, generalmente non sono accettate dalla maggioranza, o almeno non ancora. Ma il giudice deve verificare in concreto che quella teoria e quel metodo di indagine possiedano i requisiti dettati dalla Corte Suprema, quindi garantire la potenziale utilizzabilità della nuova scienza e ovviamente sottoporre a verifica empirica l'affidabilità dell'opinione nei termini di good science. Quindi, una verifica empirica significa una verifica effettuata nel.caso concreto. Vediamo questi 5 criteri/parametri che il giudice deve utilizzare nel suo ruolo di selezionatore:- testability, verificabilità in concreto della teoria espressa dall'esperto;
- peer review, avvenuta pubblicazione dei risultati dell'opera;
- reputazione dell'esperto nel campo specifico;
- esperienza e competenza dell'esperto nel campo specifico;
- consistenza e coerenza delle argomentazioni presentate dall'esperto.