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Il nesso tra natura e legge
Esiste un nesso tra ciò che accade per natura e ciò che è legge. Inizialmente si pensava che il modello fosse il comportamento e la legge umana, perché le leggi naturali potevano essere violate. Questo pensiero rimane valido fino alla stesura dell'Odissea, quando viene introdotta la definizione della natura: Ulisse viaggia per molte città e ne conosce le leggi. In particolare si ricorda l'episodio di Polifemo: Ulisse invoca presso il ciclope la regola di Zeus sull'ospitalità, ovvero il diritto e il dovere che le culture affacciate sul mare avevano nei confronti dei naufraghi, ma il ciclope non segue le regole degli dei moderni. Si ha quindi uno scontro tra regole diverse che, però, presentano la stessa osservazione della natura: diventa necessario un ribaltamento di ordine tra le leggi di natura e le leggi umane.
Socrate
In occidente, Socrate afferma che le leggi umane sono meno importanti in quanto possono essere cambiate con la
Forza o tramite un accordo; inoltre, le ripercussioni di un cambiamento sarebbero di poco conto. Le leggi umane sono, però, importanti perché mantengono in piedi la società umana. Le leggi di natura, al contrario, non possono essere cambiate.
Socrate non ha scritto niente, perché riteneva che non si potesse imparare leggendo e studiando e che non si potesse insegnare scrivendo, l'idea è quella che ognuno ha in noi la verità e il compito del maestro è quello di aiutare l'uomo a tirare fuori quello che già c'è dentro di lui (maieutica). Socrate non riteneva importante il contenuto delle leggi perché queste potevano essere cambiate in qualunque momento, mentre la cosa importante era la verità interiore. Socrate si pone sullo stesso livello degli allievi e li esorta a condividere il loro parere, aiutandoli ad andare avanti sulla sua strada per arrivare al punto in cui il ragionamento si blocca o sfocia in un'argomentazione.
In questo modo l'allievo capisce da solo che il ragionamento non era valido. Il contenuto delle leggi non è importante, ma le leggi sono necessarie a mantenere in piedi la società. Socrate fu condannato a morte per un delitto molto vago (corrompere la gioventù) per il quale ognuno può essere considerato colpevole. Socrate era uno dei cittadini attivi di Atene che era organizzata in modo da favorire la partecipazione dei cittadini nella città. Socrate prende la parola in assemblea per richiamare all'osservanza delle forme che non erano state rispettate e che stavano mettendo in dubbio la validità dell'accusa. Socrate potrebbe scappare, ma così violerebbe la legge. Platone Il principale discepolo di Socrate è Platone: Platone scrive in forma di dialogo in cui Socrate è uno dei personaggi e funge da guida nella conversazione. Platone riprende l'idea di Socrate di far uscire una verità interiore: nonostante noncreda nei miti, Platone pensa che i miti possano essere utilizzati per spiegare un altro argomento (mito di atlantide). Si ha una verità alla quale si giunge con l'aiuto di una persona che già sa, ma che fa ragionare l'individuo. L'idea di questa verità da scoprire è rappresentata in modo plastico con il mito della caverna, ovvero un esperimento mentale: persone che vivono in una caverna di spalle all'ingresso prendono coscienza del mondo tramite le ombre che il mondo esterno proietta sulla parete di fondo della caverna; non si tratta della realtà, ma non è il fenomeno. Si tratta di un epifenomeno ovvero un qualcosa che il fenomeno crea, ma che non riproduce la realtà del fenomeno. Se ci voltassimo, vedremmo la luce della caverna: è compito dell'uomo uscire dalla caverna e osservare il mondo sconosciuto fino a quel momento. All'inizio non è possibile comprendere la nuova realtà, ma pian piano cheil ragionamento si adegua all'età la si comincia ad apprezzare. Platone definisce questa persona che esce come un filosofo che ha il dovere di raccontare agli altri ciò che ha visto e di portare fuori anche loro. Ovviamente la maggior parte di queste persone non vorranno arrivare a quel livello di conoscenza. Il ruolo politico del filosofo sembrerebbe esaurito: in realtà, noi abbiamo la possibilità di arrivare a conoscere le verità ultime e dobbiamo tenere presente queste verità per orientare i comportamenti delle persone che le ignorano al fine di farle rispettare. Dialogo del Glaucone (De repubblica): delle persone sufficientemente ricche possono permettersi di fare un lavoro mentale che guardano l'acropoli di Atene dall'alto e ammirano come ogni individuo faccio il proprio dovere in modo ligio. Uno di loro, però, chiede cosa succederebbe se un giorno gli abitanti dovessero decidere di svolgere un altro ruolo e ipotizza che unoscambio di ruoli portrebbe ad un disastro e al crollo della civiltà in cui ogni uno starebbe peggio. Glaocone pensa ad una storia che possa far comprendere l'importanza dei ruoli agli altri cittadini: riprende una leggenda fenicia per la quale tutti gli uomini nascono dalla terra già con dei ruoli predisposti e l'istruzione avuta nell'infanzia e nell'adolescenza non è altro che un sogno. Decidono di modificare la storia in modo da renderla più verosimile: ogni uomo nasce con all'interno di sé un metallo che ne definisce il ruolo nella società. Socrate pensa che sia necessaria un'ulteriore trasformazione al fine di avere una storia che sia abbastanza credibile da essere raccontata da tutti: è sufficiente raccontare la storia e lasciarla trasmettere da persona a persona al fine che diventi così conosciuta che non venga più messa in dubbio sulla sua veridicità. Si arriva ad un'ulteriore domanda: nonè necessario che qualcosa sappia che la storia è falsa perchè in questo modo la difenderà con maggiore passione. Il problema, però, è che non può fare buone leggi senza sapere tutta la verità: è dunque necessario che il re si faccia guidare da un filosofo che conosce la verità. Si ha uno schema: riproporre sul piano della legge civile ciò che già esiste sul piano delle leggi di natura; il filosofo conosce queste leggi di natura e può consigliare il re affinchè vengano riprodotte nella civiltà. Il re deve possedere moltissime competenze, ma visto che ciò è impossibile si deve far accompagnare di diversi consiglieri in ambiti diversi al fine di poter emanare leggi buone. La menzogna è lecita ma non dev'essere una menzogna che offende la verità (non dev'essere un qualcosa che supera la veridicità).
Aristotele
Differenza tra Platone (nella "Scuola
di atene" => segno verso l'altro= mondo degli dei) eAristotele (segno verso il basso= mondo concreto): entrambi ritengono che esistano le leggidi natura, ma per Platone si apprendono tramite lo studio e per Aristotele si creanobasandosi sulle osservazioni. Aristotele crea una gerarchia tra le leggi dicendo che non tuttele leggi hanno la stessa importanza.
Una distinzione in sede delle leggi naturali è guardare la loro importanza, valutata sullasoggettività. La scala d'importanza viene valutata in base agli effetti che questi cambiamentihanno sul soggetto.
In Occidente, avviene la caduta dell'impero romano: in Europa continentale cade un punto diriferimento importantissimo da almeno un millennio; in oriente sopravvive, ma è difficileparlare di un impero effettivo (tributi ai barbari). Si tratta di una situazione grave dal punto divista dell'ordine internazionale, perché ci vuole qualcosa che faccia le veci dell'imperoromano.
Sant'Agostino è un osservatore atterrito della caduta, ma nello stesso tempo abbiamo la diffusione del cattolicesimo: un primo tentativo pesante di mettere ordine si ritrova nelle epistole "di Paolo" (autori diversi: non contraddice mai ciò che viene detto nel Vangelo). Nella lettera ai romani, capitolo 13: non c'è potere se non da Dio- Il potere è tale quando legittimo ed è legittimo solo se viene da dio.- Nessun potere è legittimo perché è detenuto da uomini e non da Dio. L'episodio del Vangelo "date a cesare ciò che è di cesare" viene ripreso. Paolo è ossessionato dalla fine dei tempi, dopo la quale si entra in un nuovo regno. I cristiani hanno un rapporto estremamente distaccato con le istituzioni, le istituzioni si curano poco dei cristiani: le persecuzioni nei confronti dei cristiani non erano squisitamente per ragioni religiose. I romani lasciavano che le terre conquistaterimanessero governate dal potere già presente, con delle limitazioni (condanna a morte, alcuni casi giuridici, pagare le tasse): i romani acquistavano gli dei della civiltà conquistata, così da evitare conflitti religiosi. Piano piano i cristiani entrano nelle costituzioni e questa fine del mondo non arriva mai: si ha l'idea che questa fine sia un cambiamento, una metamorfosi dei valori e del modo di pensare. Nietzsche dice che questo cambiamento è proprio il punto di forza del cristianesimo perché esalta valori contrari a quelli del mondo antico (bellezza, virtù della potenza e del combattimento). La banale considerazione che i deboli sono numericamente superiori a quelli forti ha portato alla grandezza del cristianesimo: il fatto che si dia la possibilità di redimersi nella vita dopo la morte ai deboli che non hanno nessuna possibilità di salvezza terrena è destinato ad essere estremamente attraente. Agostino Proveniva da unambiente colto e ricco. Manca un sistema che metta in concordanza queste cose (potere buono o cattivo? Fine del mondo? Cristiani nelle istituzioni?). Non gli interessava la comunicazione filosofica se non indirizzata a convenire un suo messaggio. Il suo autore principale è Cicerone, mentre l'altro autore è Platone, che studia a Milano. Agostino trova tante cose giuste dentro ai testi platonici che vanno bene per il cristianesimo, però manca ciò che viene detto nel Vangelo. Agostino dice che lo scopo dell'ordine sociale è quello di raggiungere la società perfetta, poi si è raggiunto il risultato e i tempi finiscono. La società perfetta è quella che vive sul diritto naturale: le leggi di natura sono state dette da Dio agli uomini attraverso il Vangelo. Riferimento alla scala di Giacobbe che unisce la Gerusalemme terrestre (regole istituzionali) alla Gerusalemme celeste (insieme di regole naturali di dio): il compito è
quello di far assomigliare la Gerusalemme terrestre a quella celeste che si avvicina piano piano finché non coincideranno.