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NOTIFICAZIONE NELLA RESIDENZA, NELLA DIMORA O NEL DOMICILIO (ART.139 C.P.C.)
Se non è eseguita personalmente nelle mani del destinatario, la notificazione deve essere fatta nel comune di residenza, destinato indifferentemente presso la casa di abitazione oppure presso il luogo diverso in cui questi abbia l'ufficio o solo l'industria o il commercio quando è sconosciuto il comune di residenza, la notificazione deve essere effettuata nel comune di dimora e se anche questo è ignoto nel comune di domicilio.
Se il destinatario non viene trovato in nessuno di questi luoghi, la legge individua una serie di possibili consegnatari dell'atto da notificare:
- una persona di famiglia (non necessariamente convivente)
- se estranea, una persona addetta alla casa, all'ufficio o all'azienda (che però non sia minore di quattordici anni, oppure incapace)
Se non vi è nessuna di queste persone, oppure esse rifiutano di ricevere l'atto, la copia
deveessere consegnata: - al portiere dello stabile - in caso non vi sia portiere, ad un vicino di casa che accetti di ricevere la copia. In questi due ultimi casi il legislatore, reputando evidentemente meno affidabile il consegnatario, prescrive due ulteriori formalità: - che il portiere o il vicino sottoscrivano una ricevuta - che l'ufficiale giudiziario invii al destinatario una lettera raccomandata nella quale notizia dell'avvenuta notificazione In tali casi, infatti, il procedimento di notifica si perfeziona solo dopo avere eseguito tali formalità. NOTIFICAZIONE ALL'ESTERO (ART. 142 C.P.C.): Quando il destinatario dell'atto non ha né residenza, domicilio o dimora nel territorio della Repubblica, la notificazione va effettuata seguendo due formalità: - la spedizione di una copia dell'atto al destinatario a mezzo posta 1. con raccomandata - la consegna di una seconda copia al pubblico ministero, perché ne curi la trasmissione alMinistero degli esteri per il recapito al destinatario. Una volta che l'ufficiale giudiziario abbia adempiuto a questa duplice formalità, la notificazione si ha per eseguita nel ventesimo giorno successivo (art. 143, comma 3), dalla prova dell'effettiva ricezione dell'atto da parte del destinatario. Indipendentemente, cioè, le differenze tra comunicazione e notificazione sono: La comunicazione è l'atto con il quale il cancelliere informa le parti o altri soggetti che operano nel processo (ad es., pubblico ministero, consulente tecnico o altri ausiliari, testimoni, ecc.) che è avvenuto un fatto rilevante per il processo (ad es., che vi è stato l'intervento di un terzo ex art. 267, comma 2, c.p.c.), oppure che è stato posto in essere un atto del processo, ad es. perché vi è stata la pronuncia di un provvedimento ad opera del giudice (ad es., il giudice ha pronunciato un'ordinanza al di fuori del processo ex art. 134, comma 2, c.p.c.).c.p.c.). Essa avviene tramite la consegna (diretta o indiretta) di una copia del c.d. biglietto di cancelleria, secondo le prescrizioni di cui all'art. 45 disp. att. c.p.c.
Secondo quanto prevede l'art. 136, comma 2, c.p.c., la comunicazione del biglietto di cancelleria può infatti avvenire in due modi:
- mediante la consegna diretta del biglietto di cancelleria: attività che viene documentata attraverso una ricevuta apposta dal destinatario sulla copia del biglietto, che viene conservata nel fascicolo d'ufficio
- mediante notificazione, che avviene a cura dell'ufficiale giudiziario
La notificazione è un procedimento preordinato a conseguire la certezza legale di un atto del processo da parte di uno o più soggetti determinati: certezza legale che è necessaria perché si producano gli effetti che la legge riconnette a quel determinato atto. Il soggetto cui compete è l'ufficiale giudiziario.
Lezione 39
Chi è
legittimato a rilevare la nullità formale di un atto processuale? la parte che non ha posto in essere l'atto nullo
La nullità di un atto processuale: si estende agli atti successivi solo se dipendenti
Le nullità formali sono tassative? si
La mancanza di sottoscrizione: rende la sentenza inesistente
La nullità formale di un atto processuale: è rilevabile solo dalla parte e dal giudice nei soli casi previsti dalla legge
Lezione 40
La disciplina della condanna alle spese è sottoposta: al principio della soccombenza
Il principio cosiddetto della soccombenza comporta che: il giudice condanni la parte soccombente al rimborso delle spese di lite a favore della parte vittoriosa
Le spese processuali
Il processo rappresenta una fonte (diretta o indiretta) di spese per le parti, comprensive sia delle somme da pagare a vario titolo allo Stato (ad es., l'imposta di bollo o di registro, le spese per le comunicazioni o per le notificazioni), sia per i compensi da
Versare ai soggetti che, a variotitolo, prestano la propria opera professionale all'interno del processo (ad es., il consulentetecnico), sia, infine, per l'onorario da versare al difensore.
La disciplina delle spese processuali assume, perciò, una notevole rilevanza pratica nel processo, anche in considerazione della circostanza che concorre a dare attuazione al necessità fondamentale principio per il quale la di servirsi del processo per ottenere la tutela per converso, l'essere convenuto nel processo da parte giurisdizionale di un proprio diritto (o, di un altro soggetto) non può andare a detrimento della parte che ha ragione.
Proprio perché il processo comporta dei costi per la parte, la garanzia (costituzionale del diritto alla difesa) non sarebbe realmente effettiva qualora la parte che ha ragione dovesse sopportare tali costi.
La disciplina delle spese processuali si occupa, per l'appunto, di regolare la distribuzione tra le parti del processo.
dei consulenti tecnici o degli avvocati che assistono le parti nel processo. In base a questo principio, le spese sostenute per tali professionisti vengono distratte dalla parte soccombente e liquidate a favore dell'altra parte. Il principio della proporzionalità delle spese: Secondo questo principio, le spese processuali devono essere proporzionate all'oggetto del processo e alla complessità della causa. In altre parole, le spese non devono essere eccessive o sproporzionate rispetto al valore della controversia. Il principio della liquidazione delle spese: Le spese processuali devono essere liquidate dal giudice, ossia determinate in modo preciso e dettagliato. La liquidazione delle spese avviene generalmente al termine del processo, con la sentenza definitiva. In conclusione, i principi fondamentali in tema di spese processuali sono l'anticipazione delle spese, il principio della soccombenza, la distrazione delle spese, la proporzionalità delle spese e la liquidazione delle spese. Questi principi sono finalizzati a garantire una giusta ripartizione dei costi tra le parti coinvolte nel processo.siano distolte direttamente all'avvocato, anziché al cliente, se quest'ultimo gli ha conferito un'apposita procura. Per fare ciò, l'articolo 93 del codice di procedura civile (c.p.c.) permette al difensore di richiedere la cosiddetta "distrazione" degli onorari non incassati e delle spese anticipate. In pratica, quando il giudice deve pronunciare la condanna alle spese a favore del proprio assistito, il difensore può chiedere che tali spese siano pagate direttamente a lui anziché al cliente, a condizione che sia in possesso di una procura specifica. Questa disposizione serve a evitare che la parte vittoriosa si faccia pagare direttamente dalla parte soccombente e poi ometta di pagare l'avvocato che l'ha rappresentata.relative agli onorari non riscossi e alle spese anticipate vengano attribuite direttamente a lui, anziché alla parte.
Lezione 41
In quali fasi è articolato il giudizio ordinario di cognizione?
fase introduttiva, fase di trattazione e fase decisoria
Il tribunale giudica in composizione monocratica:
come regola generale, salve le ipotesi espressamente previste dalla legge
Le fasi nelle quali si articola il giudizio ordinario di cognizione
Le differenze tra rito a cognizione piena ed esauriente e riti a cognizione sommaria
Si tratta di due modelli processuali che il legislatore ha tenuto ben distinti. Dal punto di vista strutturale, un rito processuale a cognizione piena ed esauriente è quel rito in cui la legge predetermina forme, termini e modi di instaurazione del contraddittorio e di compimento degli atti processuali, attraverso un complesso di regole normative idealmente compiuto.
Viceversa, un rito sommario è quel rito in cui il tasso di predeterminazione
legislativa inferiore e meno rigido e, diversamente dal primo modello processuale, il legislatore ha conferito al giudice poteri discrezionali in ordine alle modalità di svolgimento del processo.
Inoltre, nel rito ordinario di cognizione, la regola di giudizio circa l'esistenza o l'inesistenza dei fatti storici rilevanti è quella sancita dell'art. 2697 c.c. Invece, nel rito sommario, la regola di giudizio può essere diversa, in quanto fondata su altri criteri, quelli c.d. di verosimiglianza o di probabilità.
Infine, il rito a cognizione piena ed esauriente è il rito attraverso il quale sono esercitate attribuzioni giurisdizionali proprie della tutela dichiarativa, le quali pongono capo ad una decisione sempre idonea ad assumere autorità di cosa giudicata sostanziale. Viceversa, le decisioni emanate all'esito di processi a rito sommario sono idonee ad assumere autorità di cosa giudicata se alla parte interessata comunque data la
possibilità (secondo modi e forme diverse, stabilite di volta in volta in relazione ai diversi tipi di processi a rito sommario) di convertire il processo in un giudizio a cognizione piena ed esauriente. Lezione 42 Nell'atto di citazione quale elemento non deve essere indicato: il distretto di Corte d'appello? A quale tra queste funzioni oggettive non assolve l'atto di citazione? Differire il contraddittorio. Nell'atto di citazione, l'attore deve indicare in modo specifico i mezzi di prova di cui intende valersi? Sì, è necessaria la loro indicazione specifica. L'atto di citazione è l'atto introduttivo del processo a rito ordinario; in sostanza, l'atto con il quale si dà avvio al giudizio ordinario di cognizione. Viceversa, nel rito speciale del lavoro, l'atto introduttivo a.