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DIRITTO ORIGINARIO IN ERIK WOLFMIRANDA ZERLOTIN
PROF.: MIRANDA ZERLOTIN
FILOSOFIA DEL DIRITTO
Wolf critica sia la nozione di diritto naturale, sia quella positivo, perché inadeguate allo scopo, considerandole come risposte parziali a domande parziali.
La domanda da porsi è appunto quale è il fondamento del diritto originario?
Il diritto è una delle modalità dell'agire sociale in cui è tutelato l'ente uomo. Dobbiamo, dunque, partire dall'uomo per arrivare al diritto, proprio perché l'ente uomo riveste un primato ontologico rispetto agli altri enti.
Ma chi pone la domanda sul diritto? Si tratta di un'inversione di rotta metafisica che Wolf chiama metanoia (significa togliere, sospendere, per andare alle cose stesse). È proprio l'uomo il soggetto che pone la domanda sul diritto.
Secondo Wolf l'essere dell'uomo è un essere che si apre al Tutto che è Dio. Dio è essere in
atto e valore in atto, dunque è perfezione, Bene. Un bene che per Wolf si identifica con l'amore e che è la radice dell'esperienza giuridica che pone all'origine Dio.
Con la rivelazione Dio si annuncia al mondo, si fa visibile. A questa l'uomo e il mondo partecipano con la percezione di Dio nella sua parola, una parola che avviene con la chiamata e il comando di Dio all'uomo.
Chiamata e comando sono gli atti costitutivi della persona. Infatti Dio crea l'uomo perché chiamata, mediante un atto personale destinato sempre ad una persona. In questo senso Dio crea l'uomo a sua immagine e somiglianza. L'uomo così diviene persona.
La persona umana si costituisce dunque con l'atto della chiamata che implica una risposta da parte dell'uomo. È questa la sua apertura al tutto. La chiamata infatti costituisce per l'uomo la possibilità della risposta, che è la responsabilità ontologica.
Dell'uomo. Si crea così il rapporto dialogico Dio-uomo. In particolare l'uomo risponde a Dio e Dio risponde all'uomo non per dovere, ma per un atto di amore. Il dialogo è possibile solo tra simili. Gli uomini allora sono tutti persone, immagini di Dio e per proprietà intransitiva se tutti sono simili a Dio, allora lo sono anche tra loro. Così il rapporto dialogico non è solo verticale (Dio-uomo), ma anche orizzontale (uomo-altro uomo).
L'altro uomo persona si rivela propriamente come prossimo: colui che è vicino a Dio tramite la chiamata e la risposta, e all'altro uomo in quanto protagonista anch'egli della chiamata di Dio. "Coloro che sono simili sono prossimi. Obbedendo all'appello e al comando di Dio, l'uomo accetta il suo prossimo" scrive Erik Wolf.
Secondo Wolf il rapporto dialogico si realizza nel patto. È questo UR-RECHT, il diritto originario che fonda ogni altro patto e, quindi
Ogni diritto tra gli uomini. Da tale patto, il patto primo tra Dio e l'uomo, gli uomini si riconoscono reciprocamente persona e quindi prossimi, riconoscendo anche il fondamento del diritto che li lega.
Essere prossimo dunque significa essere vicino in senso dinamico, protendersi, il farsi vicino, è un'apertura intenzionale all'altro. Tale apertura denota una condizione dell'essere, del significato e dell'agire pratico dell'uomo.
La categoria principale del diritto è la carità, la quale decide del significato ultimo della giuridicità. Infatti il rapporto giuridico in ultima istanza o si decide nella direzione del rapporto caritativo o svanisce.