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Cap VIII: La colpevolezza
Insieme dei criteri dai quali dipende la possibilità di muovere all'agente un rimprovero per aver commesso il fatto antigiuridico.
La Corte costituzionale ha riconosciuto espressamente che responsabilità personale a norma dell'art 27 cost è sinonimo di responsabilità per un fatto proprio colpevole. Con la sentenza 364/1988 la Corte ha messo in luce l'esigenza di interpretare l'espressione responsabilità personale, alla luce della funzione rieducativa assegnata alla pena e in modo da garantire al privato la certezza di libere scelte d'azione.
Il principio di colpevolezza si contrappone alla responsabilità oggettiva, responsabilità per fatto proprio ma realizzato senza dolo e senza colpa. La Corte ha dichiarato illegittimo l'art 5 cp, conseguentemente oggi vige la regola secondo cui nessuno può invocare a propria scusa l'ignoranza della legge penale dovuta a colpa.
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I criteri sui quali si fonda la colpevolezza dell'agente vanno riferiti strettamente al singolo fatto antigiuridico da lui commesso. Si porrebbe in contrasto con la costituzione il legislatore che, nell'individuare i criteri che fondano la colpevolezza, si riferisse non al fatto nel momento della sua commissione, ma alla colpevolezza per la condotta di vita o alla colpevolezza per il carattere.
I criteri che fondano la colpevolezza sono:
- IL DOLO
La realizzazione con dolo di un fatto antigiuridico comporta la forma più grave di responsabilità penale. Per l'esistenza del dolo si chiede un duplice coefficiente psicologico: la rappresentazione e la volizione del fatto antigiuridico.
Art 43 cp: il delitto è doloso o secondo l'intenzione quando l'evento dannoso o pericoloso che è il risultato dell'azione o dell'omissione, e da cui la legge fa dipendere l'esistenza del delitto, è dall'agente preveduto e voluto.
come conseguenza dell'azione o omissione. Art 47 cp: esclude il dolo per difetto di rappresentazione del fatto quando l'agente è caduto in errore sul fatto che costituisce il reato. Art 59 cp: esclude il dolo quando l'agente, pur rappresentandosi la realizzazione del fatto, non si renda conto del suo carattere antigiuridico, perché ritenga di agire in presenza di una causa di giustificazione (ciò è valutato a favore di lui). - Rappresentazione Si rimprovera al soggetto di aver avuto ben chiaro dinanzi agli occhi il fatto antigiuridico e di non essersi lasciato trattenere da quella rappresentazione ammonitrice. Il momento rappresentativo del dolo esige la conoscenza effettiva (non solo potenziale) di tutti gli elementi del fatto concreto che integra una specifica figura di reato, e tale conoscenza deve sussistere nel momento in cui il soggetto inizia l'esecuzione dell'azione tipica, non è necessario che sia presente per tutto iltempo dell'azione. Il momento rappresentativo del dolo si considera di regola presente anche nei casi di dubbio, perché chi agisce in stato di dubbio (chi sottrae una cosa mobile altrui essendo in dubbio se si tratti di una cosa propria o altrui) ha un'esatta rappresentazione di quel dato della realtà. Il dubbio è incompatibile con il dolo quando la legge eccezionalmente richiede una conoscenza piena e certa dell'esistenza di un elemento del fatto.
Vi sono elementi (e. descrittivi) la cui conoscenza avviene attraverso i sensi e altri (e. normativi, individuati attraverso concetti che esprimono qualità giuridiche o sociali di un dato della realtà) la cui conoscenza abbisogna della mediazione di una norma, giuridica o sociale (in questo caso basta la conoscenza propria del profano, ossia del comune cittadino).
Difetta la rappresentazione del fatto necessaria per la sussistenza del dolo quando l'agente versa in un errore sul fatto:
Quando c'è, non si rappresenti la presenza di almeno uno degli elementi del fatto come conseguenza o di una errata percezione sensoriale (errore di fatto), o di un'errata interpretazione di norme giuridiche o sociali (errore di diritto). - Volizione
Il soggetto deve aver voluto la realizzazione del fatto antigiuridico che si è preventivamente rappresentato, deve aver deciso di realizzarlo.
Il momento volitivo consiste nella risoluzione di realizzare l'azione e tale risoluzione deve essere presente nel momento in cui il soggetto agisce, rappresentandosi tutti gli estremi del fatto descritto nella norma incriminatrice.
Nel nostro ordinamento non c'è spazio per le figure di:
- dolo antecedente, Tizio decide di uccidere Caio all'ora x, ma ne provoca involontariamente la morte prima di quell'ora, o pulendo sbadatamente il fucile (sono ravvisabili gli estremi di omicidio colposo);
- dolo susseguente, non vi è dolo di ricettazione nel caso in cui
Rappresentativo il soggetto che ha l'obbligo di agire deve innanzitutto essere a conoscenza, anche in forma dubitativa, dei presupposti di fatto dai quali scaturisce il dovere di agire. Il soggetto deve sapere poi qual è l'azione da compiere. Inoltre nei reati omissivi impropri il soggetto deve rendersi conto che il compimento dell'azione per lui doverosa potrebbe impedire il verificarsi dell'evento, neutralizzando così il decorso causale che potrebbe produrlo.
Quanto al momento volitivo del dolo è necessario che il soggetto decida di non compiere l'azione doverosa e, nei reati omissivi impropri, è necessaria l'accettazione dell'eventualità del verificarsi di un evento che sarebbe stato impedito dal compimento dell'azione doverosa.
2) LA COLPA (art 43 cp)
La realizzazione per colpa di un fatto antigiuridico comporta una responsabilità meno grave rispetto alla realizzazione dolosa dello stesso fatto.
Inoltre si tratta di un criterio di attribuzione della responsabilità che ha una struttura del tutto diversa dal dolo. La colpa consta di (art 43 cp): elemento negativo, assenza di dolo, il fatto deve essere stato realizzato involontariamente; o elemento positivo, negl