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Possibili tra più soggetti, secondo un principio etico che le determina, escludendo l'impedimento
Da questo concetto il D.V. deduce i caratteri differenziali del diritto (essenziale la coercibilità) e tutti i concetti giuridici fondamentali ("ricerca logica"). Alla ricerca logica devono accompagnarsi la ricerca fenomenologica e deontologica. La ricerca fenomenologica dovrebbe consistere nella determinazione delle linee generali dello svolgimento storico del diritto che dimostrerebbero la tendenza a un progressivo adeguamento all'ideale di giustizia in quanto nel corso del tempo emergerebbero le prerogative essenziali della persona umana. Col problema deontologico determina ciò che il diritto dovrebbe essere, cioè il problema della giustizia. In questa materia il D.V. da un'iniziale posizione kantiana perviene a un giusnaturalismo cattolico, mediante l'attribuzione di un significato sempre più importante al.Il concetto di persona secondo D.V. è basato sull'etica fondamentale del dovere di agire non come mezzo o strumento delle forze della natura, ma come essere autonomo. Non come individuo empirico determinato da passioni e affezioni fisiche, ma come io razionale indipendente da esse. Il richiamo a Kant è esplicito.
Nel campo dell'etica oggettiva, cioè del diritto, da questa concezione della natura dell'uomo deriva logicamente il diritto soggettivo a non essere costretto ad accettare un rapporto con altri che non dipenda anche dalla propria determinazione. L'autore chiama tale diritto "diritto naturale" considerandolo anteriore ad ogni applicazione e a ogni rapporto sociale di cui esso è, anzi, la legge.
Ciò comporta che il concetto e l'idea del diritto non coincidano necessariamente: non tutto ciò che è giuridico, ossia che rientra nella forma logica del diritto, è giusto. Ad esempio,
L'istituto dellaschiavità. L'idea del diritto non è, quindi, puramente formale (come, invece, è il concetto), ma ha uncontenuto. Ciò è detto meglio nella sua opera La Giustizia (1923) nella quale esprime l'insufficienza di una concezione puramente formale della giustizia: una giustizia formalmente intesa è solo giuridicità, non esprime valori, mentre l'uomo, nell'esperienza del diritto, prova l'esigenza di questi valori come esigenza assoluta.
PRESA DÌ POSIZIONE criticò il testo del nuovo c.c. che all'art.12 stabilì che, nei casi rimasti dubbi, il giudice decida, secondo il principio giuspositivistico dell'auto integrazione, "secondo i principi generali dell'ordinamento giuridico dello stato", mentre, invece, nel vecchio codice del 1865, all'art. 3, il giudice doveva decidere ricorrendo all'analogia.
In sede teorica il D.V. seguendo un
giusnaturalismo che partendo da quello kantiano divenne di tipo tomistico, sostenne sempre il limite al potere dello Stato costituito dai diritti naturali dell'individuo. Nella prospettiva ideale di uno "Stato di Giustizia", egli respinge ogni teoria che ponga lo Stato al di sopra del limite giuridico costituito dalla sua intima ragione d'essere, l'attuazione della giustizia, in quanto solo da questa sua missione esso trae la propria autorità, anzi egli definisce uno Stato che agisce in contrasto con la giustizia come "Stato delinquente". Pagina 93 di 116
12.5 L'idealismo italiano neohegeliano
Nel più vasto campo della filosofia, anzi della cultura, il predominio del positivismo fu distrutto dall'idealismo fin verso la metà del secolo, ad opera di due pensatori Benedetto Croce e Giovanni Gentile.
L'apporto di essi alla filosofia del diritto fu assai limitato, anzi, fu negativo, perché da entrambi il problema
25 novembre 1952) è stato un filosofo, storico, politico e critico letterario italiano. È considerato uno dei più importanti pensatori italiani del XX secolo. Croce nacque a Pescasseroli, in Abruzzo, e studiò filosofia all'Università di Napoli. Fu influenzato dalle idee di Hegel e Kant, ma sviluppò una sua originale concezione della filosofia, basata sull'idea che l'arte e la storia sono le forme più alte di espressione dell'umanità. Croce fu un sostenitore del liberalismo e si impegnò attivamente nella politica italiana. Fu membro del Parlamento e ricoprì diverse cariche pubbliche, tra cui quella di Ministro dell'Istruzione. Durante il regime fascista, Croce si oppose apertamente al regime e subì diverse persecuzioni. La sua opera più nota è "Estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale", in cui sviluppa la sua teoria dell'arte come forma di espressione dell'individuo. Croce sosteneva che l'arte è un'attività creativa che permette all'individuo di esprimere le proprie emozioni e sensazioni. Croce ebbe un'influenza duratura sulla filosofia italiana e internazionale. Le sue idee hanno influenzato molti filosofi successivi, tra cui Giovanni Gentile e Antonio Gramsci. La sua concezione della storia come processo di libertà e progresso ha avuto un impatto significativo sulla filosofia politica contemporanea. Benedetto Croce morì a Napoli nel 1952, ma il suo pensiero continua ad essere studiato e discusso ancora oggi.20 novembre 1952) è stato un filosofo, storico, scrittore e politico italiano, principale ideologo del liberalismo novecentesco italiano e "rifondatore" del Partito Liberale. Con Giovanni Gentile - dal quale lo separava la posizione nei confronti del fascismo - è considerato un importante protagonista della cultura italiana ed europea della prima metà del XX secolo. Pescasseroli, in Abruzzo, da un'agiata famiglia abruzzese trapiantatasi a Napoli e crebbe Nacque a in un ambiente profondamente cattolico. Ancora adolescente, però, si distaccò dal cattolicesimo e per tutta la vita non si riavvicinò più alla religiosità tradizionale. Perse i genitori, Pasquale e Luisa Sipari, e la sorella Maria durante il terremoto di Casamicciola del 28 luglio 1883 mentre vi si trovava in vacanza con la famiglia, nell'isola di Ischia. In seguito a questo episodio fu affidato alla tutela dello zio Silvio Spaventa, fratello del filosofo.Bertrando Spaventa, nella cui casa romanavisse fino alla maggiore età. Segui gli studi di giurisprudenza senza portarli a termine.Croce ebbe contatti con gli esponenti della Nuova Italia, tra cui Labriola che lo inizierà al marxismoe alla filosofia idealistica classica tedesca. Nel gennaio del 1903 esce il primo numero della suarivista La critica, stampata a sue spese fino al 1906, allorché subentra l'editore Laterza.Viene nominato senatore nel 1910 e dal 1920 al 1921 è ministro della Pubblica Istruzione nel 5° eultimo governo Giolitti. Rompe definitivamente col fascismo, dopo il delitto Matteotti. Nello stessoanno rompe anche con Giovanni Gentile, il quale già dal 1903 collaborava con la sua rivista "LaManifesto deglicritica", per discrepanze filosofiche e politiche. Gentile, con la pubblicazione delintellettuali fascisti nel 1925, si schiera definitivamente dalla parte del fascismo e Croce risponde,Pagina 94 di 116pubblicando asottoporsi al questionario è Benedetto Croce.compilare il questionario fu Croce. Il filosofo, invece, decise di compilare la scheda e inviò una lettera al presidente dell'Istituto Veneto di Scienze, in cui scrive sarcasticamente: "Gentilissimo collega, ricevo oggi qui il questionario che avrei dovuto rimandare prima del 20. In ogni caso, io non l'avrei riempito, preferendo di farmi escludere come supposto ebreo. Ha senso domandare a un uomo che ha circa sessant'anni di attività letteraria e ha partecipato alla vita politica del suo paese, dove e quando esso sia nato e altre simili cose?" Dopo la caduta del regime, Croce rientra in politica, accettando la nomina a presidente del Partito Liberale. Durante la Resistenza cerca di mediare tra i vari partiti antifascisti. Nel 1944 è Ministro senza portafoglio nel secondo governo Badoglio. Subito dopo la liberazione di Roma (giugno 1944) entra a far parte del secondo governo Bonomi, sempre come ministro senza portafoglio, ma dàledimissioni qualche mese dopo, il 27 luglio. Al referendum sulla forma dello Stato (2 giugno 1946)monarchia. Vienevota per la Repubblica e abbandona il Partito Liberale, che invece è a favore dellaeletto all'Assemblea Costituente.
Sempre nel 1946 fonda a Napoli l'Istituto Italiano per gli Studi Storici destinando per la sede unappartamento di sua proprietà, accanto alla propria abitazione e biblioteca, nel Palazzo Filomarino.
La sua operaL'opera di Croce può essere suddivisa in tre periodi: quello degli studi storici, letterari e il dialogocon il marxismo, quello della maturità e delle opere filosofiche sistematiche e quellospirito in chiave storicista.dell'approfondimento teorico e revisione della filosofia delloParallelamente allo studio del marxismo, Croce approfondisce anche quello di Hegel; secondoentrambi la realtà si dà come spirito che continuamente si determina e, in un certo senso, si produce.Lo spirito è
quindi la forza animatrice della realtà, che si auto-organizza dinamicamente divenendo storia secondo un processo razionale. Da Hegel egli recupera soprattutto il carattere razionalistico e dialettico in sede gnoseologica: la conoscenza si produrrebbe allora attraverso processi di mediazione dal particolare all'universale, dal concreto all'astratto, per cui Croce afferma che la conoscenza è data dal giudizio storico, nel quale universale e particolare si fondono recuperando la sintesi a priori di Kant e lo storicismo di Giambattista Vico, suo altro filosofo di riferimento. Pagina 95 di 116 Tuttavia egli critica Hegel, poiché secondo lui il filosofo ha concepito la dialettica in modo riduttivo, ovvero semplicemente come dialettica degli opposti, mentre secondo Croce sussiste anche una logica dei distinti, ovvero il fatto che certi atti ed eventi vadano sempre considerati appunto distinti rispetto ad altri ordini di atti ed eventi. Elabora, quindi, un vero e proprio sistema.da lui denominato la filosofia dello spirito. Qui la realtà in quanto attività (ovvero produzione dello spirito o del