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Diritto penale - l'interpretazione estensiva ed analogica Pag. 1
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Seminario di diritto penale 12 aprile 2005

Differenza tra l'interpretazione estensiva e il ricorso all'analogia: la differenza è quantitativa e non qualitativa perché il tipo di ragionamento utilizzato è sempre lo stesso. Il problema sta nel vedere i limiti entro i quali può essere utilizzato, posto che in diritto penale vige il divieto di analogia.

Le norme interpretative si distinguono:

  • Norme sull'interpretazione (sono contenute nelle disposizioni sulla legge in generale articolo 12 e 14);
  • Norme nell'interpretazione ossia di interpretazione autentica (servono a chiarire il significato di un termine contenuto nel testo legislativo) si dividono in norme interpretative definitorie e supplettive.

La differenza tra loro sta nell'ampiezza dell'interpretazione: le norme interpretative definitorie stabiliscono una relazione di identità tra ciò che si definisce e ciò che è definito; specificano meglio con le norme interpretative supplettive.

supplettive il legislatore allarga il significato di un termine per far ricondurre termini che altrimenti non sarebbero riconducibili; è un'assimilazione. Stiamo parlando dell'interpretazione del giudice che deve effettuare un giudizio di tipicità, cioè vedere se il fatto concreto possa essere riportato in una classe premessa. È un tipo legislativo, un contenitore più o meno dettagliato a seconda della formulazione adottata dal legislatore. Se il giudice riscontra che il fatto può essere riportato alla classe premessa si dice che la classe premessa è piena; viceversa si dice che è vuota: per quel fatto non si riscontra un interesse normativo e neanche può essere ricondotto per analogia a una classe premessa perché questa in materia penale è vietata. Sia l'interpretazione estensiva sia il ricorso all'analogia hanno come fondamento il ragionamento analogico: ragionamento analogico: il giudice siè trovato di fronte ad una lacuna dell'ordinamento inquanto non è possibile ricollegare il fatto concreto ad una fattispecie prevista dalla legge come reato.
<articolo 25> la legge prevede che un fatto costituisca reato quindi se c'è una lacuna essa deve essere colmata non dall'interprete ma dal legislatore.
Si dice: è un problema di politica legislativa.
Si può schematizzare:
se Q (quiddità) è P (predicato, qualità) e F è simile a Q allora F è P dati 2 elementi simili (hanno la stessa ratio) si attribuisce al secondo lo stesso predicato del primo;
si risolve il problema per similitudine.
Il ragionamento analogico non è vietato ma è l'interpretazione analogica ad essere vietata perché va oltre i limiti naturali della norma.
Il divieto di analogia è un corollario del principio di legalità (<art.25 Cost.> + <disp. l. prel.> + <art 1 c.p.>).
<art. 12> autorizza il ricorso.

All'analogia in materia giuridica; ciò non vale in materia penale: art. 14 ne stabilisce il divieto di analogia. Questo perché in materia penale c'è bisogno di certezza perché la violazione delle norme penali da luogo a sanzione che può consistere in una restrizione della libertà personale.

Dettagli
A.A. 2012-2013
2 pagine
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SSD Scienze giuridiche IUS/17 Diritto penale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher valeriadeltreste di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto penale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Ramacci Fabrizio.