vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
PERSONE FISICHE AUTRICI DEL REATO
La responsabilità dell'ente sorge se sia stato posto in essere un reato presupposto, nell'interesse o vantaggio dell'ente, da un soggetto in posizione apicale oppure da un dipendente:
a) i soggetti in posizione apicale.
Nella categoria vi rientrano i soggetti che esercitano: funzioni di rappresentanza dell'ente, funzioni di amministrazione, funzioni di direzione, taluna delle suddette funzioni dell'ambito di una unità organizzativa dell'ente dotata di autonomia finanziaria e funzionale, la gestione ed il controllo, anche di fatto. Non si richiede, quindi, un rapporto di dipendenza del soggetto con l'ente. L'assenza dei sindaci (e di conseguenza dei soggetti con funzioni equiparabili) è giustificata dal fatto che le funzioni richieste sono di gestione e controllo, entrambe devono sussistere in capo al medesimo soggetto. Il decreto intende, quindi, individuare e rivolgersi a quei soggetti che
esercitano un penetrante dominio sull'ente;
b) i soggetti sottoposti all'altrui potere di vigilanza.
La seconda categoria riguarda la commissione del reato da parte di persone sottoposte alla direzione o alla vigilanza di uno dei soggetti in posizione apicale. Per quanto riguarda l'individuazione di tali soggetti, occorre fare riferimento ai prestatori di lavoro di cui agli artt.2094 e 2095 c.c. In ogni caso, si deve avere riguardo più per l'aspetto funzionale che per l'effettiva appartenenza all'ente, in modo da tener presente anche tutte quelle situazioni in cui un determinato incarico venga affidato a soggetti esterni tenuti ad eseguirlo sotto la direzione ed il controllo dei soggetti posti ai vertici dell'ente. Nozioni di interesse e vantaggio dell'ente.
Il decreto stabilisce che "l'ente è responsabile per i reati commessi nel suo interesse o a suo vantaggio". Un orientamento ritiene le espressioni in esame sovrapponibili.
Altra parte delladottrina evidenzia come i due criteri siano suscettibili di svolgere ruoli diversi. L'interesse andrebbe valorizzato secondo una prospettiva finalistica ex ante, relativa ad interessi 'a monte' della società, indipendentemente dai risultati concretamente perseguiti; il vantaggio andrebbe inteso come dato effettivo da verificarsi ex post, un vantaggio obiettivamente conseguito all'esito del reato. Questa ultima impostazione ha trovato riconoscimento nella giurisprudenza della Cassazione, che ha specificato che i due criteri vanno considerati distinti tra loro. Si osserva, inoltre, che l'esclusione della responsabilità dell'ente per un fatto di reato che la persona fisica abbia commesso in ragione di un interesse proprio ed esclusivo implica indefettibilmente che il soggetto collettivo venga coinvolto e sanzionato solo qualora sia ravvisabile, per lo meno, un co-interesse dello stesso nella realizzazione dell'illecito. Quindi, uninteresse “misto”, cioè contestualmente dell'ente che della persona fisica, non è sufficiente ad escludere la responsabilità dell'ente. La Cassazione, peraltro, ha escluso l'addebito a carico dell'ente anche quando, avendo la persona fisica agito nell'interesse esclusivo proprio o di terzi, ne sia derivato per l'ente un vantaggio fortuito. Dunque, in presenza riuna condotta che risulti vantaggiosa per l'ente, non è consentito ipotizzare automaticamente la responsabilità amministrativa dell'ente, occorrendo verificare pur sempre se la condotta incriminata sia stata posta in essere dalla persona fisica nell'interesse esclusivo proprio o di terzi. L'interesse deve, comunque, essere concreto ed attuale, e non meramente futuro ed ipotetico.
L'interesse ed il vantaggio nei gruppi societari.
Il decreto non dispone nulla in ordine alla disciplina dei gruppi di società, di modo che
spetta all'interprete ricostruire lo statuto normativo di una società facente parte di un gruppo, individuandone i presupposti, i limiti e le garanzie. Nel caso di un ente singolarmente considerato, infatti, la responsabilità si fonda su un interesse o un vantaggio direttamente attribuibile all'ente stesso a seguito della commissione di un reato da parte della persona fisica qualificata; nel caso di gruppo, invece la questione di interesse va ricondotta ad una visione di interesse del gruppo di appartenenza. Di certo, è da escludere una aprioristica identificazione della controllante come indiscusso ed unitario centro di gestione dell'interesse, a cui ricondurre automaticamente aprioristicamente la relativa responsabilità amministrativa.
L'interesse e il vantaggio in relazione ai reati colposi. L'ampliamento del catalogo dei reati presupposto anche ai delitti colposi di omicidio e lesioni gravio gravissime derivanti, commessi con violazione
dell'ente. Ad esempio, per le persone fisiche che ricoprono posizioni di vertice all'interno dell'organizzazione, come i dirigenti o i rappresentanti legali, la responsabilità può essere attribuita in base alla loro posizione di garanzia e al potere decisionale che detengono. Per gli altri dipendenti dell'ente, invece, la responsabilità può essere attribuita in base alla loro partecipazione diretta o indiretta al reato. È importante sottolineare che la responsabilità dell'ente non esclude la responsabilità delle persone fisiche coinvolte nel reato. In altre parole, sia l'ente che le persone fisiche possono essere perseguite e sanzionate separatamente per le loro responsabilità. Per quanto riguarda la prova della colpa di organizzazione dell'ente, il legislatore ha previsto che essa possa essere dimostrata attraverso la violazione di specifiche norme di organizzazione e gestione della sicurezza sul lavoro. Ad esempio, se un'azienda non ha adottato le misure di prevenzione e protezione previste dalla legge, può essere ritenuta responsabile per eventuali incidenti o danni alla salute dei lavoratori. In conclusione, le norme sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro prevedono la responsabilità dell'ente in caso di violazione di tali norme. La responsabilità può essere attribuita in base a criteri oggettivi e soggettivi, e la prova della colpa di organizzazione dell'ente può essere dimostrata attraverso la violazione di specifiche norme di organizzazione e gestione della sicurezza sul lavoro.degli autori individuali, se soggetti apicali o soggetti dipendenti. Solo nel caso in cui il reato presupposto sia commesso da un apicale, peraltro, è prevista un'inversione dell'onere probatorio ("l'ente non risponde se prova"); viceversa, nell'ipotesi di reato commesso dal sottoposto l'onere della prova della mancata adozione e dell'inefficace attuazione dei modelli organizzativi grava sull'accusa. I modelli organizzativi. I modelli organizzativi fungono da criterio di esclusione della punibilità, da un lato; sono criteri di attenuazione delle conseguenze sanzionatorie conseguenti alla responsabilità dell'ente, se efficacemente attuati, dall'altro. L'adozione del modello organizzativo dell'ente è facoltativa e non obbligatoria. La mancata adozione, infatti, non è soggetta ad alcuna specifica sanzione ma espone, ovviamente, la società alla responsabilità nel caso in cui sianocommessi fatti di reato da parte degli apicali o dei dipendenti dell'ente stesso. L'organismo di vigilanza. Nell'ambito della predisposizione di un modello organizzativo, il legislatore ha previsto l'istituzione di un organo interno all'ente destinato a controllare l'efficacia del modello organizzativo. A tal fine, l'organismo di vigilanza deve essere dotato di tutti i poteri necessari per assicurare una puntuale ed efficiente vigilanza sul funzionamento o sull'osservanza del modello organizzativo adottato dall'ente. La concreta operatività dell'organismo comporta che esso disponga di risorse finanziarie necessarie per far ricorso, ad esempio, a consulenti esterni, avvalersi delle strutture aziendali, ecc. Per quanto riguarda la configurabilità di una responsabilità penale, in capo ai componenti dell'organo di controllo, allorché un soggetto facente parte della persona giuridica commetta un reato.
Nell'interesse dell'ente, pare sia da escludersi un siffatta responsabilità. Infatti, l'obbligo gravante sull'organismo di controllo è un obbligo di sorveglianza. Ne consegue che l'organismo in questione è privo di quei poteri di intervento che fondano la posizione di garanzia su cui si basa la responsabilità omissiva di cui all'art. 40 c.p.
IL SISTEMA SANZIONATORIO. Il decreto prevede la sanzione pecuniaria come sanzione principale di carattere generale. Le sanzioni interdittive si applicano invece, congiuntamente a quella pecuniaria, solamente in relazione ai reati per i quali sono espressamente previste e solo qualora ricorrano determinate condizioni. Si aggiunge poi la confisca, come sanzione principale e obbligatoria, e la pubblicazione della sentenza, applicabile dal giudice in alcuni casi.
Sanzione pecuniaria. È una sanzione principale di carattere generale. La quantificazione avviene attraverso uno strumento per quote: in
relazione ad ogni reato presupposto è stabilito un numero minimo e un massimo di quote ed il valore di ogni quota, che deve, a sua volta, rispettare un minimo ed un massimo. Quindi il giudice sarà chiamato a determinare: il numero di quote da applicare in relazione al minimo ed al massimo previsto per la singola ipotesi di reato; il valore delle singole quote. La somma finale sarà frutto della moltiplicazione. Nella determinazione delle quote da irrogare il giudice dovrà tenere conto:- della "gravità del fatto": relativa all'entità oggettiva dell'offesa arrecata all'interesse tutelato dalla fattispecie criminosa ed ogni altro tipo di conseguenza derivante dall'illecito;
- del "grado di responsabilità dell'ente": riguarda, fondamentalmente, la distinzione fra gli illeciti commessi da soggetti in posizione apicale e quelli attribuibili ai dipendenti; riguarda, inoltre, apprezzamenti che