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Il parametro dell'onerosità può essere inteso oggettivamente ma anche soggettivamente in rapporto alla capacità patrimoniale dell'inquinatore
Come è stato ribadito nella sentenza 18 giugno 2018 n 29901, si protegge direttamente il bene giuridico ambiente e solo successivamente, come riflesso/conseguenza diretta l'incolumità pubblica.
L'offesa alla pubblica incolumità non si riferisce all'integrità fisica in relazione a morte/lesioni come conseguenza dell'inquinamento, ma all'incolumità pubblica, cioè a pericoli per l'integrità fisica di un numero indeterminato di persone, nel 434 invece si hanno lesioni effettive all'integrità fisica.
Dolo/colpa dolo è generico e deve riguardare la rappresentazione e volontà di uno dei tre eventi tipizzati, oltre che all'abusività della condotta. Rileva anche il dove la rappresentazione di uno.
degli eventi come possibile conseguenza della condotta è accompagnata dall'atteggiamento di adesione all'evento. È punibile il tentativo (fino all'irreversibilità degli effetti o alla onerosità della loro eliminazione). La permanenza dell'offesa cessa con la chiusura dell'attività inquinante (da questo momento decorrerebbe la prescrizione). Il reato di disastro è punibile nella forma dolosa, ma anche in quella colposa (art. quinquies 452-452-bis). Punisce chiunque commetta i reati di inquinamento ambientale e disastro ambientale in forma colposa. Le pene previste sono diminuite da 1/3 a 2/3 e se allo stesso modo dalle condotte pericolose deriva il solo inquinamento ambientale o di disastro ambientale, le pene sono ulteriormente diminuite di 1/3. Non si tratta di circostanze attenuanti, ma di autonome fattispecie di reato. Infatti, le fattispecie colpose e quella di pericolo sono alternative rispetto a quelle dolose.didanno.Morte o lesioni come conseguenza del delitto di inquinamento ambientale (art.452-ter)
Si tratta di fattispecie autonoma in quanto l'evento colpisce un oggetto diverso da non sono soggette aquello colpito con il primo delitto, e le sanzioni sono autonome (bilanciamento tra circostanze attenuanti e aggravanti).
È un reato complesso, che assorbe in un'unica disposizione le fattispecie di inquinamento e di omicidio/lesione colposi, sono escluse le lesioni lievissime (< 20giorni).
Il diverso grado di offesa alla persona rileva ai fini dellacommisurazione della pena. L'evento deve essere causato per colpa; cioè, occorre un duplice accertamento:
- del nesso causale che lega il fatto dell'inquinamento all'evento dellamorte/lesione;
- della rimproverabilità dell'evento come esito prevedibile ed evitabile (anche attraverso il rispetto di norme cautelari dirette a tutelare l'integrità fisica delle persone).
iniziativa e di controllo e che la persona ha commesso il reato eludendo fraudolentemente il modello.
Se il reato è imputabile a coloro sottoposti all'altrui direzione, l'ente è considerato responsabile se la commissione del reato è stata possibile come conseguenza dell'inosservanza degli obblighi di direzione e vigilanza.
Il reato dovrà essere commesso nell'interesse o a vantaggio dell'ente, e questo non risponderà se gli autori del reato hanno agito nell'interesse esclusivo proprio o di terzi.
È necessario che il giudice in sede penale, verifichi la sussistenza di una "colpa" in capo all'ente, che potrebbe essere definita come "colpa nell'organizzazione" è costituita da tutte quelle scelte di politica aziendale finalizzate alla prevenzione del rischio di commissione del reato.
È richiesto che l'autore del reato "abbia violato, consapevole di farlo, le
norme di sicurezza e causato la morte o le lesioni per la necessità di contenere i costi produttivi, o risparmiare sulle misure di sicurezza, o accelerare i tempi o i ritmi di lavoro, o aumentare la produttività. Non può risultare rilevante ogni profilo di colpa, ma solo quelle violazioni di misure di prevenzione dei rischi lavorativi poste in essere per un mero obiettivo di risparmio di costi aziendali. Mentre in tutti gli altri casi in cui la commissione dei reati presupposto corrisponde all'esito di una disorganizzazione aziendale dovuta alla mera trascuratezza gestionale e non siano individuabili apprezzabili vantaggi dell'ente, si dovrà escludere la sussistenza di responsabilità dell'ente. In sostanza l'ente verrà considerato colpevole non per il fatto di aver agevolato la commissione del reato, ma perché non ha saputo impedirne la commissione. sanzioni Le sanzioni previste per l'ente giudicato responsabile per unillecito amministrativo dipendente da reato, si distinguono in:
- sanzioni pecuniarie (sempre applicate in caso di reato);
- sanzioni interdittive (min 3 mesi max 2 anni)
- pubblicazione della sentenza di condanna ad una sanzione interdittiva;
- confisca del prezzo o del profitto del reato.
Per quanto riguarda le sanzioni pecuniarie risponde soltanto l'ente con il suo quote patrimonio o con il fondo comune e vengono applicate per (da un minimo di cento quote fino ad un massimo di mille). Il giudice determina il numero delle quote in base:
- alla gravità del fatto;
- al grado di responsabilità dell'ente;
- alle condotte riparatorie e riorganizzative volte alla eliminazione delle conseguenze del reato, e alla prevenzione della commissione di ulteriori illeciti;
L'obiettivo della sanzione non è il risarcimento del danno subito dal soggetto offeso, ma la punizione dell'ente che con la sua negligenza ha consentito la commissione del reato.
sanzioni interdittive sono: - interdizione dall'esercizio dell'attività; - sospensione o revoca delle autorizzazioni, licenze o concessioni funzionali alle quali si riferisce l'illecito commesso; - divieto di contrattare con la Pubblica Amministrazione; - esclusione da agevolazioni, finanziamenti, contributi o sussidi, ed eventuale revoca di quelli già concessi; - divieto di pubblicizzare beni o servizi. Le sanzioni interdittive si applicano solo in relazione ai reati per le quali sono espressamente previste dal D. Lgs. 231/2001: - se l'ente ha tratto dal reato un profitto di rilevante entità e il reato è stato commesso da soggetti in posizione apicale, o quando il reato è stato commesso da soggetti in posizione subordinata, e la commissione è stata determinata o agevolata da gravi carenze organizzative; - in caso di reiterazione degli illeciti. Per l'adozione di una misura cautelare interdittiva, la nozione diIl profitto di rilevante entità ha un contenuto più ampio di quello di profitto inteso come utile netto, in quanto in tale concetto rientrano anche vantaggi non immediati, comunque conseguiti attraverso la realizzazione dell'illecito. Inoltre, deve escludersi che, nel caso di reati commessi nell'ambito di una delle società appartenenti al gruppo societario, le relative sanzioni o misure cautelari siano genericamente estendibili a tutte le società appartenenti al gruppo.
Le sanzioni interdittive non si applicano quando l'ente dimostri di aver risarcito interamente il danno, di aver eliminato le carenze organizzative che hanno determinato il reato adottando modelli idonei a prevenirne di nuovi ed abbia, infine, messo a disposizione il profitto conseguito ai fini della confisca.
La confisca del prezzo o del profitto del reato viene sempre disposta nel caso di sentenza di condanna. Se non è possibile confiscare il prezzo o il prodotto, la confisca viene estesa al valore equivalente.
La confisca per equivalente può avere ad oggetto somme di denaro, beni o altre utilità di valore equivalente al prezzo o al profitto del reato. A differenza dell'ordinaria confisca prevista dall'art. 240 c.p., che può avere a oggetto soltanto cose direttamente riferibili al reato, la confisca per equivalente può riguardare beni che, oltre a non avere alcun rapporto con la pericolosità individuale del reo, non hanno alcun collegamento diretto con il singolo reato.
Si configura come sanzione principale, obbligatoria ed autonoma rispetto alle altre previste a carico dell'ente ratio. La previsione della "confisca per equivalente" trova la sua ragion d'essere nell'esigenza di privare il reo di un qualunque beneficio economico derivante dall'attività criminosa, anche di fronte all'impossibilità di aggredirne l'oggetto principale, cioè i beni costituenti il profitto o il prezzo del reato, ma anche di quelli che ne costituiscono il.
reimpiegoAi fini della configurabilità della violazione, è richiesta la certezza e la rilevanza delprofitto, ma non l'esatta quantificazione, quindi la rilevante entità può essere dedottadalla natura e dal volume dell'attività di impresa per il fatto, magari, della suapartecipazione a numerose gare con assegnazione di appalti pubblici in relazioneanche alle caratteristiche e alle dimensioni dell'azienda.
Caso ILVALa sesta Sezione della Corte di cassazione con la sentenza del 20 dicembre 2013(depositata il 24 gennaio 2014) ha annullato il provvedimento di sequestropreventivo finalizzato alla confisca per equivalente (d.lgs. 231/2001), che aveva adoggetto somme di denaro e altri beni nella disponibilità delle società RIVA F.I.R.E. S.p.a.il provvedimento aveva esteso il sequestro pere RIVA FORNI Elettrici S.p.a.,equivalente alle società controllateLa misura cautelare